A organizzare l’iniziativa l’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema e l’ex ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello. Ad ascoltare, in platea, classe politica della prima, della seconda e della terza Repubblica e di tutto l’arco costituzionale: da Paolo Cirino Pomicino a Pippo Civati, da Gianfranco Fini a Davide Zoggia, da Lucio Malan e Maurizio Gasparri a Stefano Rodotà, dal leghista Massimiliano Fedriga a Lamberto Dini. “Non esiste uno schieramento politico del No – dice D’Alema, star dell’iniziativa – Questa è la differenza fondamentale in questa campagna. Esiste invece un blocco governativo del Sì, il cosiddetto partito della Nazione, che coincide con la maggioranza di governo ed è sostenuto dai poteri forti di questo Paese”. “Non è strano – sottolinea Quagliariello – che esponenti di schieramenti diversi si ritrovino sulle stesse posizioni a proposito della Costituzione. E strano semmai che chi propone un cambio radicale della nostra Carta”, cioè Renzi, “sia così solo”.
L’evento – organizzato dalle fondazioni di D’Alema e Quagliariello – nasce da un pretesto: una controproposta di riforma costituzionale che prevede anche la riduzione del numero dei parlamentari, lasciando però il bicameralismo paritario: da 630 a 400 deputati, da 315 a 200 senatori. Il senso è questo: prima si vota no e poi si ricominci subito perché il cammino delle riforme non si fermi. “Rivolgo un appello ai parlamentari – spiega D’Alema – visto che quella è una delle varie poltrone a cui ho rinunciato senza cercarne altre. Magari il Pd si opporrà, io rivolgo l’appello a quanti sono qui”.
Secondo D’Alema il blocco a favore del Sì “è uno schieramento minaccioso che lancia insulti che non dovrebbero appartenere al confronto cui siamo chiamati e così minaccioso che ha avviato campagna minacciando la fine del mondo se dovesse vincere il no, alimentando un clima di paura e intimidazione da far sentire in colpa chi è per il No come se portasse il Paese verso il baratro”. Il taglio dei parlamentari proposto toglie, aggiunge l’ex premier “anche quell’unico argomento vero della campagna governativa: ‘cacciamo i politici’, dicono, che come slogan del capo dei politici… Il populismo è un problema del nostro tempo ma il populismo dall’alto è molto più pericoloso di quello del cittadino comune”.
Tra le altre cose l’ex presidente del Consiglio ha aggiunto che “nel mio partito si usa dire che il No aprirebbe la strada a Grillo. Ma chi dirige il mio partito ha già aperto la strada a Grillo consegnandogli la Capitale del Paese…”. E lo si è fatto, aggiunge, “con operazioni che saranno sui manuali di politica come esempio di come non si fa politica”. D’Alema ha attaccato tra gli altri anche Confindustria: “Dottoreggia – dice – su come la politica deve tagliare i suoi costi, forse sarebbe meglio si occupasse dei conti del Sole 24 Ore“. Quanto al merito della riforma, “nell’atto fondativo del Pd ce l’impegno contro riforme costituzionali fatte a maggioranza. Sono principi del partito a cui io sono iscritto e a cui mi attengo a differenza di chi dirige il Pd”.