Il pacchetto di interventi per le imprese e la promozione degli investimenti è molto corposo, ma nel 2017 l’esborso per le casse dello Stato si fermerà a meno di 400 milioni se si esclude il rifinanziamento con quasi 900 milioni di euro del Fondo centrale di garanzia, previsto dal decreto fiscale collegato alla manovra. Le coperture infatti sono spalmate di qui al 2024 e una delle fette più grosse, il taglio di tre punti percentuali dell’Ires (Imposta sul reddito delle società), è stata già disposta e finanziata dalla legge di Stabilità dell’anno scorso. Partiamo da qui: le società di capitali pagheranno appunto un’imposta del 24% e non più del 27,5% e del 24% sarà anche l’aliquota della nuova Iri (Imposta sul reddito dell’imprenditore). Si tratta di una flat tax che consentirà a società di persone e ditte individuali – per esempio commercianti e artigiani – di essere soggetti appunto a una “tassazione piatta” sul reddito prodotto dall’impresa invece che farlo rientrare nel reddito complessivo tassato in base alle aliquote progressive Irpef. La nuova Iri non converrà a tutti: chi preleva una quota elevata degli utili per uso personale e le imprese in contabilità semplificata con l’Iri dovrebbero rinunciare ai vantaggi in termini di adempimenti e di tenuta dei registri. Per le imprese in contabilità semplificata verrà inoltre introdotta la tassazione secondo il regime di cassa, per cui cui le imposte verranno calcolate sulle somme incassate anziché su quelle fatturate. Per quanto riguarda l’Irpef agricola, i redditi dominicali e agrari non concorreranno più alla base imponibile Irpef di coltivatori diretti e imprenditori agricoli di professione. Una misura valida al momento per gli anni 2017, 2018 e 2019.

L’iperammortamento per gli investimenti nel digitale – Verrà prorogato fino al 31 dicembre 2017 il superammortamento del 140% a condizione che la consegna dei beni avvenga entro giugno 2018. Il meccanismo, introdotto dalla legge di Stabilità dell’anno scorso, consente a imprese e professionisti che acquistano o prendono in leasing macchinari nuovi di dedurre dal reddito il 140% del prezzo di acquisto. Viene poi introdotta un’altra tipologia di sconto fiscale, l’iperammortamento del 250% per i beni digitali, in tutto una cinquantina di categorie di beni finalizzati a favorire processi di trasformazione tecnologica o digitale. Super e iperammortamenti prevedono un impegno per le casse pubbliche di 11 miliardi nel periodo 2018-2024. Viene inoltre prorogata fino a tutto il 2018 la cosiddetta Nuova Sabatini, la norma che facilita gli investimenti in beni strumentali attraverso finanziamenti a tassi agevolati, con contributo statale.

I piani di risparmio di lungo termine e gli sgravi per gli enti di previdenza che investono – La manovra prevede poi l’eliminazione della tassazione sui rendimenti relativi ai “piani di risparmio a lungo termine”, ovvero investimenti da 30mila a 150mila euro all’anno nel capitale di un’impresa, con l’obbligo di mantenere in portafoglio l’investimento per almeno 5 anni. Novità anche per le startup che, qualora siano partecipate per almeno il 20% da società quotate, potranno cedere le perdite dei primi tre periodi di imposta alla capogruppo che le dedurrà dal reddito. Contemporaneamente le detrazioni fiscali per chi investe in startup e pmi innovative salgono al 30%, rispetto all’attuale 19% per soggetti Irpef. Sgravi anche per gli enti di previdenza obbligatoria e i fondi pensione che investono fino al 5% del proprio attivo patrimoniale in azioni di imprese italiane o fondi: i redditi saranno esenti dalla tassazione ordinaria a patto, anche in questo caso, che la posizione venga mantenuta per “almeno cinque anni”. Il nuovo regime sostituisce quello introdotto dalla legge di Stabilità per il 2015, che prevedeva un credito d’imposta pari alla differenza tra la nuova aliquota del 26% sui redditi di natura finanziaria delle case e le ritenute e imposte sostitutive computate nella misura del 20%. Infine anche l’Inail, previa adozione di un regolamento ad hoc che dovrà essere approvato dai ministeri del Lavoro e dell’Economia, potrà sottoscrivere quote di fondi comuni di investimento dedicati all’attivazione di start up innovative o acquisire partecipazioni dirette in società di nuova costituzione “aventi quale oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico, anche rivolte alla realizzazione di progetti in settori tecnologici altamente strategici”.

