“Quando sarò grande voglio andare a studiare in Germania o negli Stati Uniti. Mi hanno detto che là si può lavorare”.
Da qualche anno, quando in classe si parla del futuro, c’è sempre qualche alunno che a dieci anni sa già che dovrà lasciare l’Italia. L’ha sentito dai genitori. L’ha capito guardando i telegiornali oppure l’ha toccato con mano com’è accaduto a Lorenzo che una mattina durante la ricreazione si è avvicinato per dirmi sottovoce: “Mia mamma è stata licenziata, tu maestro non conosci qualcuno che può aiutarla a trovare lavoro?”. Oppure a Yasser, nato in Italia ma tornato nel Paese di papà perché “qui il lavoro non c’è più”.
Loro lo sanno che se ne devono andare. I dati di questi giorni del rapporto “Migrantes” lo confermano: in dieci anni si registra un +55% di italiani residenti all’estero. 107 mila se ne sono andati nel 2015: il 50% di questi sono giovani. Non sono più solo i ragazzi del Sud a lasciare il Mezzogiorno da sempre etichettato come “povero e in crisi”. Oggi se ne vanno soprattutto i Lombardi e i Veneti: quelli del Nord.
La chiamano fuga di cervelli. Se ne vanno i nostri ragazzi laureati. E non c’è più differenza: a prendere l’areo o il treno verso la Germania non è più il figlio dell’impiegato o dell’operaio ma sul volo per Berlino o per Londra si trovano il figlio del preside e quello del dottore.
La fuga dall’Italia è il comune denominatore. Loro partono e i nostri politici versano lacrime da coccodrillo. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nei giorni scorsi di fronte ai dati sui flussi ha commentato: “Sono segno di impoverimento piuttosto che libera scelta” e Matteo Renzi: “I ragazzi che vogliono andarsene hanno tutto il diritto di farlo, noi dobbiamo creare un clima che permetta loro di tornare”. E via con la retorica del “convinciamoli a rientrare”. Anche no, grazie.
Ai miei ragazzi insegno l’italiano e la storia, la geografia e l’informatica perché da grandi possano avere tutti gli strumenti per andarsene da questo Paese che ha il 40% di giovani disoccupati.
Insegno loro cos’è il Parlamento Europeo perché tra qualche anno possano scegliere magari di andare a studiare a Bruxelles o a Strasburgo, facendo un’esperienza nelle istituzioni europee. Davanti al personal computer imparano a scrivere una lettera o a fare un curriculum perché l’informatica possa servire alla loro vita, a inviare un cv europeo a Parigi o a Madrid.
Questa è la prima generazione che dovrebbe uscire dalla scuola dell’obbligo sapendo l’inglese e con la possibilità di studiare all’estero. A noi il compito di dare loro le possibilità di andarsene.
Finiamola con l’idea di avere i nostri migliori cervelli che partono per un viaggio di andata e ritorno. Secondo i dati presentati ieri da “Fondazione Intercultura”, il Bel Paese non piace più nemmeno ai giovani stranieri: la stima degli studenti stranieri che partecipano a programmi di mobilità individuale in Italia è in calo, da 3200 studenti in ingresso due anni fa a 2800 quest’anno. E noi vogliamo veramente far tornare i nostri ragazzi in un Paese dove a 40 anni sei ancora precario e se non lo sei devi avere due o tre occupazioni per poterti permettere una famiglia?
Non penseremo di farli rientrare in un’Italia dove anche solo per una visita medica devi conoscere qualcuno? Vogliamo davvero che le teste più belle di questo Paese crescano in uno Stato dove in Parlamento siedono condannati e indagati con in tasca magari solo un diploma di terza media?
Io non me la sento. Ai miei ragazzi dico: “Studiate, studiate, studiate e fuggite. Tessete la vostra vita dove avrete la soddisfazione di potervi mettere in gioco, dove vi sentirete parte di uno Stato e non stranieri nel proprio Paese. Imparate non tanto ad essere italiani ma cittadini del mondo”.
E lo dico ogni volta riascoltando nella mia testa Franco Battiato: “Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos’è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno; e tutto gli appartiene. Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!”.
Alex Corlazzoli
Maestro e giornalista
Scuola - 11 Ottobre 2016
Italiani all’estero: io, maestro, insegno ai miei ragazzi ad andarsene e non tornare
“Quando sarò grande voglio andare a studiare in Germania o negli Stati Uniti. Mi hanno detto che là si può lavorare”.
Da qualche anno, quando in classe si parla del futuro, c’è sempre qualche alunno che a dieci anni sa già che dovrà lasciare l’Italia. L’ha sentito dai genitori. L’ha capito guardando i telegiornali oppure l’ha toccato con mano com’è accaduto a Lorenzo che una mattina durante la ricreazione si è avvicinato per dirmi sottovoce: “Mia mamma è stata licenziata, tu maestro non conosci qualcuno che può aiutarla a trovare lavoro?”. Oppure a Yasser, nato in Italia ma tornato nel Paese di papà perché “qui il lavoro non c’è più”.
