C’è un giudice che promette di denunciare alcuni testimoni per falsa testimonianza. Ci sono testimoni portati in aula dai Carabinieri. Ci sono minacce telefoniche minimizzate. “Mi stai dicendo che mi vuoi sparare?” – “Per noi erano toni amichevoli”. E poi la deposizione dell’ex consigliere comunale del Pd, Antonio Olivo, che definisce un semplice incidente il rogo avvenuto in un suo cantiere: per i pm però altro non era che una ritorsione di uno degli imputati. Il processo Aemilia, uno dei più grandi dibattimenti di mafia nel nord Italia, va avanti ormai da sei mesi a Reggio Emilia in questo clima. Alla sbarra 150 imputati, gran parte dei quali accusati di avere fatto parte di una cosca di ‘ndrangheta tutta emiliana legata a Nicolino Grande Aracri, considerato capo dell’omonimo clan di Cutro, in Calabria.
Davanti al giudice stanno passando i testimoni dell’accusa, ma c’è chi, a pochi metri dalle sbarre dietro cui siedono gli imputati, si rimangia quanto detto in fase di indagine. C’è chi, dopo non essersi presentato, è stato accompagnato in aula dagli uomini dell’Arma. Una delle vittime di diverse estorsioni, un giocatore d’azzardo finito in debito con alcuni degli imputati, pare invece che sia scappato negli Stati Uniti e al proprio avvocato avrebbe dichiarato di non volere tornare in Italia per paura della propria incolumità. È anche a seguito di questi fatti che,durante una delle ultime udienze il presidente del collegio, Francesco Maria Caruso, si era addirittura riservato la possibilità di inviare alla Procura le posizioni di alcuni testimoni apparsi reticenti, per valutare un procedimento per falsa testimonianza.
Gran cornuto, dove sei… Scappi pezzo di merda… vado a scontare con tua moglie”. “Fu solo una battuta volgare”
Come nel caso di Salvatore Palmo Rotondo, un imprenditore cutrese attivo in Emilia, che nel 2012 si era ritrovato a dovere dei soldi di Gaetano Blasco e Antonio Silipo, entrambi considerati dai pm membri della cosca emiliana. In una intercettazione del 2012 Rotondo e Silipo si scambiano parole di fuoco: “Turù io non ho niente da perdere lo sai?”, diceva Silipo. “Tonino ma mi vuoi ammazzare? Vieni e sparami!”. La risposta dell’imputato: “Turù a me come mi vedi sono! io non ho niente da perdere!”. “Tonino ma mi stai dicendo che mi vuoi sparare? vieni e sparami Tonino!”. “Queste sono parole tue sono”. In aula davanti al giudice però Rotondo minimizza: “Era una discussione accesa, ma quelli sono i toni amichevoli che usiamo… Pensi che con Silipo sono andato a prendere il caffè finché non l’hanno arrestato. Per voi sarà una minaccia, per me no”. È a questo punto che il giudice Caruso lo avvisa: “Se la telefonata avrà tenore diverso andrà sotto processo per falsa testimonianza”.
Silipo, che è stato condannato in primo grado a 14 anni nell’abbreviato del processo Aemilia (tra le accuse anche l’associazione mafiosa), è stato assolto per questo fatto specifico. Ma anche le motivazioni dell’assoluzione sono interessanti: secondo il giudice infatti il reato da contestare non era estorsione (perché la somma chiesta a Salvatore Rotondo era effettivamente dovuta), ma quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con la minaccia. Però, secondo il giudice dell’abbreviato, siccome Rotondo non ha mai sporto querela, non si può procedere.
L’incendio si è provocato da solo, colpa della guaina. Il rapporto dei Vigili del fuoco? Non l’ho letto”
Anche frasi del tipo: “Gran cornuto, dove sei… Scappi pezzo di merda… Mi sa che vado a scontare con tua moglie adesso”, in aula sono state minimizzate. “Ma quella non è una minaccia, solo una volgare battuta rivolta a mia moglie”, ha asserito un altro testimone. Il pm aveva appena riportato un passaggio di una intercettazione telefonica del 2011 in cui Antonio Valerio, imputato per associazione mafiosa, estorsione e usura, discuteva con l’uomo per un prestito di poche centinaia di euro non restituito.
