Le Nazioni Unite sospendono i movimenti dei convogli umanitari nella Siria martoriata da 5 anni di guerra civile. La decisione è arrivata dopo il raid di lunedì su un convoglio umanitario dell’Onu nei pressi di Aleppo, che ha provocato decine di vittime. Lo ha annunciato oggi a Ginevra l’Ufficio dell’Onu per gli affari umanitari (Ocha). “Come misura di sicurezza immediata, gli altri movimenti di convogli in Siria sono stati per ora sospesi in attesa di ulteriori valutazioni della situazione sul fronte della sicurezza – ha detto il portavoce dell’Ocha Jens Laerke – tuttavia, restiamo impegnati per fornire aiuti a tutti i siriani che li necessitano”.
Laerke ha sottolineato che il convoglio di aiuti umanitari attaccato aveva ricevuto tutte le autorizzazioni dal governo ed era stato notificato a tutte le parti in conflitto, ed anche Usa e Russia erano state informate. “Se verrà dimostrato che questo attacco spietato è stato diretto deliberatamente contro operatori umanitari – ha detto il coordinatore umanitario dell’Onu, Stephen O’Brian – equivarrebbe ad un crimine di guerra“. “E’ stata una plateale violazione della legge internazionale dei diritti umani“, ha dichiarato Peter Maurer, presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Icrc), che invece continuerà ad operare: “Non sospendiamo nessuna attività”, ha detto Pawel Krzysiek, portavoce del Cicr a Damasco.
Si è trattato di una vera e propria azione di guerra contro un convoglio di tir che avrebbero dovuto consegnare aiuti nella città martire, nel quadro della tregua negoziata da Washington e Mosca. Tregua di cui poche ore prima dell’attacco Damasco aveva proclamato la fine. L’Onu ha confermato che sono stati colpiti 18 dei 31 camion del convoglio nei pressi di Urum al-Kubra, a ovest di Aleppo. La Mezzaluna Rossa parla di “una ventina di vittime civili” e ha confermato la morte di un membro del suo staff, Omar Barakat: “Uccisi mentre scaricavano dai tir aiuti umanitari vitali”. Per l’Osservatorio siriano sui diritti umani, le le vittime sarebbero 36. Lunedì, poco dopo l’accaduto, Jan Egeland, coordinatore degli aiuti umanitari dell’ufficio dell’inviato dell’Onu per la Siria, spiegava che il convoglio è stato “bombardato“. “E’ scandaloso – ha aggiunto – che sia stato attaccato mentre scaricava gli aiuti”.
“In questi 5 anni di guerra in Siria ci sono state diverse vittime tra gli operatori umanitari – spiega a IlFattoQuotidiano.it Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International per l’Italia – ma questo attacco, per dimensioni e per il fatto che è avvenuto nel mezzo di una tregua ufficialmente proclamata, è un crimine di guerra feroce. La tregua di fatto non c’è più e quindi rimpiangeremo i giorni eccezionali in cui non veniva segnalato neanche un morto civile. Tutto può continuare come prima. In Siria è in corso una guerra così cinica che spesso si promuove una tregua solo per poter dimostrare che una tregua non è possibile“.
Le Nazioni Unite hanno fatto sapere che stanno indagando per individuare i responsabili dell’attacco, ma una fonte dell’amministrazione americana non ha risparmiato accuse al Cremlino. “Si è trattato di un raid aereo e non è stato condotto dalla coalizione”, ha detto la fonte, precisando che al momento non è chiaro se l’azione sia da attribuirsi ai caccia russi o del regime di Damasco. “In ogni caso – ha accusato – i russi hanno certamente la responsabilità di astenersi da queste azioni, ma anche di evitare che le compia il regime”. Un’altra fonte dell’amministrazione di Washington ha sottolineato come l’attacco di ieri abbia dato “un duro colpo ai nostri sforzi di portare la pace in Siria e sta ai russi dimostrazione la serierà delle loro intenzioni, non solo attraverso le parole, ma anche attraverso azioni che dimostrino che questo processo resta fattibile”.
Mosca nega che la sua aviazione, come quella di Damasco, abbiano avuto un ruolo. Secondo il portavoce del ministero russo della Difesa, Igor Konashenkov, le forze russe hanno monitorato con i loro droni gli spostamenti del convoglio Onu solo fino al suo arrivo in città. “Intorno alle 13.40 di ieri ora di Mosca – ha detto – tutti i cargo sono stati consegnati in sicurezza alla destinazione finale. Da quel momento, il Centro russo per la riconciliazione delle parti in Siria ha smesso di monitorare il convoglio”. “I russi – ha proseguito – non hanno più seguito i suoi movimenti. Tutte le informazioni su dove si trovasse il convoglio erano conosciute solo dai militanti che controllano l’area”.
Le immagini video a disposizione di Mosca, secondo Konashenkov, non mostrano alcun attacco al convoglio Onu vicino Aleppo. “Abbiamo studiato con accuratezza – ha proseguito Konashenkov – il video registrato dai cosiddetti attivisti sulla scena e non abbiamo trovato segni di attacchi al convoglio con munizioni”. “Tutto quello che si vede nel video – ha proseguito Konashenkov – è la conseguenza diretta del fatto che il cargo ha preso fuoco e questo è cominciato in un modo strano, simultaneamente all’inizio di una massiccia offensiva dei militanti ad Aleppo”.
Anche damasco smentisce il proprio coinvolgimento, ma Ban Ki-moon attacca Assad: “Tanti gruppi hanno ucciso molti civili in Siria – ha detto il segretario generale dell’Onu in apertura dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – ma nessuno ne ha uccisi di più del governo siriano, che continua a bombardare quartieri e torturare migliaia di detenuti”. “La transizione politica è attesa da tempo, dopo così tanta violenza, il futuro della Siria non può rimanere nel destino di un solo uomo”, ha avvertito il segretario generale, ribadendo che “non c’è soluzione militare alla crisi”.
Il bombardamento sui camion dell’Onu arriva a pochi giorni dalla strage di soldati siriani compiuta a Deir Ezzor: più di 90 soldati delle truppe fedeli a Bashar Al Assad, schierate anche loro contro l’Esercito islamico, hanno perso la vita nel bombardamento della coalizione internazionale guidata da Washington nella provincia orientale. Il Pentagono ha ammesso che è “possibile” che il bombardamento abbia ucciso personale dell’esercito e distrutto veicoli del governo di Damasco. Le forze della coalizione internazionale, si legge in una nota, ritenevano di colpire la postazione di un gruppo di militanti dello Stato Islamico, seguita da tempo: “L’attacco aereo della coalizione è stato immediatamente fermato quando i funzionari sono stati informati dalle autorità russe che era possibile che fossero stati colpiti uomini dell’esercito siriano”.