Una censura “senza precedenti” per l’Usigrai e che per il Movimento 5 Stelle “dimostra una evidente mancanza da parte di Campo Dall’Orto“. Tutto ha origine dall’attesa delibera dell’autorità anticorruzione (Anac) che, a seguito di un esposto del sindacato interno del servizio pubblico, avrebbe rivelato irregolarità in 21 delle nomine di dirigenti esterni fatte nei mesi scorsi dai vertici Rai. Nell’ordine: mancato utilizzo del job posting (cioè l’annuncio della posizione vacante per effettuare una ricognizione interna nelle procedure di selezione dei dirigenti), conflitto di interessi per una delle posizioni selezionate rispetto a chi ha curato la selezione, irregolarità sulle posizioni di Direzione staff della Direzione generale e quelle di Responsabile relazioni con i media presso la Direzione Relazioni esterne.
“L’Anac ha accertato che il vertice Rai prima si è dotato di procedure anticorruzione e poi le ha palesemente violate“, ha dichiarato l’Usigrai, parlando di una situazione “che mina la credibilità del servizio pubblico, sulla quale serve una urgente riflessione dell’azionista e della Commissione di Vigilanza. Anche perché è di tutta evidenza che questi atti illegittimi saranno valutati dalla Corte dei Conti per verificare l’eventuale danno erariale e le conseguenti responsabilità”.
Interviene anche Alberto Airola, capogruppo M5s in commissione di Vigilanza Rai. “Il parere dell’Anac sulle nomine Rai – ha detto – dimostra una evidente mancanza da parte di Campo Dall’Orto. Parliamo di violazioni già sottolineate dal Movimento 5 Stelle come il mancato ricorso al job posting e di altre circostanze poco chiare come un inquietante conflitto d’interessi. Invitiamo il dg Campo Dall’Orto a revocare i contratti facendo tesoro delle contestazione dell’Autorità anticorruzione. Urge chiarezza ed una presa di responsabilità da parte dei vertici Rai che si dimostrano pasticcioni”.
Daniela Santanchè di Forza Italia in una nota sottolinea “un comportamento irresponsabile che danneggia l’azienda e i professionisti interni di viale Mazzini, scavalcati da signori che arrivano dall’esterno e tirati dentro con logiche che trasudano clientelarismo”, mentre per Maurizio Gasparri, “la Rai di Campo Dall’Orto ha compiuto degli atti illegittimi e degli abusi ai quali deve porre rimedio”.
Le osservazioni di Anac – L’autorità chiarisce nel documento che le non spetta né valutare “la legittimità o meno delle procedure di assunzione o dei requisiti di partecipazione delle procedure concorsuali” né “la legittimità dell’ammontare degli stipendi“, ma “l’applicazione e l’efficacia” delle misure adottate nei piani anticorruzione Rai. Il parere dell’autorità anticorruzione non è vincolante per la Rai e quindi non invalida automaticamente le nomine stesse.
La verifica ha riguardato 9 assunzioni effettuate mentre era in vigore il piano Rai anticorruzione 2015-2017 e 12 assunzioni effettuate dopo l’entrata in vigore del piano anticorruzione 2016-2018, che ha previsto nuovi obblighi. Di queste 21 assunzioni, 10 risultano a tempo determinato, 11 a tempo indeterminato. Le verifiche sono state fatte dall’Anac prendendo a riferimento i due piani anticorruzione e la documentazione trasmessa dall’azienda.
E sebbene le 21 procedure “rispettano a grandi linee i principi generali dei piani” sussistono “carenze documentali, specie con riferimento alle fasi di ricognizione interna e della selezione esterna, che non consentono la piena tracciabilità delle attività svolte, con conseguenze negative in termini di trasparenza”, rileva Anac.
L’Autorità spiega infatti che dalle verifiche effettuate emerge il “mancato rispetto dell’obbligo” in base al quale le procedure di reclutamento devono essere “avviate sulla base di richieste formalizzate e motivate con la specifica indicazione delle esigenze della società”. E ancora ci sono “carenze” nella “tracciabilità dei criteri di selezione e valutazione dei candidati”, specificati solo con riferimento a una procedura, per la quale sul sito è stato pubblicato il job posting, e a tre per le quali è stato affidato l’incarico a società di “cacciatori di teste“. Quanto alle ricognizioni interne, “carenze formali e sostanziali” sono segnalate per 11 posizioni su 12, perché “sebbene formalmente richiamate nei documenti ufficiali, risultano documentate formalizzate soltanto in minima parte e secondo modalità non omogenee”.