Infine, come riportato dalle cronache della Gazzetta di Reggio, anche la testimonianza di Antonio Olivo, ex consigliere comunale del Partito democratico, ha fatto molto discutere: “L’incendio si è provocato da solo, colpa della guaina”, ha risposto Olivo al pm Marco Mescolini, che non aveva fatto in tempo nemmeno a fare la domanda su quel rogo del 2005. Secondo l’accusa il fuoco fu appiccato da uno degli imputati, Gaetano Blasco, che voleva vendicarsi per non essere stato coinvolto in alcuni cantieri. Alla domanda poi se avesse letto il rapporto dei vigili del fuoco su quell’incendio, rapporto portato da Olivo alle assicurazioni, il testimone ha spiegato in aula di non avere letto se la causa fosse o meno dolosa.
Per ‘incoraggiare’ i testimoni cinque sindaci della provincia di Reggio Emilia si sono presentati al processo
Olivo, originario di Cutro, oltre a essere stato in consiglio comunale a Reggio Emilia per 10 anni è un imprenditore edile affermato in città. Il suo nome compare nella carte dell’inchiesta Aemilia non solo per quel rogo. Olivo (che non è mai stato indagato) fu infatti intercettato dai Carabinieri nel 2011 al telefono con Romolo Villirillo. Quest’ultimo, condannato nel 2016 in primo grado per associazione mafiosa nell’abbreviato di Aemilia, è accusato di essere stato uno dei capi promotori della cosca emiliana. Olivo peraltro è lo stesso che nel 2012 – assieme all’allora sindaco e oggi ministro Graziano Delrio (che sarà presto anche lui fra i testimoni) e ad altri consiglieri comunali di origine calabrese – andò a parlare con l’allora prefetto di Reggio Emilia Antonella De Miro. La delegazione si mosse su iniziativa dei consiglieri comunali che lamentavano una criminalizzazione dell’intera comunità cutrese in città (circa 10mila persone) dopo le interdittive antimafia che il prefetto stava emettendo nei confronti delle imprese ritenute legate alla ‘ndrangheta.
Proprio per ‘incoraggiare’ i testimoni, nei giorni scorsi cinque sindaci della provincia di Reggio Emilia si sono presentati nell’aula speciale del processo. Emanuele Cavallaro di Rubiera, Nico Giberti di Albinea, Andrea Carletti di Bibbiano, Andrea Tagliavini di Quattro Castella e Enrico Bini di Castelnovo Monti, accompagnati da alcuni dei loro assessori e da una consigliera provinciale hanno presenziato a una delle udienze. “Il pubblico dà fastidio. Spesso capita di ricevere insulti dai parenti degli imputati. Ma non mollo: bisogna esserci per fare sentire la presenza delle istituzioni”, racconta Bini a ilfattoquotidiano.it. “Continueranno a venire a seguire i processi anche le scuole. Per questo abbiamo voluto che il processo si svolgesse qui e non in un’altra città”.
L’avvocato della difesa: “Dai testimoni risposte imprecise, calabresi accusati a prescindere”
Intanto però arriva una nota dell’avvocato Francesco Miraglia, che difende diversi degli imputati nel processo Aemilia: “In un Paese come il nostro, in cui vale per la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio, stiamo assistendo in queste ore a un processo mediatico che dipinge già come colpevoli gli imputati in un procedimento giunto soltanto alla fase dibattimentale, tutt’ora in corso, ben lontano da una sentenza”. Tuttavia, secondo Miraglia, i testimoni dell’accusa hanno risposto alle domande “con risposte imprecise, indefinite e per sentito dire”: “Che si tratti di affiliati alla ‘ndrangheta e di operazioni legate alle attività criminose è quindi tutto ancora da dimostrare – ha detto l’avvocato riferendosi agli imputati – e mi pare pertanto che si sia partiti da un presupposto di territorialità, che faccia dei calabresi dei delinquenti a prescindere”.
