A Basiglio succede tutto in tre anni. Un assessore spedito a casa dalla sera alla mattina perché si oppone alla speculazione edilizia; un capo dell’ufficio tecnico ‘silurato’ dopo aver bloccato un cantiere per abusivismo; un ex consulente di un’impresa privata assunto in Comune per far ripartire in fretta i lavori; un calcolo sugli oneri di urbanizzazione che produce un maxi sconto da 241mila euro a un’azienda che, secondo la prefettura di Milano, rischia di essere infiltrata dalla ‘ndrangheta.
Eppure, se lo chiedete agli abitanti di Milano 3, la città costruita da Silvio Berlusconi fra gli anni ’70 e ’80, vi diranno che Francesco Stilo e i suoi figli sono “galantuomini che hanno fatto solo del gran bene”, per usare le parole di Claudio Migliorisi, presidente del Basiglio Calcio. Se però si leggono le cronache giudiziarie, emerge anche qualcos’altro sulla famiglia originaria di Vibo Valentia. Il capostipite, Francesco, ha avuto tre gemelli, nati nel 1986: Emanuel, Davide e Alex. Sono loro i soci della ‘Ausengineering Srl’, mentre Pasquale Larocca ne è l’amministratore unico. L’azienda si aggiudica grandi appalti – dagli aeroporti a Expo – e, proprio mentre sta lavorando all’Esposizione universale, viene colpita da un’interdittiva antimafia.
Siamo nel settembre 2014 e secondo l’allora prefetto di Milano, Paolo Francesco Tronca, esiste il concreto rischio che quell’azienda sia infiltrata dalla ‘ndrangheta, perché risultano accertati rapporti e frequentazioni con il clan Mancuso di Limbadi, una delle cosche più potenti della mafia calabrese. ‘Ausengineering Srl’ ricorre al Tar della Lombardia e ottiene la revoca del provvedimento nel dicembre 2014, ma nel luglio 2016 il Consiglio di Stato ripristina l’interdittiva, specificando che esiste un “intreccio di rapporti con soggetti gravitanti nell’ambito della criminalità organizzata” e asserendo che l’amministratore unico della società degli Stilo “risulta essere stato ‘controllato’ in Calabria in compagnia di pluripregiudicati e legati alla famiglia dei Mancuso di Limbadi-Nicotera, anche con il genero e il nipote del capo clan Giuseppe Mancuso. Tali frequentazioni sistematiche, non casuali od occasionali, pertanto costituiscono un indizio eloquente di vicinanza alla criminalità organizzata”.
La cosca Mancuso si ritrova inoltre nelle carte nell’inchiesta sui rapporti tra mafia e politica in Lombardia, che nell’ottobre 2012 porta in carcere diciannove persone, tra cui l’allora assessore regionale del Pdl Domenico Zambetti, sul quale oggi pende una richiesta di condanna a dieci anni per voto di scambio politico-mafioso.
La notizia dell’interdittiva antimafia, a Basiglio, periferia dell’impero, passa quasi inosservata e le voci sulle infiltrazioni restano confinate tra i lussuosi condomini di Milano 3. Intanto gli Stilo entrano a palazzo. Con un obiettivo: acquistare il prestigioso Sporting Club, all’interno del complesso edificato da Silvio Berlusconi, 50.000 metri quadrati di servizi e la richiesta di un ampliamento impossibile su un terreno destinato a verde pubblico attrezzato. Il complesso sportivo è in crisi, i proprietari litigano con i gestori e mancano i soldi per la ristrutturazione. Si chiude, in attesa di tempi migliori. La società che amministra lo Sporting è la ‘Aedes Srl’, che ne possiede il 54,64 percento, mentre le restanti quote sono divise tra piccoli azionisti, tra cui il sindaco Eugenio Patrone.
Non è facile ‘scalare’ lo Sporting, perché un vecchio statuto stabilisce che, per controllare davvero la società, bisogna arrivare al 75 per cento del pacchetto. Detto fatto. Con un’azione combinata – tra la famiglia Stilo che vuole comprare e l’amministrazione comunale che vuole tagliare un nastro – alla fine ‘Aedes Srl’ e buona parte dei piccoli azionisti si convincono a vendere. Il primo dicembre 2014, con 125.000 euro di capitale sociale, nasce la ‘Sporting Milano 3 Srl’, controllata da Alex ed Emanuel Stilo. Anche se nel settembre 2014 la già citata interdittiva antimafia ferma i lavori della ‘Ausengineering Srl’ per Expo (un appalto da un milione di euro), questo non impedisce, due mesi dopo, di dare il via al progetto Sporting.
L’investimento è milionario e la struttura abbandonata, un anno dopo, torna a vivere fra gli applausi della popolazione. Gli Stilo, da queste parti, sono assai popolari, anche perché non disdegnano di sponsorizzare le associazioni locali, dalla squadra di calcio al centro culturale Tommaso Moro. Ma nel frattempo succede un’altra cosa: la ‘Ausengineering Srl’ vuole costruire per ampliare lo Sporting. E’ un problema, perché attorno ci sono soltanto terreni verdi. Il permesso rilasciato dal Comune, del resto, parla di “manutenzione straordinaria del complesso immobiliare”. Non tutti però la pensano così, perché nel cantiere si nota la presenza di mezzi pesanti e materiali utilizzati per nuove costruzioni. Infatti, con aumento di superficie pavimentata e volumetrie, sorgono un negozio di abbigliamento, una lavanderia, un centro medico, un asilo nido e una sontuosa spa. La responsabile dell’area tecnica, Federica Donati, prova invano a eseguire un sopralluogo, ma l’accesso le sarà sempre negato. E’ una tosta, l’architetto Donati. Così osserva i lavori dall’esterno, constata gli abusi edilizi in particolare per la spa e il 19 marzo del 2015 blocca il cantiere.
