Quella di Stefano Cucchi fu una “morte improvvisa ed inaspettata per epilessia in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale, in trattamento con farmaci anti-epilettici”. E’ l’ipotesi “dotata di maggiore forza ed attendibilità” adottata dai periti incaricati dal gip di Roma dell’esame tecnico-scientifico per accertare la natura, l’entità e l’effettiva portata delle lesioni patite da Stefano Cucchi, morto a 32 anni il 22 ottobre 2009 all’ospedale Pertini di Roma, una settimana dopo l’arresto per detenzione di droga. Questa nuova inchiesta coinvolge i 5 carabinieri che la sera dell’arresto ebbero in consegna Cucchi: sono indagati Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Francesco Tedesco per lesioni personali aggravate e abuso d’autorità, e Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini per falsa testimonianza. Nicolardi risponde anche di false informazioni al pm. I consulenti del giudice aggiungono che le lesioni “non possono essere considerate correlabili causalmente o concausalmente, direttamente o indirettamente anche in modo non esclusivo, con l’evento morte“.
L’atto istruttorio (che si compone di 250 pagine) è stato oggi depositato dal collegio nominato in sede d’incidente probatorio dal gip Elvira Tamburelli. E’ composto dai professori Francesco Introna (Istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari) e Franco Dammacco (Clinico medico emerito dell’Università di Bari), e dai dottori Cosma Andreula (neuroradiologo Anthea Hospital di Bari) e Vincenzo D’Angelo (neurochirurgo della Casa “Sollievo della sofferenza” di San Giovanni Rotondo).
Ma a rispondere, anche nel merito, è la sorella di Stefano, Ilaria Cucchi che dice che, secondo la relazione dei medici, non solo la perizia riconosce le fratture, ma che l’epilessia è “priva di riscontri oggettivi“. “Il perito Introna – aggiunge la Cucchi – tenta di scrivere la sentenza finale del processo per i responsabili del violentissimo pestaggio a mio fratello”. Eppure, secondo la sorella di Stefano, “dopo aver riconosciuto tutte le evidenze cliniche da sempre dai nostri medici legali evidenziate, riconosce il ruolo del globo vescicale come causa di morte in conseguenza delle fratture. A pagina 195 descrive compiutamente ‘un’intensa stimolazione vagale produce brachicardia giunzionale’, che ovviamente è conseguenza delle fratture, e poi della morte”.
I periti: “Ipotesi più attendibile, vera causa ignota”
Seppure i periti indicano l’epilessia come possibile causa prevalente sottolineano anche “di poter concludere che allo stato attuale non è possibile formulare alcuna causa di morte, stante la riscontrata carenza documentale”. “Tutte le cause prospettate in atti non trovano, a nostro avviso, pieno soddisfacimento per poter giustificare la morte del sig. Stefano Cucchi”, aggiungono i periti. Il prossimo 18 ottobre ci sarà l’udienza dell’incidente probatorio davanti al gip, nel corso della quale periti e consulenti si confronteranno in aula.
Benché, in base alla ricostruzione dei fatti, i dati raccolti “non consentono di formulare certezze sulla(e) causa(e) di morte”, per i periti guidati dal professor Introna, due sarebbero le ipotesi prospettabili: una riconducibile all’epilessia e l’altra alla frattura alla vertebra sacrale. La prima, per i periti più attendibile, “è rappresentata da una morte improvvisa ed inaspettata per epilessia” per la quale “la tossicodipendenza di vecchia data può aver svolto un ruolo causale favorente per le interferenze con gli stessi farmaci antiepilettici, alterandone l’efficacia e abbassando la soglia epilettogena”. E, “analogamente, concausa favorente può essere considerata la condizione di severa inanizione” che avrebbe avuto Cucchi. La seconda ipotesi “è correlata con la recente frattura traumatica di S4 associata a lesione delle radici posteriori del nervo sacrale“. Queste due ipotesi, per i periti sarebbero “entrambe possibili“, ma “la prima, a nostro avviso, dotata di maggiore forza ed attendibilità nei confronti della seconda”.
