Sottoposto al divieto di dimora in Campania con imputazioni di corruzione dopo che si sono trovate le tracce dei bonifici estero su estero a suo favore, condannato in primo grado a 4 anni e sei mesi per l’uso disinvolto e privato del cellulare in dotazione quando era sindaco di Orta d’Atella, uscito indenne per il rotto della cuffia in un processo in cui era accusato di avere a libro paga un maresciallo dei carabinieri che poi si è scoperto aver fornito dossier sul deputato azzurro Luigi Cesaro al ‘nemico’ di partito Nicola Cosentino, l’ex consigliere regionale Ds-Pd Angelo Brancaccio ha messo un punto alla sua vita e alla sua compromessa carriera politica. Ha scritto in Procura una piccola memoria che era un messaggio chiaro: sono pronto a parlare. A vuotare il sacco. A raccontare metodi e clientele del centrosinistra casertano negli anni in cui l’Ulivo governava in Campania e si apprestava a farlo a Roma.
Un sostituto della Dda di Napoli ha recepito il segnale e ha iniziato ad ascoltare Brancaccio con attenzione. E’ il pm Catello Maresca, titolare delle indagini sulla metanizzazione Cpl nell’agroaversano e su Lorenzo Diana (nella foto), l’ex icona dell’antimafia indagato per concorso esterno in associazione camorristica. L’ex senatore Pds è inseguito dal sospetto di essere stato il ‘mediatore’ della spartizione camorristica dei subappalti per la rete del gas tra Casapesenna e Casal di Principe, e di aver utilizzato la fama di paladino della legalità andando a chiedere posti di lavoro e favori a personaggi in odore di clan dei Casalesi per rimpinguare il proprio potere politico ed elettorale. Accuse tutte da dimostrare, l’avviso di garanzia è stato notificato pochi giorni fa e il vaglio dei giudici è lontano. Nell’ambito dell’inchiesta su Diana, la Dda ha depositato i verbali e le memorie di Brancaccio. Che dice di conoscere bene l’ex senatore, avendone condiviso una parte del percorso politico. E sa bene come il Pd raccoglieva il consenso in terra di camorra. Brancaccio, che in una memoria asserisce che all’epoca il suo riferimento nazionale nei Ds era il giudice Ferdinando Imposimato, parla e fa i nomi di alcuni leader dem casertani e campani. Tira in ballo l’europarlamentare Nicola Caputo, indagato per voto di scambio con l’aggravante camorristica per l’appalto di uno svincolo a Villa di Briano, e la segreteria politica dell’allora governatore Antonio Bassolino. Offre spunti per un’altra indagine, ancora secretata, sul sindaco Pd di Casapesenna Marcello De Rosa, indagato per concorso esterno in associazione camorristica.
Il 14 marzo 2016 il pm riceve in ufficio Brancaccio. Gli fa domande su politica e consorzi dei rifiuti. “Il consorzio Ce2 era gestito direttamente dalla sinistra, e di fatto da Lorenzo Diana”. Nessuno poteva metterci becco, nemmeno il potentissimo Nicola Cosentino. “Ricordo che durante un pranzo al ristorante Charlie’s Angels di Lusciano a cui era presente Nicola Ferraro di Casal di Principe (ex consigliere regionale Udc-Udeur condannato per camorra, ndr), Achille Natalizio e Lorenzo Diana, quest’ultimo invitò, con atteggiamento che in quella circostanza mi sembrò veramente criminale, Nicola Ferraro e Nicola Cosentino a non interferire con la gestione del consorzio Ce2 in quanto quel consorzio era “cosa” della sinistra e se avesse degli interessi si doveva raccordare con loro della sinistra”.
Il 21 marzo il magistrato torna a sentire Brancaccio e gli chiede dei fratelli De Rosa, il politico-imprenditore Marcello e l’architetto Lello: “Diana mi chiese di assumerlo. Lo incontrai nei pressi del bar Fluke ad Aversa. Venne in compagnia del fratello attuale sindaco di Casapesenna. Nell’occasione i due mi fecero un discorso molto arrogante, dicendomi che se volevo una mano per quanto attiene le elezioni, nella zona di Casapesenna dovevo contribuire in modo sostanzioso alle spese della sua campagna elettorale provinciale e soprattutto aiutare il fratello Marcello”. Poi aggiunge un particolare: “Feci organizzare una festa al Tempio di Casapesenna, indicatomi dallo stesso Lello De Rosa (si tratta di un locale notoriamente ‘di riferimento’ del clan Zagaria, ndr) e pagata da me per una cifra totale di 4/5mila euro. A questa festa presenziò anche Lorenzo Diana”. Contattato da ilfattoquotidiano.it, il legale di Diana ha affermato che il suo assistito al momento preferisce non commentare queste affermazioni. Brancaccio comunque pare avere il dente avvelenato verso Diana. Scrive in una lettera indirizzata alla Procura “che Diana governava le assunzioni nel consorzio Ce2” e che fu l’ex senatore a consigliarsi “di fare le tessere ad Orta d’Atella ai fratelli Orsi per il congresso provinciale dei Ds”. Michele e Sergio Orsi erano imprenditori dei rifiuti ritenuti collusi al clan dei Casalesi. Nel giugno 2008 Michele Orsi fu ucciso dall’ala stragista del clan capitanata da Giuseppe Setola. Aveva da poco cominciato a rivelare qualcosa ai magistrati.