Un campione dello sport è entrato nella squadra di Programma il Futuro, il progetto del Miur (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) e del Cini (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) per la formazione all’informatica nella scuola. Si tratta di Marco Belinelli, stella dell’Nba, il primo – e a tutt’oggi unico – italiano ad aver vinto un titolo in quello che molti considerano “il campionato del mondo di pallacanestro” e analogamente primo e unico ad aver vinto un titolo nel “tiro da tre” dell’All-Star Game.
Il fuoriclasse ha accettato con entusiasmo di supportare questo progetto, girando un video promozionale, nel quale svolge un parallelo tra l’attività dell’allenatore di basket e quella degli studenti che fanno esercizi di programmazione informatica.
Questa iniziativa ha finora portato quasi un milione e mezzo di studenti a svolgere complessivamente più di 10 milioni di ore di informatica nelle scuole italiane. Le attività proposte allenano gli studenti al pensiero computazionale, qui descritto con cinque parole chiave.
Programma il Futuro inizia il terzo anno con numeri di assoluto rispetto:
Marco, sportivo sensibile e attento alle responsabilità sociali delle celebrità, ha scelto di presentare il suo video nell’Istituto Comprensivo di via Poseidone, a Roma, nella zona di Torre Angela. Per chi non è romano, si trova nel quartiere Casilino, non proprio una zona privilegiata di Roma, in cui l’iniziativa e la tenacia delle persone di buona volontà spesso sopperiscono all’assenza delle istituzioni. Ad esempio, in questa scuola ha operato per venticinque anni Domenico Antonioli, docente di tecnologie, che ha tappezzato l’istituto di mosaici realizzati con i suoi alunni, che hanno quindi avuto la non comune esperienza di praticare un’educazione artistica di qualità.
I ragazzi, più di un centinaio, al termine della presentazione hanno assediato Marco, increduli di poter iniziare l’anno scolastico con un fuoriprogramma così unico. E lui non si è tirato indietro: “Mi piace poter stare tra i bambini e vederli imparare con il sorriso”, raccontandosi senza reticenze e offrendo importanti lezioni di vita ai ragazzi.
Quando gli hanno chiesto se aveva dovuto fare molti sacrifici per diventare un atleta ha ricordato le rinunce fin da piccolo: “Non sono mai o quasi mai andato a gite scolastiche, son sempre dovuto andare a letto presto. La mattina mi dovevo svegliare presto per gli allenamenti, avevo poco tempo per stare con la famiglia e con gli amici. I sacrifici fanno parte della vita: è importante riuscire a gestirli in maniera positiva ed andare avanti”.
Interrogato sul come si trova in America, ha ribadito il suo pensiero di amore per il nostro Paese: “Sono italiano, sono orgoglioso di essere italiano e sto molto bene in Italia. Per me l’Italia è tutto”.
Il momento più divertente con la domanda auto-ironica di uno studente che gli ha chiesto: “Se una persona bassa, più o meno come me, vuole giocare a basket, può farlo?”. “Sinceramente ti rispondo di sì”, ha replicato il campione, sostenendo che per riuscire davvero nella pallacanestro sono importanti – più della statura – il cuore e una passione che va al di là di oltre ogni cosa.
Belinelli ha concluso sottolineando ancora una volta l’importanza dello studio dei concetti base dell’informatica per il futuro di qualunque ragazzo: “È molto importante che oggi nelle scuole vengano studiati anche questi argomenti. Sono utili a tutti gli studenti, maschi e femmine, qualunque lavoro vogliano fare da grandi: ingegnere, medico, attore, regista, anche uno sportivo come me… Spero proprio che Programma il Futuro si estenda in tutte le scuole italiane”.
E noi lavoreremo sodo insieme a Marco per far sì che questa speranza diventi.