Ilaria Cucchi: “Ma periti dicono che epilessia priva di riscontri”
Secondo Ilaria Cucchi “il perito Introna tenta di scrivere la sentenza finale del processo per i responsabili del violentissimo pestaggio a mio fratello”. “Il perito Introna – continua la Cucchi – dice in buona sostanza che coloro che lo hanno violentemente pestato rompendogli la schiena in più punti non sono responsabili della sua morte per il fatto che il terribile globo vescicale che ha fermato il suo cuore non si sarebbe formato se non ci fosse stata la responsabilità degli infermieri“. Invece, aggiunge la sorella di Stefano, “gli unici dati oggettivi scientifici che la perizia riconosce sono: il riconoscimento della duplice frattura della colonna e del globo vescicale che ha fermato il cuore. Con una perizia così ora sappiamo che finalmente abbiamo ottime possibilità di vedere processati gli indagati per omicidio preterintenzionale. Con buona pace dei medici e degli infermieri che vengono continuamente assolti”.
Ma la Cucchi insiste mettendo in contraddizione le due ipotesi proposte dal collegio dei periti. Da una parte l’epilessia “che se in un primo momento viene ritenuta forse più probabile, nelle conclusioni la definisce ‘priva di riscontri oggettivi”. Dall’altra parte “riconosce il ruolo del globo vescicale come causa di morte in conseguenza delle fratture. A pagina 195 descrive compiutamente ‘un’intensa stimolazione vagale produce brachicardia giunzionale‘, che ovviamente è conseguenza delle fratture, e poi della morte”.
Il legale: “Chiederemo l’archiviazione”
Eugenio Pini, avvocato di uno dei carabinieri indagati, ha annunciato che chiederà l’archiviazione. “Premesso l’estraneità del mio assistito e degli altri appartenenti all’Arma alle lesioni che Stefano Cucchi aveva e delle quali s’ignorano le cause, quanto da noi sostenuto in sede d’incidente probatorio è stato confortato e confermato alla perizia disposta dal gip”.
Il Coisp: “Non fu pestaggio, i familiari si scusino”
Secondo Franco Maccari, segretario generale del Coisp, un sindacato di polizia, tutto questo significa che “Cucchi non è morto per un presunto pestaggio” e questo conferma, dice Maccari, “la vergognosa montatura mediatico-giudiziaria che per anni è servita a gettare fango su tutte le forze dell’ordine”. Per questo “aspettiamo le scuse da parte di tutti coloro che – familiari, giornalisti, politici e quant’altro – che hanno sposato ad occhi chiusi la tesi dell’uccisione dell’uomo”.
Una richiesta alla quale si unisce anche Donato Capece, il segretario del Sappe: “Noi riteniamo, una volta di più, che tutti coloro che formularono, mediaticamente e politicamente, accuse false e affrettate contro appartenenti al corpo di Polizia penitenziaria, senza peraltro avere alcuna prova che pure non poteva esserci, debbano farsi un serio esame di coscienza e avere la dignità di domandare scusa”.
Gli altri processi, dal funzionario ai medici (assolti)
E’ l’ennesimo capitolo giudiziario di una storia che – intrecciata al dibattito politico – ha innumerevoli e diversi rivoli. Uno ha vissuto un altro sviluppo proprio ieri, quando ieri il procuratore generale della Corte di Cassazione aveva proposto ricorso contro l’assoluzione di Claudio Marchiandi, funzionario del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria che nel maggio scorso era stato assolto in appello. In primo grado il funzionario aveva chiesto di essere giudicato col rito abbreviato per difendersi dalle accuse di falso, favoreggiamento e abuso d’ufficio. La Procura gli contesta di avere concorso alla falsa rappresentazione delle reali condizioni di Cucchi per consentire il suo ricovero in ospedale, di avere abusato del suo ufficio redigendo personalmente in ospedale in orario extra-lavorativo la richiesta di disponibilità del posto letto e di avere aiutato gli agenti della Penitenziaria a eludere le investigazioni.
