In Turchia è stato ritrovato morto, in un carcere, l’ex procuratore che aveva indagato su maxi-corruzione che coinvolgeva anche alcuni membri della famiglia di Erdogan. Seyfettin Yigit, che nel 2013 seguiva l’inchiesta che coinvolgeva, tra gli altri, molti esponenti del governo, è morto a Bursa, dopo essere stato arrestato la scorsa estate per presunti legami con Fethullah Gulen, predicatore accusato di essere la mente del fallito golpe del 15 luglio. Yigit è stato trovato impiccato nei bagni della prigione questa mattina. Su Twitter, l’ultimo procuratore che ha seguito la vicenda del 2013, Mehmet Yuzgec, ha spiegato che il 47enne Yigit era responsabile del ramo di inchiesta che riguardava il coinvolgimento dell’Agenzia turca per lo sviluppo abitativo (Toki). Il corpo del procuratore è stato portato al dipartimento di medicina legale della città turca per l’autopsia, che dovrà verificare se si è trattato di omicidio o di suicidio. All’inizio della settimana, l’Associazione turca per i diritti umani (Ihd) ha denunciato il ritorno della pratica della tortura nelle carceri turche in seguito al fallito golpe. Secondo l’associazione, alcuni strumenti di tortura utilizzati all’epoca dei passati golpe sono tornati in uso dopo i fatti del 15 luglio.
Rimane in carcere il numero due del partito filo-curdo – Un tribunale di Tokat, nella Turchia settentrionale, ha convalidato l’arresto del vice-leader del partito Hdp, Alp Altinors, accusato di legami con il Pkk, considerato un gruppo terrorista da Ankara. Lo riportano media locali, secondo cui altre cinque persone sono state arrestate nell’ambito dello stesso filone d’inchiesta. Altinors, fermato una settimana fa con un blitz notturno nella sua abitazione, ha definito il provvedimento come una “cospirazione” contro il suo partito. Il leader del partito filo-curdo, Selahattin Demirtas, ha condannato l’arresto, definendo il suo vice come un “orgoglio del partito“.