Stop alle mutilazioni genitali e ai trattamenti medici sui bambini intersessuali che rischiano di compromettere la loro autodeterminazione e integrità fisica. Il monito arriva all’Italia dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, che ha il compito di monitorare l’applicazione della Convenzione Onu sui diritti dei disabili a sette anni e mezzo dalla ratifica italiana del trattato. Il rapporto conclusivo pubblicato a inizio settembre e redatto dopo un confronto con il governo, restituisce il ritratto di un Paese che deve fare ancora molti passi in avanti per garantire diritti e integrazione alle persone diversamente abili. Il Comitato segnala mancanze e lacune, vuoti normativi e punti da migliorare che vanno dalla salute all’educazione e all’accessibilità, e tra questi una delle preoccupazioni è rivolta proprio ai bambini intersex, che non sono definibili esclusivamente come maschio o femmina.
Solitamente il problema è risolto con cure ormonali o interventi chirurgici irreversibili, che così però privano il bambino del diritto di scegliere la propria identità sessuale. Per questo il Comitato ha manifestato la propria preoccupazione per i minorenni che subiscono questi trattamenti senza il proprio consenso libero e informato, raccomandando l’Italia di vietare che i bambini vengano sottoposti “a trattamenti medici o chirurgici se questi non sono basati su documentazione scientifica”, garantendo invece la loro integrità fisica, l’autonomia e l’autodeterminazione, e fornendo un’adeguata consulenza e supporto alle famiglie con figli intersex. Ma la questione è solo una delle tante sottolineate nel rapporto, che menziona anche in positivo la collaborazione e il dialogo aperto con l’Italia, ricordando le misure adottate contro la violenza sulle donne e quella domestica.
Mancanza di organi consultivi – Molte di più però sono i “punti di demerito” e tra questi c’è la definizione stessa di disabile adottata in Italia, che varia da settore a settore, da regione a regione, “portando a disparità nell’accesso dei diritti”. Il Comitato esprime preoccupazione anche perché le persone disabili non vengono consultate su temi che le coinvolgono, e per il fatto che “l’Osservatorio nazionale sulle persone con disabilità non è un corpo consultivo permanente”. Perciò invita l’Italia a costituirne uno formato da rappresentanti diversamente abili che possano dare il proprio contributo allo sviluppo di leggi, programmi e politiche per l’integrazione.
Donne, bambini, migranti e detenuti con disabilità – All’Italia manca anche l’adozione di un’adeguata normativa, con tanto di sanzioni e provvedimenti, contro le discriminazioni di ogni genere. Per quanto riguarda le donne e i bambini con disabilità, sono richieste più attenzione e la consultazione dei rispettivi organi rappresentativi, oltre che una normativa contro la violenza fuori e all’interno delle mura domestiche. Per i minorenni in particolare, il Comitato sottolinea poi come in Italia il sistema di monitoraggio per la fascia di età dagli 0 ai 5 anni sia insufficiente ad analizzare il problema e si chiede inoltre, in generale, di realizzare campagne per la promozione delle capacità delle persone disabili e divulgare il loro esempio positivo contro gli stereotipi. L’Onu invita anche lo stato a dare un supporto alle famiglie che devono occuparsi a tempo pieno dei propri figli o famigliari disabili. Attenzione anche ai detenuti con disabilità, per i quali si chiedono alloggi adeguati e pari accesso ai servizi dei normodotati. Si invita inoltre l’Italia ad applicare le regole di un giusto processo anche alle persone con disabilità intellettive o psicosociali, e si chiede un report sulla situazione delle strutture psichiatriche o residenze per persone disabili. Anche per i migranti e i rifugiati con disabilità sono richieste misure adeguate affinché riescano ad accedere ai servizi al pari delle altre, e perché sia dato loro un supporto.
Accessibilità – Altra questione affrontata nel rapporto è quella dell’accessibilità, per cui si chiede di rafforzare il monitoraggio e gli interventi per rendere accessibili servizi d’emergenza, edifici e trasporti pubblici, ma anche parchi e aree verdi. In particolare poi, nel settore pubblico, compreso quello educativo, si suggerisce un piano di intervento che preveda guide, lettori e interpreti del linguaggio dei segni per rendere più accessibile la comunicazione negli enti statali. Le criticità sull’accessibilità però riguardano anche il settore giustizia, per cui il Comitato chiede al governo italiano, oltre a uno sforzo sulla comunicazione, la formazione di personale esperto sul diritto di tutte le persone disabili alla famiglia e al matrimonio, affinché possano avere gli stessi diritti senza discriminazioni. L’accessibilità infine riguarda anche il sistema di comunicazione e apprendimento, per cui è richiesto un maggiore sforzo per l’insegnamento del linguaggio Braille a tutte le persone non vedenti e la diffusione più capillare del linguaggio dei segni.
Indipendenza abitativa e integrazione nella comunità – Altre raccomandazioni riguardano l’indipendenza abitativa e l’integrazione nella società delle persone disabili. Secondo il Comitato l’Italia fa ancora troppo poco per promuovere l’indipendenza abitativa e spesso i fondi destinati alle istituzioni per la riabilitazione non vengono distribuiti ai servizi che potrebbero invece favorire l’emancipazione.
Educazione – Un capitolo a parte è rappresentato dall’educazione: secondo l’Onu in Italia non si fa abbastanza per monitorare e garantire la qualità dell’insegnamento e l’inclusione degli studenti disabili nelle scuole. Per questo al governo si raccomanda un piano con sufficienti risorse e una tabella di lavoro con degli obiettivi precisi per l’accompagnamento e il supporto degli alunni con disabilità, che preveda personale qualificato nel linguaggio dei segni dove richiesto e materiale di studio adeguato a garantire il loro apprendimento.
Lavoro e partecipazione alla vita pubblica – Grande preoccupazione è stata espressa dal Comitato Onu per “gli alti livelli di disoccupazione” dei disabili e le mancate iniziative per l’inserimento nel mercato del lavoro, soprattutto per quanto riguarda le donne con disabilità. Anche in questo caso, il governo è stato invitato ad assicurare loro un lavoro con adeguato stipendio e a rimuovere gli ostacoli al raggiungimento dell’occupazione. Inoltre secondo il rapporto l’Italia non offrirebbe adeguati strumenti alle persone con disabilità mentale per esercitare il proprio diritto di voto, e proprio per questo chiede al governo di adottare misure che permettano di esercitare il diritto di voto anche a loro.