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Aemilia, testimoni intimoriti e minacce negate al processo sulla ‘ndrangheta
“'Mi stai dicendo che mi vuoi sparare?' Per noi erano toni amichevoli”. Nell'aula del Tribunale di Reggio Emilia va in scena l'omertà in salsa nordica. Tra accompagnamenti coatti dei carabinieri, un teste sparito negli Usa e il giudice che valuta l'invio degli atti per falsa testimonianza. Insulti dai familiari degli imputati fra il pubblico. Cinque sindaci della provincia hanno deciso di esserci "per far sentire la presenza delle istituzioni"
C’è un giudice che promette di denunciare alcuni testimoni per falsa testimonianza. Ci sono testimoni portati in aula dai Carabinieri. Ci sono minacce telefoniche minimizzate. “Mi stai dicendo che mi vuoi sparare?” – “Per noi erano toni amichevoli”. E poi la deposizione dell’ex consigliere comunale del Pd, Antonio Olivo, che definisce un semplice incidente il rogo avvenuto in un suo cantiere: per i pm però altro non era che una ritorsione di uno degli imputati. Il processo Aemilia, uno dei più grandi dibattimenti di mafia nel nord Italia, va avanti ormai da sei mesi a Reggio Emilia in questo clima. Alla sbarra 150 imputati, gran parte dei quali accusati di avere fatto parte di una cosca di ‘ndrangheta tutta emiliana legata a Nicolino Grande Aracri, considerato capo dell’omonimo clan di Cutro, in Calabria.
Davanti al giudice stanno passando i testimoni dell’accusa, ma c’è chi, a pochi metri dalle sbarre dietro cui siedono gli imputati, si rimangia quanto detto in fase di indagine. C’è chi, dopo non essersi presentato, è stato accompagnato in aula dagli uomini dell’Arma. Una delle vittime di diverse estorsioni, un giocatore d’azzardo finito in debito con alcuni degli imputati, pare invece che sia scappato negli Stati Uniti e al proprio avvocato avrebbe dichiarato di non volere tornare in Italia per paura della propria incolumità. È anche a seguito di questi fatti che,durante una delle ultime udienze il presidente del collegio, Francesco Maria Caruso, si era addirittura riservato la possibilità di inviare alla Procura le posizioni di alcuni testimoni apparsi reticenti, per valutare un procedimento per falsa testimonianza.
Come nel caso di Salvatore Palmo Rotondo, un imprenditore cutrese attivo in Emilia, che nel 2012 si era ritrovato a dovere dei soldi di Gaetano Blasco e Antonio Silipo, entrambi considerati dai pm membri della cosca emiliana. In una intercettazione del 2012 Rotondo e Silipo si scambiano parole di fuoco: “Turù io non ho niente da perdere lo sai?”, diceva Silipo. “Tonino ma mi vuoi ammazzare? Vieni e sparami!”. La risposta dell’imputato: “Turù a me come mi vedi sono! io non ho niente da perdere!”. “Tonino ma mi stai dicendo che mi vuoi sparare? vieni e sparami Tonino!”. “Queste sono parole tue sono”. In aula davanti al giudice però Rotondo minimizza: “Era una discussione accesa, ma quelli sono i toni amichevoli che usiamo… Pensi che con Silipo sono andato a prendere il caffè finché non l’hanno arrestato. Per voi sarà una minaccia, per me no”. È a questo punto che il giudice Caruso lo avvisa: “Se la telefonata avrà tenore diverso andrà sotto processo per falsa testimonianza”.
Silipo, che è stato condannato in primo grado a 14 anni nell’abbreviato del processo Aemilia (tra le accuse anche l’associazione mafiosa), è stato assolto per questo fatto specifico. Ma anche le motivazioni dell’assoluzione sono interessanti: secondo il giudice infatti il reato da contestare non era estorsione (perché la somma chiesta a Salvatore Rotondo era effettivamente dovuta), ma quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con la minaccia. Però, secondo il giudice dell’abbreviato, siccome Rotondo non ha mai sporto querela, non si può procedere.
Anche frasi del tipo: “Gran cornuto, dove sei… Scappi pezzo di merda… Mi sa che vado a scontare con tua moglie adesso”, in aula sono state minimizzate. “Ma quella non è una minaccia, solo una volgare battuta rivolta a mia moglie”, ha asserito un altro testimone. Il pm aveva appena riportato un passaggio di una intercettazione telefonica del 2011 in cui Antonio Valerio, imputato per associazione mafiosa, estorsione e usura, discuteva con l’uomo per un prestito di poche centinaia di euro non restituito.