In primo grado Marchiandi fu condannato a due anni di reclusione in primo grado, e poi assolto in appello; successivamente, però, la Cassazione ritenne esistenti vizi in alcuni passaggi della sentenza assolutoria e dispose un nuovo processo che si concluse con la conferma dell’assoluzione. Adesso, la procura generale di Roma ha deciso per una nuova impugnativa. Dieci pagine di ricorso per sostenere la richiesta di annullamento della sentenza impugnata con rinvio a un’altra sezione della Corte d’appello.
Poi c’è il processo principale, quello ai 5 medici che ebbero in cura Cucchi. Sono stati tutti assolti in appello nel luglio scorso. I giudici anche in quel caso erano stati chiamati a rivalutare il caso dopo che lo avevano già rinviato una prima volta alla Corte d’appello.
La storia, dall’inchiesta al processo
Inizialmente la storia processuale vide l’iniziale iscrizione nel registro degli indagati di 12 persone: sei medici, tre infermieri e tre agenti della penitenziaria. Le accuse andavano a vario titolo dall’abbandono d’incapace all’abuso d’ufficio, dal favoreggiamento al falso, fino alle lesioni e all’abuso di autorità. La tesi accusatoria fu che Cucchi era stato “pestato” nelle celle del tribunale, in ospedale erano state ignorate le sue richieste e addirittura era stato abbandonato e lasciato morire di fame e sete. Da lì si arrivò a un processo lungo e impegnativo, con decine di consulenze, una maxi-perizia, l’audizione di quasi 150 testimoni. E dopo due anni la sentenza: condanna solo dei medici, ma per omicidio colposo; assoluzione di infermieri e agenti della penitenziaria. Il passaggio successivo fu il processo d’appello, con un’altra verità: medici tutti assolti “perché il fatto non sussiste” con la formula che richiama la vecchia insufficienza di prove.
Ma la storia fu riaperta dalla Cassazione che decise di cancellare parzialmente quella sentenza, ritenendo non convincenti le motivazioni dell’assoluzione dei 5 medici. Da qui un nuovo processo d’appello, finito in estate appunto. E, come detto, anche in quel caso finì con tutti gli imputati mandati assolti.
Giustizia & Impunità
Stefano Cucchi, i periti del giudice: “Fu una morte improvvisa per epilessia. Le lesioni non sono correlabili con decesso”
Depositate le conclusioni dei consulenti nominati dal gip nell'inchiesta bis che vede indagati i carabinieri. I consulenti scrivono: "Ipotesi più attendibile, ma impossibile formulare alcuna causa: documenti carenti". Il sindacato di polizia Coisp: "Ora i familiari chiedano scusa". La sorella Ilaria: "Le cause furono le fratture. Avremo un processo per omicidio"
Quella di Stefano Cucchi fu una “morte improvvisa ed inaspettata per epilessia in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale, in trattamento con farmaci anti-epilettici”. E’ l’ipotesi “dotata di maggiore forza ed attendibilità” adottata dai periti incaricati dal gip di Roma dell’esame tecnico-scientifico per accertare la natura, l’entità e l’effettiva portata delle lesioni patite da Stefano Cucchi, morto a 32 anni il 22 ottobre 2009 all’ospedale Pertini di Roma, una settimana dopo l’arresto per detenzione di droga. Questa nuova inchiesta coinvolge i 5 carabinieri che la sera dell’arresto ebbero in consegna Cucchi: sono indagati Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Francesco Tedesco per lesioni personali aggravate e abuso d’autorità, e Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini per falsa testimonianza. Nicolardi risponde anche di false informazioni al pm. I consulenti del giudice aggiungono che le lesioni “non possono essere considerate correlabili causalmente o concausalmente, direttamente o indirettamente anche in modo non esclusivo, con l’evento morte“.
