Si è fidata. Perché lui da sempre è stato al fianco dei più deboli, dei consumatori, dei migranti. Lei, ambulante senegalese, il sospetto di poter essere truffata lo ha anche avuto, una volta, ma è stata rassicurata con tanto di sentenza, poi risultata falsificata. Nella bufera finisce Francesco D’Agata, avvocato leccese di 39 anni, noto in tutta Italia per essere attivo nello “Sportello dei diritti” fondato dal padre Gianni, oltre che per essere stato ospite non di rado di trasmissioni televisive sulle reti nazionali e già coordinatore provinciale dell’Italia dei Valori nel Salento. Per lui, il gip Cinzia Vergine ha disposto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Ai domiciliari l’ex collega di studio, l’avvocato Graziano Garrisi, 38 anni. Non è detto che il cerchio sia già chiuso, perché le indagini vanno avanti e molto potrebbe emergere dai documenti sequestrati nelle scorse ore durante le perquisizioni. “D’Agata ha potuto usare il suo background di assistenza nei confronti dei più deboli, approfittando della condizione di minorata difesa della vittima” è l’atto di accusa lanciato in mattinata dal procuratore capo di Lecce, Cataldo Motta (nella foto).
Un porto sicuro lo studio legale di Francesco D’Agata, nella stessa sede dello Sportello dei diritti, in città. La 34enne senegalese, residente nel Salento, non ci ha pensato due volte, anche perché a presentarglielo è stato un connazionale, cognato dell’avvocato. L’uomo giusto, insomma, a cui affidare il suo caso, decisamente serio: nell’aprile 2010, a San Cesario di Lecce, è stata travolta da un’auto, riportando lesioni gravissime. Il responsabile di quel terribile incidente non è mai stato scoperto. Ha intentato, dunque, la causa per il risarcimento danni: il 22 giugno 2015, il Tribunale Civile di Trieste ha imposto al Fondo vittime della Strada di versare a suo favore la somma di 636mila euro, comprensivi di spese. Allianz, la compagnia designata, lo ha fatto in due tranche, con bonifici su un conto corrente intestato alla donna, con domiciliazione presso lo studio legale e sul quale Francesco D’Agata, secondo gli inquirenti, ha operato “a insaputa della signora e senza informarla delle numerose operazioni e movimentazione di denaro”.
Alla vera vittima è arrivata solo una parte di quei soldi: 353mila euro. Anche a lei dev’essere sembrato poco, a fronte dei danni patiti. “A richiesta della medesima e per comprovare la bontà del suo operato, D’Agata ha esibito copia conforme all’originale della sentenza falsificata, in quanto alterata negli importi”, è ricostruito nell’ordinanza di custodia cautelare. Nel provvedimento che sarebbe stato ritoccato, la cifra riportata è di 335.565 euro, oltre 22.800 di compensi e 3mila di spese. Stando alle indagini, condotte dalla sezione di polizia giudiziaria della Guardia di finanza, D’Agata ha taciuto “la effettiva liquidazione della somma di 636mila euro in favore dell’assistita trattenendo per sé la restante parte di 283mila euro”. Di questi, 160mila euro erano già stati incassati e 122mila euro “bloccati in extremis”, dopo che la vera titolare del conto corrente lo ha congelato in seguito ad un primo colloquio con la polizia giudiziaria.
Al caso, infatti, si è giunti indagando su altro. A carico di D’Agata, come di altri due avvocati leccesi ora indagati, è arrivato un anno fa un esposto. Una donna torinese, la cui storia ha fatto il giro d’Italia per gli episodi di mobbing denunciati, lamentava l’infedele patrocinio: nonostante le rassicurazioni e 4mila euro già versati, il suo ricorso in Cassazione non è mai stato depositato. È stata lei a fornire il numero di conto corrente, che ha fatto da filo d’Arianna. “Abbiamo capito che c’era sotto qualcosa quando abbiamo visto che quel conto era intestato alla signora senegalese, che ha dichiarato di non saperne nulla”, ha spiegato il pm Massimiliano Carducci.
I movimenti bancari ricostruiti dagli investigatori hanno consentito di tracciare il corso dei soldi: acquisti di mobili, viaggi, la cabina al mare. Ma a pesare non è questo shopping, bensì quello residuale, 43mila euro impiegati in spese professionali. È per questi che si contesta il reato più grave, quello di autoriciclaggio, che si affianca a quello di truffa aggravata continuata, falso in atto pubblico e infedele patrocinio aggravato dall’aver approfittato delle condizioni personali, di disagio culturale e sociale della vittima. “Francesco D’Agata è sereno”, ribadisce il suo legale Luigi Rella. Risponde di concorso negli stessi reati Graziano Garrisi, assistito dall’avvocato Giancarlo Dei Lazzaretti. Al primo sono stati sequestrati conti correnti e beni per il valore complessivo di 203mila euro; al secondo, invece, 15.500 euro, soldi che avrebbe speso utilizzando indebitamente la carta prepagata rilasciata alla donna senegalese, presentandosi al bancomat opportunamente incappucciato.