Infine, come riportato dalle cronache della Gazzetta di Reggio, anche la testimonianza di Antonio Olivo, ex consigliere comunale del Partito democratico, ha fatto molto discutere: “L’incendio si è provocato da solo, colpa della guaina”, ha risposto Olivo al pm Marco Mescolini, che non aveva fatto in tempo nemmeno a fare la domanda su quel rogo del 2005. Secondo l’accusa il fuoco fu appiccato da uno degli imputati, Gaetano Blasco, che voleva vendicarsi per non essere stato coinvolto in alcuni cantieri. Alla domanda poi se avesse letto il rapporto dei vigili del fuoco su quell’incendio, rapporto portato da Olivo alle assicurazioni, il testimone ha spiegato in aula di non avere letto se la causa fosse o meno dolosa.
Olivo, originario di Cutro, oltre a essere stato in consiglio comunale a Reggio Emilia per 10 anni è un imprenditore edile affermato in città. Il suo nome compare nella carte dell’inchiesta Aemilia non solo per quel rogo. Olivo (che non è mai stato indagato) fu infatti intercettato dai Carabinieri nel 2011 al telefono con Romolo Villirillo. Quest’ultimo, condannato nel 2016 in primo grado per associazione mafiosa nell’abbreviato di Aemilia, è accusato di essere stato uno dei capi promotori della cosca emiliana. Olivo peraltro è lo stesso che nel 2012 – assieme all’allora sindaco e oggi ministro Graziano Delrio (che sarà presto anche lui fra i testimoni) e ad altri consiglieri comunali di origine calabrese – andò a parlare con l’allora prefetto di Reggio Emilia Antonella De Miro. La delegazione si mosse su iniziativa dei consiglieri comunali che lamentavano una criminalizzazione dell’intera comunità cutrese in città (circa 10mila persone) dopo le interdittive antimafia che il prefetto stava emettendo nei confronti delle imprese ritenute legate alla ‘ndrangheta.
Proprio per ‘incoraggiare’ i testimoni, nei giorni scorsi cinque sindaci della provincia di Reggio Emilia si sono presentati nell’aula speciale del processo. Emanuele Cavallaro di Rubiera, Nico Giberti di Albinea, Andrea Carletti di Bibbiano, Andrea Tagliavini di Quattro Castella e Enrico Bini di Castelnovo Monti, accompagnati da alcuni dei loro assessori e da una consigliera provinciale hanno presenziato a una delle udienze. “Il pubblico dà fastidio. Spesso capita di ricevere insulti dai parenti degli imputati. Ma non mollo: bisogna esserci per fare sentire la presenza delle istituzioni”, racconta Bini a ilfattoquotidiano.it. “Continueranno a venire a seguire i processi anche le scuole. Per questo abbiamo voluto che il processo si svolgesse qui e non in un’altra città”.
Intanto però arriva una nota dell’avvocato Francesco Miraglia, che difende diversi degli imputati nel processo Aemilia: “In un Paese come il nostro, in cui vale per la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio, stiamo assistendo in queste ore a un processo mediatico che dipinge già come colpevoli gli imputati in un procedimento giunto soltanto alla fase dibattimentale, tutt’ora in corso, ben lontano da una sentenza”. Tuttavia, secondo Miraglia, i testimoni dell’accusa hanno risposto alle domande “con risposte imprecise, indefinite e per sentito dire”: “Che si tratti di affiliati alla ‘ndrangheta e di operazioni legate alle attività criminose è quindi tutto ancora da dimostrare – ha detto l’avvocato riferendosi agli imputati – e mi pare pertanto che si sia partiti da un presupposto di territorialità, che faccia dei calabresi dei delinquenti a prescindere”.
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Roma, 29 dic. (Adnkronos) - "Ringraziamo Luigi Sbarra per il grande e costruttivo contributo che, alla guida della Cisl, ha dato alla tutela degli interessi dei lavoratori in Italia ed al mondo delle relazioni industriali. Ha guidato il sindacato con una vera visione strategica e con la consapevolezza che il dialogo tra le parti sociali e’ la chiave per rendere il sistema produttivo sempre più equo, dinamico e sostenibile. Lo ha fatto rispettando il ruolo e l’autonomia sindacale, senza mai trasformare la Cisl nell’appendice di una parte politica. Abbiamo sottoscritto la sua proposta di partecipazione dei lavoratori agli utili dell’azienda e continueremo a sostenerla politicamente in Parlamento. Auguriamo a Luigi Sbarra di continuare a contribuire, con la stessa dedizione, al bene dell’Italia”. Lo afferma il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi.