La detassazione dei premi produttività – Le novità sui premi di produttività avvantaggiano le imprese ma anche i lavoratori, a cui rimarrà in tasca una quota maggiore della retribuzione di risultato. Ai lavoratori rimarrà in tasca una quota maggiore dei premi di produttività. L’importo soggetto alla cedolare secca del 10% sale infatti da 2mila a 3mila euro, mentre l’asticella sale da 2.500 a 4mila euro nelle aziende in cui è previsto il coinvolgimento paritetico dei dipendenti nell’organizzazione del lavoro. Modifiche anche alla fascia dei redditi che beneficia della detassazione: dal tetto di 50mila euro si passa a 80mila euro, in modo da comprendere non solo operai e impiegati, ma anche parte dei quadri e dei dirigenti. La misura ha l’obiettivo di contribuire alla diffusione della contrattazione decentrata, per incrementare produttività del lavoro e retribuzioni dei lavoratori. A fronte di questi benefici, le imprese vedranno ridimensionarsi l’Aiuto alla crescita economica (Ace), l’incentivo alla capitalizzazione introdotto dal Salva Italia per riequilibrare il trattamento fiscale tra le imprese che si finanziano ricorrendo al debito e quelle che si finanziano con capitale proprio. Oggi il rendimento nozionale, sulla base del quale si calcolano le deduzioni dal reddito netto nel caso di utili reinvestiti o di nuovi capitali immessi in azienda dai soci, è al 4,75%. Nell’anno di imposta 2017 scenderà al 2,3%, per poi assestarsi al 2,7% a partire dall’anno di imposta 2018.

Sgravi solo per le assunzioni giovani  Accantonata l’idea di mantenere anche nel 2017 una decontribuzione per le nuove assunzioni valida per tutte le categorie, anche se limitata al 20% dell’ammontare dei contributi dovuti. La netta flessione dei nuovi posti di lavoro nel corso degli ultimi 9 mesi (con gli sgravi scesi dal 100 al 40%) e il fatto che i nuovi occupati siano soprattutto over 50 ha spinto il governo a cambiare strategia. Da gennaio in poi, quando terminerà l’attuale sconto, godranno dello sgravio solo le imprese che inseriscono in pianta stabile gli studenti al termine del periodo di alternanza scuola-lavoro, di un tirocinio formativo o di un contratto di apprendistato. L’incentivo varrà per gli alunni della scuola superiore e degli istituti tecnici, per gli universitari e per chi ha svolto un periodo di apprendistato formativo per acquisire una qualifica o un diploma oppure un certificato di specializzazione tecnica superiore, oltre che per gli apprendisti in alta formazione. Queste aziende avranno uno sgravio fino a 3.250 euro l’anno (lo stesso limite in vigore oggi per tutte le categorie) per tre anni se assumeranno i ragazzi che hanno svolto il periodo di formazione o il tirocinio entro 6 mesi dall’acquisizione del titolo di studio. Le coperture stanziate si fermano però a 7,4 milioni per il 2017, 40,8 per l’anno successivo e 86,9 per il 2019. Poi scendono progressivamente fino ai 4,3 milioni nel 2022. Il governo specifica nel testo che “entro il 31 dicembre 2018” verificherà i risultati “al fine di una sua eventuale prosecuzione”. In ogni caso, l’operatività della nuova versione mirata verso gli studenti non andrà a regime prima di giugno, tenuto conto dei sei mesi che possono passare dal diploma o dalla laurea. “Hanno sparato le cartucce per un dato, quello del lavoro giovanile, che resta comunque ancorato alla volontà delle aziende di assumere – spiega Guglielmo Loy, segretario confederale Uil – Una volontà dipendente da altri fattori, non da una decontribuzione parziale e limitata nel tempo”.

L’eterno salvataggio dell’Ilva – Non c’è fine per le norme salva Ilva. Nonostante i rilievi della Commissione europea, che ipotizza si tratti di un illecito aiuto di Stato, il governo ha allungato i tempi per la restituzione del prestito ponte da 300 milioni concesso al gruppo siderurgico con il decreto di dicembre 2015. La legge di Bilancio prevede che sia restituito non “entro 60 giorni dal decreto di cessazione dell’esercizio dell’impresa” bensì “entro 60 giorni dalla data in cui avrà efficacia la cessione a titolo definitivo dei complessi aziendali“, cessione non ancora definita anche se in pole position c’è la cordata AcciaItalia costituita da Cassa depositi e prestiti, Arvedi e dalla Delfin di Leonardo Del Vecchio. Lo stesso articolo prolunga poi l’incarico dei commissari straordinari: sarà il contratto sul trasferimento dei complessi aziendali a definire “le modalità attraverso cui, successivamente al trasferimento, i commissari della procedura di amministrazione straordinaria svolgono o proseguono le attività, esecutive e di vigilanza, funzionali all’attuazione” del Piano ambientale. In ogni caso il programma di amministrazione straordinaria “si intende esteso” sino alla scadenza del termine per l’attuazione del piano ed entro quella data i commissari straordinari Pietro GnudiEnrico Laghi e Corrado Carrubba sono autorizzati a “individuare e realizzare ulteriori interventi di decontaminazione e risanamento ambientale non previsti nell’ambito del Piano anche mediante formazione e impiego del personale delle società in amministrazione straordinaria non altrimenti impegnato”.

Le misure per le banche: dal fondo esuberi alle agevolazioni per il risparmio gestito  Il dato più eclatante sono i 648 milioni che vengono stanziati a sostegno del fondo esuberi dei bancari e per agevolare le operazioni di fusione e di ristrutturazione del comparto. Meno eclatanti forse, ma non per questo meno importanti, le agevolazioni a favore dell’industria del risparmio gestito che è in massima parte controllata proprio dai grandi gruppi bancari e assicurativi: qui si va dagli sconti fiscali tout court alle imprese, come ad esempio l’abolizione dell’addizionale Ires, ai vantaggi fiscali per i clienti che si tradurranno inevitabilmente in nuove succulente occasioni di business per sgr, assicurazioni e intermediari finanziari in genere. Vi sono poi norme specifiche volte a diluire nel tempo l’impatto negativo sui bilanci bancari che inevitabilmente avrà il rifinanziamento del Fondo nazionale di Risoluzione, prosciugato dall’operazione di salvataggio delle quattro “good bank” la cui vendita è ancora là da venire, ma che sicuramente non consentirà il recupero delle somme spese.

Le fondazioni bancarie incassano un altro sgravio per versamenti che già fanno Nuovo cadeaux per le fondazioni bancarie, che incassano, sotto forma di credito di imposta, un contributo pari al 100% dei versamenti volontari effettuati ai Centri di servizio per il volontariato (Csv) istituiti presso le Regioni. Si tratta dei versamenti aggiuntivi rispetto a quelli obbligatori in base alla legge quadro sul volontariato del 1991, che impone agli enti di origine bancaria a destinare ogni anno almeno un quindicesimo dei loro proventi ai Csv. Il contributo sarà assegnato fino ad esaurimento delle risorse disponibili, pari a 10 milioni di euro, e “secondo l’ordine temporale con cui le fondazioni comunicano all’Acri l’impegno ad effettuare i versamenti”. Potrà essere ceduto a intermediari bancari, finanziari e assicurativi e la cessione sarà esente da imposta di registro.

Visti facili per chi promette investimenti in Italia… – Un capitolo curioso è quello che riguarda le norme “sull’ingresso e soggiorno per investimento per investitori”. Si tratta di misure volte ad attrarre investimenti esteri che, in deroga alle leggi sull’immigrazione, consentono “l’ingresso e il soggiorno (in Italia, ndr) per periodi superiori a tre mesi agli stranieri che intendono effettuare” o un investimento “di almeno” 2 milioni di euro in titoli di Stato italiani che venga mantenuto “per almeno 2 anni” o un investimento “di almeno” 1 milione di euro “in strumenti rappresentativi del capitale di una società costituita ed operante in Italia mantenuto anch’esso per almeno 2 anni”, o ancora “una donazione a carattere filantropico di almeno euro 1 milione a sostegno di un progetto di pubblico interesse”. Al soggiorno dell’investitore “straniero” è dato un termine biennale (rinnovabile per periodi ulteriori di tre anni) e sono previsti requisiti molto “stringenti” per accoglierlo: in primo luogo deve dimostrare di avere i soldi e di poterli trasferire in Italia per effettuare appunto l’investimento o la donazione, deve altresì certificare la provenienza lecita dei fondi (il come non è dato ancora a sapersi) e deve inoltre presentare una dichiarazione scritta “contenente una descrizione dettagliata delle caratteristiche e del destinatario dell’investimento o donazione”. L’investitore “straniero” potrà soggiornare in Italia con i suoi cari, avendo diritto al ricongiungimento famigliare.

…e flat tax per attirare gli stranieri ricchi – Confermata poi una misura emersa già dalle prime bozze della manovra: la tassazione di favore mirata ad attirare in Italia stranieri molto facoltosi o connazionali che si sono trasferiti all’estero da almeno nove anni. Se portano la residenza in Italia pagheranno, sui redditi prodotti fuori dalla Penisola, solo un‘imposta sostitutiva di 100mila euro l’anno (più 25mila euro per i familiari), mentre sul reddito di fonte italiana è prevista la tassazione piena. L'”offerta” vale per 15 anni e viene meno se la flat tax non viene versata puntualmente. L’agevolazione va richiesta all’Agenzia delle Entrate, che farà le dovute verifiche con il Paese di provenienza trasmettendo le informazioni “alle autorità fiscali delle giurisdizioni indicate come luogo di ultima residenza fiscale prima dell’esercizio di validità dell’opzione”.

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