Ciao ragazzi. Stamani ho ricevuto una telefonata da un mio vecchio amico, Roger Waters: sì, quello che ha fondato i Pink Floyd con Syd Barrett. Mi ha chiesto di spiegargli quel che sta accadendo a Roma. Ne è nato questo dialogo.
Hi, Andrew.
Ehilà, Roger. Tutto bene?
Ma sì, dai. Sto ultimando il nuovo disco, ho deciso la scaletta del nuovo tour e già che c’ero ho infettato il Mac di David (Gilmour, NdA) con un virus creato da Jeff Beck. Tu?
Bene anch’io. Ho scritto un nuovo spettacolo e sto ultimando il mio secondo romanzo. Sono stanco morto, ma felice. Dimmi tutto.
Volevo che mi spiegassi un po’ la vicenda di Roma. Ancora non ne hai scritto.
Ah, quella. Guarda, io ci provo, ma è una rottura di palle gigantesca. Se ne parla ininterrottamente da dieci giorni e il mio grattuggiamento di zebedei è davvero totale. Una roba che neanche i dischi di Mengoni.
Chi è Mengoni?
Nessuno.
Ah. Ti sta stupendo la vicenda romana?
Per niente. Non mi stupisco dal ’76.
Ti capisco. Io dal ’44.
Già. Prima delle elezioni ho scritto almeno cento volte due cose. 1) La Raggi mi convince meno della Appendino e non mi pare pronta per un compito che del resto metterebbe in difficoltà anche Churchill. 2) I 5 Stelle, a Roma, devono sperare di perdere: se vincono, trasformano la sconfitta di Renzi nel suo trionfo più grande. E infatti. Purtroppo io non sbaglio mai. Come te.
Io sbaglio molto meno di te.
Vero. Scusami, Roger.
I sondaggi danno il M5S a picco. Per alcuni ha perso un punto, per altri 4.
I sondaggi sono irrilevanti. Il sì vincerà – credo col 55% – e Renzi trionferà alle prossime elezioni nel 2018. Agile, in scioltezza. E’ come nella serie A: si corre per il secondo posto. Renzi è la Juve, i 5 Stelle Napoli, Inter o Roma. Ha più chance Montolivo di vincere il Pallone d’oro.
Che hanno combinato i 5 Stelle a Roma?
Una serie discreta di disastri, figli di impreparazione e faide interne. Nulla di esageratamente grave, ma se sbagliano loro se ne parla un anno e se sbaglia il Pd sticazzi. Sala a Milano ha combinato cose analoghe, però ne parla solo Il Fatto.
Quindi sono innocenti?
Dipende cosa intendi per “innocenti”. Lo sono da un punto di vista dell’onestà, non lo sono da un punto di vista relativo alla sincerità. E la sincerità è importante. Tutti dicono bugie, ma in politica devi saperle dire. I grillini non sanno ancora dirle. Oltretutto, reputandosi migliori degli altri, si sono autocondannati a non sbagliare mai. Auguri.
I loro errori più gravi?
La scelta di personaggi ingombranti nella giunta romana, tipo Minenna e Marra. Poi la Raggi e la Muraro che, come dilettanti, hanno raccontato seraficamente in Commissione di avere mentito. Pazzesco: quelle son cose di cui parli in privato, mica le spiattelli al mondo in diretta. Te lo immagini Renzi che va alla Camera e dice: “Ehi, sapete che son due anni che vi prendo per il culo?”. Roba da matti. Roba da m-a-t-t-i.
Poi?
Di Maio che dice di avere frainteso la mail: ci provai anch’io a usare quella tattica con mia moglie, infatti lei ha chiesto il divorzio. E poi De Dominicis, scelto tramite lo studio Sammarco che è lo stesso di Previti e che continua ad avere un ruolo equivoco (e temo dominante). E ancora: le faide tra Direttorio, Minidirettorio e Stocazzo. Errori non da disonesti, ma da arruffoni litigiosi e casinisti. Capisco che governare Roma sia difficile e che abbiano tutti contro, ma non gliel’ha mica ordinato il dottore di fare politica.
Grillo continua ad attaccare i giornalisti.
Ce l’ha con loro da sempre e spesso ha ragione, ma detesto le generalizzazioni. Esistono i giornalisti onesti e disonesti, bravi e non bravi. Come i politici. Se dicessi che Morra è uguale alla Picierno, sarei un idiota perché farei una generalizzazione idiota. E così Grillo, che ha il difetto – e con lui molti 5 Stelle – di reputare bravi solo quelli che gli danno ragione.
I grillini attaccano anche il Fatto.
Appunto. E’ uno degli effetti nefasti di quel cancro nazionale che è il tifo. Se mi dai ragione sei bravo e se mi critichi sei un “giornalaio che fa gossip”. Un ragionamento da da webeti senza speranza. Poveracci. Il Fatto era e resta l’unico giornale che ha sempre trattato i 5 Stelle come era giusto trattarli. E questo perché siamo bravi, anzi bravissimi. Fenomeni veri. Tipo me.
Di Pizzarotti che mi dici?
Che ce l’ha a morte con Di Maio perché vorrebbe essere al suo posto, che il suo tweet sull’aspettare in riva al fiume era un capolavoro e che fa il gioco (credo involontariamente) di Renzi. Ma quando dice che il Direttorio ha usato due pesi e due misure a Parma e Roma, dice una cosa inattaccabile. Se Pizzarotti va sospeso, la Raggi la lapidiamo? Dai, su.
Nei 5 Stelle non esiste democrazia interna.
