“L’Italia non va ancora bene, ma va meglio di come andava prima”. Matteo Renzi ha così salutato il varo della Legge di Bilancio per il 2017 da parte del Consiglio dei ministri con una filosofia che secondo il premier coniuga “competitività ed equità”. E che sarà “piena di difficoltà ma anche di buone notizie per gli italiani”, anche perché “rivendichiamo i bonus dopo trent’anni di malus”. Sei i capitoli di intervento della manovra da 26,5 miliardi di euro, ben 2 in più del previsto. Il tutto a fronte di una scommessa confermata su una crescita dell’1% nel 2017 (“ma è scontato che sarà più corposa, lasciamo l’1% in modo signorile onde evitare polemiche e tensioni”, dice il premier con un chiaro riferimento al braccio di ferro con l’Ufficio parlamentare di bilancio decisamente meno ottimista), mentre l’asticella del rapporto deficit/Pil è stata fissata al 2,3 per cento, con uno 0,2% da destinare all’immigrazione. Dieci punti base in meno, insomma, rispetto ai desiderata dell’esecutivo (2,4%) ma ben di più rispetto a quelli di Bruxelles (2,0%, mentre sulle spese fuori patto sono già arrivate delle aperture non ancora quantificate dalla colomba Moscovici). Che in termini di coperture da trovare significa una somma compresa tra 1,7 e 2 miliardi di euro. Sempre che il 14 novembre arrivi il via libera della Commissione.
Tra le conferme rispetto alle attese, negli annunci c’è il decreto per la rottamazione di Equitalia collegato alla manovra: “Non c’è un condono, ma la cancellazione non delle multe bensì degli esosi interessi di mora“, ha sottolineato Renzi a proposito degli effetti attesi dalla sanatoria delle cartelle esattoriali da cui il governo si aspetta di incassare 4 miliardi di euro. “Equitalia ha due papà, è stata pensata e voluta da Visco e Tremonti da una idea giusta, ma il modello su cui si è sviluppata è stato inutilmente polemico nei confronti dei cittadini, vessatorio – ha detto il capo del governo – Chiudere Equitalia significa chiudere con quel modello e aprire un meccanismo per cui quando non paghi una tassa ti arriva un sms: se mi scordo”. Ci sarà un periodo di “almeno 6 mesi” per definire la chiusura della società di riscossione con “l’ingresso nella Agenzia delle entrate“.
Sempre in ambito fiscale, è confermata anche la nuova voluntary disclosure, lo scudo fiscale in chiave renziana da cui sono attesi 2 miliardi di euro, un’operazione che secondo il premier “non ha alcun elemento di condono“. E questo nonostante l’operazione non solo miri a sanare la posizione di chi ha nascosto il denaro oltreconfine, ma anche, secondo quanto emerso nei giorni scorsi, di chi ha occultato i contanti nelle cassette di sicurezza e nelle casseforti. Anche se è noto che buona parte di queste somme è il frutto di reati. Tra le sorprese, poi, rispuntano tutti e i due miliardi necessari per far crescere a 113 miliardi il Fondo del Servizio Sanitario Nazionale. Il secondo miliardo, che fino a venerdì notte sembrava cancellato, sarà però vincolato al piano nazionale per i vaccini, l’assunzione del personale precario e la disponibilità di nuovi farmaci oncologici e immunologici. Da segnalare anche il taglio del canone Rai che secondo quanto annunciato da Renzi nel 2017 passerà da 100 a 90 euro”.
Quanto alle altre uscite della manovra, i cui dettagli come per tutto il resto non sono ancora documentati neppure da una tabella, il presidente del Consiglio ha citato il pubblico impiego (1,9 miliardi di euro) per il rinnovo dei contratti, per il comparto delle Forze armate e dei corpi di polizia e per le nuove assunzioni. Sono poi di 4,5 miliardi gli stanziamenti confermati per il piano Casa Italia per la ricostruzione post sisma in Italia Centrale. Mentre per il bonus ristrutturazione e che sarà esteso anche agli alberghi l’esecutivo ha messo sul piatto 3 miliardi di euro. Nella manovra ci sono poi “600 milioni per la famiglia, un piccolo segnale di attenzione verso un grande investimento sulla famiglia che dovremmo fare nel 2018 con la modifica dell’Irpef”. Ai migranti invece saranno destinati 100 milioni di euro sotto forma di un “bonus gratitudine“, come l’ha definito il ministro degli Interni Angelino Alfano, “di 500 euro a migrante per i Comuni che ci hanno aiutato in questa sfida”. Il premier ha precisato che l’erogazione sarà conteggiata dal 15 ottobre. Renzi ha inoltre confermato 12 miliardi in tre anni per gli investimenti pubblici e 7 miliardi nel triennio (1,9, 2,5 e 2,6 miliardi l’anno nell’ordine) per Ape e pensioni minime.
Il pacchetto per le imprese, poi, ruota attorno al Piano industria 4.0 del ministro dello Sviluppo Carlo Calenda per rilanciare gli investimenti in ricerca e innovazione. Sul fronte fiscale l’Ires scende al 24% e, con la semplificazione dei balzelli, arriva la nuova imposta Iri (imposta sul reddito imprenditoriale) sempre al 24%. “L’Iri è un’opportunità per i piccoli imprenditori, che oggi sono soggetti a tassazione Irpef”, ha commentato Renzi. ”Significa che se oggi sei al massimo, paghi il 43%” dell’imposta sulle persone fisiche. “Con l’Iri puoi pagare il 24%”, cioè l’aliquota Ires. Cancellata inoltre l’Irpef agricola che, stima la Coldiretti, interessa 400mila contribuenti. Secondo quanto riferisce l’Ansa, poi, per gli under 40 che aprono un’impresa agricola sarà previsto l’esonero dei contributi previdenziali al 100% per i primi tre anni e poi del 66% e 50% per il quarto e quinto anno. Inoltre per favorire il credito e l’innovazione verranno azzerati i costi della garanzia bancaria, concessa da Ismea, a favore delle imprese agricole grazie all’estensione dei fondi dello sviluppo economico.
Oltre a condoni e sanatorie, tra le coperture necessarie per scongiurare le clausole di salvaguardia da 15 miliardi che prevederebbero un’impennata dell’Iva al 24% dal 2017, il governo ha citato un risparmio in beni e servizi per 3,3 miliardi attraverso la Consip, la centrale di acquisto della pubblica amministrazione. Mentre le risorse avanzate dalla ripartizione dei Fondi a disposizione della Presidenza del consiglio saranno girate al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese.