Il Parlamento della Polonia ha bocciato il disegno di legge contro l’aborto. Dopo il parere contrario della Commissione e dopo le proteste di piazza dei giorni scorsi, l’Aula ha respinto la proposta che avrebbe stralciato la possibilità di interrompere la gravidanza volontariamente in caso di stupro o incesto, malattia grave del feto e rischi di vita o di salute per la madre. In tutti gli altri casi resta vietato. Il ripensamento del governo e del partito di maggioranza Diritto e Giustizia (Pis), inizialmente favorevoli all’iniziativa di legge, è arrivato dopo giorni di scioperi e manifestazioni che avevano portato almeno 100mila persone nelle strade di varie città della Polonia.
“Pis è e sarà sempre dalla parte della vita ma l’impatto del divieto di aborto può essere contrario ai risultati desiderati”, ha dichiarato prima del voto decisivo Jaroslaw Kaczynski, il leader del partito conservatore che sostiene il governo di Beata Szydlo. La quale, annunciando un programma di sostegno alle famiglie con i bambini handicappati, ha aggiunto: “Noi rispettiamo tutte le voci e le opinioni sull’aborto”. La legislazione sull’interruzione volontaria della gravidanza in Polonia è già una delle più restrittive in Europa, frutto di un compromesso tra la Chiesa e lo Stato. In questo caso però anche i vescovi polacchi, in un comunicato diffuso nelle scorse ore, hanno ricordato la loro contrarietà all’ipotesi di una punizione delle donne che abortiscono, così come era previsto dal testo respinto oggi.
“Le polacche hanno vinto sul Pis”, ha titolato in prima pagina il quotidiano locale Gazeta Wyborcza, facendo riferimento proprio alle massicce manifestazioni – ribattezzate “lo sciopero delle donne” – che hanno convinto il partito di Kaczynski a prendere una posizione diametralmente opposta a quella espressa il 23 settembre scorso, quando lo stesso progetto di legge era stato inizialmente approvato dal Parlamento proprio coi voti decisivi del Pis.