Arrestato poco meno di due anni fa per corruzione Paolo Saltarelli, ex presidente della Cassa di previdenza dei ragionieri, è stato condannato dai giudici della IV sezione penale del Tribunale di Milano a 4 anni e 8 mesi. A Saltarelli era contestata anche la dichiarazione infedele dei redditi in uno dei filoni di inchiesta sul dissesto di Sopaf e su alcune presunte truffe alle casse di previdenza. Nel registro degli indagati era finito anche Andrea Camporese, allora presidente dell’Inpgi.
Il 26 aprile scorso, al termine della sua requisitoria, il pm Gaetano Ruta aveva chiesto per Saltarelli una condanna a 6 anni di reclusione, sulla base dell’accusa che l’allora presidente della Cassa dei ragionieri avrebbe ricevuto una tangente di poco inferiore al milione di euro per aver favorito alcune operazioni con società del gruppo Sopaf che hanno portato, secondo la tesi dell’accusa, la Cassa dei ragionieri a subire una truffa da 52 milioni di euro. Il tribunale, presieduto da Oscar Magi, ha quindi condannato l’imputato a pagare una provvisionale da un milione di euro da versare alla Cassa Nazionale di previdenza e assistenza dei ragionieri e periti commerciali. Il risarcimento complessivo sarà valutato, ha stabilito il collegio, in sede civile. A processo la Cassa nazionale, che si era costituita parte civile, aveva chiesto un risarcimento di 20 milioni. Infine, oltre alle spese processuali, i giudici hanno disposto per Saltarelli una confisca per equivalente pari a 1 milioni e 396mila euro e l’interdizione a contrattare con la pubblica amministrazione per tre anni.
Per quanto riguarda Camporese sarà giudicato assieme agli altri 9 imputati, tra cui Giorgio Magnoni, in uno dei filoni del processo con al centro la vicenda del crac di Sopaf. Le accuse a vario titolo sono associazione per delinquere, truffa, appropriazione indebita, corruzione e frode fiscale. Camporese risponde di alcune operazioni su fondi immobiliari che avrebbero causato un danno di 7,6 milioni di euro all’Inpgi. Soldi che, nella ricostruzione del pm Gaetano Ruta, sarebbero finiti indebitamente nelle casse di Sopaf attraverso la Adenium sgr, una società controllata dalla finanziaria già di proprietà dei fratelli Magnoni.