Roma, 29 dic. (Adnkronos) - "Avere ridotto del 25 per cento, dal 14 al 28 dicembre, nei primi quindici giorni del nuovo Codice della strada, il numero di morti sulle strade è qualcosa che dovrebbe rendere orgoglioso me e voi". Lo dice Matteo Salvini in una diretta social.
"Mi faccio carico volentieri se c'è qualche polemica, ho le spalle larghe, ho rischiato 6 anni per aver bloccato immigrati clandestini. Quindi figurarsi se per salvare vite umane non mi faccio carico di qualche polemica e degli attacchi di Vasco o di radical chic di sinistra".
Roma, 29 dic. (Adnkronos) - “Come dice Renato Brunetta sul Sole24Ore ‘in un carcere sovraffollato, luogo di isolamento, umiliazione, malattia e morte, la pena rischia di perdere la certezza dell'esempio, che è la vera fonte di legittimazione della potestà punitiva, per trasformarsi invece in certezza della recidiva’. È vero, e non conviene a nessuno un modello di pena che incentiva i detenuti a tornare a delinquere o a cominciare a farlo se detenuti ingiustamente. La sua proposta di indulto parziale, per il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, merita attenzione e una iniziativa parlamentare trasversale. Sarebbe infatti positivo che anche nella maggioranza la proposta di Brunetta, che ha alle spalle una lunga militanza nel centrodestra, venisse raccolta e rilanciata. La situazione nelle carceri è incivile ed inaccettabile, quindi bisogna agire con urgenza”. Lo afferma il deputato di +Europa Benedetto Della Vedova.
Roma, 29 dic. (Adnkronos) - “Una manovra nella quale emerge la totale mancanza di visione economica del governo Meloni: competitività, occupazione, giovani, sanità, ambiente, riduzione del debito pubblico e concorrenza sono state le note a margine di una legge di bilancio in cui la parte più consistente è stata occupata dalle mancette elettorali dei partiti di maggioranza. Tutto questo è stato fatto calpestando la democrazia parlamentare, riducendo al minimo non solo le possibilità di modifica ma anche di dibattito”. Lo afferma il segretario di Più Europa Riccardo Magi.
“Per fortuna, grazie alle poche modifiche fatte alla Camera, è stato possibile introdurre alcune cose positive. Attraverso un nostro emendamento, con buona pace dei pro-vita, è stato rafforzato il fondo per corsi di informazione e prevenzione rivolti a studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, relativamente alle tematiche della salute sessuale e dell’educazione sessuale e affettiva; inoltre è stato confermato e rafforzato il bonus psicologo ed è stato istituito il Fondo per il servizio di sostegno psicologico in favore delle studentesse e degli studenti. Sono piccoli ma importanti passi avanti, nonostante - conclude Magi - un governo oscurantista e antiscientifico”.
Roma, 29 dic. (Adnkronos) - Se l'obiettivo del 2024 era quello di rafforzare il Pd e blindare la leadership, Elly Schlein può chiudere l'anno con un bilancio positivo. I dem sono nettamente il primo partito dell'opposizione e chi vince, si sa, difficilmente viene messo in discussione. Se a questo, però, la segretaria sperava di aggiungere anche l'avvio di un nuovo centrosinistra da contrapporre alla destra di Giorgia Meloni, le cose non sono andate per niente bene. La coalizione ancora non c'è, un'alternativa solida e credibile nemmeno e gli esiti dello sforzo 'testardamente unitario' di Schlein tutti da verificare. Sarà la sfida cruciale del 2025. E le insidie non mancano.
