Un po’ tutti – Bankitalia, Istat, economisti sparsi, eccetera – pensano che il governo abbia gonfiato le previsioni di crescita per il 2017. Da adesso, però, questa non è più un’opinione scientificamente fondata, ma una dichiarazione ufficiale di un corpo dello Stato chiamato per legge a certificare quei numeri. L’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) infatti – una sorta di Autorità indipendente sui conti pubblici coordinata con enti simili esistenti in tutta Europa – ha bocciato i numeri scritti dal governo nella “Nota di aggiornamento” al Documento di economia e finanza (Def): l’analisi delle ultime stime del governo, ha detto il presidente Giuseppe Pisauro, conduce “a un esito non positivo del processo di validazione del quadro programmatico 2017 e, in particolare, delle stime di crescita del Pil per il prossimo anno, sia in termini reali che nominali. Stime, che appaiono contrassegnate da un eccesso di ottimismo”.
In sostanza, i conti messi nero su bianco da Pier Carlo Padoan e Matteo Renzi sono inventati: il Bilancio dello Stato per il 2017 è scritto sulla sabbia. Il movente è semplice: potersi permettere una manovra d’autunno con cui supportare la campagna referendaria. Il bluff, se tutto va bene, verrà scoperto solo dopo il 4 dicembre, l’unico orizzonte conosciuto a Palazzo Chigi. Una bocciatura così netta dell’Upb è peraltro un’assoluta novità dacché esiste l’Ufficio (2012) e Pisauro l’ha appena comunicata al Parlamento nell’audizione sulla Nota di aggiornamento al Def in corso in commissione Bilancio alla Camera. Domenica sera, della scelta dell’Autorità sui conti, erano stati informati preventivamente i presidenti di Camera e Senato e, soprattutto, il capo dello Stato. Le linee telefoniche tra Quirinale e Bruxelles sono infatti caldissime in questi giorni: la Commissione europea non ha preso bene le magie numeriche del governo.
Per capire il livello della contestazione, serve qualche premessa. Funziona così: nel Def c’è uno “scenario tendenziale”, che descrive come andranno le cose per l’economia italiana nel prossimo triennio, e poi ce n’è uno “programmatico”, che modifica le previsioni a seconda delle scelte di politica economica a cui il governo intende dare corso. È questo secondo scenario che l’Upb ha bocciato perché, in sostanza, Padoan e Renzi si sono inventati uno 0,4% di crescita in più per il 2017 senza alcun motivo valido. Lo scenario tendenziale del governo per l’anno prossimo prevede, infatti, il deficit al 2% e la crescita del Pil allo 0,6% (le fantasiose stime precedenti erano: 1,8% e +1,4%). L’Upb lo aveva promosso con qualche perplessità: a Bruxelles, ad esempio, ritengono che quel 2% di disavanzo pubblico già così sia una presa in giro. Solo che poi, al momento della pubblicazione della Nota di aggiornamento, arriva il magico “scenario programmatico”: il governo annuncia di volersi prendere un ulteriore 0,4% di deficit per “eventi eccezionali” (migranti e terremoto) e questo, secondo Padoan e soci, fa salire la crescita di un altro 0,4% portandola all’1% complessivo. Ovviamente più sale il Prodotto interno lordo e più facile è tenere sotto controllo deficit e debito, che vengono misurati proprio in rapporto al Pil. Peggio ancora, peraltro, il governo fa per le stime degli anni 2018 e 2019: “Significativamente fuori linea”, le definisce Pisauro.