Nel frattempo però il sindaco Patrone destituisce Donati dal suo incarico (“normale riorganizzazione degli uffici”, spiega il primo cittadino). Al suo posto arriva Arturo Guadagnolo: un ingegnere che lavora al comune di Pieve Emanuele e che, ironia della sorte, è un consulente della ‘Ausengineering Srl’ proprio per i lavori allo Sporting. Quest’ultimo, nella sua nuova veste di dipendente comunale a Basiglio, il 27 marzo del 2015 revoca la sospensione dei lavori. Che prontamente ripartono. Il caso finisce in Procura, dove viene aperta un’indagine a seguito di un esposto. Anche perché la famiglia Stilo prima non versa al comune neppure un centesimo di oneri di urbanizzazione e poi, quando l’amministrazione approva a tempo di record una variante allo strumento urbanistico, corrisponde circa 118.000 euro, mentre secondo i consiglieri di opposizione, presentatari dell’esposto ai magistrati di Milano, la cifra esatta è 359.000, con un ammanco quindi di 241.000 euro. A interpretare le norme a favore dell’operatore privato è sempre Guadagnolo, ex consulente degli Stilo e ora capo dell’area tecnica di Basiglio.
I protagonisti della vicenda, interpellati da ilfattoquotidiano.it, appaiono sereni. “Noi volevamo che lo Sporting rinascesse e una famiglia lo ha riportato al suo splendore”, taglia corto il sindaco Patrone. Che poi, sulle supposte frequentazioni mafiose degli Stilo e sull’inchiesta della Procura, chiosa: “Se dovessi dare retta a tutte le voci che sento, non prenderei mai una decisione. I magistrati indaghino pure”. Sulla stessa lunghezza d’onda Emanuel Stilo, gestore dello Sporting e socio della ‘Ausengineering Srl’: “Lavoro dodici ore al giorno e cerco di far funzionare questa struttura che dà lavoro a cento famiglie, oltre che offrire servizi a tutta la popolazione, in particolare ai giovani”. E l’interdittiva antimafia, le frequentazioni con le cosche e gli abusi edilizi? “Chiacchiere, polemiche politiche. Tutto si è svolto nel rispetto delle norme. Abbiamo l’unico torto di essere calabresi. Ma al Sud ci siamo solo nati e ci torniamo una volta all’anno. Anzi, siamo venuti al Nord proprio per lavorare in un ambiente sano”.
LE PRECISAZIONI DI EMANUEL STILO
LA REPLICA DELL’AUTORE
Spiace leggere l’accusa di aver copiato un articolo vecchio di anni o di averlo costruito sulle “voci di paese”. Primo, perché il nostro articolo non si è limitato a raccontare una polemica politica, bensì ha ricostruito la vicenda dello Sporting Milano 3 fino ai più recenti avvenimenti del 2016, citando passaggi significativi di una sentenza del Consiglio di Stato (quella che ha confermato l’interdittiva antimafia alla società della famiglia Stilo, citando episodi che dovrebbero far riflettere) e informando circa l’esistenza di un’inchiesta giudiziaria. Secondo, perché l’articolo si basa sulle carte: esposti alla Procura, ricorsi al Tar, pronunciamenti della Prefettura, sentenze del Consiglio di Stato, visure camerali delle società e delibere del consiglio comunale. Insomma, tutto fuorché “si dice” o “voci di paese”. Spiace anche leggere l’accusa di razzismo, quando fu proprio Emanuel Stilo a rendere a ilfattoquotidiano.it questa dichiarazione: “La nostra unica colpa è quella di essere calabresi”. Quanto al sindaco Eugenio Patrone, è vero: non ha mai posseduto quote dello Sporting. Le quote erano di sua moglie. Tanto che lo stesso sindaco, durante un consiglio comunale in cui si discuteva dello Sporting, dichiarò di abbandonare l’aula perché in conflitto d’interessi. Vero anche che la richiesta della famiglia Stilo all’amministrazione comunale fu quella di eseguire “una manutenzione straordinaria”, senza il pagamento di oneri di urbanizzazione. Peccato che il Comune, a tal proposito, decise di chiedere un parere legale, consegnato il 27 febbraio 2015. Tale parere evidenziò che la supposta “manutenzione straordinaria” consisteva in realtà in nuove edificazioni, le quali richiedevano un cambio di destinazione urbanistica dei terreni. Tanto che la giunta si affrettò a modificare il Piano di governo del territorio, calcolando l’ammontare degli oneri di urbanizzazione, in un primo momento non previsti. A questo proposito, abbiamo soltanto evidenziato come gli oneri versati siano stati considerati dai consiglieri d’opposizione (che hanno presentato un esposto in Procura) molto inferiori rispetto al dovuto: se ha ragione il Comune oppure no, sarà stabilito dai giudici. Da ultimo, il ruolo dell’ingegner Guadagnolo. In un esposto alla Corte dei conti e all’Autorità anti-corruzione si cita un incontro in municipio in dato 12 marzo 2015, al quale partecipano una decina di persone, tra cui, testualmente, “l’ingegner Arturo Guadagnolo come consulente dello Sporting Milano 3”. (em)
Mafie Export
Milano 3, Sporting Club a ditta interdetta per rapporti con la ‘ndrangheta. Il sindaco: “Non do retta a tutte le voci”
La Ausengineering della famiglia Stilo aveva perso un appalto da un milione di Expo per il provvedimento confermato dal Consiglio di Stato: "Frequentazioni con il clan Mancuso". Eppure nel Comune di Basiglio ha acquistato l'importante centro sportivo, nel complesso edificato da Berlusconi, e ne sta realizzando un controverso ampliamento. Tra funzionari trasferiti e accuse di abusivismo dalle opposizioni. Il primo cittadino non si scompone: "Indaghino i magistrati". Il titolare dell'azienda: "Solo polemiche politiche, il nostro torto è essere calabresi"
A Basiglio succede tutto in tre anni. Un assessore spedito a casa dalla sera alla mattina perché si oppone alla speculazione edilizia; un capo dell’ufficio tecnico ‘silurato’ dopo aver bloccato un cantiere per abusivismo; un ex consulente di un’impresa privata assunto in Comune per far ripartire in fretta i lavori; un calcolo sugli oneri di urbanizzazione che produce un maxi sconto da 241mila euro a un’azienda che, secondo la prefettura di Milano, rischia di essere infiltrata dalla ‘ndrangheta.
