La procura di Parma ha chiesto l’archiviazione per il sindaco Federico Pizzarotti nell’indagine per abuso di ufficio sulle nomine del Teatro Regio. Il giudice per le indagini preliminari Paola Artusi ha accolto la richiesta e ha archiviato l’indagine che vedeva coinvolti oltre il primo cittadino, l’assessore alla cultura del comune di Parma e i componenti del cda del teatro. Finisce così in una bolla di sapone la vicenda giudiziaria che lo scorso maggio ha fatto scoppiare il “caso Pizzarotti”, reo di avere nascosto ai cittadini e ai vertici Cinque stelle l’avviso di garanzia ricevuto a febbraio 2016 ed emerso solo mesi dopo dalla stampa.

Per questo dal 13 maggio il primo cittadino è sospeso dal Movimento, che non ha ancora emesso un verdetto definitivo sulla sua posizione.  L’indagine per abuso d’ufficio era stata aperta a fine 2015 dopo un esposto del senatore Pd Giorgio Pagliari, che voleva vederci chiaro sulle nomine dei vertici del teatro cittadino. Nel registro degli indagati era finito Pizzarotti in quanto presidente della Fondazione Teatro Regio, il suo assessore alla Cultura Laura Ferraris e gli altri membri del consiglio di amministrazione, Giuseppe Albenzio, Silvio Grimaldeschi e Marco Alberto Valenti. Il pm Giuseppe Amara avevaipotizzato il reato di abuso di ufficio analizzando le procedure che a inizio 2015 avevano portato a nominare alla guida del Regio Anna Maria Meo e Barbara Minghetti al posto dei dimissionari Carlo Fontana e Paolo Arcà.

Prima di arrivare a quella decisione però la Fondazione aveva indetto un bando pubblico “per la ricognizione esplorativa” della figura di un nuovo direttore generale. Trenta i partecipanti, sette i finalisti selezionati da una commissione di esperti. Ma alla fine, a sorpresa, la scelta di Pizzarotti e del Cda era finita su Minghetti e Meo, che non avevano partecipato al concorso. Il sindaco si è sempre difeso mostrandosi tranquillo. “È un atto dovuto, sono sereno. Saranno i fatti a parlare per me” ripeteva assediato dalla stampa. Dalla sua, in un articolo del testo del bando si specificava che la ricognizione non vincolava la Fondazione alla nomina tra i partecipanti. Pizzarotti ha sempre mostrato massima collaborazione con gli inquirenti e qualche giorno fa si è arrivati alla conclusione della vicenda. La Procura ha ritenuto che nell’operato degli indagati non vi fosse l’intenzione di recare un vantaggio a qualcuno, in questo caso a Minghetti e a Meo, e perciò ha ritenuto di chiedere l’archiviazione, confermata dal gip.

A questo punto i vertici del M5s potrebbero rivedere la posizione di Pizzarotti e riammetterlo nei Cinque stelle? L’indagine su Regio è stata il casus belli per isolare definitivamente Parma e il suo primo cittadino, da tempo considerato spina nel fianco per le sue critiche aperte alla gestione dei pentastellati. Il sindaco, una volta sospeso, aveva mandato le sue controdeduzioni, chiedendo ai vertici di decidere sul suo conto. Ma sono passati più di 100 giorni e nessuno, né Beppe GrilloDavide Casaleggio, né il direttorio, ha rotto il silenzio. Nel frattempo Pizzarotti è stato travolto anche da un’altra indagine relativa all’alluvione dell’ottobre 2014, ma non è il solo a essere indagato nel Movimento, come dimostra il caso del sindaco di Livorno Filippo Nogarin, che però, a differenza del primo cittadino di Parma, non ha mai ricevuto ammonimenti. “Rispetto all’indagine per abuso d’ufficio nei miei confronti è stata richiesta l’archiviazione. Sono contento, soprattutto per la mia città, il Teatro Regio e i miei concittadini. Ora qualche sassolino dalla scarpa me lo toglierò”, ha commentato il primo cittadino parmigiano su facebook.

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