“Quando io vengo fisicamente con, con i mobili, con le valigie da Roma, ti dovresti far trovare al casello, a Massafra, prima ancora che apro la bocca: ‘scusa questo è quello che ti devo dare'”. Per Giovanni Di Guardo, l’ex direttore di commissariato della Marina militare di Taranto, è così che dovrebbe comportarsi un imprenditore “minimamente furbo”. Ora che tocca a lui aprire i cordoni della borsa, insomma, chi ha voglia di guadagnare deve essere pronto a fare la sua parte pagando tangenti. E sono in tanti pronti a esaudire ogni desiderio del comandante Di Guardo e della sua compagna.
L’affitto della villetta, le auto a noleggio, le spese nel più lussuoso negozio di abbigliamento e poi soldi. Fiumi di denaro contante che viaggia in buste, borse e valigette. Così tanto denaro che a un certo punto il problema è nasconderlo. E anche qui ci sono uomini dell’organizzazione pronti a trovare una soluzione. Perché per il pubblico ministero Maurizio Carbone è una vera e propria associazione a delinquere quella messa in piedi proprio da Di Guardo, scelto dallo Stato Maggiore della Marina per fare pulizia dopo la prima inchiesta sulle tangenti e che invece è finito in carcere qualche settimana fa insieme a un imprenditore con l’accusa di corruzione.
Questa mattina, però, la saga della tangentopoli con le stellette si è arricchita di un nuovo inquietante capitolo. In carcere è finita infatti l’intera associazione: la compagna del militare Elena Corina Boicea, e i cinque imprenditori Valeriano Agliata, Pietro Mirimao, Paolo Bisceglia, Giovanni Perrone e Vitantonio Bruno, e il dipendente civile della Difesa e faccendiere di Di Guardo, Marcello Martire. Agli arresti domiciliari, infine, è finito il maresciallo dei carabinieri Paolo Cesari, accusato di aver rivelato notizie sulle indagini alla cupola dell’associazione.
Nell’ordinanza firmata dal gip Valeria Ingenito, si legge che Di Guardo “sin dal primo momento in cui è giunto a Taranto, per insediarsi nel suo nuovo incarico di Comandante di Maricommi, prendeva immediati contatti con Martire e con l’Agliata, con i quali si era già incontrato nella città di Roma e insieme, da subito, costituivano una vera e propria struttura associativa, volta ad assicurare l’affidamento degli appalti gestiti dalla Direzione di Maricommi, non solo a favore delle ditte facenti capo all’Agliata, ma anche a beneficio di altri imprenditori, realizzando un vero e proprio cartello di imprese, cui dovevano confluire tutti gli appalti, verso il corrispettivo di denaro e altre utilità”.
Dopo l’appalto da 11 milioni di euro per l’affidamento dei servizi di pulizia che Di Guardo avrebbe tentato di pilotare a favore di Vincenzo Pastore (anche lui già finito in carcere nei giorni scorsi), sotto la lente della magistratura sono finiti decine di nuovi gara pubbliche. Il sistema era semplice: chi voleva entrare nel giro doveva pagare tangenti al comandante Di Guardo. E così, alcuni imprenditori ionici secondo la magistratura avrebbero “costituito un gruppo ben organizzato con lo scopo di assicurare l’aggiudicazione degli appalti solo alle imprese facenti parte di un cartello ben definito, i cui titolari sono tutti disponibili a versare somme di denaro e altre utilità in favore del Di Guardo”.
Un cartello particolarmente selettivo dal quale dovevano essere esclusi coloro che nella prima inchiesta hanno collaborato con la magistratura raccontando il sistema del “pizzo” del 10 percento da versare agli ufficiali che erano stati precedentemente ai vertici della forza armata. Al comandante Di Guardo, infatti, durante una delle conversazioni captate dai finanzieri della Sezione Tutela dell’economia del Nucleo di Polizia Tributaria, uno di questi imprenditori viene descritto come “quello è quello che se l’è cantata eh! quello che ha detto: non sono, non erano per pagamento delle fatture ma erano tangenti eh!”. Un precedente che per l’organizzazione era intollerabile al punto da valutarne l’esclusione dal giro di soldi pubblici che invece rimaneva nelle mani di pochi fidati imprenditori corrotti.
Giustizia & Impunità
Marina militare Taranto, altri 9 arresti per corruzione. Gli indagati avevano problemi a nascondere il denaro
Quando io vengo fisicamente con, con i mobili, con le valigie da Roma, ti dovresti far trovare al casello, a Massafra, prima ancora che apro la bocca: 'scusa questo è quello che ti devo dare'". Per Giovanni Di Guardo, l’ex direttore della direzione di commissariato della Marina militare di Taranto, è così che dovrebbe comportarsi un imprenditore “minimamente furbo”
“Quando io vengo fisicamente con, con i mobili, con le valigie da Roma, ti dovresti far trovare al casello, a Massafra, prima ancora che apro la bocca: ‘scusa questo è quello che ti devo dare'”. Per Giovanni Di Guardo, l’ex direttore di commissariato della Marina militare di Taranto, è così che dovrebbe comportarsi un imprenditore “minimamente furbo”. Ora che tocca a lui aprire i cordoni della borsa, insomma, chi ha voglia di guadagnare deve essere pronto a fare la sua parte pagando tangenti. E sono in tanti pronti a esaudire ogni desiderio del comandante Di Guardo e della sua compagna.