Eppure, se lo chiedete agli abitanti di Milano 3, la città costruita da Silvio Berlusconi fra gli anni ’70 e ’80, vi diranno che Francesco Stilo e i suoi figli sono “galantuomini che hanno fatto solo del gran bene”, per usare le parole di Claudio Migliorisi, presidente del Basiglio Calcio. Se però si leggono le cronache giudiziarie, emerge anche qualcos’altro sulla famiglia originaria di Vibo Valentia. Il capostipite, Francesco, ha avuto tre gemelli, nati nel 1986: Emanuel, Davide e Alex. Sono loro i soci della ‘Ausengineering Srl’, mentre Pasquale Larocca ne è l’amministratore unico. L’azienda si aggiudica grandi appalti – dagli aeroporti a Expo – e, proprio mentre sta lavorando all’Esposizione universale, viene colpita da un’interdittiva antimafia.
Siamo nel settembre 2014 e secondo l’allora prefetto di Milano, Paolo Francesco Tronca, esiste il concreto rischio che quell’azienda sia infiltrata dalla ‘ndrangheta, perché risultano accertati rapporti e frequentazioni con il clan Mancuso di Limbadi, una delle cosche più potenti della mafia calabrese. ‘Ausengineering Srl’ ricorre al Tar della Lombardia e ottiene la revoca del provvedimento nel dicembre 2014, ma nel luglio 2016 il Consiglio di Stato ripristina l’interdittiva, specificando che esiste un “intreccio di rapporti con soggetti gravitanti nell’ambito della criminalità organizzata” e asserendo che l’amministratore unico della società degli Stilo “risulta essere stato ‘controllato’ in Calabria in compagnia di pluripregiudicati e legati alla famiglia dei Mancuso di Limbadi-Nicotera, anche con il genero e il nipote del capo clan Giuseppe Mancuso. Tali frequentazioni sistematiche, non casuali od occasionali, pertanto costituiscono un indizio eloquente di vicinanza alla criminalità organizzata”.
La cosca Mancuso si ritrova inoltre nelle carte nell’inchiesta sui rapporti tra mafia e politica in Lombardia, che nell’ottobre 2012 porta in carcere diciannove persone, tra cui l’allora assessore regionale del Pdl Domenico Zambetti, sul quale oggi pende una richiesta di condanna a dieci anni per voto di scambio politico-mafioso.
La notizia dell’interdittiva antimafia, a Basiglio, periferia dell’impero, passa quasi inosservata e le voci sulle infiltrazioni restano confinate tra i lussuosi condomini di Milano 3. Intanto gli Stilo entrano a palazzo. Con un obiettivo: acquistare il prestigioso Sporting Club, all’interno del complesso edificato da Silvio Berlusconi, 50.000 metri quadrati di servizi e la richiesta di un ampliamento impossibile su un terreno destinato a verde pubblico attrezzato. Il complesso sportivo è in crisi, i proprietari litigano con i gestori e mancano i soldi per la ristrutturazione. Si chiude, in attesa di tempi migliori. La società che amministra lo Sporting è la ‘Aedes Srl’, che ne possiede il 54,64 percento, mentre le restanti quote sono divise tra piccoli azionisti, tra cui il sindaco Eugenio Patrone.
Non è facile ‘scalare’ lo Sporting, perché un vecchio statuto stabilisce che, per controllare davvero la società, bisogna arrivare al 75 per cento del pacchetto. Detto fatto. Con un’azione combinata – tra la famiglia Stilo che vuole comprare e l’amministrazione comunale che vuole tagliare un nastro – alla fine ‘Aedes Srl’ e buona parte dei piccoli azionisti si convincono a vendere. Il primo dicembre 2014, con 125.000 euro di capitale sociale, nasce la ‘Sporting Milano 3 Srl’, controllata da Alex ed Emanuel Stilo. Anche se nel settembre 2014 la già citata interdittiva antimafia ferma i lavori della ‘Ausengineering Srl’ per Expo (un appalto da un milione di euro), questo non impedisce, due mesi dopo, di dare il via al progetto Sporting.
L’investimento è milionario e la struttura abbandonata, un anno dopo, torna a vivere fra gli applausi della popolazione. Gli Stilo, da queste parti, sono assai popolari, anche perché non disdegnano di sponsorizzare le associazioni locali, dalla squadra di calcio al centro culturale Tommaso Moro. Ma nel frattempo succede un’altra cosa: la ‘Ausengineering Srl’ vuole costruire per ampliare lo Sporting. E’ un problema, perché attorno ci sono soltanto terreni verdi. Il permesso rilasciato dal Comune, del resto, parla di “manutenzione straordinaria del complesso immobiliare”. Non tutti però la pensano così, perché nel cantiere si nota la presenza di mezzi pesanti e materiali utilizzati per nuove costruzioni. Infatti, con aumento di superficie pavimentata e volumetrie, sorgono un negozio di abbigliamento, una lavanderia, un centro medico, un asilo nido e una sontuosa spa. La responsabile dell’area tecnica, Federica Donati, prova invano a eseguire un sopralluogo, ma l’accesso le sarà sempre negato. E’ una tosta, l’architetto Donati. Così osserva i lavori dall’esterno, constata gli abusi edilizi in particolare per la spa e il 19 marzo del 2015 blocca il cantiere.
Nel frattempo però il sindaco Patrone destituisce Donati dal suo incarico (“normale riorganizzazione degli uffici”, spiega il primo cittadino). Al suo posto arriva Arturo Guadagnolo: un ingegnere che lavora al comune di Pieve Emanuele e che, ironia della sorte, è un consulente della ‘Ausengineering Srl’ proprio per i lavori allo Sporting. Quest’ultimo, nella sua nuova veste di dipendente comunale a Basiglio, il 27 marzo del 2015 revoca la sospensione dei lavori. Che prontamente ripartono. Il caso finisce in Procura, dove viene aperta un’indagine a seguito di un esposto. Anche perché la famiglia Stilo prima non versa al comune neppure un centesimo di oneri di urbanizzazione e poi, quando l’amministrazione approva a tempo di record una variante allo strumento urbanistico, corrisponde circa 118.000 euro, mentre secondo i consiglieri di opposizione, presentatari dell’esposto ai magistrati di Milano, la cifra esatta è 359.000, con un ammanco quindi di 241.000 euro. A interpretare le norme a favore dell’operatore privato è sempre Guadagnolo, ex consulente degli Stilo e ora capo dell’area tecnica di Basiglio.
