I Cinque stelle meditano l’uscita, il Pd deve cercare un nome che riunisca il partito e le forze politiche ora spaccati dal referendum costituzionale, mentre i piccoli comuni cercano di far sentire la propria voce. C’è una guerra di poteri che si muove trasversalmente a segreterie e direttivi, e passa per i primi cittadini di tutta Italia. È la guerra per la guida dell’Anci, associazione dei comuni italiani che rappresenta oltre 7mila borghi, paesi e città dello Stivale, e che ha il potere, non di poco conto, di tenere un filo diretto con il governo, avanzando proposte di finanziamenti e riportando situazioni problematiche che riguardano le amministrazioni locali spesso troppo lontane da Roma.
Il rinnovo della carica di presidente che prenderà il posto di Piero Fassino è previsto nel congresso del prossimo 12 ottobre a Bari e di questi tempi sta creando non pochi dissapori all’interno dei vari partiti. Finora la poltrona più alta è sempre stata dei dem, che detengono la maggioranza: dopo il ministro Graziano Delrio, è stata la volta dell’ex sindaco di Torino. Ma i giochi ora, con il Pd in subbuglio per il referendum costituzionale e i Cinque stelle immersi nel caos di Roma, sono ancora aperti, e finora non si è trovato l’accordo su un nome unitario che accontenti le diverse anime dell’associazione. In pole position come numero uno dell’Anci ci sarebbero due uomini del Pd, in primis Antonio Decaro, sindaco di Bari, che godrebbe del sostegno di molti primi cittadini del Sud Italia e anche di colleghi di Forza Italia. Oltre a lui Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e vicepresidente del Pd, che però, ancora più di Decaro, molti accomunano troppo a Matteo Renzi e al partito. E in questo momento, con il referendum alle porte e le correnti del sì e del no che minacciano la stabilità, i dem punterebbero più a una candidatura trasversale e apprezzata da tutti, che possa ricevere appoggi anche dal centrodestra e dai Cinque stelle. Per questo una terza opzione sarebbe un altro sindaco del sud, Enzo Bianco, già rispettato e conosciuto nell’Anci, per cui ha già ricoperto in passato la carica di presidente, che potrebbe ottenere il benestare di larga parte dell’ente.
La scelta non è facile, considerando anche che si sta formando una corrente del no al referendum che vorrebbe proporre una candidatura alternativa. E a sorpresa, sono spuntati anche i nomi di alcuni Cinque stelle. Se alcuni parlamentari e rappresentanti del direttorio come Luigi Di Maio punterebbero infatti a uscire dall’Anci, considerata un altro carrozzone politico targato Pd, i primi cittadini pentastellati che in questi anni hanno lavorato all’interno dell’associazione non sono della stessa idea. E anzi, dopo le vittorie di Torino e Roma, e il successo generale delle ultime amministrative, c’è una corrente che vorrebbe più spazio all’interno dell’organizzazione. E non è così scontato che ciò non accada.
Tra i nomi usciti per la carica di presidente nelle varie riunioni e consulti, ci sarebbe quello di Chiara Appendino, sindaca di Torino, percepita come una “grillina moderata” rispetto a Virginia Raggi. Ma anche il “dissidente” pentastellato Pizzarotti è visto come una possibilità: il sindaco di Parma, formalmente ancora sospeso dai Cinque stelle, in questi anni si è fatto strada all’interno dell’associazione, di cui ora è vicepresidente, e potrebbe rappresentare un’area moderata mista, non del tutto sgradita anche ai grillini meno puristi.
C’è poi l’associazione Comuni virtuosi, che insieme all’associazione Borghi Autentici d’Italia e alla Rete dei Comuni solidali (che in tutto riuniscono oltre 500 piccoli comuni italiani) ha proposto una candidatura fuori dagli schemi con Ivan Stomeo, sindaco di Melpignano (Lecce), che pur appartenendo all’area democratica, è molto attento a tematiche ambientali ed energetiche, e quindi potrebbe incontrare anche il favore dei Cinque stelle. Una voce trasversale che punta a farsi spazio nella più grande e strutturata associazione dei comuni, con la proposta inoltre di un cambio di passo in generale per l’Anci, che punti alla valorizzazione delle comunità, la tutela del paesaggio, l’incentivazione della rete tra i comuni, le politiche ambientali come la riduzione dei rifiuti e la promozione di una reale integrazione sociale. Tutte le opzioni saranno messe sul tavolo il 12 ottobre e l’esito potrebbe essere inaspettato, come già avvenuto in passato, quando nel 2011 Delrio per una manciata di voti la spuntò a sorpresa sull’avversario Michele Emiliano, sindaco di Bari. La partita al momento è ancora aperta.