IL MANTRA DELL'UNITA', SCHLEIN E L'INEDITA PAX DEM - All'assemblea nazionale Pd di metà dicembre, Schlein ha presentato la nuova tessera dem per il 2025. Dopo gli occhi di Enrico Berlinguer del 2024, sarà uno slogan indicativo a segnare la direzione dell'anno che sta per iniziare: 'Unità'. "E' una parola bellissima e impegnativa ma soprattutto un programma, un metodo, un approccio alle cose”, ha spiegato la segretaria. Un messaggio rivolto ad alleati riottosi ma anche all'interno. Con Schlein si è realizzata una inedita pax dentro il Pd. Complice l'approccio unitario di Stefano Bonaccini, il perdente al congresso. Hanno pesato anche i continui appuntamenti elettorali del 2024: un voto quasi ogni mese è stato argine alle polemiche interne. E un Pd insolitamente poco litigioso è stato premiato nei consensi riportando i dem stabilmente ben sopra il 20 per cento e accorciato la distanza da Fdi di Meloni. Schlein riuscirà a mantenere la pax anche nel 2025?
DAL TIMORE DEL SORPASSO M5S ALLE EUROPEE AL PD PIGLIATUTTO - Se c'è un dato di chiarezza che il 2024 ha portato nel campo delle opposizioni è quello sui rapporti di forza. Il Pd chiude l'anno in uno stato di salute che era difficile prevedere. Era aprile, mancavano appena due mesi alle europee, quando tutti i sondaggi davano il Movimento 5 Stelle a una incollatura dai dem. Il timore del sorpasso serpeggiava tra i capanelli Pd in Transatlantico. Dopo due mesi di campagna elettorale in cui Schlein ha battuto il Paese insistendo su pochi temi chiave - la difesa della sanità pubblica, lavoro e salari innanzitutto -, è finita con quasi 15 punti di scarto tra i due partiti: 24,1 il Pd e 9,9 i 5 Stelle. Una caratterizzazione che ha premiato. Insieme alla potenza di fuoco, squadernata in termini di preferenze, dal 'partito degli amministratori': Stefano Bonaccini, il recordman del Sud Antonio Decaro, Dario Nardella, Giorgio Gori, Matteo Ricci, l'ex-presidente Nicola Zingaretti.
Un trend che si è confermato anche con le vittorie 6 a 0 nei capoluoghi di regione a giugno. E poi in autunno nelle regionali in Emilia Romagna e Umbria: con Michele De Pascale, sindaco di Ravenna, il Pd vola al 42,9% e arriva al 30,2% con Stefania Proietti, sindaca civica di Assisi. E pure in Liguria dove la vittoria è sfuggita di un soffio ad Andrea Orlando, il Pd è comunque primo partito con il 27,6%, doppiando quasi Fdi. Ma accanto al successo dem, ci sono i 5 Stelle in caduta libera, la quasi scomparsa a livello regionale delle formazioni centriste. Schlein riuscirà a dar vita a una coalizione competitiva?
SCHLEIN LA ZEN E LE TENSIONI CON I 5 STELLE - "Il mio avversario è la destra di Meloni, non dirò mai una sola parola contro le altre forze di opposizione". Schlein la Zen. E' questo il segno che la segretaria del Pd ha dato ai rapporti, spesso molto difficili, con i 5 Stelle e Giuseppe Conte nel corso dell'anno che si sta chiudendo. Sono state soltanto due le volte, in cui Schlein ha rotto la linea che si è autoimposta. La prima quando in un incontro alla Camera, Conte le disse in faccia che il Pd è un partito "bellicista". Dopo 24 ore e con i dem in subbuglio, arrivò la replica: "Dal M5S esigo rispetto, basta con i continui attacchi e le mistificazioni che non servono a costruire l’alternativa. Se Conte attacca più noi che il governo Meloni sbaglia strada".
La seconda quando Conte annullò le primarie per le comunali a Bari alla vigilia dei gazebo. “Non ci sono più le condizioni per svolgere seriamente le primarie”, disse il leader M5S a seguito di alcune inchieste giudiziarie. Sulla 'questione morale', non ci fu Zen di sorta a tenere Schlein. La segreteria andò a Bari e dal palco la replica a Conte fu durissima in difesa dell'onorabilità del Pd e con l'accusa ai 5 Stelle di slealtà. “Ritirarsi dalle primarie a tre giorni dal voto è uno schiaffo alle persone perbene. Una scelta unilaterale che rappresenta un favore alle destre”. Fu rottura e alla fine a vincere a Bari è stato il candidato dem, Vito Leccese, al secondo turno con il 70%. Da allora, la segretaria ha ripreso la linea Zen. Nonostante un fine anno teso con i 5 Stelle che, pure dopo la vittoria di Conte su Grillo alla Costituente, restano riottosi all'alleanza: 'progressisti indipendenti', la definizione del leader M5S. Che ha fatto vacillare la pazienza di Schlein. "So bene che i processi di maturazione richiedono pazienza ma allo stesso tempo -ha detto la segretaria all'assemblea nazionale di metà dicembre- non possiamo passare il prossimo anno ognuno a farci gli affari propri, pensando rinviare alla vigilia delle politiche la sintesi e la costruzione dell'alternativa che dobbiamo alla nostra gente". Riuscirà Schlein a stringere un'alleanza organica con i 5 Stelle?