I protagonisti della vicenda, interpellati da ilfattoquotidiano.it, appaiono sereni. “Noi volevamo che lo Sporting rinascesse e una famiglia lo ha riportato al suo splendore”, taglia corto il sindaco Patrone. Che poi, sulle supposte frequentazioni mafiose degli Stilo e sull’inchiesta della Procura, chiosa: “Se dovessi dare retta a tutte le voci che sento, non prenderei mai una decisione. I magistrati indaghino pure”. Sulla stessa lunghezza d’onda Emanuel Stilo, gestore dello Sporting e socio della ‘Ausengineering Srl’: “Lavoro dodici ore al giorno e cerco di far funzionare questa struttura che dà lavoro a cento famiglie, oltre che offrire servizi a tutta la popolazione, in particolare ai giovani”. E l’interdittiva antimafia, le frequentazioni con le cosche e gli abusi edilizi? “Chiacchiere, polemiche politiche. Tutto si è svolto nel rispetto delle norme. Abbiamo l’unico torto di essere calabresi. Ma al Sud ci siamo solo nati e ci torniamo una volta all’anno. Anzi, siamo venuti al Nord proprio per lavorare in un ambiente sano”.
LE PRECISAZIONI DI EMANUEL STILO
Spiace leggere l’accusa di aver copiato un articolo vecchio di anni o di averlo costruito sulle “voci di paese”. Primo, perché il nostro articolo non si è limitato a raccontare una polemica politica, bensì ha ricostruito la vicenda dello Sporting Milano 3 fino ai più recenti avvenimenti del 2016, citando passaggi significativi di una sentenza del Consiglio di Stato (quella che ha confermato l’interdittiva antimafia alla società della famiglia Stilo, citando episodi che dovrebbero far riflettere) e informando circa l’esistenza di un’inchiesta giudiziaria. Secondo, perché l’articolo si basa sulle carte: esposti alla Procura, ricorsi al Tar, pronunciamenti della Prefettura, sentenze del Consiglio di Stato, visure camerali delle società e delibere del consiglio comunale. Insomma, tutto fuorché “si dice” o “voci di paese”. Spiace anche leggere l’accusa di razzismo, quando fu proprio Emanuel Stilo a rendere a ilfattoquotidiano.it questa dichiarazione: “La nostra unica colpa è quella di essere calabresi”. Quanto al sindaco Eugenio Patrone, è vero: non ha mai posseduto quote dello Sporting. Le quote erano di sua moglie. Tanto che lo stesso sindaco, durante un consiglio comunale in cui si discuteva dello Sporting, dichiarò di abbandonare l’aula perché in conflitto d’interessi. Vero anche che la richiesta della famiglia Stilo all’amministrazione comunale fu quella di eseguire “una manutenzione straordinaria”, senza il pagamento di oneri di urbanizzazione. Peccato che il Comune, a tal proposito, decise di chiedere un parere legale, consegnato il 27 febbraio 2015. Tale parere evidenziò che la supposta “manutenzione straordinaria” consisteva in realtà in nuove edificazioni, le quali richiedevano un cambio di destinazione urbanistica dei terreni. Tanto che la giunta si affrettò a modificare il Piano di governo del territorio, calcolando l’ammontare degli oneri di urbanizzazione, in un primo momento non previsti. A questo proposito, abbiamo soltanto evidenziato come gli oneri versati siano stati considerati dai consiglieri d’opposizione (che hanno presentato un esposto in Procura) molto inferiori rispetto al dovuto: se ha ragione il Comune oppure no, sarà stabilito dai giudici. Da ultimo, il ruolo dell’ingegner Guadagnolo. In un esposto alla Corte dei conti e all’Autorità anti-corruzione si cita un incontro in municipio in dato 12 marzo 2015, al quale partecipano una decina di persone, tra cui, testualmente, “l’ingegner Arturo Guadagnolo come consulente dello Sporting Milano 3”. (em)
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(Adnkronos) - Le violenze e le discriminazioni violano la dignità personale, creano un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante, offensivo e generano malessere nelle persone che le subiscono. “In questi casi, la prima cosa da fare è segnalare e denunciare alla Consigliera di Parità per ricevere supporto e assistenza. È fondamentale non rimanere in silenzio. Ogni voce conta e può portare ad un cambiamento - sottolinea Antonella Pappadà, consigliera di Parità effettiva della Provincia di Lecce - . Questo incontro offre un’occasione per riflettere e ricordare a noi stesse quanto sia importante valorizzare il nostro talento e le nostre competenze e imparare a non farci sopraffare sia nelle relazioni personali sia nei luoghi di lavoro. La figura istituzionale della Consigliera di Parità della Provincia di Lecce è preposta a contrastare ogni forma di discriminazione legata al genere e non solo, a dare sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori che ne siano stati vittime sul luogo di lavoro, supportandoli gratuitamente in via stragiudiziale e giudiziale”.
“La violenza contro le donne e i femminicidi rappresentano ferite profonde nella nostra società, ma oggi dobbiamo esprimere la nostra determinazione nel combattere questi problemi - aggiunge Donatella Bertolone, vicepresidente Vicario Gruppo Donne Imprenditrici Fipe/Confcommercio - È incoraggiante vedere sempre più donne unirsi per reclamare il diritto alla sicurezza e al rispetto. Le donne non sono solo vittime, ma anche attrici fondamentali nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria. Campagne come #SicurezzaVera ci mostrano che possiamo fare la differenza, sensibilizzando e coinvolgendo la società su questi temi cruciali. È essenziale lavorare insieme per sfatare l’idea che i luoghi di intrattenimento siano associati alla violenza. Dobbiamo trasformare questi spazi in ambienti sicuri e accoglienti, dove ogni persona, in particolare le donne, possa sentirsi protetta e rispettata”.
