Intorno ai 2 miliardi di euro. E’ la cifra che, stando alle tabelle presentate martedì sera ai parlamentari delle commissioni Bilancio di Camera e Senato, il governo punta a raccogliere con la seconda edizione della voluntary disclosure, l’operazione di emersione dei capitali nascosti al fisco avviata lo scorso anno. La novità è che stavolta l’esecutivo, a caccia di coperture per la manovra da 24,5 miliardi, punta non solo al denaro nascosto nei paradisi fiscali ma anche e soprattutto ai contanti occultati nelle cassette di sicurezza e nelle casseforti. Il motivo è evidente: come ha spiegato pochi giorni fa il procuratore capo di Milano Francesco Greco, “i contanti chiusi in cassette di sicurezza in Italia e all’estero sono circa 150 miliardi“, cioè “gran parte del sommerso, del non dichiarato, frutto dei reati”, pari a 200-300 miliardi. Greco però ha anche aggiunto che si tratta “sempre” di “denaro di provenienza illecita”. Dunque, avverte Il Sole 24 Ore, la sanatoria in arrivo consentirebbe di far emergere somme frutto di “lavaggio (cioè riciclaggio)”, che hanno “ben poco a che fare con l’evasione fiscale”.
Per evitare che i proventi illeciti possano essere regolarizzati, scrive il quotidiano confindustriale, sono allo studio due strade. La prima consisterebbe nel chiedere agli intermediari (banche e fiduciarie) di certificare la provenienza del denaro chiuso nelle cassette di sicurezza. Un’opzione che, a pensar male, sarebbe senza dubbio gradita all’eventuale riciclatore. Ma “offre in teoria meno garanzie per l’erario”. La seconda possibilità fa perno sul coinvolgimento della Guardia di Finanza, che sarebbe chiamata a verificare che i soldi siano davvero “solo” frutto di evasione. Un canale che “allontanerebbe l’appeal per molti candidati o candidabili all’emersione”, chiosa Il Sole.
Appeal che dal punto di vista economico resta invece innegabile. Vero è, infatti, che su quei soldi si pagherebbero anche stavolta le imposte dovute e le sanzioni. Ma il bilancio della fase uno della voluntary dimostra che l’operazione va a tutto vantaggio di chi ha nascosto capitali al fisco: su 60 miliardi regolarizzati, nelle casse dell’Erario ne sono entrati solo 4. Vale a dire che chi si è autodenunciato ne è uscito pulito pagando poco più del 6% della cifra. Quanto alle annualità a cui il nuovo “scudo” sarebbe applicabile, l’intenzione è quella di allargarlo anche ai capitali occultati nell’intero 2015. La volunatry 1 ha permesso invece di far rientrare denaro nascosto dal 2009 al 2014.