Non è idealizzato e non è nemmeno vago. Al contrario il concorso esterno in associazione mafiosa è un reato perfettamente consolidato dalla nostra giurisprudenza. A ribadirlo ancora una volta è la quinta sezione penale della corte di Cassazione, motivando la decisione di annullare con rinvio la sentenza di non luogo a procedere emessa nei confronti di Mario Ciancio Sanfilippo. Il potente editore, proprietario tra le altre cose del quotidiano La Sicilia e di una serie di televisioni e giornali locali, era finito sotto indagine nel 2007 e nel dicembre 2015 era stato prosciolto dal giudice per l’udienza preliminare di Catania, Gaetana Bernabò Distefano.
Una decisione che aveva sollevato parecchie polemiche – con il presidente dell’ufficio gip di Catania, Nunzio Salpietro, che aveva preso le distanze dalla sentenza – visto che nelle sue motivazioni Distefano faceva a pezzi il reato di concorso esterno definito come “una figura che si potrebbe definire quasi idealizzata nell’ambito di un illecito penale così grave per la collettività”. Un giudizio che adesso viene completamente ribaltato dalla Suprema Corte, nelle motivazioni della sentenza che ordina il rinvio del fascicolo su Ciancio ai gip di Catania. Secondo i giudici, “non si sorregge in alcun modo la conclusione della non configurabilità della fattispecie del concorso esterno nel reato associativo” che ha di principio “una funzione estensiva dell’ordinamento penale, che porta a coprire anche fatti altrimenti non punibili”.
D’altra parte è già dal 1994, con l’ormai celebre sentenza Demitry, che le Sezioni Unite della Cassazione hanno accolto la tesi favorevole alla configurabilità del concorso “esterno”. Ed è per questo motivo che adesso la Suprema Corte smonta la sentenza del gup Distefano spiegando che “assumono rilevanza penale tutte le condotte, anche se atipiche, poste in essere da soggetti diversi che, se valutate complessivamente, siano risultate conformi alla condotta tipica descritta dalla norma ed abbiano contribuito casualmente all’evento”. Nel caso dovesse esistere una lettura diversa, rilevano gli ermellini, dovrà essere “sollevata questione di legittimità costituzionale”. Il gup di Catania, prosciogliendo Ciancio, aveva poi sollevato il problema della “genericità” del capo d’imputazione, ma in quel caso secondo la corte “non avrebbe dovuto non pronunciare una sentenza di non luogo a procedere, ma invitare il Pubblico ministero a precisare l’imputazione”. I giudici, tra l’altro, ammettono che “sottolineare la necessità di approfondimenti indicati”, da parte del gip, “dimostra che il quadro istruttorio era suscettibile di approfondimento”.
Non è così, invece, per la natura del reato di concorso esterno, frutto della somma degli articoli 110 e 416 bis del codice penale, ideato per perseguire i cosiddetti “colletti bianchi”, e cioè i soggetti non organici all’organizzazione criminale, ma che contribuiscono ad accrescerne le attività. Una fattispecie che non è mai stata tradotta in legge dal Parlamento, ed è per questo motivo che negli anni ha scatenato una vera e propria guerra ideologica tra giuristi, magistrati e avvocati. Una battaglia alla quale l’ultima sentenza della Cassazione proverà a mettere un punto.
Giustizia & Impunità
Concorso esterno alla mafia, la Cassazione conferma: “Il reato esiste”. Per Ciancio rinvio al gip di Catania
Nuova sentenza dei giudici supremi in favore della fattispecie che fa discutere anche fuori dai tribunali: "Non si sorregge in alcun modo la conclusione della non configurabilità". Così viene smontata la tesi del gup etneo che aveva sancito il non luogo a procedere per l'editore di La Sicilia
Non è idealizzato e non è nemmeno vago. Al contrario il concorso esterno in associazione mafiosa è un reato perfettamente consolidato dalla nostra giurisprudenza. A ribadirlo ancora una volta è la quinta sezione penale della corte di Cassazione, motivando la decisione di annullare con rinvio la sentenza di non luogo a procedere emessa nei confronti di Mario Ciancio Sanfilippo. Il potente editore, proprietario tra le altre cose del quotidiano La Sicilia e di una serie di televisioni e giornali locali, era finito sotto indagine nel 2007 e nel dicembre 2015 era stato prosciolto dal giudice per l’udienza preliminare di Catania, Gaetana Bernabò Distefano.
Una decisione che aveva sollevato parecchie polemiche – con il presidente dell’ufficio gip di Catania, Nunzio Salpietro, che aveva preso le distanze dalla sentenza – visto che nelle sue motivazioni Distefano faceva a pezzi il reato di concorso esterno definito come “una figura che si potrebbe definire quasi idealizzata nell’ambito di un illecito penale così grave per la collettività”. Un giudizio che adesso viene completamente ribaltato dalla Suprema Corte, nelle motivazioni della sentenza che ordina il rinvio del fascicolo su Ciancio ai gip di Catania. Secondo i giudici, “non si sorregge in alcun modo la conclusione della non configurabilità della fattispecie del concorso esterno nel reato associativo” che ha di principio “una funzione estensiva dell’ordinamento penale, che porta a coprire anche fatti altrimenti non punibili”.
D’altra parte è già dal 1994, con l’ormai celebre sentenza Demitry, che le Sezioni Unite della Cassazione hanno accolto la tesi favorevole alla configurabilità del concorso “esterno”. Ed è per questo motivo che adesso la Suprema Corte smonta la sentenza del gup Distefano spiegando che “assumono rilevanza penale tutte le condotte, anche se atipiche, poste in essere da soggetti diversi che, se valutate complessivamente, siano risultate conformi alla condotta tipica descritta dalla norma ed abbiano contribuito casualmente all’evento”. Nel caso dovesse esistere una lettura diversa, rilevano gli ermellini, dovrà essere “sollevata questione di legittimità costituzionale”. Il gup di Catania, prosciogliendo Ciancio, aveva poi sollevato il problema della “genericità” del capo d’imputazione, ma in quel caso secondo la corte “non avrebbe dovuto non pronunciare una sentenza di non luogo a procedere, ma invitare il Pubblico ministero a precisare l’imputazione”. I giudici, tra l’altro, ammettono che “sottolineare la necessità di approfondimenti indicati”, da parte del gip, “dimostra che il quadro istruttorio era suscettibile di approfondimento”.
Non è così, invece, per la natura del reato di concorso esterno, frutto della somma degli articoli 110 e 416 bis del codice penale, ideato per perseguire i cosiddetti “colletti bianchi”, e cioè i soggetti non organici all’organizzazione criminale, ma che contribuiscono ad accrescerne le attività. Una fattispecie che non è mai stata tradotta in legge dal Parlamento, ed è per questo motivo che negli anni ha scatenato una vera e propria guerra ideologica tra giuristi, magistrati e avvocati. Una battaglia alla quale l’ultima sentenza della Cassazione proverà a mettere un punto.
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‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.