I dati raccolti dal Centro Antiviolenza Renata Fonte di Lecce parlano chiaro: nel 2024 hanno chiesto aiuto 174 donne. La fascia d’età più colpita è quella tra i 30 e i 39 anni (32%), seguita da quella tra i 40 e i 49 anni (23%). La violenza non ha un unico volto: il 44% ha subito violenza fisica, il 45% psicologica, mentre il 2% ha denunciato violenze sessuali e il 4% atti di stalking. Colpisce il fatto che, nonostante il dolore e la sofferenza, solo il 34% delle donne abbia trovato la forza di sporgere denuncia. Il restante 66% ha scelto di non farlo, per paura di ritorsioni o per mancanza di fiducia nelle istituzioni.
"Uscire da una relazione maltrattante non è mai semplice per una donna, soprattutto quando l’uomo che esercita violenza è il compagno, il marito o il padre dei suoi figli, dichiara Maria Luisa Toto - Presidente Associazione Donne Insieme che gestisce il Centro Antiviolenza Renata Fonte. Ogni donna ha i suoi tempi, perché la paura, la vergogna e il senso di colpa possono trasformarsi in una prigione invisibile, fatta di solitudine e isolamento. Questi numeri ci dicono che la violenza di genere è una piaga radicata nella nostra società. Non è solo un fenomeno privato, ma una delle più gravi violazioni dei diritti umani. Per questo è essenziale che le donne non si sentano sole. Devono sapere che c’è una rete di supporto pronta ad aiutarle".
Una rete di supporto alimentata anche da momenti di spettacolo che portano in scena – come nel caso di “Eva non è ancora nata” di e con Salvatore Cosentino, magistrato e autore teatrale - la realtà delle donne che vengono analizzate sotto l’aspetto umano, per una riflessione profonda sul loro ruolo nella società di oggi. A ricordare le vittime di femminicidio e di violenza di genere, da venerdì 7 marzo ci sarà a Lecce anche una nuova panchina rossa, installata a Palazzo dei Celestini su iniziativa della Commissione Pari Opportunità della Provincia. Una mobilitazione importante quella della città che ha coinvolto anche la U.S. Lecce, che ha voluto essere presente all’evento di Codere inviando un videomessaggio di Federico Baschirotto. Il capitano dei giallorossi salentini ha ribadito l’importanza del contrasto a qualsiasi forma di violenza sulle donne e della promozione della cultura del rispetto e della consapevolezza: temi anche della campagna “Un Rosso alla Violenza” della Lega Serie A che servono a tenere sempre alta l’attenzione.
“Quando 'Innamòrati di Te' ha mosso i suoi primi passi non mi aspettavo che sarebbe diventato un laboratorio così importante, un momento di confronto trasversale e costruttivo. In dieci anni abbiamo attraversato l’Italia più volte e abbiamo avuto l’opportunità di conoscere persone fantastiche che si impegnano per il bene comune, in particolare quello delle donne. Confesso di essere davvero emozionata nel vedere anche Lecce tra le Città delle Donne e ringrazio Adriana Poli Bortone per aver immediatamente colto lo spunto che, in qualità di Ambassador de Gli Stati Generali delle Donne, ho offerto - commenta Imma Romano Direttrice Relazioni Istituzionali di Codere Italia - . Anche questa volta siamo riuscite a trattare il tema della violenza di genere con chi questo tema lo conosce e lo combatte quotidianamente, provando a dare informazioni ed indicazioni molto concrete sugli strumenti esistenti e sulle opportunità che il mondo istituzionale e quello del terziario sociale mettono a disposizione. L’impegno di Codere resta un impegno concreto sia in termini di divulgazione che di supporto. Con gioia sosteniamo l’Associazione Donne Insieme che opera proprio su questo territorio”. Dopo Lecce, il progetto itinerante 'Innamòrati di Te' farà tappa il 24 giugno a Rivoli, alle porte di Torino, per un altro appuntamento gratuito e aperto al pubblico.
(Adnkronos) - Le violenze e le discriminazioni violano la dignità personale, creano un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante, offensivo e generano malessere nelle persone che le subiscono. “In questi casi, la prima cosa da fare è segnalare e denunciare alla Consigliera di Parità per ricevere supporto e assistenza. È fondamentale non rimanere in silenzio. Ogni voce conta e può portare ad un cambiamento - sottolinea Antonella Pappadà, consigliera di Parità effettiva della Provincia di Lecce - . Questo incontro offre un’occasione per riflettere e ricordare a noi stesse quanto sia importante valorizzare il nostro talento e le nostre competenze e imparare a non farci sopraffare sia nelle relazioni personali sia nei luoghi di lavoro. La figura istituzionale della Consigliera di Parità della Provincia di Lecce è preposta a contrastare ogni forma di discriminazione legata al genere e non solo, a dare sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori che ne siano stati vittime sul luogo di lavoro, supportandoli gratuitamente in via stragiudiziale e giudiziale”.
“La violenza contro le donne e i femminicidi rappresentano ferite profonde nella nostra società, ma oggi dobbiamo esprimere la nostra determinazione nel combattere questi problemi - aggiunge Donatella Bertolone, vicepresidente Vicario Gruppo Donne Imprenditrici Fipe/Confcommercio - È incoraggiante vedere sempre più donne unirsi per reclamare il diritto alla sicurezza e al rispetto. Le donne non sono solo vittime, ma anche attrici fondamentali nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria. Campagne come #SicurezzaVera ci mostrano che possiamo fare la differenza, sensibilizzando e coinvolgendo la società su questi temi cruciali. È essenziale lavorare insieme per sfatare l’idea che i luoghi di intrattenimento siano associati alla violenza. Dobbiamo trasformare questi spazi in ambienti sicuri e accoglienti, dove ogni persona, in particolare le donne, possa sentirsi protetta e rispettata”.
