Lo sgombero della più grande bidonville d’Europa è iniziato, come annunciato, alle 8 di mattina, dopo gli scontri e le tensioni di ieri sera. I migranti – per lo più afghani, eritrei e sudanesi – ospitati nella giungla di Calais, tra le 6mila e le 8mila persone, si sono messi in coda con alla mano le valigie e i loro pochi beni, per essere trasferiti nei 450 centri che il governo francese ha aperto su tutto il territorio. Uno smantellamento che dovrebbe concludersi in sette giorni.
Il prefetto del Nord-Pas-de-Calais, Fabienne Buccio ha dichiarato: “Tutto si sta svolgendo normalmente, in modo organizzato e metodico. Per ora sono partiti 17 pullman con 711 migranti a bordo. Altri tre bus stanno per partire”. Sullo sgombero di Calais poi sono arrivate anche le parole del ministro dell’Interno Francese, Bernard Cazeneuve: “Lo smantellamento è un dovere umanitario per il nostro Paese. È il risultato di un impegno costante dello Stato per due anni a Calais, assieme ai funzionari locali e alle associazioni. Risponde a una situazione d’emergenza, ma anche alle attese di una città e dei suoi abitanti, che affrontano da più di cinque anni una crisi migratoria di grande entità. Avverrà in una sola volta, impiegheremo tutti i giorni necessari perché abbia successo”.
I disordini potrebbero verificarsi nei prossimi giorni. Per Pierre-Henry Brandet, portavoce del ministero dell’Interno di Parigi, “la cosa più difficile sarà convincere i migranti recalcitranti, nei prossimi giorni”. “Le operazioni di smantellamento vero e proprio comincerà domani con la distruzione delle tende e delle capanne” ha poi aggiunto. Intanto il centro di accoglienza e orientamento (Cao) di Loubeyrat, nel dipartimento francese del Puy-de-Dome, è stato colpito questa notte da un tentativo di incendio doloso. L’edificio era destinato ad accogliere una parte dei migranti evacuati oggi dalla tendopoli di Calais. Natacha Bouchart, sindaca della città francese, si è detta perplessa sullo smantellamento della giungla: “Non capisco perché una simile operazione sia stata organizzata senza il coinvolgimento e la collaborazione della città”. “Il governo si deve assumere – ha poi aggiunto – tutta la responsabilità delle operazioni di sgombero dal momento che lo stesso governo ha determinato questa situazione, facendo arrivare 10.000 migranti a Calais. Potete comprendere la mia perplessità che le operazioni si svolgano senza problemi e sul fatto che non abbiamo nessuna garanzia che si metta davvero fine a tutte le difficoltà che abbiamo affrontati negli ultimi tre anni” ha poi concluso.
In totale, le autorità francesi prevedono che circa 60 autobus partiranno oggi con a bordo 50 persone ciascuno, domani sono attesi 45 autobus e mercoledì altri 40. Tutti i bambini e le famiglie – minoritari nel campo – saranno oggetto di particolare attenzione e cura al momento della selezione della destinazione. Secondo il sito francese Le Figaro uno dei primi autobus sarebbe diretto nel Morbihan, distante circa 8 ore di strada. I migranti verranno distribuiti nei centri di accoglienza di undici regioni (escluse Corsica e Ile-de-France). La scelta della destinazione, riportano i media locali, si effettua nell’hangar di 3mila metri quadrati situato a circa 300 metri dalla giungla in cui è stato allestito un punto di accoglienza. In questo edificio i migranti incontreranno i funzionari dell’Ufficio francese dell’immigrazione e integrazione che proporranno a ciascuno di loro la scelta tra due regioni di destinazione illustrandole sulla mappa della Francia.
Dopo aver scelto una destinazione, ai migranti verrà consegnato un braccialetto corrispondente al colore della regione scelta. La scelta del braccialetto, riferiscono i giornali locali, è stata fatta perché molti migranti non parlano né leggono il francese. Successivamente verranno divisi in gruppi e collocati in delle tende in attesa di partire. Quando una tenda da 50 posti sarà piena, i migranti verranno fatti salire su un autobus che partirà per quella destinazione. Secondo la stampa francese sono state date istruzioni perché le persone che si presentano assieme non vengano divise anche se non fanno parte dello stesso nucleo famigliare.
Secondo Loris De Filippi, presidente di Medici Senza Frontiere “lo smantellamento era inevitabile”. “Non era pensabile in un paese come la Francia che migliaia di persone, tra cui centinaia di minori non accompagnati, venissero lasciate per anni a vivere in condizioni così indegne e pericolose. Ma lo sgombero non risolverà la situazione delle persone, di cui molte in fuga da conflitti e regimi autoritari, che cercano disperatamente di raggiungere l’Inghilterra per riunirsi alle proprie famiglie e continueranno a tentare la traversata” ha commentato De Filippi.
Nelle ultime settimane, il personale dello Stato e le associazioni umanitarie hanno lanciato una campagna di informazione per i migranti, con lo scopo di convincerli a beneficiare di questo dispositivo di aiuto anziché ostinarsi a rimanere a Calais, il punto di raccolta più vicino al Regno Unito, destinazione desiderata dalla maggior parte di loro. La campagna informativa sembra aver dato i suoi frutti e questa mattina molti uomini e donne sono arrivati nel centro di smistamento da dove gli autobus li porteranno nelle loro nuove destinazioni.
Qualora qualcuno abbia famiglia nel Regno Unito, sarà trasferito oltre Manica. La questione più spinosa è costituita da coloro che non vorranno abbandonare il campo con il desiderio di attraversare il Canale della Manica. Il governo francese ha programmato un importante dispiegamento di polizia, con il rinforzo di duemila agenti, per evitare che chi rimane di installi in altri campi di fortuna. Alcuni migranti più radicali si sono opposti agli spostamenti anche con la forza: gli agenti hanno utilizzato in questi scontri – l’ultimo si è verificato questa mattina – i gas lacrimogeni. In Belgio intanto sono stati rafforzati i controlli tra la costa fiamminga e la Francia. La polizia belga ha mobilitato da sabato 120 agenti supplementari. Bruxelles teme che i rifugiati attualmente a Calais si spostino in direzione dei porti belgi.
Lo sgombero era già stato annunciato sul posto dal presidente francese François Hollande il 26 settembre e successivamente confermato – giovedì scorso – dal ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve, che aveva parlato di un’operazione ‘imminente’: “A partire dal momento in cui tutte le condizioni sono riunite perché ciascuno venga messo al riparo, non c’è motivo di attendere e lasciare ulteriormente nel fango e nel freddo coloro che si trovano a Calais“, aveva detto.