Sai che scoperta. La democrazia interna nei 5 Stelle non esiste, non è mai esistita e mai esisterà. Il mantra dell’”uno vale uno” è uno slogan di buona presa e nulla più. Era ovvio, ed era giusto, che Casaleggio contasse molto più di un Sibilia: fosse stato il contrario, avrebbero preso lo 0.6%. Adesso c’è un vuoto di potere e dunque di organizzazione. Infatti Grillo è stato costretto a tornare al centro della scena. I 5 stelle si sono accorti tardivamente che il Direttorio, da solo, non bastava.
Quindi?
Quindi a me della democrazia interna non frega niente: nessun partito o movimento è internamente democratico. Nessuno. Pensa a Renzi: era più democratico Hailé Selassiè. Mi importa di capire se i 5 stelle siano in grado di governare il paese o no. Se guardo Torino sono in grado, se guardo Roma no. Il resto sono seghe mentali.
Perché prima hai citato Sibilia?
Perché incarna il problema della classe dirigente dei 5 Stelle, dove trovi quelli bravi e quelli imbarazzanti. Come negli altri partiti, anzi i renziani sono parecchio peggio: non ce n’è uno al verso. Ma Sibilia nel Direttorio di un partito accreditato al 30% fa ridere: a uno così non darei in mano neanche un condominio a Vitiano, figurati la seconda forza politica nazionale. Sibilia, al massimo, va bene al circo come troll complottista. E’ il Gasparri grillino. Ops.
Di Maio esce ridimensionato?
Bah. Ha molti nemici interni e mi ha dato molto fastidio che al Fatto abbia mentito dal palco, fingendo di non sapere nulla sul caso Muraro. Forse questa botta gli farà bene e lo renderà più umano. Se non altro ha avuto il coraggio di chiedere scusa. I politici non lo fanno quasi mai.
Chi l’ha resa pubblica la mail della Taverna a Di Maio?
Non lo so, ma di sicuro non l’ha data la Taverna ai giornalisti. Figuriamoci. Più verosimile che quella mail sia stata inoltrata troppe volte e, alla fine, qualche nemico di Di Maio abbia voluto sputtanarlo. Nuovi Tafazzi crescono.
Chi si salva da questa vicenda?
Di Battista, tra i pochi peraltro a saper gestire anche i rapporti con la stampa: quando esorta i giornalisti a fare le pulci non solo a loro ma pure ad Alfano e Boschi, ha ragione da vendere. La Appendino, che è molto brava. E poi i cultori sensati del collettivismo grillino: penso a Morra o alla Lezzi, ma non solo a loro. Il M5S ha tutto il tempo di rialzarsi, ma deve farlo in fretta.
Renzi ora è più forte
Roger, te lo ripeto: Renzi ha già vinto referendum, elezioni del 2018 e tutto quello che c’è da vincere. E’ proprio un no contest, come nella boxe. Ha tutti dalla sua parte e rincoglionirà l’opinione pubblica come temeva Gramsci: “Lo Stato, quando vuole iniziare un’azione poco popolare, crea preventivamente l’opinione pubblica adeguata”. Bisognerebbe essere “apoti”, come diceva Prezzolini, e non bersi le cazzate dei media. Ma in Italia è difficile.
Fai bene a leggere Gramsci.
In realtà ho copiato dal blog di Diego Fusaro, ma grazie.
Sei molto duro con Renzi.
Non posso fare altrimenti. In un paese normale, uno come Renzi farebbe il figurante in un cortometraggio minore di Panariello. Lo hai visto pettinato da Big Jim triste nell’intervista alla tivù cinese, con le faccette sceme e l’espressione da triglia gonfia? Neanche Berlusconi era mai stato così ridicolo. Poveri noi, come siam messi male.
I talebani grillini dicono che il Fatto sta provando a convertire i voti dei 5 Stelle verso una nuova sinistra.
Deliri allo stato brado. “Il Fatto” è composto da tante persone e ognuno ha le sue idee. Senz’altro Santoro spera in una nuova forza di sinistra, e ne ha tutto il diritto. Io, che pure ho molta stima dei Landini e dei Civati, sono conscio che la sinistra in Italia sia morta. Non solo: è quella che forse più ha deluso, anzitutto la cosiddetta “sinistra radicale”. La sinistra italiana è morta e l’unica resurrezione che ho visto è stata quella di Yuri Chechi ad Atene 2004. Game over.
E D’Alema?
Mi diverte da morire quando demolisce Renzi: dialetticamente è sublime. E’ cattivo, saccente, strafottente. Una meraviglia, sotto quel punto di vista. Ma resta D’Alema. Un politico con colpe enormi. Not my cup of tea.
E quale sarebbe la tua tazza da tè?
I Pink Floyd, lo Champagne e il sadomaso con Rosario Dawson in tacco 12.
Come darti torto. E’ vero che non parlerai più di politica in tivù?
Macchè. Non parlo di politica in tivù, e in generale da nessuna parte, d’estate. Parlare di politica d’estate è innaturale e mi annoia. Oltretutto chi parla solo di politica mi fa paura: se mi occupassi solo di quello, mi darei fuoco. Lunedì riprenderà Otto e mezzo e io ricomincerò a parlare di politica anche in tivù.
Scusami, ho quasi finito. La Raggi dovrebbe dimettersi?
E per cosa? Perché ha detto una bugia? Se fosse così, Renzi non dovrebbe neacnche esistere. La Raggi deve smetterla di giocare all’asilo Mariuccia e dimostrare di saper governare una città difficilissima. Al momento, non te lo nascondo, mi sembra un po’ una Boschi grillina. Sta a lei farmi, e farci, cambiare idea. Non sarà facile: buona fortuna.
Capito tutto. Grazie, Andrew. Ci sentiamo.
Shine on, Roger.

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