I dati raccolti dal Centro Antiviolenza Renata Fonte di Lecce parlano chiaro: nel 2024 hanno chiesto aiuto 174 donne. La fascia d’età più colpita è quella tra i 30 e i 39 anni (32%), seguita da quella tra i 40 e i 49 anni (23%). La violenza non ha un unico volto: il 44% ha subito violenza fisica, il 45% psicologica, mentre il 2% ha denunciato violenze sessuali e il 4% atti di stalking. Colpisce il fatto che, nonostante il dolore e la sofferenza, solo il 34% delle donne abbia trovato la forza di sporgere denuncia. Il restante 66% ha scelto di non farlo, per paura di ritorsioni o per mancanza di fiducia nelle istituzioni.
"Uscire da una relazione maltrattante non è mai semplice per una donna, soprattutto quando l’uomo che esercita violenza è il compagno, il marito o il padre dei suoi figli, dichiara Maria Luisa Toto - Presidente Associazione Donne Insieme che gestisce il Centro Antiviolenza Renata Fonte. Ogni donna ha i suoi tempi, perché la paura, la vergogna e il senso di colpa possono trasformarsi in una prigione invisibile, fatta di solitudine e isolamento. Questi numeri ci dicono che la violenza di genere è una piaga radicata nella nostra società. Non è solo un fenomeno privato, ma una delle più gravi violazioni dei diritti umani. Per questo è essenziale che le donne non si sentano sole. Devono sapere che c’è una rete di supporto pronta ad aiutarle".
Una rete di supporto alimentata anche da momenti di spettacolo che portano in scena – come nel caso di “Eva non è ancora nata” di e con Salvatore Cosentino, magistrato e autore teatrale - la realtà delle donne che vengono analizzate sotto l’aspetto umano, per una riflessione profonda sul loro ruolo nella società di oggi. A ricordare le vittime di femminicidio e di violenza di genere, da venerdì 7 marzo ci sarà a Lecce anche una nuova panchina rossa, installata a Palazzo dei Celestini su iniziativa della Commissione Pari Opportunità della Provincia. Una mobilitazione importante quella della città che ha coinvolto anche la U.S. Lecce, che ha voluto essere presente all’evento di Codere inviando un videomessaggio di Federico Baschirotto. Il capitano dei giallorossi salentini ha ribadito l’importanza del contrasto a qualsiasi forma di violenza sulle donne e della promozione della cultura del rispetto e della consapevolezza: temi anche della campagna “Un Rosso alla Violenza” della Lega Serie A che servono a tenere sempre alta l’attenzione.
“Quando 'Innamòrati di Te' ha mosso i suoi primi passi non mi aspettavo che sarebbe diventato un laboratorio così importante, un momento di confronto trasversale e costruttivo. In dieci anni abbiamo attraversato l’Italia più volte e abbiamo avuto l’opportunità di conoscere persone fantastiche che si impegnano per il bene comune, in particolare quello delle donne. Confesso di essere davvero emozionata nel vedere anche Lecce tra le Città delle Donne e ringrazio Adriana Poli Bortone per aver immediatamente colto lo spunto che, in qualità di Ambassador de Gli Stati Generali delle Donne, ho offerto - commenta Imma Romano Direttrice Relazioni Istituzionali di Codere Italia - . Anche questa volta siamo riuscite a trattare il tema della violenza di genere con chi questo tema lo conosce e lo combatte quotidianamente, provando a dare informazioni ed indicazioni molto concrete sugli strumenti esistenti e sulle opportunità che il mondo istituzionale e quello del terziario sociale mettono a disposizione. L’impegno di Codere resta un impegno concreto sia in termini di divulgazione che di supporto. Con gioia sosteniamo l’Associazione Donne Insieme che opera proprio su questo territorio”. Dopo Lecce, il progetto itinerante 'Innamòrati di Te' farà tappa il 24 giugno a Rivoli, alle porte di Torino, per un altro appuntamento gratuito e aperto al pubblico.
(Adnkronos) - Il Comune di Milano, alla luce delle indagini che recentemente hanno riguardato l’urbanistica, ricorda di aver già messo in atto diverse misure. Ad esempio con apposita delibera di Giunta, datata febbraio 2024, lo Sportello unico per l'edilizia (Sue) si è adeguato alle interpretazioni del gip in tema di pianificazione attuativa e ristrutturazione edilizia e lo scorso settembre è stato modificato il regolamento della Commissione per il paesaggio, "rafforzando ulteriormente il principio di trasparenza che lo guida e prevedendo che almeno 8 componenti su 15, compreso il presidente, per l’intera durata dell’incarico non svolgano attività di libera professione nel territorio comunale".
Lo scorso novembre sono state introdotte regole "molto restrittive" sui contatti tra funzionari dello Sportello unico per l'edilizia e gli utenti privati. E' invece datato primo marzo 2025 l’avvicendamento di alcuni dirigenti, mentre nel maggio 2023 il Consiglio comunale ha approvato la delibera di Giunta relativa all’aggiornamento degli oneri di urbanizzazione e a novembre 2024 sono stati aggiornati anche i criteri di monetizzazione dello standard.
Roma, 5 mar. (Adnkronos) - Il 63% degli intervistati ritiene che il modello di gestione del calcio italiano sia in crisi, con una percezione più diffusa tra gli uomini (75%) e i tifosi (69%). E' quanto si evince dall'indagine condotta da 'Noto Sondaggi' su 'Gli italiani e il Calcio', un resoconto sul rapporto tra gli italiani e il mondo del calcio e la percezione del suo stato di salute, esplorando l'interesse per lo sport, il rapporto con il calcio, la percezione della salute del calcio, il ripensamento del modello di business e il sostegno pubblico al settore.
La maggioranza assoluta degli intervistati (67%) è tifoso di una squadra di calcio in particolare, con percentuali che superano il 90% tra chi lo pratica come sport e sfiorano l’80% tra gli uomini. È interessante rilevare come perfino una parte, seppur minoritaria, di chi non pratica né segue il calcio dichiari di avere una squadra del cuore. Chi ha seguito il calcio nell’ultimo anno lo ha fatto soprattutto in Tv (62% spesso, 28% qualche volta), mentre solo un appassionato su cinque si è recato allo stadio (34%, di cui 7% spesso). In entrambi i casi, la frequenza con cui si segue il calcio tende ad aumentare tra gli under 55, chi lo pratica come sport e chi è tifoso di una squadra. Coerentemente con la scelta di seguire il calcio in Tv piuttosto che allo stadio, la modalità più frequente per seguire la squadra del cuore è l’abbonamento alla PayTv (40%, con punte del 60% tra chi pratica il calcio), mentre l’11% segue la squadra in trasferta, il 10% ha un abbonamento allo stadio e l’8% dichiara di far parte di una tifoseria.
