Il villaggio olimpico, Caltagirone, persino Montezemolo: per avere le Olimpiadi di Roma 2024 il Coni è disposto a tutto. Anche a mettere sul piatto i punti principali del dossier (quelli che sembravano intoccabili), i (presunti) interessi dei costruttori e la testa del presidente del comitato promotore (non certo gradita ai vertici del Movimento 5 stelle). Qualsiasi cosa, pur di convincere la sindaca Virginia Raggi. Che sarebbe contraria e inamovibile, dovrebbe dire ufficialmente no a breve. Ma per il momento continua a tacere.
Negli ultimi giorni, dopo la crisi della giunta del Campidoglio, dal Coni è arrivata un’escalation di annunci e di appelli. Con l’avvicinarsi del 7 ottobre (data entro cui il Campidoglio deve firmare nuove garanzie da inviare al Cio), aumenta il pressing per salvare la candidatura di Roma 2024. La prima concessione riguarda il villaggio olimpico, la principale opera da costruire: Tor Vergata, l’area indicata nel dossier e fortemente voluta dalla coppia Malagò-Montezemolo (al contrario dell’ex sindaco Ignazio Marino, che avrebbe preferito Tor di Quinto), non è più imprescindibile. “Lo facciamo dove vuole il Comune, aspettiamo proposte”, ha detto il numero uno del Coni. Certo, non sarebbe il massimo stravolgere il progetto in uno dei suoi punti cardine; formalmente, però, c’è tempo fino a febbraio.
Al Movimento 5 Stelle l’idea di Tor Vergata non è mai piaciuta perché lo sviluppo di quell’area è legato agli interessi del Gruppo Caltagirone, che vanta una concessione attraverso la società Vianini, e che quindi si gioverebbe dell’assegnazione dei Giochi. Ecco la seconda carta a sorpresa: secondo il Coni, quella concessione si può aggirare perché valida solo per le costruzioni relative all’università. I lavori per le Olimpiadi sarebbero messi a gara pubblica, sotto la vigilanza dell’Anac di Raffaele Cantone. Ma Malagò si è spinto ancora oltre, promettendo alla Raggi la poltrona più ambita, la guida del Comitato organizzatore di Roma 2024. Un ruolo che a rigor di logica sarebbe dovuto spettare quasi di diritto a Luca Cordero di Montezemolo, già presidente del Comitato Promotore. Ma in una nota ufficiale il Coni ha precisato che “il Comitato Promotore esaurirà la sua missione all’indomani del prossimo 13 settembre 2017, e in caso i Giochi venissero assegnati a Roma, sarà compito dell’amministrazione comunale di Roma Capitale e del Coni definire la struttura del nuovo Comitato Organizzatore e la sua governance“. Carta bianca a Virginia Raggi, insomma.
Questi annunci in serie, questa estrema concessione al Campidoglio, possono apparire un po’ come la mossa della disperazione di chi sa di essere ad un passo dalla sconfitta. Ma fanno parte comunque di una strategia: rimuovere tutte le ragioni di contrarietà dei 5 stelle, gli argomenti che negli ultimi mesi sono stati utilizzati per il rifiuto. “A queste condizioni come fa a dire di no? È l’unica maniera per risollevare la città”, ragionano a Palazzo H. Soldi, infatti, dovranno esserne spesi. E pure tanti, al di là delle promesse “low cost”: oltre i 3,2 miliardi di costi operativi coperti da Cio e sponsor, ci sono 2,1 miliardi di investimenti sugli impianti (più quelli per le infrastrutture). Ma tutti a carico dello Stato, non dell’amministrazione locale.
In tutto ciò, Virginia Raggi per il momento non si pronuncia. Ufficialmente in attesa della fine delle Paralimpiadi (il 18 settembre) e dell’incontro decisivo con Giovanni Malagò e Luca Pancalli (subito dopo il 20, anche se potrebbe non essere così imminente). Si sono già pronunciati, invece, i vertici del M5s: da Alessandro Di Battista a Luigi Di Maio, senza dimenticare il post sul blog di Beppe Grillo firmato da Lannutti. Stroncature senza appello che rendono praticamente impossibile un ripensamento del Campidoglio (significherebbe rompere definitivamente col direttorio e con il leader del Movimento). Il ritiro della candidatura pare scontato, inevitabile, solo questione di giorni. Ma il silenzio della sindaca alimenta sospetti e speranze. “La partita non è ancora chiusa”, scommettono al Coni. Forse solo per ostentare fiducia. O forse no.
