“Voglio sottolineare e ribadire la mia vicinanza a tutte le vittime del disumano conflitto in Siria. È con un senso di urgenza che rinnovo il mio appello, implorando, con tutta la mia forza, i responsabili, affinché si provveda a un immediato cessate il fuoco, che sia imposto e rispettato almeno per il tempo necessario a consentire l’evacuazione dei civili, soprattutto dei bambini, che sono ancora intrappolati sotto i bombardamenti cruenti“. E’ quanto ha detto Papa Francesco durante l’udienza generale in Vaticano. La piazza ha applaudito. Proprio stamani, riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, i quartieri orientali di Aleppo – controllati dagli insorti – sono stati battuti da intensi raid aerei russi e governativi siriani. Secondo l’Osservatorio più di venti attacchi aerei sono stati compiuti nelle ultime ore su zone abitate da civili, in particolare nei quartieri di Firdaws e Bustan al Qasr. L’Onu afferma che ad Aleppo est sono rimasti circa 275mila civili.
D’altra parte negli ultimi giorni è tornato il grande gelo tra Russia e Europa. Mosca è di nuovo sola contro tutti. I caccia e i missili che stanno radendo al suolo Aleppo sono il motivo principale di una crisi esplosa ieri con l’annullamento di una prevista visita di Vladimir Putin a Parigi. Sullo sfondo, anche l’annuncio – del fine settimana – del dispiegamento di missili balistici a Kaliningrad, alle porte della Nato.
Il capo del Cremlino era atteso a Parigi il 19 ottobre, per una visita motivata dall’inaugurazione di una cattedrale ortodossa a Parigi, sulla rive gauche. Un’attività che il ministro degli Esteri francese, Jean-Marc Ayrault, ha definito “mondana” rispetto ai bombardamenti a tappeto in Siria. E sui quali Putin avrebbe dovuto confrontarsi con il presidente di una Francia molto irritata per il nuovo veto di Mosca alle Nazioni unite su una risoluzione che chiede la fine dei bombardamenti su Aleppo. Un isolamento totale quello russo: neppure la Cina, alleato tradizionale, ha sostenuto l’oltranzismo di Putin, al quale resta soltanto il voto del Venezuela fra i 15 del Consiglio di sicurezza.
Proprio la Siria, un anno fa, era stato il momento di rientro di Mosca sulla scena internazionale dopo un altro periodo ad altissima tensione seguito alla crisi in Ucraina. Adesso, però, al versante siriano si è aggiunto il forte allarme di un’Europa che torna a vedersi puntati contro dei missili balistici, gli Iskander, piazzati dal governo russo nell’enclave di Kaliningrad. E se l’Europa è allarmata, molto peggio sta il paese più esposto alle batterie missilistiche, la Lituania.
Sabato scorso, per l’ennesima volta, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si era spaccato sulla Siria senza riuscire a trovare l’unità nonostante i ripetuti appelli del segretario generale Ban Ki-moon e dell’inviato speciale Staffan de Mistura. I Quindici membri hanno votato due bozze di risoluzione rivali, bocciandole entrambe. La Russia ha posto il veto (il quinto in cinque anni) al testo francese, che chiedeva l’attuazione immediata del cessate il fuoco, lo stop ai bombardamenti aerei ad Aleppo e l’immediato accesso umanitario nelle aree assediate della città, oltre ad un meccanismo di monitoraggio della tregua sotto la supervisione delle Nazioni Unite. Il documento, co-sponsorizzato da 40 Paesi, tra cui l’Italia, ha ottenuto 11 voti a favore, 2 contrari (il veto della Russia e il no del Venezuela), e 2 astensioni (Cina e Angola). La bozza di risoluzione di Mosca, invece, era simile, ma non includeva lo stop agli attacchi aerei su Aleppo, ed ha ottenuto soltanto 4 voti a favore (Russia, Cina, Egitto e Venezuela), non raggiungendo la maggioranza. Le astensioni sono state 2 (Angola e Uruguay), e 9 i contrari (tra cui Usa, Francia e Gran Bretagna).