L’atto istruttorio (che si compone di 250 pagine) è stato oggi depositato dal collegio nominato in sede d’incidente probatorio dal gip Elvira Tamburelli. E’ composto dai professori Francesco Introna (Istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari) e Franco Dammacco (Clinico medico emerito dell’Università di Bari), e dai dottori Cosma Andreula (neuroradiologo Anthea Hospital di Bari) e Vincenzo D’Angelo (neurochirurgo della Casa “Sollievo della sofferenza” di San Giovanni Rotondo).
Ma a rispondere, anche nel merito, è la sorella di Stefano, Ilaria Cucchi che dice che, secondo la relazione dei medici, non solo la perizia riconosce le fratture, ma che l’epilessia è “priva di riscontri oggettivi“. “Il perito Introna – aggiunge la Cucchi – tenta di scrivere la sentenza finale del processo per i responsabili del violentissimo pestaggio a mio fratello”. Eppure, secondo la sorella di Stefano, “dopo aver riconosciuto tutte le evidenze cliniche da sempre dai nostri medici legali evidenziate, riconosce il ruolo del globo vescicale come causa di morte in conseguenza delle fratture. A pagina 195 descrive compiutamente ‘un’intensa stimolazione vagale produce brachicardia giunzionale’, che ovviamente è conseguenza delle fratture, e poi della morte”.
I periti: “Ipotesi più attendibile, vera causa ignota”
Seppure i periti indicano l’epilessia come possibile causa prevalente sottolineano anche “di poter concludere che allo stato attuale non è possibile formulare alcuna causa di morte, stante la riscontrata carenza documentale”. “Tutte le cause prospettate in atti non trovano, a nostro avviso, pieno soddisfacimento per poter giustificare la morte del sig. Stefano Cucchi”, aggiungono i periti. Il prossimo 18 ottobre ci sarà l’udienza dell’incidente probatorio davanti al gip, nel corso della quale periti e consulenti si confronteranno in aula.
Benché, in base alla ricostruzione dei fatti, i dati raccolti “non consentono di formulare certezze sulla(e) causa(e) di morte”, per i periti guidati dal professor Introna, due sarebbero le ipotesi prospettabili: una riconducibile all’epilessia e l’altra alla frattura alla vertebra sacrale. La prima, per i periti più attendibile, “è rappresentata da una morte improvvisa ed inaspettata per epilessia” per la quale “la tossicodipendenza di vecchia data può aver svolto un ruolo causale favorente per le interferenze con gli stessi farmaci antiepilettici, alterandone l’efficacia e abbassando la soglia epilettogena”. E, “analogamente, concausa favorente può essere considerata la condizione di severa inanizione” che avrebbe avuto Cucchi. La seconda ipotesi “è correlata con la recente frattura traumatica di S4 associata a lesione delle radici posteriori del nervo sacrale“. Queste due ipotesi, per i periti sarebbero “entrambe possibili“, ma “la prima, a nostro avviso, dotata di maggiore forza ed attendibilità nei confronti della seconda”.
Ilaria Cucchi: “Ma periti dicono che epilessia priva di riscontri”
Secondo Ilaria Cucchi “il perito Introna tenta di scrivere la sentenza finale del processo per i responsabili del violentissimo pestaggio a mio fratello”. “Il perito Introna – continua la Cucchi – dice in buona sostanza che coloro che lo hanno violentemente pestato rompendogli la schiena in più punti non sono responsabili della sua morte per il fatto che il terribile globo vescicale che ha fermato il suo cuore non si sarebbe formato se non ci fosse stata la responsabilità degli infermieri“. Invece, aggiunge la sorella di Stefano, “gli unici dati oggettivi scientifici che la perizia riconosce sono: il riconoscimento della duplice frattura della colonna e del globo vescicale che ha fermato il cuore. Con una perizia così ora sappiamo che finalmente abbiamo ottime possibilità di vedere processati gli indagati per omicidio preterintenzionale. Con buona pace dei medici e degli infermieri che vengono continuamente assolti”.
