Per oltre un anno hanno rubato farmaci per un valore di oltre due milioni di euro, per poi rivenderli in Italia o all’estero. Farmaci da banco, ma soprattutto ospedalieri, in particolare antitumorali o specifici per le malattie croniche. Con questa accusa la Direzione distrettuale antimafia di Bologna ha ottenuto dal gip l’arresto di 18 persone considerate appartenenti un’organizzazione criminale attiva tra la Campania e il Nord Italia. Molti i furti tra il 2014 e il 2016, diversi dei quali in provincia di Ferrara e nel resto dell’Emilia. Ed è proprio dai Carabinieri della città estense che è partita l’inchiesta che ha portato a ricollegare i diversi colpi e a scoprire che parte del bottino finiva in un garage in Campania. Da lì il carico tornava sul mercato del Nord. Se erano farmaci di categoria A o C (cioè da banco) restavano in Italia, se invece erano ospedalieri finivano all’estero, spesso in Europa settentrionale. In tutto sono stati scoperti 13 furti in farmacie ospedaliere e sette furti di natura diversa (come per esempio quelli di medicinali per animali) per un valore economico di 2 milioni e 140 mila euro. Tutto parte da un furto all’ospedale di Cento, nel Ferrarese, avvenuto nel marzo del 2014. Gli uomini dell’Arma capiscono subito che c’è qualcosa di strano e iniziano a seguire la banda di ladri: tutti professionisti dello scasso provenienti per lo più dalla Campania. I colpi si susseguono a Bologna, Rimini, Riccione, nelle Marche, in Piemonte, in Veneto, in Lombardia. A volte un solo furto frutta più di 200mila euro. I militari seguono i movimenti fino a quando parte del bottino non viene ritrovata in un garage di Cava dei Tirreni, in provincia di Salerno. È proprio qui che, fingendo un acquisto dei medicinali da parte di società estere create fittiziamente dall’organizzazione, questi venivano reimmessi sul mercato.
A quel punto ad aspettare il carico nel nord Italia c’erano ex rappresentanti di medicinali ora in pensione che, tramite le loro conoscenze, riuscivano a reimmettere la merce sul circuito italiano o straniero. Ma c’è un problema: molti dei farmaci rubati, in particolare gli antitumorali, avrebbero avuto necessità di stare in depositi frigorifero e non in garage o nei bagagliai delle auto: questo potrebbe avere reso i farmaci (in molti casi destinati alla chemioterapia) inutili, o addirittura dannosi, per i pazienti (stranieri) ai quali potrebbero essere stati somministrati.
Ma ci sarebbe anche di più: risultano infatti dei contatti della banda con il clan della camorra Licciardi. Secondo la Dda ci fu un incontro tra gli Alfano (considerati i capi del gruppo che si occupava dei furti) ed elementi della cosca. Durante l’incontro sarebbero state fatte dal clan richieste di denaro in cambio di un “lasciapassare” alla banda per fare i suoi furti in tutta Italia senza intralci. La camorra avrebbe chiesto 10mila mensili euro e una tantum di 50 mila euro.
Tra gli arrestati ci sono i nomi di Pasquale e Vincenzo Alfano, Ciro Chiavarone, Mario Omaggio, Franco Naddeo, Marco Reina, tutti considerati membri della banda dei ladri. Eduardo Lambiase secondo gli investigatori era il manager dell’associazione. Tra gli arrestati anche Settimio e Antonio Caprini (padre e figlio), il primo dei quali farmacista, che sono risultati essere titolari di licenza di esportazione. Secondo gli investigatori erano loro due ad acquistare sulla carta i medicinali dalle società estere create da Lambiase per poi inviarli nel Nord-Europa. Per tutti l’accusa è di associazione per delinquere. I contatti con il clan Licciardi hanno portato inoltre alla contestazione, a quasi tutti gli arrestati, della cosiddetta aggravante del metodo mafioso, che punisce chi agisce avvalendosi delle condizioni previste dal reato di associazione mafiosa o al fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose stesse.
