Ici, Imu e petrolio. Sì, le compagnie devono pagare. La Cassazione si è espressa ancora – e non una ma due volte – a favore dell’imposizione fiscale sulle piattaforme, questione bloccata da un infinito contenzioso cui sono appesi dai 100 ai 200 milioni di euro l’anno di gettito per una decina di comuni litoranei che convivono con le trivelle lungo le coste. La Suprema Corte l’aveva già chiarito a febbraio, dirimendo quello tra Eni e il comune di Pineto che si trascinava dal 1993, dando ragione a quest’ultimo. Il 5 luglio, ma la sentenza è stata appena depositata, ha confermato e rafforzato quella decisione a favore del Comune di Termoli contro Edison che si trascinava ormai dal 1997 per un valore di circa 15 milioni di euro (circa un milione e mezzo per ciascuna annualità nel periodo compreso dal 1999 al 2009, comprensiva di sanzioni che la Cassazione ha escluso ). Oggetto del contendere, stavolta, gli avvisi di accertamento Ici elevati tra il 2007/2010 e relative sanzioni. Per quelle pretese Edison aveva fatto ricorso alla commissione tributaria di Campobasso che aveva reso due sentenze divergenti, l’una di accoglimento del ricorso e l’altra di rigetto pur sulla proposizione delle medesime questioni ed argomentazioni. Ora la Cassazione sembra spazzar via ogni perplessità.
La lettura della sentenza dà l’idea del paradosso: un Paese che impone livelli di tassazione insopportabili per lavoro e impresa ha impiegato vent’anni perché le società del petrolio pagassero le loro. L’impresa è stata così lunga perché la materia è complessa e la raffica di eccezioni sollevate hanno finito per scomodare il diritto internazionale (la convenzione Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare), quello civilistico (la valutazione dell’intero complesso opificio posto in parte sul mare ed in parte sulla terra-ferma; la qualificazione della piattaforma), quello tributario (la quantificazione della base imponibile in assenza di accatastamento e della imposta che ne deriva), catastale (individuazione della categoria di appartenenza) e societario (la società concessionaria e quella proprietaria dell’immobile) nonché la stessa disciplina delle concessioni. A seguirne alcune viene il dubbio che le compagnie abbiano resistito proprio puntando sul fatto che piccole amministrazioni avrebbero faticato a farsi carico di lunghi e costosi contenziosi contro i colossi.
Anche l’ultima sentenza si ritrova a dirimere questioni, che rimanda al giudice di merito, a tratti surreali: dove sta la trivella? Una delle argomentazioni per sottrarsi all’imposizione da parte di Edison, come detto, era proprio questa: il Comune non ha dato prova fino in fondo che l’impianto fosse dislocato proprio nelle sue acque territoriali. Non bastavano le concessioni della capitaneria di porto e le carte marittime. Posto che l’ubicazione non cambia con la marea, i giudici respingono la motivazione del ricorso e rimando la definizione di questo aspetto al giudice di merito che potrà agevolmente superarla applicando il requisito di maggior vicinanza secondo il criterio geometrico della linea retta.
Stesso discorso per la questione dell’accatastamento. Non essendo un immobile la piattaforma non ce l’ha. E non avendolo, dicono le società, non è possibile determinare la rendita sulla quale quale calcolare il “quantum” da versare ai comuni. Anche qui l’obiezione viene sollevata come si farebbe per qualsiasi immobile artigiano senza una specifica destinazione d’uso, ovvero tramite le scritture contabili. In caso da quelle non sia possibile stabilire la rendita lo si potrà fare con i costi presunti per la costruzione.
E’ finita? Ni, nel senso che per il pregresso la Cassazione ora ha tolto ogni alibi e non c’è rischio di prescrizione. Sul futuro qualche incognita invece resta, atteso che la Legge di stabilità 2016 ha riformulato i criteri di rendita catastale ai fini dell’imposizione Imu e Tasi facendo riferimento al catasto edilizio urbano che non contempla fabbricati ubicati in mare né tipologie di immobili assimilabili alle piattaforme.
Assomineraria ha colto la palla al balzo per chiedere chiarimenti, sondando forse la possibilità di trovare un nuovo appiglio. Il Dipartimento delle Finanze a giugno ha risposto con una circolare che chiarisce alcuni punti, citando e ribadendo quanto stabilito dalla Cassazione, ma precisando anche che “per applicare criteri di natura contabile occorre uno specifico intervento normativo atto a consentire non solo il censimento delle costruzioni site nelle acque territoriali, anche con riferimento alla relativa delimitazione, georeferenziazione e riferibilità ad uno specifico comune ma anche l’ampliamento del presupposto impositivo di Imu e Tasi”.