Una quota prevalente di intervistati (63% del totale) ritiene che il modello di gestione del calcio italiano sia crisi. Una percezione trasversale, ma più diffusa tra gli uomini (75%), i residenti nel Centro Italia (67%) e soprattutto tifosi e appassionati di calcio, ancor più se lo pratica (83%). Il compenso eccessivo di calciatori ed allenatori rappresenta il principale problema del calcio italiano odierno (indicato dal 64% del campione), ma all’interno di uno scenario ben più complesso fatto di tante criticità, tra cui spiccano l’indebitamento troppo elevato delle società (43%) e la scarsa valorizzazione dei settori giovanili (39%). Il 69% ritiene, inoltre, che la gestione economica delle società calcistiche italiane non sia trasparente. Crisi e problematiche spingono la maggioranza degli intervistati a giudicare il modello di gestione del calcio italiano per lo più equiparabile se non inferiore a quello di altri paesi europei (rispettivamente 38% e 32% del campione). Solo una parte minoritaria (appena il 12%) ritiene, inoltre, che il calcio italiano sia in una condizione finanziariamente più solida, mentre sull’effettiva capacità delle società sportive italiane di ripensare il proprio modello di business, adattandolo alle nuove regole Uefa, le opinioni sono discordanti.
La visione degli intervistati sul nuovo modello di business a cui le società calcistiche dovrebbero ispirarsi è ricca di sfumature. Coloro che ritengono che la solidità economica sia la cosa più importante per garantire la competitività sportiva di una squadra prevalgono, ma incalzati da chi ritiene non sia così (rispettivamente 43% e 32% del campione). La maggioranza assoluta ritiene che nel calcio chi ha più soldi abbia più probabilità di vincere (54%), ma non sono pochi coloro che, al contrario, ritengono che il talento vada formato e che, quindi, si dovrebbe investire nella formazione dei talenti anche se questo non garantisce sempre la vittoria (22%). Indipendentemente dai principi ispiratori, il nuovo modello di business delle società calcistiche dovrebbe prioritariamente puntare ad affrontare le tante problematiche del settore,a partire da quelle di natura finanziaria: costo di ingaggi, cartellini e commissioni fuori controllo o con regolamentazione inadeguata (indicato dal 46% del campione), indebitamento eccessivo (38%), investimenti insufficienti dei club nei settori giovanili (31%).
Tre intervistati su quattro (70% del totale, con scostamenti per lo più contenuti in relazione al profilo socio-demografico) sono contrari all’idea che il calcio professionistico in Italia sia finanziato e riceva sostegno pubblico, in quanto le società di calcio di primo livello debbano essere trattate allo stesso modo delle altre imprese. Solo il 18% si dichiara, viceversa, favorevole ad un’ipotesi di un intervento pubblico straordinario, sottolineando le ricadute positive che il calcio ha sulla collettività, mentre il restante 12% non esprime un’opinione in merito.
Le opinioni espresse sul ruolo dello Stato nella gestione finanziaria di impianti e strutture sportive sono più eterogenee. La maggioranza, in particolare giovani e appassionati di calcio, ritiene che lo Stato debba assumersi almeno in parte questa responsabilità. Tuttavia, il consenso varia a seconda dell’ambito di intervento: il 55% degli intervistati ritiene che lo Stato debba farsi in parte o totalmente carico dell’ammodernamento e della manutenzione degli impianti, mentre la stessa percentuale sale 64% con riferimento alla sicurezza dentro e fuori gli stadi.
Roma, 5 mar. (Adnkronos) - Il 63% degli intervistati ritiene che il modello di gestione del calcio italiano sia in crisi, con una percezione più diffusa tra gli uomini (75%) e i tifosi (69%). E' quanto si evince dall'indagine condotta da 'Noto Sondaggi' su 'Gli italiani e il Calcio', un resoconto sul rapporto tra gli italiani e il mondo del calcio e la percezione del suo stato di salute, esplorando l'interesse per lo sport, il rapporto con il calcio, la percezione della salute del calcio, il ripensamento del modello di business e il sostegno pubblico al settore.
La maggioranza assoluta degli intervistati (67%) è tifoso di una squadra di calcio in particolare, con percentuali che superano il 90% tra chi lo pratica come sport e sfiorano l’80% tra gli uomini. È interessante rilevare come perfino una parte, seppur minoritaria, di chi non pratica né segue il calcio dichiari di avere una squadra del cuore. Chi ha seguito il calcio nell’ultimo anno lo ha fatto soprattutto in Tv (62% spesso, 28% qualche volta), mentre solo un appassionato su cinque si è recato allo stadio (34%, di cui 7% spesso). In entrambi i casi, la frequenza con cui si segue il calcio tende ad aumentare tra gli under 55, chi lo pratica come sport e chi è tifoso di una squadra. Coerentemente con la scelta di seguire il calcio in Tv piuttosto che allo stadio, la modalità più frequente per seguire la squadra del cuore è l’abbonamento alla PayTv (40%, con punte del 60% tra chi pratica il calcio), mentre l’11% segue la squadra in trasferta, il 10% ha un abbonamento allo stadio e l’8% dichiara di far parte di una tifoseria.