Loro lo sanno che se ne devono andare. I dati di questi giorni del rapporto “Migrantes” lo confermano: in dieci anni si registra un +55% di italiani residenti all’estero. 107 mila se ne sono andati nel 2015: il 50% di questi sono giovani. Non sono più solo i ragazzi del Sud a lasciare il Mezzogiorno da sempre etichettato come “povero e in crisi”. Oggi se ne vanno soprattutto i Lombardi e i Veneti: quelli del Nord.
La chiamano fuga di cervelli. Se ne vanno i nostri ragazzi laureati. E non c’è più differenza: a prendere l’areo o il treno verso la Germania non è più il figlio dell’impiegato o dell’operaio ma sul volo per Berlino o per Londra si trovano il figlio del preside e quello del dottore.
La fuga dall’Italia è il comune denominatore. Loro partono e i nostri politici versano lacrime da coccodrillo. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nei giorni scorsi di fronte ai dati sui flussi ha commentato: “Sono segno di impoverimento piuttosto che libera scelta” e Matteo Renzi: “I ragazzi che vogliono andarsene hanno tutto il diritto di farlo, noi dobbiamo creare un clima che permetta loro di tornare”. E via con la retorica del “convinciamoli a rientrare”. Anche no, grazie.
Ai miei ragazzi insegno l’italiano e la storia, la geografia e l’informatica perché da grandi possano avere tutti gli strumenti per andarsene da questo Paese che ha il 40% di giovani disoccupati.
Insegno loro cos’è il Parlamento Europeo perché tra qualche anno possano scegliere magari di andare a studiare a Bruxelles o a Strasburgo, facendo un’esperienza nelle istituzioni europee. Davanti al personal computer imparano a scrivere una lettera o a fare un curriculum perché l’informatica possa servire alla loro vita, a inviare un cv europeo a Parigi o a Madrid.
Questa è la prima generazione che dovrebbe uscire dalla scuola dell’obbligo sapendo l’inglese e con la possibilità di studiare all’estero. A noi il compito di dare loro le possibilità di andarsene.
Finiamola con l’idea di avere i nostri migliori cervelli che partono per un viaggio di andata e ritorno. Secondo i dati presentati ieri da “Fondazione Intercultura”, il Bel Paese non piace più nemmeno ai giovani stranieri: la stima degli studenti stranieri che partecipano a programmi di mobilità individuale in Italia è in calo, da 3200 studenti in ingresso due anni fa a 2800 quest’anno. E noi vogliamo veramente far tornare i nostri ragazzi in un Paese dove a 40 anni sei ancora precario e se non lo sei devi avere due o tre occupazioni per poterti permettere una famiglia?
Non penseremo di farli rientrare in un’Italia dove anche solo per una visita medica devi conoscere qualcuno? Vogliamo davvero che le teste più belle di questo Paese crescano in uno Stato dove in Parlamento siedono condannati e indagati con in tasca magari solo un diploma di terza media?
Io non me la sento. Ai miei ragazzi dico: “Studiate, studiate, studiate e fuggite. Tessete la vostra vita dove avrete la soddisfazione di potervi mettere in gioco, dove vi sentirete parte di uno Stato e non stranieri nel proprio Paese. Imparate non tanto ad essere italiani ma cittadini del mondo”.
E lo dico ogni volta riascoltando nella mia testa Franco Battiato: “Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos’è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno; e tutto gli appartiene. Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!”.
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Milano, 18 mar. (Adnkronos) - Condanna ridotta in appello per il trapper Shiva. La Corte d'Appello di Milano ha accolto la proposta di concordato raggiunta dalla procura generale e dalla difesa del cantante, nome d'arte Andrea Arrigoni, di una pena a 4 anni e 7 mesi per aver sparato e ferito l'11 luglio 2023 due presunti aggressori all'interno del cortile degli uffici della casa discografica a Settimo Milanese.