Su tale ultimo profilo l’avvocato Ferdinando D’Amario che cura il contenzioso dei vari Comuni, ha specificato che nelle citate sentenze (n. 19519/16 e n. 19510) la Cassazione ha escluso che “le conclusioni raggiunte possano essere inficiate dagli elementi di novità che rientranti nella funzione di studio, opinione e dibattito applicativo della normativa, ovvero di indirizzo amministrativo interno, sono inidonei ad incidere sulla disciplina primaria di riferimento e regolamentazione del tributo”.
Sempre secondo il legale “la risoluzione scivola su considerazioni non solo del tutto incongruenti con l’oggetto della richiesta della Associazione mineraria, volta ad acquisire solamente un parere sui nuovi criteri di calcolo per l’individuazione della rendita catastale dei fabbricati a seguito dell’entrata in vigore della Legge di stabilità 2016, ma presenta una deviazione di ritenuta non imponibilità in ragione della allocazione a mare e svolge considerazioni tecniche di competenza dell’Ufficio del Territorio e comunque di per sé erronee”. Insomma, per il futuro la partita è ancora aperta.
Soddisfazione esprime il M5S che ha fatto una lunga battaglia per il riconoscimento dell’imponibilità delle piattaforme. “La sentenza – dice il senatore Gianni Girotto – conferma che nell’approfondimento della normativa avevamo visto bene, adesso vedremo come la nuova legge di stabilità andrà a modificare per il futuro il pagamento e proveremo a intervenire anche lì perché anche le piattaforme petrolifere abbiano una giusta imposizione, come le altre attività produttive”.
Lobby
Imu e petrolio, la Cassazione ha deciso: “Le società devono pagare le imposte sulle piattaforme”
Dopo la sentenza a favore del Comune di Pineto la Suprema Corte dà ragione anche quello di Termoli che chiede a Edison di versare 15 milioni. Una battaglia lunga quasi vent'anni e senza esclusione di colpi: pur di non pagare le società contestano l'ubicazione delle piattaforme, la loro non accatastabilità. Il governo sta tentando il colpo di spugna per gli anni a venire
Ici, Imu e petrolio. Sì, le compagnie devono pagare. La Cassazione si è espressa ancora – e non una ma due volte – a favore dell’imposizione fiscale sulle piattaforme, questione bloccata da un infinito contenzioso cui sono appesi dai 100 ai 200 milioni di euro l’anno di gettito per una decina di comuni litoranei che convivono con le trivelle lungo le coste. La Suprema Corte l’aveva già chiarito a febbraio, dirimendo quello tra Eni e il comune di Pineto che si trascinava dal 1993, dando ragione a quest’ultimo. Il 5 luglio, ma la sentenza è stata appena depositata, ha confermato e rafforzato quella decisione a favore del Comune di Termoli contro Edison che si trascinava ormai dal 1997 per un valore di circa 15 milioni di euro (circa un milione e mezzo per ciascuna annualità nel periodo compreso dal 1999 al 2009, comprensiva di sanzioni che la Cassazione ha escluso ). Oggetto del contendere, stavolta, gli avvisi di accertamento Ici elevati tra il 2007/2010 e relative sanzioni. Per quelle pretese Edison aveva fatto ricorso alla commissione tributaria di Campobasso che aveva reso due sentenze divergenti, l’una di accoglimento del ricorso e l’altra di rigetto pur sulla proposizione delle medesime questioni ed argomentazioni. Ora la Cassazione sembra spazzar via ogni perplessità.
La lettura della sentenza dà l’idea del paradosso: un Paese che impone livelli di tassazione insopportabili per lavoro e impresa ha impiegato vent’anni perché le società del petrolio pagassero le loro. L’impresa è stata così lunga perché la materia è complessa e la raffica di eccezioni sollevate hanno finito per scomodare il diritto internazionale (la convenzione Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare), quello civilistico (la valutazione dell’intero complesso opificio posto in parte sul mare ed in parte sulla terra-ferma; la qualificazione della piattaforma), quello tributario (la quantificazione della base imponibile in assenza di accatastamento e della imposta che ne deriva), catastale (individuazione della categoria di appartenenza) e societario (la società concessionaria e quella proprietaria dell’immobile) nonché la stessa disciplina delle concessioni. A seguirne alcune viene il dubbio che le compagnie abbiano resistito proprio puntando sul fatto che piccole amministrazioni avrebbero faticato a farsi carico di lunghi e costosi contenziosi contro i colossi.