Torniamo al 2017, l’anno su cui si gioca tutta la partita: “La crescita programmatica è superiore dello 0,3% rispetto alla media delle stime del panel Upb e dello 0,2% rispetto al valore massimo rilevato”. Com’è possibile? Semplice: il governo ritiene che persino tagliare la spesa per 8 miliardi (per rimandare di un anno l’aumento dell’Iva) farà crescere il Pil. Sostiene Pisauro: “Perplessità riguardano in particolare l’effetto marginalmente espansivo (+0,1%) della riduzione del deficit (-0,5%) necessaria per correggere parzialmente il maggior indebitamento derivante dalla disattivazione della clausola di salvaguardia (+0,9)”. In letteratura questo tipo di previsione è famosa come “austerità espansiva”, fattispecie mitologica che in Italia abbiamo imparato a conoscere dai tempi di Monti coi risultati che sappiamo. Problema: il governo, e lo scrive lui stesso, non ha affatto intenzione di fare una manovra espansiva. Il deficit 2016, infatti, dovrebbe chiudersi al 2,5% e l’anno prossimo si promette di scendere al 2,4% (2% programmatico + 0,4% di spese “emergenziali”). Dal punto di vista dei saldi finali, insomma, la manovra d’autunno sarà leggermente recessiva. Tradotto: non ha alcuna speranza di incentivare la crescita, al massimo di non causare una recessione.
Ma le magie di Renzi e Padoan non si fermano al cosiddetto “Pil reale”, quello a prezzi costanti per permettere paragoni pluriennali, ma estendono i loro trucchi anche a quello “nominale” (quello che tiene conto anche della crescita dell’inflazione) e non a caso come vedremo: “Più elevata (0,2% sulla media delle stime del panel) risulta anche la crescita nominale del Pil per il prossimo anno, variabile che ha un ruolo chiave nel determinare i rapporti di finanza pubblica”, dice Pisauro. Perché è così importante per i conti pubblici? Perché è sul Pil nominale che si calcolano il rapporto con deficit e debito.
Infine c’è il tema dell’Unione europea. La Commissione di Bruxelles dovrà decidere se – stabilito che l’Italia ha già esaurito tutta la flessibilità possibile sul deficit nel 2015 e 2016 – può prendersi dei soldi per “eventi eccezionali”, vale a dire migranti e terremoto. Anche qui c’è un giallo. Il governo scrive che farà salire il deficit di 4 decimali di Pil sopra il 2%. In soldi fa sei miliardi e mezzo scarsi, ma nel Def si parla di 7,7 miliardi, che somigliano di più a uno sforamento dello 0,5%. Secondo il presidente dell’Upb, comunque, non è detto che Bruxelles ci dia il via libera: “C’è incertezza sulla possibilità che la richiesta di considerare le spese menzionate quali connesse a eventi inconsueti, nel limite di importo di 4 decimi di Pil, sia accolta in sede europea”. Il ministro Pier Carlo Padoan, atteso domani a mezzogiorno in audizione, avrà parecchie cose da spiegare.
Economia
Def, l’Ufficio parlamentare Bilancio boccia i conti del governo: “Su crescita Pil eccesso di ottimismo”
Con una decisione senza precedenti, l'organismo guidato da Pisauro dà un "esito non positivo" alla verifica sulla nota di aggiornamento al Documento di programmazione presentato nei giorni scorsi. Punto dolente, lo 0,4% di deficit aggiuntivo legato agli interventi per il terremoto e per i migranti, che secondo l'esecutivo porterà a una crescita equivalente del Pil. I dubbi sul responso di Bruxelles
Un po’ tutti – Bankitalia, Istat, economisti sparsi, eccetera – pensano che il governo abbia gonfiato le previsioni di crescita per il 2017. Da adesso, però, questa non è più un’opinione scientificamente fondata, ma una dichiarazione ufficiale di un corpo dello Stato chiamato per legge a certificare quei numeri. L’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) infatti – una sorta di Autorità indipendente sui conti pubblici coordinata con enti simili esistenti in tutta Europa – ha bocciato i numeri scritti dal governo nella “Nota di aggiornamento” al Documento di economia e finanza (Def): l’analisi delle ultime stime del governo, ha detto il presidente Giuseppe Pisauro, conduce “a un esito non positivo del processo di validazione del quadro programmatico 2017 e, in particolare, delle stime di crescita del Pil per il prossimo anno, sia in termini reali che nominali. Stime, che appaiono contrassegnate da un eccesso di ottimismo”.