In primo grado, lo scorso 10 luglio, i giudici del tribunale di Milano avevano condannato il trapper a sei anni, sei mesi e 20 giorni per il reato di tentato omicidio, porto abusivo di arma da fuoco ed esplosioni pericolose per la sparatoria avvenuta in via Cusago, a Settimo Milanese, nel corso della quale due giovani milanesi erano stati gambizzati. Il 24enne si era difeso con lunghe dichiarazioni spontanee, oggi invece 'festeggia' con una storia Instagram con la scritta 'free' (libero, ndr). La riduzione della condanna gli consente di concentrarsi solo sulla musica.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Sia un po' più sovranista, perché mi pare che lei stia cercando il bacio della pantofola con Trump: è andata più volte a incontrare Trump in occasioni non ufficiali, ma ancora non l'hanno invitata alla Casa Bianca come hanno fatto con Macron e Starmer, spero che accada presto. Ma sia sovranista, anziché inseguire Trump riprenda la lezione di Alcide De Gasperi del 1951 sulla difesa comune europea. Lei ha un grande statista che non appartiene alla sua storia politica ma noi lo apprezziamo; si chiama Alcide De Gasperi, quando dice non può essere soltanto una questione di armi ma di giustizia sociale, di libertà. Questo è il modello a cui deve guardare l'Italia non inseguire Trump come sta facendo lei". Lo ha affermato Matteo Renzi, intervenendo in Senato dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Confindustria, la sua base, quelli che hanno votato per lei, sono terrorizzati dai dazi, non dia retta a Salvini e a Lollobrigida, lei -ha aggiunto l'ex premier- non può rispondere li mette Trump, dazi vostri. Sono dazi amari, una cosa un po' diversa".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Una risoluzione che dimostra che se il Pd discute sa fare la sintesi. Spendere di più per la difesa europea in linea con libro bianco che ottiene il via libera e impegno a non aumentare i bilanci nazionali senza condizionalità che spingano verso la difesa comune”. Lo scrive Simona Malpezzi, senatrice del Pd, sui social.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - “Giorgia Meloni oggi ha parlato di tutto tranne che del ruolo che l’Europa deve avere. Ha però parlato molto di Trump, a cui si è affidata per la soluzione della guerra in Ucraina. In pratica, sulle grandi questioni internazionali, Meloni scarica l’Europa e, politicamente, consegna l’Italia totalmente nelle mani degli Usa, omettendo tra l’altro che le proposte da lei avanzate sono state tutte puntualmente ignorate dal presidente americano. Altro che sovranismo, autorevolezza e ruolo ritrovato dell’Italia”. Lo afferma il segretario di +Europa, Riccardo Magi.
“L’Europa che vuole Meloni è una Europa vassalla di Trump e di Musk, che non costruisce una propria difesa, che accetta passivamente i dazi e che osserva immobile che Russia e Usa si spartiscano l’Ucraina. In questo scenario, Meloni non disegna nè immagina un ruolo dell’Europa, sperando che la zatterina Italia non affondi nell’Atlantico. Tutto l’opposto di quello che chiediamo noi: Europa federale fino agli Stati Uniti d’Europa, esercito comune, politica estera comune, e più integrazione europea. In due parole: più Europa”, conclude Magi.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Nel valzer di poltrone Rai, che inizierà giovedì con una prima tornata di nomine, entrerà presto anche Roberto Genovesi, in procinto di assumere l'incarico di direttore di Rai Kids. A quanto apprende l'Adnkronos, lo scrittore e docente, attuale direttore di Rai Libri (la casa editrice della Rai), prenderà presto la guida di Rai Kids, quando Luca Milano (67 anni il 31 marzo) andrà in pensione. La nomina di Genovesi dunque dovrebbe riguardare una delle prossime sedute del Cda ma non quella di giovedì prossimo.
In pensione, a maggio, dovrebbe andare, a quanto si apprende, anche Marco Varvello, corrispondente Rai da Londra. E al suo posto andrà con ogni probabilità Nicoletta Manzione che lascerà la sede di Parigi, per la quale sarebbe in pole position Gennaro Sangiuliano.
Al momento non è stato ancora deciso chi a Rai Libri prenderà il posto di Genovesi, che ricopre il ruolo da luglio 2023: il nome verrà infatti scelto, successivamente, dal Cda di RaiCom. E l'incarico potrebbe anche essere affidato momentaneamente ad interim ad un dirigente di RaiCom.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Un ulteriore punto di cui ci occuperemo al Consiglio europeo sarà il completamento dell’Unione dei mercati dei capitali, un passo decisivo e allo stesso tempo una necessità improcrastinabile per dotare l’Europa di un’infrastruttura finanziaria capace di stimolare quegli investimenti privati di cui non possiamo più fare a meno se vogliamo sostenere la competitività. Non possiamo più fingere di non vedere come ogni anno oltre 300 miliardi di euro di liquidità europea finiscano in investimenti extra Ue. Sono investimenti che abbiamo la possibilità, e il dovere, di intercettare. Il Vertice Euro, in agenda per giovedì pomeriggio, ci darà l’occasione di approfondire questi temi". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - La procura di Roma ha chiesto il processo per quattro medici in relazione alla morte di Andrea Purgatori, avvenuta nel luglio 2023. L’accusa contestata è di omicidio colposo. I pm di piazzale Clodio avevano chiuso le indagini lo scorso dicembre nei confronti del radiologo Gianfranco Gualdi, l’assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, e il cardiologo Guido Laudani. Ora la richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza preliminare che prenderà il via il prossimo 19 settembre.