Anche l’ultima sentenza si ritrova a dirimere questioni, che rimanda al giudice di merito, a tratti surreali: dove sta la trivella? Una delle argomentazioni per sottrarsi all’imposizione da parte di Edison, come detto, era proprio questa: il Comune non ha dato prova fino in fondo che l’impianto fosse dislocato proprio nelle sue acque territoriali. Non bastavano le concessioni della capitaneria di porto e le carte marittime. Posto che l’ubicazione non cambia con la marea, i giudici respingono la motivazione del ricorso e rimando la definizione di questo aspetto al giudice di merito che potrà agevolmente superarla applicando il requisito di maggior vicinanza secondo il criterio geometrico della linea retta.
Stesso discorso per la questione dell’accatastamento. Non essendo un immobile la piattaforma non ce l’ha. E non avendolo, dicono le società, non è possibile determinare la rendita sulla quale quale calcolare il “quantum” da versare ai comuni. Anche qui l’obiezione viene sollevata come si farebbe per qualsiasi immobile artigiano senza una specifica destinazione d’uso, ovvero tramite le scritture contabili. In caso da quelle non sia possibile stabilire la rendita lo si potrà fare con i costi presunti per la costruzione.
E’ finita? Ni, nel senso che per il pregresso la Cassazione ora ha tolto ogni alibi e non c’è rischio di prescrizione. Sul futuro qualche incognita invece resta, atteso che la Legge di stabilità 2016 ha riformulato i criteri di rendita catastale ai fini dell’imposizione Imu e Tasi facendo riferimento al catasto edilizio urbano che non contempla fabbricati ubicati in mare né tipologie di immobili assimilabili alle piattaforme.
Assomineraria ha colto la palla al balzo per chiedere chiarimenti, sondando forse la possibilità di trovare un nuovo appiglio. Il Dipartimento delle Finanze a giugno ha risposto con una circolare che chiarisce alcuni punti, citando e ribadendo quanto stabilito dalla Cassazione, ma precisando anche che “per applicare criteri di natura contabile occorre uno specifico intervento normativo atto a consentire non solo il censimento delle costruzioni site nelle acque territoriali, anche con riferimento alla relativa delimitazione, georeferenziazione e riferibilità ad uno specifico comune ma anche l’ampliamento del presupposto impositivo di Imu e Tasi”.
Su tale ultimo profilo l’avvocato Ferdinando D’Amario che cura il contenzioso dei vari Comuni, ha specificato che nelle citate sentenze (n. 19519/16 e n. 19510) la Cassazione ha escluso che “le conclusioni raggiunte possano essere inficiate dagli elementi di novità che rientranti nella funzione di studio, opinione e dibattito applicativo della normativa, ovvero di indirizzo amministrativo interno, sono inidonei ad incidere sulla disciplina primaria di riferimento e regolamentazione del tributo”.
Sempre secondo il legale “la risoluzione scivola su considerazioni non solo del tutto incongruenti con l’oggetto della richiesta della Associazione mineraria, volta ad acquisire solamente un parere sui nuovi criteri di calcolo per l’individuazione della rendita catastale dei fabbricati a seguito dell’entrata in vigore della Legge di stabilità 2016, ma presenta una deviazione di ritenuta non imponibilità in ragione della allocazione a mare e svolge considerazioni tecniche di competenza dell’Ufficio del Territorio e comunque di per sé erronee”. Insomma, per il futuro la partita è ancora aperta.
Soddisfazione esprime il M5S che ha fatto una lunga battaglia per il riconoscimento dell’imponibilità delle piattaforme. “La sentenza – dice il senatore Gianni Girotto – conferma che nell’approfondimento della normativa avevamo visto bene, adesso vedremo come la nuova legge di stabilità andrà a modificare per il futuro il pagamento e proveremo a intervenire anche lì perché anche le piattaforme petrolifere abbiano una giusta imposizione, come le altre attività produttive”.