Cronaca
Lecce, “shopping coi soldi di una vittima della strada”. Arrestato l’avvocato dello Sportello diritti
Francesco D'Agata, già coordinatore dell'Italia di valori in Salento e paladino dei consumatori in diverse trasmissioni tv nazionali, è accusato di aver truffato una donna senegalese, trattenendo 283mila euro su un risarcimento di oltre 600mila riconosciuto dal Fondo vittime della strada
Si è fidata. Perché lui da sempre è stato al fianco dei più deboli, dei consumatori, dei migranti. Lei, ambulante senegalese, il sospetto di poter essere truffata lo ha anche avuto, una volta, ma è stata rassicurata con tanto di sentenza, poi risultata falsificata. Nella bufera finisce Francesco D’Agata, avvocato leccese di 39 anni, noto in tutta Italia per essere attivo nello “Sportello dei diritti” fondato dal padre Gianni, oltre che per essere stato ospite non di rado di trasmissioni televisive sulle reti nazionali e già coordinatore provinciale dell’Italia dei Valori nel Salento. Per lui, il gip Cinzia Vergine ha disposto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Ai domiciliari l’ex collega di studio, l’avvocato Graziano Garrisi, 38 anni. Non è detto che il cerchio sia già chiuso, perché le indagini vanno avanti e molto potrebbe emergere dai documenti sequestrati nelle scorse ore durante le perquisizioni. “D’Agata ha potuto usare il suo background di assistenza nei confronti dei più deboli, approfittando della condizione di minorata difesa della vittima” è l’atto di accusa lanciato in mattinata dal procuratore capo di Lecce, Cataldo Motta (nella foto).
Un porto sicuro lo studio legale di Francesco D’Agata, nella stessa sede dello Sportello dei diritti, in città. La 34enne senegalese, residente nel Salento, non ci ha pensato due volte, anche perché a presentarglielo è stato un connazionale, cognato dell’avvocato. L’uomo giusto, insomma, a cui affidare il suo caso, decisamente serio: nell’aprile 2010, a San Cesario di Lecce, è stata travolta da un’auto, riportando lesioni gravissime. Il responsabile di quel terribile incidente non è mai stato scoperto. Ha intentato, dunque, la causa per il risarcimento danni: il 22 giugno 2015, il Tribunale Civile di Trieste ha imposto al Fondo vittime della Strada di versare a suo favore la somma di 636mila euro, comprensivi di spese. Allianz, la compagnia designata, lo ha fatto in due tranche, con bonifici su un conto corrente intestato alla donna, con domiciliazione presso lo studio legale e sul quale Francesco D’Agata, secondo gli inquirenti, ha operato “a insaputa della signora e senza informarla delle numerose operazioni e movimentazione di denaro”.
Alla vera vittima è arrivata solo una parte di quei soldi: 353mila euro. Anche a lei dev’essere sembrato poco, a fronte dei danni patiti. “A richiesta della medesima e per comprovare la bontà del suo operato, D’Agata ha esibito copia conforme all’originale della sentenza falsificata, in quanto alterata negli importi”, è ricostruito nell’ordinanza di custodia cautelare. Nel provvedimento che sarebbe stato ritoccato, la cifra riportata è di 335.565 euro, oltre 22.800 di compensi e 3mila di spese. Stando alle indagini, condotte dalla sezione di polizia giudiziaria della Guardia di finanza, D’Agata ha taciuto “la effettiva liquidazione della somma di 636mila euro in favore dell’assistita trattenendo per sé la restante parte di 283mila euro”. Di questi, 160mila euro erano già stati incassati e 122mila euro “bloccati in extremis”, dopo che la vera titolare del conto corrente lo ha congelato in seguito ad un primo colloquio con la polizia giudiziaria.
Al caso, infatti, si è giunti indagando su altro. A carico di D’Agata, come di altri due avvocati leccesi ora indagati, è arrivato un anno fa un esposto. Una donna torinese, la cui storia ha fatto il giro d’Italia per gli episodi di mobbing denunciati, lamentava l’infedele patrocinio: nonostante le rassicurazioni e 4mila euro già versati, il suo ricorso in Cassazione non è mai stato depositato. È stata lei a fornire il numero di conto corrente, che ha fatto da filo d’Arianna. “Abbiamo capito che c’era sotto qualcosa quando abbiamo visto che quel conto era intestato alla signora senegalese, che ha dichiarato di non saperne nulla”, ha spiegato il pm Massimiliano Carducci.
