Dopo le indiscrezioni sulle perplessità della Commissione Ue in merito alla mancata riduzione del disavanzo, il governo ha modificato fuori tempo massimo il Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles martedì mattina. Oggetto della correzione è l’ammontare delle spese “di natura eccezionale” legate a sisma e migranti: nella nuova versione è cifrato lo 0,4% del pil, cioè circa 6,4 miliardi di euro, contro lo 0,5% della prima versione, pari a 8 miliardi. Soldi che secondo Roma possono andare ad incrementare il deficit senza però essere calcolati ai fini del saldo strutturale di bilancio, che in questo modo resta all’1,2% del pil, allo stesso livello di quest’anno: non in calo, come richiesto da Bruxelles, ma almeno stabile. Il risultato della revisione, che lascia il deficit/pil invariato al 2,3%, è però che al governo vengono a mancare 1,6 miliardi di coperture in deficit sui 12 che servono per far quadrare i conti della manovra per il 2017. Manovra che comunque resta fantasma: del testo ancora non c’è traccia, nonostante fosse atteso dal Parlamento entro questa sera.
Secondo fonti Ue, la Commissione aveva già preparato una lettera di rilievi in cui al governo italiano veniva chiesto conto dello sforzo di risanamento inferiore a quanto promesso e dell’eccesso di coperture attese da interventi una tantum. Solo mercoledì il premier Matteo Renzi, in queste ore a Bruxelles per il Consiglio Ue, aveva ribadito che a suo giudizio la manovra “rispetta tutte le regole” ed era partito all’attacco proprio sul tema immigrazione, auspicando che l’eventuale “procedura di infrazione” venga aperta non certo per l’Italia bensì per “i Paesi che non hanno fatto la relocation” dei migranti. Ma evidentemente nel frattempo si lavorava per trovare un’intesa sulle correzioni minime senza le quali l’organismo presieduto da Jean Claude Juncker non avrebbe potuto concedere il via libera. Nonostante la fase politicamente delicatissima, con il referendum costituzionale del 4 dicembre considerato cruciale per la tenuta del governo.
Nel nuovo Documento pubblicato sul sito dell’esecutivo Ue (l’unico che ora risulta datato “19 ottobre”) gli interventi per la ricostruzione post terremoto del 24 agosto e la messa in sicurezza del territorio venivano cifrati lo 0,3% del pil, circa 4,8 miliardi: tre giorni dopo, il valore è stato ridotto allo 0,2%, cioè 3,2 miliardi. Per quanto riguarda l’emergenza migranti, le uscite “fuori patto” legate al “protrarsi dell’emergenza relativa ai migranti” salgono dallo 0,16% del pil (2,5 miliardi) allo 0,2%, mentre resta invariato lo 0,02 (poco più di 300 milioni) imputato alla “necessità di avviare una politica complessiva di gestione delle migrazioni, inclusi investimenti nei Paesi chiave di transito e di origine”. Il risultato fa, appunto, poco più dello 0,4% del pil. La prima versione riportava invece uno 0,5%. Un’altra modifica riguarda il saldo strutturale del 2018, previsto in calo allo 0,7% del pil contro lo 0,8% della versione precedente.
Intanto salgono di tono le polemiche sullo slittamento dell’invio della manovra alle Camere: il presidente della Commissione Bilancio di Montecitorio, Francesco Boccia, ha scritto su Facebook: “Sarò pure considerato poco moderno e fuori dal tempo ma tra i Consigli dei ministri sulla manovra da 9 minuti di tremontiana memoria, quelli moderni allo stato gassoso e quelli di Prodi e Padoa Schioppa che duravano 13 ore ma che si concludevano con testi firmati e non più modificabili in stanze e sedi diverse, non ci sono dubbi, preferisco di gran lunga questa terza opzione”.