IL CENTRO E I SUOI FEDERATORI - "Il rischio è quello di avere una Quercia addirittura senza cespugli, ma solo circondata dall'erba". Parola di Romano Prodi dopo le regionali in Emilia Romagna e Umbria. Un rischio sentito da molti nel Pd, specie da chi avverte la mancanza di una gamba centrista alla coalizione che si cerca di costruire. Diversa dal fu Terzo Polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda. In questi mesi si è parlato di possibili federatori: da Beppe Sala per un'area liberale e riformista a Ernesto Maria Ruffini con un taglio più cattolico-democratico. Al momento i lavori sono in corso ma il successo è tutt'altro che scontato. Schlein, da parte sua, sulle ipotesi in campo non ha proferito parola. C'è chi sostiene che un eventuale federatore del centro potrebbe diventarlo dell'intera coalizione 'scippando' a Schlein la candidatura a palazzo Chigi. Riuscirà Schlein a conquistare la premiership della coalizione?
DE LUCA, ARMI E SALVA MILANO, I PRIMI NODI DEL 2015 - Nell'anno che sta per aprirsi, ci sono almeno due o tre nodi che Schlein troverà già ad attenderla. Due sono materie parlamentari: la questione dell'Ucraina e delle armi e quella del cosiddetto Salva Milano. Su entrambe le questioni ci sono diverse sfumature tra i dem e su entrambe il Pd è sotto il fuoco amico di M5S e anche di Alleanza Verdi e Sinistra. Il rischio di una spaccatura delle opposizioni è quasi una certezza. A gennaio poi è attesa la sentenza della Consulta sul referendum contro l'autonomia. Se fosse ammissibile potrebbe al contrario rappresentare l'occasione per una battaglia unitaria di tutte le opposizioni. E sempre a gennaio, entro il 10, il governo dovrà decidere se impugnare o meno la legge De Luca per il terzo mandato. Schlein non ne vuol sapere di ricandidare il presidente campano e lui non ne vuol sapere di non ricandidarsi. La decisione di Meloni sarà determinante. Riuscirà Schlein a tenere la Campania a guida centrosinistra?
Roma, 29 dic. (Adnkronos) - "Anche quest’anno ci sarà il raduno fascista, come ogni 7 gennaio, nella ricorrenza dei fatti di Acca Larentia. Nel frattempo è anche apparsa una targa firmata ‘i camerati’ che esalta chi è morto per ‘la tradizione’, che va immediatamente rimossa in via Evandro, a pochi passi dalla sede di Acca Larentia. La città di Roma non merita quelle grida sguaiate, quei saluti romani che il 7 gennaio ci diranno ancora un volta che questo governo, che vuol reprimere il dissenso con il decreto sicurezza, strizza l’occhio ai nostalgici del ventennio. E non c’è nulla da meravigliarsi se il presidente del Senato, apostrofato in aula ‘camerata’, non abbia avuto nulla da ridire. Il Partito Democratico chiede al ministro degli interni Matteo Piantedosi di vietare il raduno di Acca Larentia e al governo di sciogliere le organizzazioni fasciste”. Lo dichiara Sandro Ruotolo, europarlamentare e responsabile memoria nella segreteria del Pd.
Il Cairo, 29 dic. (Adnkronos/Afp) - Un turista straniero è stato ucciso e un altro è rimasto ferito in un attacco di uno squalo a Marsa Alam, località egiziana sul Mar Rosso. Lo ha riferito il ministero dell'Ambiente egiziano in una nota. "Due stranieri sono stati attaccati da uno squalo nella zona settentrionale di Marsa Alam, causando il ferimento di uno e la morte dell'altro", si legge nel comunicato.