Una quota prevalente di intervistati (63% del totale) ritiene che il modello di gestione del calcio italiano sia crisi. Una percezione trasversale, ma più diffusa tra gli uomini (75%), i residenti nel Centro Italia (67%) e soprattutto tifosi e appassionati di calcio, ancor più se lo pratica (83%). Il compenso eccessivo di calciatori ed allenatori rappresenta il principale problema del calcio italiano odierno (indicato dal 64% del campione), ma all’interno di uno scenario ben più complesso fatto di tante criticità, tra cui spiccano l’indebitamento troppo elevato delle società (43%) e la scarsa valorizzazione dei settori giovanili (39%). Il 69% ritiene, inoltre, che la gestione economica delle società calcistiche italiane non sia trasparente. Crisi e problematiche spingono la maggioranza degli intervistati a giudicare il modello di gestione del calcio italiano per lo più equiparabile se non inferiore a quello di altri paesi europei (rispettivamente 38% e 32% del campione). Solo una parte minoritaria (appena il 12%) ritiene, inoltre, che il calcio italiano sia in una condizione finanziariamente più solida, mentre sull’effettiva capacità delle società sportive italiane di ripensare il proprio modello di business, adattandolo alle nuove regole Uefa, le opinioni sono discordanti.
La visione degli intervistati sul nuovo modello di business a cui le società calcistiche dovrebbero ispirarsi è ricca di sfumature. Coloro che ritengono che la solidità economica sia la cosa più importante per garantire la competitività sportiva di una squadra prevalgono, ma incalzati da chi ritiene non sia così (rispettivamente 43% e 32% del campione). La maggioranza assoluta ritiene che nel calcio chi ha più soldi abbia più probabilità di vincere (54%), ma non sono pochi coloro che, al contrario, ritengono che il talento vada formato e che, quindi, si dovrebbe investire nella formazione dei talenti anche se questo non garantisce sempre la vittoria (22%). Indipendentemente dai principi ispiratori, il nuovo modello di business delle società calcistiche dovrebbe prioritariamente puntare ad affrontare le tante problematiche del settore,a partire da quelle di natura finanziaria: costo di ingaggi, cartellini e commissioni fuori controllo o con regolamentazione inadeguata (indicato dal 46% del campione), indebitamento eccessivo (38%), investimenti insufficienti dei club nei settori giovanili (31%).
Tre intervistati su quattro (70% del totale, con scostamenti per lo più contenuti in relazione al profilo socio-demografico) sono contrari all’idea che il calcio professionistico in Italia sia finanziato e riceva sostegno pubblico, in quanto le società di calcio di primo livello debbano essere trattate allo stesso modo delle altre imprese. Solo il 18% si dichiara, viceversa, favorevole ad un’ipotesi di un intervento pubblico straordinario, sottolineando le ricadute positive che il calcio ha sulla collettività, mentre il restante 12% non esprime un’opinione in merito.
Le opinioni espresse sul ruolo dello Stato nella gestione finanziaria di impianti e strutture sportive sono più eterogenee. La maggioranza, in particolare giovani e appassionati di calcio, ritiene che lo Stato debba assumersi almeno in parte questa responsabilità. Tuttavia, il consenso varia a seconda dell’ambito di intervento: il 55% degli intervistati ritiene che lo Stato debba farsi in parte o totalmente carico dell’ammodernamento e della manutenzione degli impianti, mentre la stessa percentuale sale 64% con riferimento alla sicurezza dentro e fuori gli stadi.
Roma, 5 mar. (Adnkronos) - Il Consiglio di Presidenza dell’Associazione Nazionale di Settore, che si è riunito oggi, ha approvato all’unanimità l’ammissione a Socio del Gruppo Azimut | Benetti. "Sono stato eletto nel 2019 con il mandato di unificare sotto una forte rappresentanza associativa tutta la filiera del settore" ha sottolineato il presidente di Confindustria Nautica Saverio Cecchi. "Sono orgoglioso, all’approssimarsi del termine del mio mandato, del raggiungimento completo di tale obiettivo con il ritorno in Associazione del Gruppo Azimut | Benetti. e sottolineo con soddisfazione l’adozione all’unanimità della delibera di ammissione da parte degli Organi statutari", ha aggiunto.
"Crediamo fermamente che un'industria nautica più unita sia un'industria più forte, capace di affrontare le sfide globali con maggiore coesione e visione strategica. Lavorare insieme significa non solo consolidare il ruolo dell'Italia come leader mondiale nella nautica, ma anche promuovere innovazione, sostenibilità e crescita per l’intera filiera. La scelta di aderire a Confindustria Nautica è espressione di questo impegno" ha commentato Marco Valle, Amministratore Delegato del Gruppo Azimut | Benetti.
Roma, 5 mar. (Adnkronos) - "Dalla lettura dell’Industrial Action Plan della Commissione Ue per l’automotive emergono ancora di più la necessità e l’urgenza di un nuovo percorso verso la mobilità decarbonizzata che integri il principio della neutralità tecnologica". Ad affermarlo in una nota è Matteo Cimenti presidente di Assogasliquidi-Federchimica in rappresentanza delle filiere dei gas liquefatti (Gpl e Gnl).
"Sono ormai a tutti evidenti – prosegue Cimenti – le difficoltà nel raggiungere gli obiettivi del 2035 e successivi. In questo contesto, la Commissione si è impegnata ad accelerare la revisione del regolamento CO₂ per le auto, che partirà da un’analisi dei dati, di tutti gli sviluppi tecnologici rilevanti e dell’importanza di una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa. Ci aspettiamo quindi che le Istituzioni comunitarie (a cominciare dal Parlamento europeo) rivedano il bando relativo ai motori a combustione interna e riconoscano tutte le tecnologie capaci di contribuire alla decarbonizzazione del trasporto, inclusi i biocarburanti. I prodotti gassosi anche nella loro versione bio e rinnovabile si distinguono come soluzioni concrete e immediate per ridurre le emissioni di CO₂".
Incomprensibile la chiusura sul fronte del trasporto pesante, dove il Gnl e il bioGnl rappresentano già oggi la soluzione più pronta e disponibile. Nel Piano non è prevista alcuna apertura per giungere alla revisione del Regolamento sulle emissioni di CO₂ dei veicoli pesanti: "La nostra richiesta e il nostro auspicio – conclude Cimenti – è che nella fase attuativa del Piano appena presentato, le Istituzioni europee lavorino anche su questo fronte nella direzione auspicata, l'unica in grado di coniugare sviluppo industriale competitivo, raggiungimento degli obiettivi ambientali e attenzione ai consumatori".