In sostanza, i conti messi nero su bianco da Pier Carlo Padoan e Matteo Renzi sono inventati: il Bilancio dello Stato per il 2017 è scritto sulla sabbia. Il movente è semplice: potersi permettere una manovra d’autunno con cui supportare la campagna referendaria. Il bluff, se tutto va bene, verrà scoperto solo dopo il 4 dicembre, l’unico orizzonte conosciuto a Palazzo Chigi. Una bocciatura così netta dell’Upb è peraltro un’assoluta novità dacché esiste l’Ufficio (2012) e Pisauro l’ha appena comunicata al Parlamento nell’audizione sulla Nota di aggiornamento al Def in corso in commissione Bilancio alla Camera. Domenica sera, della scelta dell’Autorità sui conti, erano stati informati preventivamente i presidenti di Camera e Senato e, soprattutto, il capo dello Stato. Le linee telefoniche tra Quirinale e Bruxelles sono infatti caldissime in questi giorni: la Commissione europea non ha preso bene le magie numeriche del governo.
Per capire il livello della contestazione, serve qualche premessa. Funziona così: nel Def c’è uno “scenario tendenziale”, che descrive come andranno le cose per l’economia italiana nel prossimo triennio, e poi ce n’è uno “programmatico”, che modifica le previsioni a seconda delle scelte di politica economica a cui il governo intende dare corso. È questo secondo scenario che l’Upb ha bocciato perché, in sostanza, Padoan e Renzi si sono inventati uno 0,4% di crescita in più per il 2017 senza alcun motivo valido. Lo scenario tendenziale del governo per l’anno prossimo prevede, infatti, il deficit al 2% e la crescita del Pil allo 0,6% (le fantasiose stime precedenti erano: 1,8% e +1,4%). L’Upb lo aveva promosso con qualche perplessità: a Bruxelles, ad esempio, ritengono che quel 2% di disavanzo pubblico già così sia una presa in giro. Solo che poi, al momento della pubblicazione della Nota di aggiornamento, arriva il magico “scenario programmatico”: il governo annuncia di volersi prendere un ulteriore 0,4% di deficit per “eventi eccezionali” (migranti e terremoto) e questo, secondo Padoan e soci, fa salire la crescita di un altro 0,4% portandola all’1% complessivo. Ovviamente più sale il Prodotto interno lordo e più facile è tenere sotto controllo deficit e debito, che vengono misurati proprio in rapporto al Pil. Peggio ancora, peraltro, il governo fa per le stime degli anni 2018 e 2019: “Significativamente fuori linea”, le definisce Pisauro.
Torniamo al 2017, l’anno su cui si gioca tutta la partita: “La crescita programmatica è superiore dello 0,3% rispetto alla media delle stime del panel Upb e dello 0,2% rispetto al valore massimo rilevato”. Com’è possibile? Semplice: il governo ritiene che persino tagliare la spesa per 8 miliardi (per rimandare di un anno l’aumento dell’Iva) farà crescere il Pil. Sostiene Pisauro: “Perplessità riguardano in particolare l’effetto marginalmente espansivo (+0,1%) della riduzione del deficit (-0,5%) necessaria per correggere parzialmente il maggior indebitamento derivante dalla disattivazione della clausola di salvaguardia (+0,9)”. In letteratura questo tipo di previsione è famosa come “austerità espansiva”, fattispecie mitologica che in Italia abbiamo imparato a conoscere dai tempi di Monti coi risultati che sappiamo. Problema: il governo, e lo scrive lui stesso, non ha affatto intenzione di fare una manovra espansiva. Il deficit 2016, infatti, dovrebbe chiudersi al 2,5% e l’anno prossimo si promette di scendere al 2,4% (2% programmatico + 0,4% di spese “emergenziali”). Dal punto di vista dei saldi finali, insomma, la manovra d’autunno sarà leggermente recessiva. Tradotto: non ha alcuna speranza di incentivare la crescita, al massimo di non causare una recessione.