L’affitto della villetta, le auto a noleggio, le spese nel più lussuoso negozio di abbigliamento e poi soldi. Fiumi di denaro contante che viaggia in buste, borse e valigette. Così tanto denaro che a un certo punto il problema è nasconderlo. E anche qui ci sono uomini dell’organizzazione pronti a trovare una soluzione. Perché per il pubblico ministero Maurizio Carbone è una vera e propria associazione a delinquere quella messa in piedi proprio da Di Guardo, scelto dallo Stato Maggiore della Marina per fare pulizia dopo la prima inchiesta sulle tangenti e che invece è finito in carcere qualche settimana fa insieme a un imprenditore con l’accusa di corruzione.
Questa mattina, però, la saga della tangentopoli con le stellette si è arricchita di un nuovo inquietante capitolo. In carcere è finita infatti l’intera associazione: la compagna del militare Elena Corina Boicea, e i cinque imprenditori Valeriano Agliata, Pietro Mirimao, Paolo Bisceglia, Giovanni Perrone e Vitantonio Bruno, e il dipendente civile della Difesa e faccendiere di Di Guardo, Marcello Martire. Agli arresti domiciliari, infine, è finito il maresciallo dei carabinieri Paolo Cesari, accusato di aver rivelato notizie sulle indagini alla cupola dell’associazione.
Nell’ordinanza firmata dal gip Valeria Ingenito, si legge che Di Guardo “sin dal primo momento in cui è giunto a Taranto, per insediarsi nel suo nuovo incarico di Comandante di Maricommi, prendeva immediati contatti con Martire e con l’Agliata, con i quali si era già incontrato nella città di Roma e insieme, da subito, costituivano una vera e propria struttura associativa, volta ad assicurare l’affidamento degli appalti gestiti dalla Direzione di Maricommi, non solo a favore delle ditte facenti capo all’Agliata, ma anche a beneficio di altri imprenditori, realizzando un vero e proprio cartello di imprese, cui dovevano confluire tutti gli appalti, verso il corrispettivo di denaro e altre utilità”.
Dopo l’appalto da 11 milioni di euro per l’affidamento dei servizi di pulizia che Di Guardo avrebbe tentato di pilotare a favore di Vincenzo Pastore (anche lui già finito in carcere nei giorni scorsi), sotto la lente della magistratura sono finiti decine di nuovi gara pubbliche. Il sistema era semplice: chi voleva entrare nel giro doveva pagare tangenti al comandante Di Guardo. E così, alcuni imprenditori ionici secondo la magistratura avrebbero “costituito un gruppo ben organizzato con lo scopo di assicurare l’aggiudicazione degli appalti solo alle imprese facenti parte di un cartello ben definito, i cui titolari sono tutti disponibili a versare somme di denaro e altre utilità in favore del Di Guardo”.
Un cartello particolarmente selettivo dal quale dovevano essere esclusi coloro che nella prima inchiesta hanno collaborato con la magistratura raccontando il sistema del “pizzo” del 10 percento da versare agli ufficiali che erano stati precedentemente ai vertici della forza armata. Al comandante Di Guardo, infatti, durante una delle conversazioni captate dai finanzieri della Sezione Tutela dell’economia del Nucleo di Polizia Tributaria, uno di questi imprenditori viene descritto come “quello è quello che se l’è cantata eh! quello che ha detto: non sono, non erano per pagamento delle fatture ma erano tangenti eh!”. Un precedente che per l’organizzazione era intollerabile al punto da valutarne l’esclusione dal giro di soldi pubblici che invece rimaneva nelle mani di pochi fidati imprenditori corrotti.
MANI PULITE 25 ANNI DOPO
di Gianni Barbacetto ,Marco Travaglio ,Peter Gomez 12€ AcquistaArticolo Precedente
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Papa Francesco, dopo tre settimane un audio per i fedeli: “Grazie per le vostre preghiere”. Il bollettino: “È stabile”. Il prossimo sarà sabato
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Vertice Ue, veto di Orban su sostegno a Kiev. Zelensky: martedì summit tra i “volenterosi”. Meloni: “Riarmo? Termine non chiaro. No all’uso dei fondi di coesione”
Mondo
‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La politica estera cambia la vita delle famiglie, aiuta la gente a capire e anche gli errori fatti. In Italia il casino sui consumi lo ha fatto Salvini: ha fatto una norma sul codice della strada per ridurre gli incidenti e va bene ma non è giusto fare una campagna terroristica sul vino. E poi c'è Trump che fa i dazi ma la roba nostra piace nel mondo e se ci mettono i dazi, ci fregano. I sovranisti di casa nostra dicono 'viva Trump' ma Trump ci distrugge l'economia". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4. "E poi c'è anche l'Europa che è un po' troppo burocratica".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “La sicurezza delle telecomunicazioni è fondamentale, nell’interesse italiano sarebbe singolare scegliere un soggetto francese (con partecipazione azionaria anche cinese?) anziché un sistema tecnologicamente più sviluppato ed all’avanguardia come quello americano. Peraltro notiamo con stupore che, come già avvenuto per alcune case farmaceutiche durante il Covid, un titolo francese abbia guadagnato in Borsa più del 500% in pochi giorni. Siamo certi che, in una fase delicata come questa, ogni scelta vada ponderata esclusivamente nel nome dell’interesse nazionale italiano, senza pregiudizi ideologici, ritenendo gli Usa un partner imprescindibile per la sicurezza e la crescita del nostro Paese”. Così in una nota Paolo Borchia, capo delegazione Lega al Parlamento europeo, e Paolo Formentini, deputato Lega, responsabile dipartimento Esteri della Lega.