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Mondo
A Gaza è finita la tregua: Israele colpisce Hamas sulla Striscia. “Oltre 350 morti, molti bambini”. Tel Aviv: “Colpiremo fino alla restituzione di tutti gli ostaggi”
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Trump-Putin, oggi la telefonata. Media: “Usa pensano a riconoscere la Crimea come russa”. Tasse e debito: corsa al riarmo dell’Est Europa
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“Borse Hermès false regalate a Pascale”, Santanchè ora denuncia. E come testimone citerà Sallusti
(Adnkronos) - Serie di attacchi aerei di Israele nella Striscia di Gaza, ripresi nella notte su ordine di Benjamin Netanyahu, che ha ordinato "la ripresa della guerra" contro Hamas, dopo che gli sforzi per estendere il cessate il fuoco sono falliti. Il bilancio delle vittime continua a salire. Secondo il direttore del ministero della Sanità della Striscia, Mohammed Zaqout, i morti sono saliti "ad almeno 330, per la maggior parte donne e bambini palestinesi, mentre i feriti sono centinaia"
Secondo quanto appreso dall'Afp da due fonti del movimento di resistenza islamico, tra le vittime c'è anche il generale di divisione Mahmoud Abu Watfa, che era a capo del ministero dell'Interno del governo di Hamas.
L'ufficio del primo ministro Netanyahu ha dichiarato che lui e il ministro della Difesa Israel Katz hanno dato istruzioni alle Forze di Difesa Israeliane (Idf) di intraprendere “un'azione forte contro l'organizzazione terroristica di Hamas” nella Striscia di Gaza. “Questo fa seguito al ripetuto rifiuto di Hamas di rilasciare i nostri ostaggi, così come al suo rifiuto di tutte le proposte ricevute dall'inviato presidenziale statunitense Steve Witkoff e dai mediatori”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in un post su X. “Israele, d'ora in poi, agirà contro Hamas con una forza militare crescente”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in una dichiarazione riportata dal Times of Israel, aggiungendo che i piani per la ripresa delle operazioni militari sono stati approvati la scorsa settimana dalla leadership politica.
Israele continuerà a combattere a Gaza "fino a quando gli ostaggi non saranno tornati a casa e non saranno stati raggiunti tutti gli obiettivi", ha affermato Katz.
La Casa Bianca dal canto suo ha confermato che Israele ha consultato l'amministrazione americana prima di lanciare la nuova ondata di raid. "Hamas avrebbe potuto rilasciare gli ostaggi per estendere il cessate il fuoco, invece ha scelto il rifiuto e la guerra", ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Brian Hughes, al Times of Israel, dopo la ripresa dei raid israeliani contro la Striscia di Gaza.
Dal canto suo Hamas ha dichiarato che Netanyahu, con la sua decisione di "riprendere la guerra", "ha condannato a morte gli ostaggi" che si trovano ancora a Gaza. "Netanyahu e il suo governo estremista hanno deciso di sabotare l'accordo di cessate il fuoco - accusa il movimento in una nota - La decisione di Netanyahu di riprendere la guerra è la decisione di sacrificare i prigionieri dell'occupazione e di imporre loro la condanna a morte”. Hamas denuncia poi che il premier israeliano continua a usare la guerra a Gaza come "una scialuppa di salvataggio" per distrarre dalla crisi politica interna.
Hamas ha quindi esortato i mediatori internazionali a “ritenere l'occupazione israeliana pienamente responsabile della violazione dell'accordo” e ha sottolineato la necessità di “fermare immediatamente l'aggressione”.
Il cessate il fuoco era rimasto in vigore per circa due settimane e mezzo dopo la conclusione della prima fase, mentre i mediatori lavoravano per mediare nuovi termini per l'estensione della tregua. Hamas ha insistito per attenersi ai termini originali dell'accordo, che sarebbe dovuto entrare in vigore nella sua seconda fase all'inizio del mese. Questa fase prevedeva che Israele si ritirasse completamente da Gaza e accettasse di porre fine definitivamente alla guerra in cambio del rilascio degli ostaggi ancora in vita. Sebbene Israele abbia firmato l'accordo, Netanyahu ha insistito a lungo sul fatto che Israele non porrà fine alla guerra fino a quando le capacità militari e di governo di Hamas non saranno state distrutte. Di conseguenza, Israele ha rifiutato anche solo di tenere colloqui sui termini della fase due, che avrebbe dovuto iniziare il 3 febbraio.
Gli Houthi dello Yemen "condannano la ripresa dell'aggressione del nemico sionista contro la Striscia di Gaza". "I palestinesi non verranno lasciati soli in questa battaglia e lo Yemen continuerà con il suo sostegno e la sua assistenza e intensificherà il confronto", minaccia il Consiglio politico supremo degli Houthi, che da anni l'Iran è accusato di sostenere, come riportano le tv satellitari arabe.
Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.