Mentre non si trova quasi nessuno disposto a partecipare all’aumento di capitale del Monte dei Paschi di Siena, da tre giorni a questa parte il titolo sta andando letteralmente a ruba in Borsa, con oltre il 15% del capitale passato di mano. Il paradosso è solo apparente. Come tutti sanno bene, l’istituto senese ha bisogno di mezzi freschi per almeno 5 miliardi di euro, mentre il suo valore di mercato supera di poco i 600 milioni: scambiare in Borsa il 20% ai prezzi attuali equivale dunque a un controvalore di poco più di 120 milioni di euro. Bruscolini a fronte del miliardo di euro che sarebbe teoricamente richiesto per partecipare con il 20% alla ricapitalizzazione della banca.
In quelle che sono giornate cruciali per il futuro del MontePaschi, molti investitori hanno dunque deciso di puntare una piccola fiche sul tavolo di Siena. L’aspetto curioso è che la corsa agli acquisti non è scattata in vista dell’approvazione del nuovo piano industriale “messo a punto” dal neo amministratore delegato Marco Morelli prevista per lunedì 24 ottobre. Titolo e scambi hanno iniziato a salire a partire dal pomeriggio di martedì 18 ottobre, quando il cda ha esaminato la proposta dell’ex ministro ed ex amministratore delegato di Intesa SanPaolo, Corrado Passera, e sono poi proseguiti nei giorni successivi avendo i consiglieri deciso di approfondire l’esame, anziché chiudere la porta come avevano fatto a fine luglio.
Il mercato, quindi, sembra scommettere su un’operazione alternativa a quella proposta da Jp Morgan e Mediobanca che fino ad ora non sembra aver riscosso grandi consensi e le cui probabilità di successo sembrano allo stato attuale molto limitate persino nel caso in cui si arrivasse a proporre la conversione “volontaria” dei bond subordinati targati Siena. Proprio questa considerazione e i duri attacchi delle scorse settimane da parte del presidente della Commissione Industria del Senato, Massimo Mucchetti, e dell’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, devono aver indotto il cda della banca senese ad esaminare con maggior attenzione le possibili alternative, anziché scartarle per partito preso come accaduto nel luglio scorso.
Difficile però che si arrivi a un ripensamento globale dell’operazione di salvataggio: dopo aver perso ulteriori settimane per realizzare un inutile cambio al vertice sostituendo Fabrizio Viola con Morelli su ordine di Jp Morgan, ora i tempi sono davvero stretti: lunedì 24 il cda darà il via libera al nuovo piano di salvataggio e fisserà la data dell’assemblea dei soci che sarà chiamata a ratificare quanto prima l’operazione di salvataggio. Quale operazione? Con ogni probabilità quella già messa a punto nei mesi scorsi, magari integrata – se possibile – con alcuni elementi di quella proposta da Passera: gli investitori innanzitutto, che risolverebbero il problema finora insoluto dell’aumento di capitale. E anche le modalità che consentirebbero di evitare il ricorso alla conversione in azioni delle obbligazioni subordinate. Sarà possibile? E’ assai improbabile a meno di credere che si possa condurre in porto un salvataggio in stile “Frankenstein”, cucendo insieme pezzi molto diversi da loro, se non addirittura incompatibili. E non appena questo risulterà chiaro, l’improvvisa fiammata speculativa che ha risollevato la quotazione di MontePaschi dai minimi storici per riportarla intorno agli 0,24 euro si spegnerà altrettanto in fretta.