“Qui non è crollato nessun edificio, grazie a Dio, ma soprattutto grazie ai lavori post-sisma del 1997”. Ha poche ore di sonno alle spalle il sindaco di Fabriano, Giancarlo Sagramola. Dalle prime due scosse di terremoto del 26 ottobre, seguite poi da quella più forte di domenica 30 ottobre, che hanno fatto tremare tutto il centro Italia, non si è mai fermato. “Lavoriamo giorno e notte”. L’edificio che ospita l’amministrazione comunale ha alcune lesioni, ma è agibile. “È il primo esempio tangibile dell’efficacia degli interventi effettuati dopo il terremoto del 1997: questa struttura era un ex scuola e dopo le scosse di 19 anni fa era stata trasformata e migliorata con criteri antisismici”.
A Fabriano, 31mila abitanti in provincia di Ancona, i terremoti di questi giorni hanno riportato alla mente la paura vissuta quasi 20 anni prima: il 26 settembre del 1997 un sisma di magnitudo 6.1 mise in ginocchio l’Umbria e l’Appennino marchigiano. Altre scosse, di minore entità, si susseguirono nei mesi successivi, fino all’estate del 1998. In tutto ci furono 11 vittime e decine di migliaia di persone rimaste senza casa. Questa volta però a Fabriano le cose sono andate diversamente, nonostante l’ultima scossa, di magnitudo 6.5, sia stata la più potente in Italia dal 1980. “Dopo domenica la situazione si è sicuramente aggravata rispetto ai giorni precedenti ma nessuna casa è venuta giù – spiega il sindaco – Abbiamo circa 700 persone da sistemare nei palazzetti e nelle vetture cuccette dei treni, e 19 ordinanze di inagibilità, che riguardano circa 160 persone. Ma dobbiamo fare ancora molte verifiche. Per il momento ho fatto anche chiudere tutte le chiese“.
Il modello di ricostruzione avviato dopo il terremoto del 1997 ha funzionato
Nel 1998 l’attuale primo cittadino di Fabriano era coordinatore dell’emergenza. E oggi rivendica con orgoglio i lavori di messa in sicurezza degli edifici fatti negli anni successivi a quel sisma: è anche e soprattutto grazie a quegli interventi che oggi la città è provata da un terremoto che sembra senza fine, ma ancora in piedi. “Senza quei lavori, con una scossa forte come quella di domenica mattina, qui sarebbe stato un dramma. Quegli interventi sono stati la nostra fortuna e la nostra salvezza. Gli edifici sistemati dopo il 1997 hanno resistito bene. Alcuni presentano crepe e lesioni ai tramezzi, ma non hanno subito danni strutturali. E non c’è stato alcun crollo. Quelli danneggiati gravemente sono gli edifici antichi, ad esempio palazzi del 1200 sui quali, per via dei vincoli, in passato non è stato possibile agire con miglioramenti sostanziali e tecniche invasive come cemento armato, reti metalliche e infiltrazioni di calcestruzzo”.
Secondo Sagramola il modello di ricostruzione e il piano di ristrutturazione messi in pratica dopo il terremoto del 1997 hanno funzionato. Una delle soluzioni più efficaci, assicura, è stata la possibilità per i proprietari delle abitazioni di unirsi in consorzi, prevista in un decreto del Governo per gli interventi urgenti a favore delle zone terremotate (poi convertito nella legge 61 del 1998). “Coloro che avevano avuto danni hanno potuto unirsi in consorzi, mettere insieme le risorse come se fossero inquilini di un unico condominio. E in questo modo fare lavori di ristrutturazione e interventi uguali per tutti gli edifici di quel complesso. In altre parole, seguire le medesime procedure, per mettere in sicurezza nello stesso modo un intero blocco di case. Perché è inutile avere un edificio sistemato perfettamente accanto a un altro su cui invece non si è lavorato nello stesso modo”.
Si tratta del cosiddetto “modello Belvedere”, che prende il nome da una frazione del comune di Fabriano, dove dopo la devastazione del 1997 gli abitanti si consorziarono. “Dove avevamo fatto interventi unitari, le case sono rimaste in piedi. Non abbiamo visto, ad esempio, una casa in pietra crollata sopra una di cemento armato”. Secondo uno studio del Consiglio nazionale degli ingegneri, per la ricostruzione post-sisma del 1997 sono stati stanziati 11,7 i miliardi, attraverso 42 decreti che prevedono fondi fino al 2024 . “A Fabriano – continua il sindaco – sono arrivati circa 20 milioni di euro di fondi pubblici, da destinare agli edifici comunali, tra cui scuole e uffici. Nei palazzi senza vincoli siamo intervenuti metodologie innovative, con materiali compositi che hanno aumentato sicurezza e resistenza. E oggi si vedono i risultati. Abbiamo usato reti in fibre di vetro e fibre di carbonio. Le abbiamo fatte aderire alle vecchie murature, consolidandole e dando loro maggiore stabilità. Su alcuni muri, quelli più vecchi, sono state fatte anche delle particolari infiltrazioni per rinforzarle. ”.