Ma le magie di Renzi e Padoan non si fermano al cosiddetto “Pil reale”, quello a prezzi costanti per permettere paragoni pluriennali, ma estendono i loro trucchi anche a quello “nominale” (quello che tiene conto anche della crescita dell’inflazione) e non a caso come vedremo: “Più elevata (0,2% sulla media delle stime del panel) risulta anche la crescita nominale del Pil per il prossimo anno, variabile che ha un ruolo chiave nel determinare i rapporti di finanza pubblica”, dice Pisauro. Perché è così importante per i conti pubblici? Perché è sul Pil nominale che si calcolano il rapporto con deficit e debito.
Infine c’è il tema dell’Unione europea. La Commissione di Bruxelles dovrà decidere se – stabilito che l’Italia ha già esaurito tutta la flessibilità possibile sul deficit nel 2015 e 2016 – può prendersi dei soldi per “eventi eccezionali”, vale a dire migranti e terremoto. Anche qui c’è un giallo. Il governo scrive che farà salire il deficit di 4 decimali di Pil sopra il 2%. In soldi fa sei miliardi e mezzo scarsi, ma nel Def si parla di 7,7 miliardi, che somigliano di più a uno sforamento dello 0,5%. Secondo il presidente dell’Upb, comunque, non è detto che Bruxelles ci dia il via libera: “C’è incertezza sulla possibilità che la richiesta di considerare le spese menzionate quali connesse a eventi inconsueti, nel limite di importo di 4 decimi di Pil, sia accolta in sede europea”. Il ministro Pier Carlo Padoan, atteso domani a mezzogiorno in audizione, avrà parecchie cose da spiegare.
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Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Il Segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato alla Cbs che ci sarà un aumento dei casi di detenzione simili a quello del manifestante filo-palestinese Mahmoud Khalil. "Ogni giorno, ormai - ha aggiunto - approviamo revoche di visti e anche di Green Card".
"Devi fare certe dichiarazioni", ha spiegato a proposito dei non cittadini che arrivano negli Stati Uniti. "Se ci dici, quando fai domanda per un visto, che stai arrivando negli Stati Uniti per partecipare a eventi pro-Hamas che vanno contro gli interessi della politica estera... Se ci avessi detto che lo avresti fatto, non ti avremmo mai dato il visto".
Beirut, 16 mar. (Adnkronos) - Hezbollah ha condannato in una dichiarazione gli attacchi americani contro obiettivi Houthi nello Yemen. "Affermiamo la nostra piena solidarietà nei confronti del coraggioso Yemen e chiediamo a tutti i popoli liberi del mondo e a tutte le forze di resistenza nella nostra regione e nel mondo di unirsi per contrastare il progetto sionista americano contro i popoli della nostra nazione", ha scritto in una nota il Partito di Dio.
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi americani in Yemen sono "un avvertimento per gli Houthi e per tutti i terroristi". Lo ha detto a Fox News il vice inviato degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Morgan Ortagus, sottolineando che "questa non è l'amministrazione Biden. Se colpisci gli Stati Uniti, il presidente Trump risponderà. Il presidente Trump sta ripristinando la leadership e la deterrenza americana in Medio Oriente".
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Steve Witkoff, ha definito "inaccettabili" le ultime richieste di Hamas in merito al cessate il fuoco a Gaza. Riferendosi alla conferenza del Cairo di inizio mese, l'inviato statunitense per il Medio Oriente ha detto alla Cnn di aver "trascorso quasi sette ore e mezza al summit arabo, dove abbiamo avuto conversazioni davvero positive, che descriverei come un punto di svolta, se non fosse stato per la risposta di Hamas".