Twitter: @lVendemiale
Politica
Olimpiadi Roma 2024, il Coni offre la testa di Montezemolo e la revisione del progetto pur di convincere la Raggi
Un uomo di fiducia al posto dell'attuale presidente del comitato promotore; villaggio olimpico non a Tor Vergata per evitare di favorire Caltagirone; exit strategy anti palazzinari; lavori per i Giochi sotto la supervisione dell'Anac di Cantone. Sono le ultime quattro concessioni di Giovanni Malagò al Campidoglio per fare breccia nel muro del no eretto dal Movimento 5 stelle. Dal Foro Italico filtra ottimismo
Il villaggio olimpico, Caltagirone, persino Montezemolo: per avere le Olimpiadi di Roma 2024 il Coni è disposto a tutto. Anche a mettere sul piatto i punti principali del dossier (quelli che sembravano intoccabili), i (presunti) interessi dei costruttori e la testa del presidente del comitato promotore (non certo gradita ai vertici del Movimento 5 stelle). Qualsiasi cosa, pur di convincere la sindaca Virginia Raggi. Che sarebbe contraria e inamovibile, dovrebbe dire ufficialmente no a breve. Ma per il momento continua a tacere.
Negli ultimi giorni, dopo la crisi della giunta del Campidoglio, dal Coni è arrivata un’escalation di annunci e di appelli. Con l’avvicinarsi del 7 ottobre (data entro cui il Campidoglio deve firmare nuove garanzie da inviare al Cio), aumenta il pressing per salvare la candidatura di Roma 2024. La prima concessione riguarda il villaggio olimpico, la principale opera da costruire: Tor Vergata, l’area indicata nel dossier e fortemente voluta dalla coppia Malagò-Montezemolo (al contrario dell’ex sindaco Ignazio Marino, che avrebbe preferito Tor di Quinto), non è più imprescindibile. “Lo facciamo dove vuole il Comune, aspettiamo proposte”, ha detto il numero uno del Coni. Certo, non sarebbe il massimo stravolgere il progetto in uno dei suoi punti cardine; formalmente, però, c’è tempo fino a febbraio.
Al Movimento 5 Stelle l’idea di Tor Vergata non è mai piaciuta perché lo sviluppo di quell’area è legato agli interessi del Gruppo Caltagirone, che vanta una concessione attraverso la società Vianini, e che quindi si gioverebbe dell’assegnazione dei Giochi. Ecco la seconda carta a sorpresa: secondo il Coni, quella concessione si può aggirare perché valida solo per le costruzioni relative all’università. I lavori per le Olimpiadi sarebbero messi a gara pubblica, sotto la vigilanza dell’Anac di Raffaele Cantone. Ma Malagò si è spinto ancora oltre, promettendo alla Raggi la poltrona più ambita, la guida del Comitato organizzatore di Roma 2024. Un ruolo che a rigor di logica sarebbe dovuto spettare quasi di diritto a Luca Cordero di Montezemolo, già presidente del Comitato Promotore. Ma in una nota ufficiale il Coni ha precisato che “il Comitato Promotore esaurirà la sua missione all’indomani del prossimo 13 settembre 2017, e in caso i Giochi venissero assegnati a Roma, sarà compito dell’amministrazione comunale di Roma Capitale e del Coni definire la struttura del nuovo Comitato Organizzatore e la sua governance“. Carta bianca a Virginia Raggi, insomma.
Questi annunci in serie, questa estrema concessione al Campidoglio, possono apparire un po’ come la mossa della disperazione di chi sa di essere ad un passo dalla sconfitta. Ma fanno parte comunque di una strategia: rimuovere tutte le ragioni di contrarietà dei 5 stelle, gli argomenti che negli ultimi mesi sono stati utilizzati per il rifiuto. “A queste condizioni come fa a dire di no? È l’unica maniera per risollevare la città”, ragionano a Palazzo H. Soldi, infatti, dovranno esserne spesi. E pure tanti, al di là delle promesse “low cost”: oltre i 3,2 miliardi di costi operativi coperti da Cio e sponsor, ci sono 2,1 miliardi di investimenti sugli impianti (più quelli per le infrastrutture). Ma tutti a carico dello Stato, non dell’amministrazione locale.
In tutto ciò, Virginia Raggi per il momento non si pronuncia. Ufficialmente in attesa della fine delle Paralimpiadi (il 18 settembre) e dell’incontro decisivo con Giovanni Malagò e Luca Pancalli (subito dopo il 20, anche se potrebbe non essere così imminente). Si sono già pronunciati, invece, i vertici del M5s: da Alessandro Di Battista a Luigi Di Maio, senza dimenticare il post sul blog di Beppe Grillo firmato da Lannutti. Stroncature senza appello che rendono praticamente impossibile un ripensamento del Campidoglio (significherebbe rompere definitivamente col direttorio e con il leader del Movimento). Il ritiro della candidatura pare scontato, inevitabile, solo questione di giorni. Ma il silenzio della sindaca alimenta sospetti e speranze. “La partita non è ancora chiusa”, scommettono al Coni. Forse solo per ostentare fiducia. O forse no.
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Mondo
‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.