Come una marca di patatine, un’acqua minerale o una catena di supermercati. Solo che l’ultimo sponsor “premium” della Nazionale di calcio è Intralot, gruppo mondiale delle scommesse. Una novità che ha fatto alzare la voce anche alla politica, con i senatori del Pd Franco Mirabelli e Stefano Vaccari che invitano al dietrofont e parlano di accordo inaccettabile. Dopo l’invasione sulle maglie di squadre italiane ed estere, ora le scommesse sbarcano anche a Coverciano. E la ludopatia? Non è un problema secondo la Figc. Nel presentare l’accordo con Intralot – leader del betting recentemente entrato in Gamenet, società tra i maggiori concessionari di gioco in Italia e sfiorata in passato da inchieste su gioco illegale e antiriciclaggio – le parole del direttore generale della Federcalcio Michele Uva e del numero uno Carlo Tavecchio sono state infatti di segno diametralmente opposto, incensando il nuovo sponsor come un veicolo per contrastare il fenomeno.

“È un marchio con cui abbiamo trovato subito affinità di valori, con l’intenzione di creare un percorso socio-educativo per combattere la ludopatia – ha spiegato Uva – Intralot ha dimostrato sensibilità su questi aspetti e la nostra partnership sarà un terreno comune dove potranno essere svolte attività contigue”. Spiegate, a grandi linee, da Tavecchio: “Una parte fondamentale dell’accordo prevede l’impegno in attività sociali, rafforzando così il lavoro della Federcalcio nella promozione della cultura della legalità e per la diffusione di comportamenti consapevoli all’interno del mondo del calcio”.

Quali attività sociali? Non pare esserci molta chiarezza anche in Figc. Ufficialmente la federazione non commenta, ma alcuni dettagli filtrano anche se “nulla è ancora stato definito”. Una parte del ricavato della sponsorizzazione potrebbe essere investito in progetti come materiali informativi sul gioco responsabile da distribuire nei settori giovanili o campagne di prevenzione della ludopatia e dell’illegalità che possono colpire il mondo del calcio e del gioco. Valori, dice la Federcalcio, “autenticamente condivisi” da Intralot “nella convinzione che lo sport sia il modo migliore per parlare a tutti gli italiani e costruire una cultura del gioco consapevole e responsabile”.

Non la pensano allo stesso modo i senatori Vaccari e Mirabelli, rispettivamente capogruppo del Pd in Commissione antimafia, nonché primo firmatario del ddl di riordino dei giochi e responsabile del comitato della stessa commissione sul gioco legale e illegale. I due parlamentari parlano di “accordo inaccettabile”, figlio di “una scelta scellerata” e chiedono alla Figc di sciogliere il contratto con Intralot, che da maggio si è fusa con Gamenet dando vita a un colosso che in Italia conta 750 punti scommesse, 60 sale gioco, circa 8.200 videolotterie, 50mila slot machine e una presenza crescente nel mercato online. La raccolta di Intralot-Gamenet, quarto gruppo nel nostro Paese, è di circa 6,3 miliardi di euro annui – in crescita di un ulteriore 12% nel primo trimestre del 2016 – e produce ricavi nell’ordine di un miliardo.

“In conferenza stampa Uva ha motivato la decisione con l’affinità di valori con Intralot. Dal nostro punto di vista è come allearsi con il lupo per educarlo a non mangiare Cappuccetto Rosso – spiegano Vaccari e Mirabelli – Intralot è una multinazionale di scommesse non solo calcistiche e giochi anche d’azzardo online, ha come obiettivo quello di accrescere il numero dei giocatori e il giro di tutti i giochi che fornisce”. Una finalità che contrasta con la lotta alle dipendenze che lo Stato persegue: “L’associazione di questi marchi con le nostre Nazionali, se pure affiancata in teoria a campagne contro la ludopatia, non è compatibile con la battaglia contro il gioco d’azzardo illegale, il contenimento del gioco d’azzardo legale, il contrasto alle dipendenze”, spiegano i due senatori invitando la Figc a “tornare sui propri passi al più presto, vista la penetrazione mediatica della nostra nazionale” che, a loro avviso, sarebbe anche “in evidente contraddizione con la proibizione della pubblicità sui giochi in tv”.

Profondo scetticismo” viene espresso anche da Roberto Tascini, presidente dell’Adoc, l’associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori. “Al di là delle finalità dell’accordo, sicuramente nobili, espresse dalla Figc e da Intralot, a livello d’immagine e di impatto psicologico sui consumatori, in particolare minorenni e anziani – spiega Tascini – crediamo che sia quantomeno inopportuno collegare un simbolo dello sport come la Nazionale di calcio al mondo delle scommesse e dell’azzardo”. In passato notevoli polemiche avevano provocato le prime sponsorizzazioni di maglia da parte di agenzie di scommesse. A fare da pioniere erano state tra le altre il Genoa e la Sampdoria, con il sindaco Marco Doria che aveva chiesto un passo indietro ad entrambe. Proprio Gamenet era stata al fianco della Samp per tre anni, poi l’ex presidente Vittorio Garrone aveva accolto l’invito del primo cittadino alla ‘sensibilità nei confronti della lotta alla ludopatia”. Il Genoa, invece, ha avuto per diverse stagioni IziPlay tra i suoi partner, anche di maglia. Creando qualche imbarazzo politico nell’estate 2013, quando l’assessore allo Sviluppo economico Francesco Oddone e l’assessore regionale Marco Rossi “crociarono” lo sponsor sulla loro divisa durante un derby benefico.

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