Hamas avrebbe insistito affinché i negoziati per un cessate il fuoco permanente iniziassero lo stesso giorno del prossimo rilascio di ostaggi e prigionieri palestinesi. Secondo Al Jazeera, Hamas ha anche chiesto che, una volta approvato l'accordo, i valichi di frontiera verso Gaza venissero aperti, consentendo l'ingresso degli aiuti umanitari prima del rilascio di Edan Alexander e dei corpi di quattro ostaggi. Inoltre, il gruppo ha chiesto la rimozione dei posti di blocco lungo il corridoio di Netzarim e l'ingresso senza restrizioni per i residenti di Gaza che tornano dall'estero attraverso il valico di Rafah.
"Abbiamo trascorso parecchio tempo a parlare di una proposta di ponte che avrebbe visto il rilascio di cinque ostaggi vivi, tra cui Edan Alexander, e anche, tra l'altro, il rilascio di un numero considerevole di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane", ha detto Witkoff. "Pensavo che la proposta fosse convincente: gli israeliani ne erano stati informati e avvisati in anticipo". "C'è un'opportunità per Hamas, ma si sta esaurendo rapidamente", ha continuato Witkoff. " Con quello che è successo ieri con gli Houthi, ciò che è successo con il nostro ordine di attacco, incoraggerei Hamas a diventare molto più ragionevole di quanto non sia stato finora".
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano ha scoperto un nascondiglio di armi nel campo profughi di Nur Shams, fuori Tulkarem, nella Cisgiordania settentrionale. Lo ha reso noto l'Idf, precisando che sono state rinvenute diverse borse contenenti armi, una delle quali conteneva anche un giubbotto con la scritta 'Unrwa'. Le armi confiscate sono state consegnate alle forze di sicurezza per ulteriori indagini.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un missile lanciato dagli Houthi è caduto a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai. Lo ha riferito la radio dell'esercito israeliano, aggiungendo che l'Idf sta indagando per stabilire se il missile fosse diretto contro Israele.
Passo del Tonale, 15 mar.(Adnkronos) - Che l’aspetto competitivo fosse tornato ad essere il cuore pulsante di questa quinta edizione della Coppa delle Alpi era cosa già nota. Ai piloti il merito di aver offerto una gara esaltante, che nella tappa di oggi ha visto Alberto Aliverti e Francesco Polini, sulla loro 508 C del 1937, prendersi il primo posto in classifica scalzando i rivali Matteo Belotti e Ingrid Plebani, secondi al traguardo sulla Bugatti T 37 A del 1927. Terzi classificati Francesco e Giuseppe Di Pietra, sempre su Fiat 508 C, ma del 1938. La neve, del resto, è stata una compagna apprezzatissima di questa edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo forse a rendere ancor più sfidante e autentica la rievocazione della gara di velocità che nel 1921 vide un gruppo di audaci piloti percorrere 2300 chilometri fra le insidie del territorio alpino, spingendo i piloti a sfoderare lo spirito audace che rappresenta la vera essenza della Freccia Rossa.
Nel pomeriggio di oggi, dalla ripartenza dopo la sosta per il pranzo a Baselga di Piné, una pioggia battente ha continuato a scendere fino all’arrivo sul Passo del Tonale, dove si è trasformata in neve. Neve che è scesa copiosa anche in occasione del primo arrivo di tappa a St. Moritz e ieri mattina, sul Passo del Fuorn. Al termine di circa 880 chilometri attraverso i confini di Italia, Svizzera e Austria, i 40 equipaggi in gara hanno finalmente tagliato il traguardo alle 17:30 di oggi pomeriggio all’ingresso della Pista Ghiaccio Val di Sole, dove hanno effettuato il tredicesimo ed ultimo Controllo Orario della manifestazione.
L’ultimo atto sportivo dell’evento è stato il giro nel circuito, all’interno del quale le vetture si sono misurate in una serie di tre Prove Cronometrate sulla neve fresca valide per il Trofeo Ponte di Legno, vinto da Francesco e Giuseppe Di Pietra. L’altro trofeo speciale, il Trofeo Città di Brescia, ovvero la sfida 1 vs 1 ad eliminazione diretta di mercoledì sera in Piazza Vittoria, era stato anch’esso vinto da Aliverti-Polini.