Ma la Cucchi insiste mettendo in contraddizione le due ipotesi proposte dal collegio dei periti. Da una parte l’epilessia “che se in un primo momento viene ritenuta forse più probabile, nelle conclusioni la definisce ‘priva di riscontri oggettivi”. Dall’altra parte “riconosce il ruolo del globo vescicale come causa di morte in conseguenza delle fratture. A pagina 195 descrive compiutamente ‘un’intensa stimolazione vagale produce brachicardia giunzionale‘, che ovviamente è conseguenza delle fratture, e poi della morte”.
Il legale: “Chiederemo l’archiviazione”
Eugenio Pini, avvocato di uno dei carabinieri indagati, ha annunciato che chiederà l’archiviazione. “Premesso l’estraneità del mio assistito e degli altri appartenenti all’Arma alle lesioni che Stefano Cucchi aveva e delle quali s’ignorano le cause, quanto da noi sostenuto in sede d’incidente probatorio è stato confortato e confermato alla perizia disposta dal gip”.
Il Coisp: “Non fu pestaggio, i familiari si scusino”
Secondo Franco Maccari, segretario generale del Coisp, un sindacato di polizia, tutto questo significa che “Cucchi non è morto per un presunto pestaggio” e questo conferma, dice Maccari, “la vergognosa montatura mediatico-giudiziaria che per anni è servita a gettare fango su tutte le forze dell’ordine”. Per questo “aspettiamo le scuse da parte di tutti coloro che – familiari, giornalisti, politici e quant’altro – che hanno sposato ad occhi chiusi la tesi dell’uccisione dell’uomo”.
Una richiesta alla quale si unisce anche Donato Capece, il segretario del Sappe: “Noi riteniamo, una volta di più, che tutti coloro che formularono, mediaticamente e politicamente, accuse false e affrettate contro appartenenti al corpo di Polizia penitenziaria, senza peraltro avere alcuna prova che pure non poteva esserci, debbano farsi un serio esame di coscienza e avere la dignità di domandare scusa”.
Gli altri processi, dal funzionario ai medici (assolti)
E’ l’ennesimo capitolo giudiziario di una storia che – intrecciata al dibattito politico – ha innumerevoli e diversi rivoli. Uno ha vissuto un altro sviluppo proprio ieri, quando ieri il procuratore generale della Corte di Cassazione aveva proposto ricorso contro l’assoluzione di Claudio Marchiandi, funzionario del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria che nel maggio scorso era stato assolto in appello. In primo grado il funzionario aveva chiesto di essere giudicato col rito abbreviato per difendersi dalle accuse di falso, favoreggiamento e abuso d’ufficio. La Procura gli contesta di avere concorso alla falsa rappresentazione delle reali condizioni di Cucchi per consentire il suo ricovero in ospedale, di avere abusato del suo ufficio redigendo personalmente in ospedale in orario extra-lavorativo la richiesta di disponibilità del posto letto e di avere aiutato gli agenti della Penitenziaria a eludere le investigazioni.
In primo grado Marchiandi fu condannato a due anni di reclusione in primo grado, e poi assolto in appello; successivamente, però, la Cassazione ritenne esistenti vizi in alcuni passaggi della sentenza assolutoria e dispose un nuovo processo che si concluse con la conferma dell’assoluzione. Adesso, la procura generale di Roma ha deciso per una nuova impugnativa. Dieci pagine di ricorso per sostenere la richiesta di annullamento della sentenza impugnata con rinvio a un’altra sezione della Corte d’appello.
Poi c’è il processo principale, quello ai 5 medici che ebbero in cura Cucchi. Sono stati tutti assolti in appello nel luglio scorso. I giudici anche in quel caso erano stati chiamati a rivalutare il caso dopo che lo avevano già rinviato una prima volta alla Corte d’appello.
