Nel 2015 in Italia il gioco d’azzardo ha fatturato esattamente 88 miliardi e 249 milioni di euro. In questa cifra c’è dentro un po’ di tutto: dalle sale Bingo, al Supenalotto, al Winforlife e via discorrendo. Ma la parte del leone la fanno le macchinette slot machine, che tra newslot (cioè quelle presenti nei bar) e le Vlt (le Video lottery terminal, le più diffuse nelle grandi sale), da sole hanno fatturato 48 miliardi e 161 milioni di euro, quindi oltre la metà di quello che l’intero settore s’è potato a casa l’anno passato. La regione d’Italia dove si gioca di più è la Lombardia: oltre 14 miliardi di euro nel 2015; segue a grande distanza il Lazio, con qualcosa in più di 7 miliardi. La Lombardia è anche la regione con il maggior numero di macchinette (vlt + newslot) presenti sul territorio: ben 48 mila e 739; segue il Lazio con poco più di 44 mila e la Campania con 39 mila.
Un settore tanto fruttuoso presenta però alcune sacche di illegalità che hanno tutto l’interesse a che norme, leggi e regolamenti intacchino il meno possibile un giro d’affari stratosferico. L’indirizzo, tutto locale, di Comuni e Regioni, a limitare l’orario di apertura delle sale gioco e quello di funzionamento delle macchinette, senza contare l’obbligo di lontananza da luoghi pubblici come chiese e scuole, è, per fare un esempio, una delle imposizioni più osteggiate (e a volte non rispettate) dagli operatori del settore.
Ma non solo. Nella “Relazione sulle infiltrazioni mafiose e criminali nel gioco lecito e illecito” che il senatore Pd Stefano Vaccari ha presentato nel luglio scorso alla Commissione antimafia, si stigmatizzato pure le condotte “poste in essere dai concessionari, che ad esempio intrattengono rapporti con soggetti non in regola dal punto di vista autorizzativo; ma anche dai gestori o dai terzi incaricati; da chi produce o importa apparecchi non rispondenti alle caratteristiche e alle prescrizioni stabilite dai regolamenti; dai distributori e installatori di apparecchi abilitati al gioco da remoto, attraverso una connessione telematica dedicata, anch’essa non conforme con la normativa secondaria. Si tratta infatti – continua la Relazione – di condotte che, nella maggior parte dei casi, sono determinate da una scelta imprenditoriale ben precisa” contro la quale si invita il legislatore al “rafforzamento anche delle sanzioni amministrative”.
Il sistema vigente prevede, come nel caso del non rispetto degli orari di accensione delle vlt e newslot, quasi esclusivamente sanzioni di carattere pecuniario se non di chiusura parziale e temporanea delle sale per qualche giorno. Ma poche ore di stop e 500 euro di multa possono non far né caldo né freddo a un settore che fattura quasi 50 miliardi di euro l’anno. Così la Commissione antimafia auspica che siano previste “specifiche e più stringenti ipotesi di sanzioni accessorie, quali la sospensione e la decadenza dalle concessioni o dalle autorizzazioni, non soltanto in presenza di reati ma anche nei casi più gravi di violazione delle condizioni di esercizio del gioco lecito”.
E come nel caso di chi va allo stadio e non rispetta le regole, potrebbe essere previsto una sorta di Daspo per chi è titolare di una sala vlt o un luogo in cui sono installate macchinette, ma se ne infischia delle normative. “Un Daspo – viene confermato nella relazione Vaccari – in tema di giochi e scommesse, stabilendo presupposti e modalità di esercizio dei poteri del Questore finalizzati all’adozione di misure contingibili e urgenti di chiusura di uno o più punti di offerta di gioco o di esclusione della relativa rete di raccolta del gioco con vincita di denaro presenti in un determinato ambito territoriale, in caso di pericolo di diffusione del fenomeno del gioco minorile o della dipendenza da gioco patologico e al fine di fronteggiare il rischio di infiltrazione o condizionamento della criminalità organizzata”.
I gestori più irrispettosi delle regole sono quindi avvertiti: potrebbero essere marchiati come “indesiderati” nel settore gioco come certi hooligans o ultrà violenti.