Ermanno Rea, giornalista e scrittore, è morto nella notte tra lunedì e martedì nella sua casa a Roma. Aveva 89 anni. Nato a Napoli, da giovane aveva militato nel Partito Comunista diventando un intellettuale di riferimento per la Sinistra. Si era candidato come capolista alle ultime elezioni Europee con la lista di Tsipras. Le sue opere sono state in gran parte inchieste sui casi di cronaca. Nel 1990 aveva realizzato Il Po si racconta, un lavoro realizzato guidando per 650 km lungo l’argine maestro del Po. Nel romanzo L’Ultima Lezione, Rea provò a ricostruire la storia di Federico Caffè, l’economista scomparso misteriosamente il 15 aprile 1987.
Nel corso della sua carriera aveva vinto il premio Viareggio nel 1996 con il romanzo autobiografico “Mistero Napoletano”. Romanzo incentrato su Francesca Spada, amica e giornalista dell’Unità morta sucida nel 1961. Dopo la pubblicazione del libro alcuni esponenti del Partito Comunista napoletano lo accusarono di aver inventato alcuni parti del libro (scritto sotto forma di diario). Napoli e il comunismo torneranno nell’opera Il caso Piegari. Attualità di una vecchia sconfitta, dove l’autore racconta la storia di Guido Piegari, fondatore del gruppo Gramsci di Napoli, espulso dal PCI da Giorgio Amendola per le sue teorie in contrasto con la linea del partito. Tra le sue opere più famose c’è anche la La dismissione, il racconto della chiusura dell’acciaieria Ilva, da cui è stato tratto il film di Gianni Amelio “La stella che non c’è“.
Lo scrittore si era aggiudicato poi nel 1999 il premio Campiello con il libro “Fuochi fiammanti a un’ora di notte”. Un altro suo romanzo, Napoli ferrovia, è stato finalista al Premio Strega nel 2008. Rea aveva collaborato e lavorato per numerosi quotidiani e settimanali. A ottobre Feltrinelli pubblicherà il suo ultimo romanzo, intitolato Nostalgia, ambientato nel Rione Sanità di Napoli.