La storia, dall’inchiesta al processo
Inizialmente la storia processuale vide l’iniziale iscrizione nel registro degli indagati di 12 persone: sei medici, tre infermieri e tre agenti della penitenziaria. Le accuse andavano a vario titolo dall’abbandono d’incapace all’abuso d’ufficio, dal favoreggiamento al falso, fino alle lesioni e all’abuso di autorità. La tesi accusatoria fu che Cucchi era stato “pestato” nelle celle del tribunale, in ospedale erano state ignorate le sue richieste e addirittura era stato abbandonato e lasciato morire di fame e sete. Da lì si arrivò a un processo lungo e impegnativo, con decine di consulenze, una maxi-perizia, l’audizione di quasi 150 testimoni. E dopo due anni la sentenza: condanna solo dei medici, ma per omicidio colposo; assoluzione di infermieri e agenti della penitenziaria. Il passaggio successivo fu il processo d’appello, con un’altra verità: medici tutti assolti “perché il fatto non sussiste” con la formula che richiama la vecchia insufficienza di prove.
Ma la storia fu riaperta dalla Cassazione che decise di cancellare parzialmente quella sentenza, ritenendo non convincenti le motivazioni dell’assoluzione dei 5 medici. Da qui un nuovo processo d’appello, finito in estate appunto. E, come detto, anche in quel caso finì con tutti gli imputati mandati assolti.
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Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Io sono un artista libero, non mi sono mai schierato politicamente". Così Simone Cristicchi, ospite a 'Maschio Selvaggio' su Rai Radio 2, risponde alla conduttrice Nunzia De Girolamo quando fa notare al cantautore romano come la canzone sanremese 'Quando sarai piccola' sia piaciuta tanto a Elly Schlein quanto a Giorgia Meloni.
"Si tende sempre a identificare gli artisti politicamente, la musica invece non ha fazioni, non ha colori. Devo dire che tu hai messo insieme la destra e la sinistra", ha detto De Girolamo al cantautore arrivato quinto nella classifica finale. "Questo mi fa sorridere - ha confessato Cristicchi - sono molto contento di questo apprezzamento bipartisan, o anche super partes, che ha generato la mia canzone. Io sono sempre stato un artista libero, non mi sono mai schierato politicamente, proprio perché volevo che la mia musica e la mia arte potesse arrivare a tutti ed è giusto che sia così".
"Ovviamente ho le mie idee, come tutti, non le rinnego e non mi vergogno di esternarle quando è il momento e quando ho voglia, però - ha concluso il cantautore - sono veramente contento di aver fatto questa canzone che sia piaciuta più o meno a tutti".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il caro bollette è un problema sempre più grave, che non possiamo più far finta di non vedere. Paghiamo le bollette più care d’Europa, che a sua volta paga le bollette più alte tra i competitor internazionali. Siamo i più tartassati tra i tartassati, con un evidente danno alla competitività delle imprese e al potere di acquisto delle famiglie. I lavoratori, in particolare, pagano questi aumenti tre volte: la prima in casa quando arriva la bolletta, la seconda perché le aziende devono metterli in cassa integrazione poiché con l’energia alle stelle perdono produttività, la terza perché l’energia spinge a rialzo l’inflazione e i prodotti nel carrello della spesa costano di più". Lo dice Annalisa Corrado della segreteria del Partito Democratico.
"Agire è possibile e doveroso. Possiamo farlo subito, a partire dalla protezione dei soggetti vulnerabili, oltre 3 milioni e mezzo di utenti, per il quali il governo vuole bandire aste che sarebbero una iattura. Bisogna fermarle immediatamente e riformare piuttosto l’acquirente unico, che al momento gestisce il servizio di tutela della vulnerabilità, perché possa tornare a stipulare i contratti pluriennali di acquisto, agendo come vero e proprio gruppo d’acquisto".
