“L’immagine del no alle Olimpiadi è la straordinaria metafora di cosa significa l’Italia del No. Spero che i consiglieri comunali abbiano un sussulto di riflessione“. Dopo la quiete, la tempesta. Matteo Renzi, che nei giorni scorsi aveva usato toni istituzionali dopo il no di Virginia Raggi alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024, è tornato sul tema per tirare la volata al referendum costituzionale. “Non si fermano le grandi opere, ma si fermano i ladri. Se invece dici di no, hai paura, ti fermi davanti una grande sfida e preferisci non metterci la faccia hai sbagliato mestiere”, ha ribadito il premier dal palco di un comizio per il Sì al referendum costituzionale.
“L’Italia è divisa tra chi sta alla finestra a guardare e chi sta nell’arena e se vede una cosa che non va la cambia. Questa è la differenza tra la politica e il bar dello Sport”, ha poi affondato. E ancora: “Il fatto di dire che non si fanno le Olimpiadi per timore della corruzione è una incredibile ammissione di incapacità da parte della dirigenza di quella città”. Quindi ha ribadito che “se tu hai davanti otto anni se hai un minimo di credibilità e autorevolezza, tu i ladri li cacci”. Infine il parallelo con gli schieramenti rispetto alla consultazione popolare.
Soltanto due giorni prima davanti alle telecamere di La7 i toni erano stati ben più concilianti. “Se la Raggi dice no alle Olimpiadi, prendiamo atto. Non ho mai fatto polemica con il sindaco di Roma, lei ha vinto le elezioni. Io faccio il tifo per l’Italia. Se Roma va bene son contento, se va male mi spiace”, aveva detto lasciando a intendere che la partita era virtualmente chiusa. “Dipenderà dal consiglio comunale, ma se il sindaco ha deciso di dire no immagino che pensi di avere la sua maggioranza con lei. Se i consiglieri voteranno il no nessuno vuole fare i Giochi contro il Comune”, dice. “In campagna elettorale la sindaca si era impegnata a fare un referendum – aveva poi spiegato – ma la titolarità della decisione spetta a lei. Quello che mi amareggia è l’idea che si dà del Paese, ovvero che i grandi eventi non si possono fare perché qualcuno ruba. Questo è impressionante. E’ come se i grillini dicessero: non riusciamo a cambiare le cose”.
In realtà gli argomenti usati dal M5S a suffragio del No ai Giochi nella Capitale erano di carattere prettamente economico. E più che contro la corruzione, la Raggi aveva sottolineato gli alti costi in termini di stanziamenti pubblici che la manifestazione avrebbe comportato: “E’ da irresponsabili dire sì a questa candidatura”, aveva detta la sindaca in conferenza stampa il 21 settembre, affermando che mentre “nel 2012 Monti disse che non potevamo permetterci le Olimpiadi e la sua posizione fu ritenuta responsabile, oggi con dati economici evidentemente peggiorati le Olimpiadi sono diventati affare”.
“Le Olimpiadi sono un assegno in bianco che firmano le città ospitanti – continuava la sindaca – lo dice l’Università di Oxford in uno studio”. E utilizzando un argomento caro al M5S di Roma, la prima cittadina ribadiva che “noi stiamo pagando ancora i debiti delle Olimpiadi del 1960. E Stiamo ancora pagando i Mondiali ’90. Abbiamo finito di pagare il mutuo nel 2015″.