Cronaca
Farmaci, furti di antitumorali per oltre 2 milioni: 18 arresti. L’ombra della camorra
In tutto sono stati scoperti 20 colpi in alcune regioni. I militari seguono i movimenti della banda. fino a quando parte del bottino non viene ritrovata in un garage di Cava dei Tirreni, in provincia di Salerno. È proprio qui che, fingendo un acquisto dei medicinali da parte di società estere create fittiziamente dall'organizzazione, questi venivano reimmessi sul mercato
Per oltre un anno hanno rubato farmaci per un valore di oltre due milioni di euro, per poi rivenderli in Italia o all’estero. Farmaci da banco, ma soprattutto ospedalieri, in particolare antitumorali o specifici per le malattie croniche. Con questa accusa la Direzione distrettuale antimafia di Bologna ha ottenuto dal gip l’arresto di 18 persone considerate appartenenti un’organizzazione criminale attiva tra la Campania e il Nord Italia. Molti i furti tra il 2014 e il 2016, diversi dei quali in provincia di Ferrara e nel resto dell’Emilia. Ed è proprio dai Carabinieri della città estense che è partita l’inchiesta che ha portato a ricollegare i diversi colpi e a scoprire che parte del bottino finiva in un garage in Campania. Da lì il carico tornava sul mercato del Nord. Se erano farmaci di categoria A o C (cioè da banco) restavano in Italia, se invece erano ospedalieri finivano all’estero, spesso in Europa settentrionale. In tutto sono stati scoperti 13 furti in farmacie ospedaliere e sette furti di natura diversa (come per esempio quelli di medicinali per animali) per un valore economico di 2 milioni e 140 mila euro. Tutto parte da un furto all’ospedale di Cento, nel Ferrarese, avvenuto nel marzo del 2014. Gli uomini dell’Arma capiscono subito che c’è qualcosa di strano e iniziano a seguire la banda di ladri: tutti professionisti dello scasso provenienti per lo più dalla Campania. I colpi si susseguono a Bologna, Rimini, Riccione, nelle Marche, in Piemonte, in Veneto, in Lombardia. A volte un solo furto frutta più di 200mila euro. I militari seguono i movimenti fino a quando parte del bottino non viene ritrovata in un garage di Cava dei Tirreni, in provincia di Salerno. È proprio qui che, fingendo un acquisto dei medicinali da parte di società estere create fittiziamente dall’organizzazione, questi venivano reimmessi sul mercato.
A quel punto ad aspettare il carico nel nord Italia c’erano ex rappresentanti di medicinali ora in pensione che, tramite le loro conoscenze, riuscivano a reimmettere la merce sul circuito italiano o straniero. Ma c’è un problema: molti dei farmaci rubati, in particolare gli antitumorali, avrebbero avuto necessità di stare in depositi frigorifero e non in garage o nei bagagliai delle auto: questo potrebbe avere reso i farmaci (in molti casi destinati alla chemioterapia) inutili, o addirittura dannosi, per i pazienti (stranieri) ai quali potrebbero essere stati somministrati.
Ma ci sarebbe anche di più: risultano infatti dei contatti della banda con il clan della camorra Licciardi. Secondo la Dda ci fu un incontro tra gli Alfano (considerati i capi del gruppo che si occupava dei furti) ed elementi della cosca. Durante l’incontro sarebbero state fatte dal clan richieste di denaro in cambio di un “lasciapassare” alla banda per fare i suoi furti in tutta Italia senza intralci. La camorra avrebbe chiesto 10mila mensili euro e una tantum di 50 mila euro.
Tra gli arrestati ci sono i nomi di Pasquale e Vincenzo Alfano, Ciro Chiavarone, Mario Omaggio, Franco Naddeo, Marco Reina, tutti considerati membri della banda dei ladri. Eduardo Lambiase secondo gli investigatori era il manager dell’associazione. Tra gli arrestati anche Settimio e Antonio Caprini (padre e figlio), il primo dei quali farmacista, che sono risultati essere titolari di licenza di esportazione. Secondo gli investigatori erano loro due ad acquistare sulla carta i medicinali dalle società estere create da Lambiase per poi inviarli nel Nord-Europa. Per tutti l’accusa è di associazione per delinquere. I contatti con il clan Licciardi hanno portato inoltre alla contestazione, a quasi tutti gli arrestati, della cosiddetta aggravante del metodo mafioso, che punisce chi agisce avvalendosi delle condizioni previste dal reato di associazione mafiosa o al fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose stesse.