"È necessario inoltre agire ad ogni livello possibile per disaccoppiare il prezzo dell’energia da quello del gas: occorre lavorare ad una riforma europea dei mercati, scenario non immediato, agendo però contemporaneamente ed immediatamente per un “disaccoppiamento di fatto”, come quello che si potrebbe attuare supportando i contratti pluriennali con i produttori di energia da fonti rinnovabili (PPA, Power purchase agreement). Dovremmo prendere esempio dalla Spagna di Sanchez, inoltre, che ha imposto un tetto al prezzo del gas, ottenendo risultati brillanti che hanno trainato la ripresa d’industria ed economia. Dobbiamo fare di più e meglio per la transizione energetica per liberarci dalla dipendenza del gas: oltre ad insistere su sufficienza energetica ed elettrificazione dei consumi, dobbiamo agire ad ogni livello perché la quota di energia da fonti rinnovabili nel nostro mix di produzione cresca: questo è l’unico modo strutturale di far penetrare il beneficio in bolletta del basso costo delle energie pulite".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - “Allarmano e inquietano gli atti violenti rivolti in questi giorni contro le Forze dell’Ordine, a loro va la nostra piena solidarietà”. Lo dichiara la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi dopo gli incendi dolosi che hanno coinvolto questa mattina il commissariato e la Polstrada di Albano Laziale e nei giorni scorsi il comando della Compagnia dei carabinieri di Castel Gandolfo.
“Auguriamo agli agenti intossicati una pronta guarigione. Nell’attesa che sia fatta chiarezza sulle dinamiche e che i responsabili siano consegnati alla giustizia, non possiamo che schierarci senza indugio al fianco di chi ogni giorno si impegna per la sicurezza delle cittadine e dei cittadini”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Le bollette energetiche di famiglie e imprese sono alle stelle. Meloni ha fischiettato per mesi, ignorando anche le nostre proposte. E oggi annuncia il rinvio di un Cdm promesso ormai due settimane fa. Non avevano detto di essere 'pronti'?". Lo ha scritto sui social Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Tutto quello che ha a che fare con le emergenze vere di cittadini, famiglie, imprese passa in secondo piano nell’agenda del governo Meloni. Così è stato ed è per le liste d’attesa e per il diritto alla salute negato a milioni di concittadini, così è per il caro-bollette che da troppi mesi penalizza le aziende italiane e mette in ginocchio le fasce sociali più disagiate". Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e Sanità nella segreteria del Partito Democratico.
"Oggi la segretaria del Pd Elly Schlein ha presentato proposte molto chiare e concrete, che raccolgono peraltro l’interesse di imprenditori e associazioni degli utenti. Il Cdm sul problema del caro energia pare invece che slitti a venerdì. La presidente Meloni ne approfitti per raccogliere le nostre proposte sul disaccoppiamento del prezzo dell’energia da quello del gas e sull’Acquirente unico".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - La lotta alle mafie andrebbe portata avanti "in maniera trasversale. Ma non stiamo vedendo disponibilità all'ascolto e al lavoro comune da parte di questa destra". Lo ha detto Elly Schlein al seminario sulla legalità al Nazareno. "Noi continueremo a fare da pungolo costante, il messaggio che deve arrivare chiaro alle nuove generazioni è che la mafia è un male, e un freno al nostro Paese. Il Pd oggi più che mai è intenzionato a portare avanti questo lavoro con determinazione, mano nella mano con le realtà che affrontano il problema ogni giorno e ne sanno certamente più di noi".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - Nel contrasto alle mafie "il ruolo delle forze dell'ordine e della magistratura è fondamentale. Noi riconosciamo e sosteniamo il lavoro quotidiano delle forze dell'ordine. Vanno sostenute le forze dell'ordine, come la magistratura, che invece vediamo attaccata tutti i giorni da chi governa". Lo ha detto Elly Schlein al seminario sulla legalità al Nazareno.