I movimenti bancari ricostruiti dagli investigatori hanno consentito di tracciare il corso dei soldi: acquisti di mobili, viaggi, la cabina al mare. Ma a pesare non è questo shopping, bensì quello residuale, 43mila euro impiegati in spese professionali. È per questi che si contesta il reato più grave, quello di autoriciclaggio, che si affianca a quello di truffa aggravata continuata, falso in atto pubblico e infedele patrocinio aggravato dall’aver approfittato delle condizioni personali, di disagio culturale e sociale della vittima. “Francesco D’Agata è sereno”, ribadisce il suo legale Luigi Rella. Risponde di concorso negli stessi reati Graziano Garrisi, assistito dall’avvocato Giancarlo Dei Lazzaretti. Al primo sono stati sequestrati conti correnti e beni per il valore complessivo di 203mila euro; al secondo, invece, 15.500 euro, soldi che avrebbe speso utilizzando indebitamente la carta prepagata rilasciata alla donna senegalese, presentandosi al bancomat opportunamente incappucciato.
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Politica
Tajani: “L’Italia non userà fondi di coesione per comprare armi”. Si spacca il Pd: chi sta con Schlein
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "I fondi di coesione sono fondamentali per ridurre i divari e le disuguaglianze nel nostro paese e in tutta Europa, non possono e non devono essere usati per spese militari. Il Pd oggi ha difeso questa impostazione. Un’Europa forte e sicura e’ innanzitutto un’Europa più coesa. Elly Schlein e Giuseppe Provenzano hanno detto anche questo oggi al vertice socialista a Bruxelles. Dobbiamo essere tutti uniti per la tutela di questo strumento necessario a garantire protezione sociale e opportunità per una crescita giusta". Così in una nota Marco Sarracino, responsabile Coesione territoriale, Sud e aree interne nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Un episodio grave e inaccettabile che deve essere condannato con forza e determinazione: la sofferenza del popolo palestinese non può e non deve essere strumentalizzata da delinquenti intenzionati a spargere nelle nostre città odio antisemita profanando un luogo nato per coltivare la memoria dell’orrore della Shoah". Lo dice all'Adnkronos il deputato del Pd Andrea Casu a proposito della vicenda del museo della Shoah di Roma.
Milano, 6 mar. (Adnkronos) - La Procura di Milano ha chiesto al Comune - nell'ambito dell'inchiesta sull'urbanistica - la consegna delle dichiarazioni e delle comunicazioni (previste per legge) concernenti "l'assenza di conflitti di interesse, anche potenziali", sottoscritte da Giovanni Oggioni (arrestato ieri per corruzione), sia riguardo l'incarico di direttore del Sportello unico per l'edilizia (Sue), che per quello di componente della Commissione per il paesaggio; dell'ex dirigente Franco Zinna; degli indagati Andrea Viaroli e Carla Carbone e "di tutti i membri delle Commissioni per il paesaggio, a partire almeno dal 2015 in poi", ossia delle quattro commissioni (compresa l'attuale) che si sono succedute nel corso degli ultimi dieci anni.
Per la procura, si legge nel provvedimento, è "altrettanto necessario completare (aggiornandole sino alla data odierna) le acquisizioni dei 'verbali delle riunioni cosiddette di staff', nonché i verbali della Commissione attuazione nuovo Pgt e la relativa determina del 23 luglio 2020, nonché del 'Gruppo di lavoro' istituito in seno all'Area Rigenerazione Urbana", a partire dal primo giugno 2024 a oggi.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "In un mutato e minaccioso quadro internazionale, il piano Ue per la difesa è per i Socialisti e Democratici europei un primo importante passo per assicurare il necessario sostegno all’Ucraina e la sicurezza dei nostri cittadini. A Bruxelles siamo al lavoro perché dal Parlamento venga una spinta forte nella direzione della condivisione e del coordinamento degli investimenti, verso una vera difesa comune europea". Lo scrive sui social l'eurodeputato Pd, Giorgio Gori.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La linea del Partito Socialista Europeo è chiara, netta ed inequivocabile: il ReArm Europe è un atto iniziale importante per la creazione di una difesa comune europea". Lo scrive la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno del Pd, sui social.
"Non c’è nessuna rincorsa bellicista, nessuna distruzione del welfare e di quanto con fatica abbiamo costruito dopo la pandemia ma solo la necessità di rendere più sicuro il nostro continente e le nostre democrazie. Cosi come fu per il NextGenerationEu siamo davanti ad una svolta storica per l’Unione Europea che punterà su indipendenza strategica, acquisti comuni e innovazione".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “Per la difesa europea servono investimenti comuni in sicurezza, una sola politica estera, economia forte e società coesa, serve un vero salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa. Di fronte alle minacce che si profilano bisogna sostenere le nostre capacità di difesa nel modo più credibile, senza frammentare le spese tra gli Stati e neanche dando ancora soldi all’America come vorrebbe Trump. Il punto di vista portato dalla segretaria Schlein al vertice del Pse è stato ascoltato ed è positivo l’accordo dei socialisti europei sui fondi di coesione. Il Pd indica una strada di fermezza, consapevolezza e responsabilità sociale, senza farsi distrarre da alcun richiamo”. Lo dichiara Debora Serracchiani, componente della segreteria nazionale del Partito democratico.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.