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Politica
Tajani: “L’Italia non userà fondi di coesione per comprare armi”. Si spacca il Pd: chi sta con Schlein
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "I fondi di coesione sono fondamentali per ridurre i divari e le disuguaglianze nel nostro paese e in tutta Europa, non possono e non devono essere usati per spese militari. Il Pd oggi ha difeso questa impostazione. Un’Europa forte e sicura e’ innanzitutto un’Europa più coesa. Elly Schlein e Giuseppe Provenzano hanno detto anche questo oggi al vertice socialista a Bruxelles. Dobbiamo essere tutti uniti per la tutela di questo strumento necessario a garantire protezione sociale e opportunità per una crescita giusta". Così in una nota Marco Sarracino, responsabile Coesione territoriale, Sud e aree interne nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Un episodio grave e inaccettabile che deve essere condannato con forza e determinazione: la sofferenza del popolo palestinese non può e non deve essere strumentalizzata da delinquenti intenzionati a spargere nelle nostre città odio antisemita profanando un luogo nato per coltivare la memoria dell’orrore della Shoah". Lo dice all'Adnkronos il deputato del Pd Andrea Casu a proposito della vicenda del museo della Shoah di Roma.
Milano, 6 mar. (Adnkronos) - La Procura di Milano ha chiesto al Comune - nell'ambito dell'inchiesta sull'urbanistica - la consegna delle dichiarazioni e delle comunicazioni (previste per legge) concernenti "l'assenza di conflitti di interesse, anche potenziali", sottoscritte da Giovanni Oggioni (arrestato ieri per corruzione), sia riguardo l'incarico di direttore del Sportello unico per l'edilizia (Sue), che per quello di componente della Commissione per il paesaggio; dell'ex dirigente Franco Zinna; degli indagati Andrea Viaroli e Carla Carbone e "di tutti i membri delle Commissioni per il paesaggio, a partire almeno dal 2015 in poi", ossia delle quattro commissioni (compresa l'attuale) che si sono succedute nel corso degli ultimi dieci anni.
Per la procura, si legge nel provvedimento, è "altrettanto necessario completare (aggiornandole sino alla data odierna) le acquisizioni dei 'verbali delle riunioni cosiddette di staff', nonché i verbali della Commissione attuazione nuovo Pgt e la relativa determina del 23 luglio 2020, nonché del 'Gruppo di lavoro' istituito in seno all'Area Rigenerazione Urbana", a partire dal primo giugno 2024 a oggi.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "In un mutato e minaccioso quadro internazionale, il piano Ue per la difesa è per i Socialisti e Democratici europei un primo importante passo per assicurare il necessario sostegno all’Ucraina e la sicurezza dei nostri cittadini. A Bruxelles siamo al lavoro perché dal Parlamento venga una spinta forte nella direzione della condivisione e del coordinamento degli investimenti, verso una vera difesa comune europea". Lo scrive sui social l'eurodeputato Pd, Giorgio Gori.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La linea del Partito Socialista Europeo è chiara, netta ed inequivocabile: il ReArm Europe è un atto iniziale importante per la creazione di una difesa comune europea". Lo scrive la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno del Pd, sui social.
"Non c’è nessuna rincorsa bellicista, nessuna distruzione del welfare e di quanto con fatica abbiamo costruito dopo la pandemia ma solo la necessità di rendere più sicuro il nostro continente e le nostre democrazie. Cosi come fu per il NextGenerationEu siamo davanti ad una svolta storica per l’Unione Europea che punterà su indipendenza strategica, acquisti comuni e innovazione".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “Per la difesa europea servono investimenti comuni in sicurezza, una sola politica estera, economia forte e società coesa, serve un vero salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa. Di fronte alle minacce che si profilano bisogna sostenere le nostre capacità di difesa nel modo più credibile, senza frammentare le spese tra gli Stati e neanche dando ancora soldi all’America come vorrebbe Trump. Il punto di vista portato dalla segretaria Schlein al vertice del Pse è stato ascoltato ed è positivo l’accordo dei socialisti europei sui fondi di coesione. Il Pd indica una strada di fermezza, consapevolezza e responsabilità sociale, senza farsi distrarre da alcun richiamo”. Lo dichiara Debora Serracchiani, componente della segreteria nazionale del Partito democratico.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.