Sei anni di stallo, e ancora non basta. Per il concorso finalizzato al reclutamento di 175 dirigenti di seconda fascia dell’Agenzia delle Entrate sembrava essere arrivata la volta buona, e invece no. Lo ha deciso il Consiglio di Stato, sospendendo le procedure di selezione quando ormai sembravano già avviate verso la conclusione: l’inizio degli esami orali era previsto per lunedì 26 settembre.
Il concorso era stato indetto nel 2010, ma subito fermato a causa del ricorso del sindacato dei dirigenti Dirpubblica. Al centro del reclamo, il fatto che nella valutazione dei candidati si tenesse conto anche dei punteggi già accumulati da chi aveva già ricoperto ruolo dirigenziale da incaricato. Ci sono voluti 5 anni perché il Consiglio di Stato si pronunciasse sulla questione: era l’ottobre 2015, e la sentenza stabiliva la validità del concorso, a patto che venissero eliminati i punteggi oggetto del contendere come elementi di valutazione. L’Agenzia delle Entrate aveva quindi riavviato la selezione, correggendo i criteri: la commissione giudicante aveva esaminato i titoli degli aspiranti dirigenti ed aveva fissato per il 26 settembre le prove orali.
A quattro giorni dall’atteso debutto, il nuovo stop, imposto dalla stessa sezione del Consiglio di Stato – la IV – che aveva emesso la sentenza dell’ottobre 2015. Alla base della sospensione il ricorso effettuato proprio da quei candidati che avevano già ricoperto incarichi all’interno dell’Agenzia, i quali avevano a loro volta richiesto che il concorso fosse bloccato in attesa dell’esito di altri giudizi in merito agli incarichi dirigenziali provvisori ricoperti prima della sentenza 37/2015 della Corte costituzionale, che aveva ritenute illegittime le assunzioni di centinaia di dipendenti posti ai vertici delle Agenzie delle Entrate, delle Dogane e del territorio. La domanda cautelare prodotta dagli ex incaricati era stata respinta dal Tar del Lazio nel maggio scorso; a quel punto era arrivato il nuovo appello, stavolta accolto dal Consiglio di Stato il 22 settembre. Tutto bloccato, ancora: tutto da rifare.
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Agenzia delle entrate, nuova sospensione del concorso per dirigenti
Mancavano 4 giorni all'avvio degli esami orali, quando è arrivato lo stop. Lo stallo dura ormai da 6 anni, caratterizzati da un iter legislativo complesso
Sei anni di stallo, e ancora non basta. Per il concorso finalizzato al reclutamento di 175 dirigenti di seconda fascia dell’Agenzia delle Entrate sembrava essere arrivata la volta buona, e invece no. Lo ha deciso il Consiglio di Stato, sospendendo le procedure di selezione quando ormai sembravano già avviate verso la conclusione: l’inizio degli esami orali era previsto per lunedì 26 settembre.
Il concorso era stato indetto nel 2010, ma subito fermato a causa del ricorso del sindacato dei dirigenti Dirpubblica. Al centro del reclamo, il fatto che nella valutazione dei candidati si tenesse conto anche dei punteggi già accumulati da chi aveva già ricoperto ruolo dirigenziale da incaricato. Ci sono voluti 5 anni perché il Consiglio di Stato si pronunciasse sulla questione: era l’ottobre 2015, e la sentenza stabiliva la validità del concorso, a patto che venissero eliminati i punteggi oggetto del contendere come elementi di valutazione. L’Agenzia delle Entrate aveva quindi riavviato la selezione, correggendo i criteri: la commissione giudicante aveva esaminato i titoli degli aspiranti dirigenti ed aveva fissato per il 26 settembre le prove orali.
A quattro giorni dall’atteso debutto, il nuovo stop, imposto dalla stessa sezione del Consiglio di Stato – la IV – che aveva emesso la sentenza dell’ottobre 2015. Alla base della sospensione il ricorso effettuato proprio da quei candidati che avevano già ricoperto incarichi all’interno dell’Agenzia, i quali avevano a loro volta richiesto che il concorso fosse bloccato in attesa dell’esito di altri giudizi in merito agli incarichi dirigenziali provvisori ricoperti prima della sentenza 37/2015 della Corte costituzionale, che aveva ritenute illegittime le assunzioni di centinaia di dipendenti posti ai vertici delle Agenzie delle Entrate, delle Dogane e del territorio. La domanda cautelare prodotta dagli ex incaricati era stata respinta dal Tar del Lazio nel maggio scorso; a quel punto era arrivato il nuovo appello, stavolta accolto dal Consiglio di Stato il 22 settembre. Tutto bloccato, ancora: tutto da rifare.
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Politica
Tajani: “L’Italia non userà fondi di coesione per comprare armi”. Si spacca il Pd: chi sta con Schlein
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "In un mutato e minaccioso quadro internazionale, il piano Ue per la difesa è per i Socialisti e Democratici europei un primo importante passo per assicurare il necessario sostegno all’Ucraina e la sicurezza dei nostri cittadini. A Bruxelles siamo al lavoro perché dal Parlamento venga una spinta forte nella direzione della condivisione e del coordinamento degli investimenti, verso una vera difesa comune europea". Lo scrive sui social l'eurodeputato Pd, Giorgio Gori.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La linea del Partito Socialista Europeo è chiara, netta ed inequivocabile: il ReArm Europe è un atto iniziale importante per la creazione di una difesa comune europea". Lo scrive la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno del Pd, sui social.
"Non c’è nessuna rincorsa bellicista, nessuna distruzione del welfare e di quanto con fatica abbiamo costruito dopo la pandemia ma solo la necessità di rendere più sicuro il nostro continente e le nostre democrazie. Cosi come fu per il NextGenerationEu siamo davanti ad una svolta storica per l’Unione Europea che punterà su indipendenza strategica, acquisti comuni e innovazione".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “Per la difesa europea servono investimenti comuni in sicurezza, una sola politica estera, economia forte e società coesa, serve un vero salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa. Di fronte alle minacce che si profilano bisogna sostenere le nostre capacità di difesa nel modo più credibile, senza frammentare le spese tra gli Stati e neanche dando ancora soldi all’America come vorrebbe Trump. Il punto di vista portato dalla segretaria Schlein al vertice del Pse è stato ascoltato ed è positivo l’accordo dei socialisti europei sui fondi di coesione. Il Pd indica una strada di fermezza, consapevolezza e responsabilità sociale, senza farsi distrarre da alcun richiamo”. Lo dichiara Debora Serracchiani, componente della segreteria nazionale del Partito democratico.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "L’Unione Europea si trova a un bivio: o si presenta unita o rischia la marginalità politica. La guerra in Ucraina, e l’attuale voltafaccia americano, hanno reso evidente l’urgenza di una politica di difesa comune che non può essere frenata dagli interessi delle singole nazioni". Così l'eurodeputato Pd, Pierfrancesco Maran. "Una Difesa progressivamente comune perché, agendo come 27 eserciti nazionali, rischiamo l’impotenza".
"Oggi è necessario un passaggio di fase che aumenti gli investimenti volti a garantire una deterrenza da nuova aggressioni russe dopo il disimpegno americano ma anche a rendere più omogenea la difesa europea, con forniture simili, riducendo le duplicazioni di spese tra paesi e le inefficienze. L’Unione Europea deve dotarsi di una propria architettura di sicurezza, capace di garantire responsività e affermarsi come attore decisivo nello scenario internazionale".
"L’iniziativa della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al di là del nome infelice 'RearmEU', è un primo passo in questa direzione. Va tuttavia integrata e sviluppata identificando con chiarezza quali sono le linee di spesa utilizzate, in che modo questo aiuto può supportare immediatamente l’Ucraina, come si intende sostenere una crescente produzione industriale europea nell’ottica di arrivare ad una vera interoperabilità e difesa comune".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Penso che sia l’ennesimo episodio di antisemitismo che vuole legare la guerra in Medio oriente all’insulto alla memoria della Shoah. È terribile". Lo dice all'Adnkronos il segretario di Sinistra per Israele Emanuele Fiano a proposito del ritrovamento nel cantiere del museo della Shoah a Roma di escrementi, una testa di maiale e scritte che ricordano i morti a Gaza oltre ad alcuni volantini pro Palestina sono. Sull'episodio indaga la Digos.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "La sinistra". Lo scrive su Twitter il senatore del Pd Filippo Sensi rilanciando un post di Pedro Sanchez in cui, a margine del Consiglio europeo straordinario, il premier spagnolo tra l'altro dice: "Oggi dobbiamo mandare un messaggio chiaro ai cittadini: l’Europa è molto più potente di quanto pensiamo. Nessuno minaccerà la nostra pace, la nostra sicurezza o la nostra prosperità".