Alla fine si è arreso. A quasi due anni dall’arresto Luca Odevaine ha deciso di accordarsi con la procura di Roma. L’uomo di Mafia capitale nel business dell’immigrazione ha patteggiato una pena a due anni e otto mesi di reclusione, più la restituzione di 250mila euro che – come racconta Il Messaggero – sarebbero le tangenti accertate in questo troncone dell’inchiesta, e cioè quello che riguarda gli appalti vinti dalla cooperativa La Cascina al Centro richiedenti asilo di Mineo, in provincia di Catania.
Per la stessa indagine, nel gennaio scorso i dirigenti della Cascina Francesco Ferrara, Domenico Cammisa, Salvatore Menolascina e Carmelo Parabita avevano patteggiato a loro volta una pena 2 anni e 8 mesi. Odevaine, però, deve rispondere anche di altri 151mila euro di mazzette: contestazione questa che gli viene mossa nell’ambito del Maxi processo su Mafia capitale, dove sono imputati Massimo Carminati e Salvatore Buzzi.
L’ex vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni in Campidoglio è accusato di aver truccato il bando da 100 milioni di euro per la gestione del Cara di Mineo: Odevaine faceva infatti della commissione che avrebbe affidato la gara. “La mia parte? Era di 10mila euro al mese anche se la richiesta complessiva era di 20 mila euro. Ma non erano solo per me: mi servivano per le cooperative sociali che presiedevo”, ha detto davanti ai pm. In pratica Odevaine concordava i bandi di gare con le coop che poi li avrebbero vinti, “vendendo la sua funzione”, essendo in grado – sempre per gli inquirenti – di ritagliarsi “aree di influenza crescenti”.
Odevaine ha parlato anche della prima gara d’appalto milionaria per gestire Mineo, una gara che Odevaine racconta senza mezzi termini di avere praticamente truccato. “Il bando – ha detto – era scritto in modo da rendere certa la vittoria dell’Associazione temporanea d’imprese”.