Quaranta esenzioni, decine di medaglie olimpiche, star internazionali e atleti di medio-alto livello. Il caso dei certificati medici che permettono di assumere sostanze ritenute dopanti, portato alla luce dagli hacker di Fancy Bears, inizia a prendere corpo. E porta con sé una domanda: chi firma e autorizza l’uso di quei principi attivi che secondo le regole della Wada alterano le prestazioni degli atleti, ma possono essere usate se c’è un problema di salute? Tra i dati rubati dal gruppo di informatici e finora rivelati, si rintracciano almeno due nomi che in passato sono stati molto discussi. E tra i vari cedolini di esenzione, alcuni presentano stranezze che l’Agenzia antidoping mondiale dovrebbe chiarire. Perché l’uso – o abuso – dei TUE, questa la definizione tecnica del foglio che garantisce agli sportivi il lasciapassare a fini terapeutici di sostanze proibite, è tema discusso da tempo.
Il medico svizzero sospeso e poi riammesso – Tra i quaranta olimpionici coinvolti finora uno più conosciuti è Chris Froome, ciclista del Team Sky e bronzo a Rio. Una delle sue TUE – “ne ho chieste due in nove anni, sempre per l’asma aggravata”, ha dichiarato il britannico – è stata firmata dal medico ticinese Mario Zorzoli, in carica all’Uci, la federciclismo internazionale. Risale al maggio 2013 e si tratta di un cortisonide. Anche le quattro sostanze dopanti assunte da Bradley Wiggins, pure lui asmatico, tra il 2008 e il 2013 sono state autorizzate da Zorzoli. E lo stesso dottore ha dato il suo ok all’uso dei farmaci utilizzati dal ciclista australiano Jack Bobridge, argento nell’inseguimento a squadre a Rio. Dal 2011 a oggi, l’olimpionico ha potuto assumere glucocortisoidi e prednisolone perché affetto da artrite reumatoide. Ma chi è l’uomo che ha vidimato i TUE? Zorzoli venne sospeso dall’Uci – ma è stato poi riammesso – quando scoppiò il caso del medico belga Geert Leinders. Dottore e consulente scientifico della federazione internazionale, finì al centro di un racconto di Michael Rasmussen nel caso che portò alla radiazione a vita di Leinders, dottore della Rabobank. Secondo il ciclista danese, durante il Tour 2005, Leinders avrebbe avuto un incontro con Zorzoli per discutere di una possibile positività, salvo poi dirgli “sei il corridore più protetto della corsa”. E sempre il medico belga, secondo il racconto di Rasmussen, gli riferì che più o meno nello stesso periodo Zorzoli avrebbe suggerito di dare ai corridori della Rabobank il Dhea, un ormone steroideo, poiché “tutte le altre squadre fanno così”. Le accuse nei confronti del consulente dell’Uci caddero poi tre mesi più tardi quando venne pubblicato il rapporto della Circ, la commissione indipendente voluta dall’Uci. Due anni fa, durante il Giro di Romandia, Zorzoli finì di nuovo sui giornali proprio per il TUE concesso a Froome. Il quotidiano francese Le Journal du Dimanche accusò il ciclista del Team Sky di aver ricevuto l’autorizzazione all’uso del prednisolone grazie alla sola richiesta del medico della sua squadra e la convalida di Zorzoli, senza l’analisi del dossier medico da parte di un gruppo di tre esperti, come previsto dai regolamenti. Una storia che non ha avuto ripercussioni disciplinari.
L’ok triennale alla Biles? Da un medico squalificato – E cosa prevedono le norme, invece, riguardo la firma da parte di un presidente della commissione medica in quel momento squalificato? Evidentemente che possa comunque autorizzare lunghe esenzioni, perché è ciò che è accaduto con Simone Biles. La ginnasta americana, quattro ori a Rio, ha infatti ricevuto il TUE più lungo – quello che potrebbe durare fino al 2018 – dal professor Michele Laglise. Si tratta del vice presidente della federazione internazionale ed è anche il numero uno della commissione medica, squalificato per un anno dalla stessa Federazione prima di dare l’ok alla lunga esenzione medica per l’atleta americana. Laglise era finito nella bufera per un concorso legato ai giudici gara e ora rischia di non essere rieletto. Una situazione delicata, che non gli ha impedito di concedere il via libera alla Biles per l’uso dei farmaci.
Date in bianco e autorizzazioni post-assunzione – E tra le carte spuntano anche diversi casi, almeno una decina ormai, in cui le autorizzazioni sono arrivate dopo l’inizio del periodo di somministrazione, con scarti temporali che arrivano anche a una settimana. Ma non si tratta comunque delle uniche anomalie. Tre TUE per l’assunzione di oppiacei e cortisoidi non riportano una data d’inizio, obbligatoria. Ancora più strana l’ultima autorizzazione concessa all’argento olimpico Bobridge, un anno di via libera all’assunzione del prednisolone: il foglio per l’esenzione – che scadrà a dicembre 2016 e quindi valido a Rio 2016 – non riporta il nome del medico che ha concesso l’autorizzazione né la data in cui è arrivato l’ok.