Nel maggio del 2014, dopo aver scontato 17 dei 26 anni a cui era stata condannata, era stata affidata ai servizi sociali. Da oggi Patrizia Reggiani, condannata per l’omicidio del marito, Maurizio Gucci, ucciso nel 1995 in via Palestro a Milano, ha finito di scontare la sua pena che come per ogni detenuto viene diminuita di 45 giorni ogni sei mesi quale riconoscimento della “buona condotta”.
La donna ha lavorato nello show room di alta bigiotteria Bozart nel 2011 aveva rinunciato alla semilibertà perché non aveva mai lavorato prima in vita sua e preferiva “l’equilibrio raggiunto in carcere”. Come spiegato dall’avvocato Danilo Buongiornla donna dovrà comparire davanti al tribunale di Sorveglianza per regolamentare la sanzione accessoria di tre anni.
Finita in carcere nel gennaio del 1997 con l’accusa di essere stata la mandante dell’omicidio dell’ex marito, avvenuto nel marzo del 1995, la Reggiani ha sempre detto di essere estranea a quel
delitto. ”Non colpevole”, per l’esattezza. Nell’ambito delle indagini, che inizialmente si erano concentrate sulla pista della finanza internazionale, fu individuato poi un gruppo di criminali comuni di piccolo cabotaggio che avrebbe agito su mandato proprio di Reggiani, con l’intermediazione, tra l’altro, della sedicente ‘maga’ Pina Auriemma. Quest’ultima era confidente all’epoca della donna che, come scrissero i giudici di primo grado, soffriva di “disturbi istrionico-narcisistici della personalità”.
In carcere, invece, aveva fatto un po’ di tutto, dai corsi di giardinaggio a quelli di scrittura, senza mai trascurare ovviamente i suoi amati animali: in cella aveva persino un furetto. Uscita da San Vittore era stata vista anche nel tempio dello shopping, in via Montenapoleone, con abbarbicato sulla spalla un pappagallo.