Nulla da dire sulla voluntary disclosure, che di per sé è uno strumento neutrale e diverso da “condoni o scudi fiscali“. Inutile anche “fare i raffinati” sul fatto che possa esser fatto emergere anche il contante. Il problema è come tutto questo, in Italia, viene messo in pratica. Con pochi controlli e in un Paese che nel frattempo non fa nulla per incentivare la moneta elettronica, nel cui utilizzo “è all’ultimo posto”. Sono le valutazioni del procuratore di Milano Francesco Greco, che è stato audito alla Camera sul decreto fiscale collegato alla manovra. E ha ribadito: i piani di collaborazione volontaria per far emergere i capitali nascosti al fisco, come quello che il governo Renzi ha appena deciso di prorogare fino al prossimo settembre, “sono monitorati dall’Ocse, non sono invenzioni del legislatore domestico”. Nessuno scandalo, dunque.
Il vero nodo invece è che “tutti i programmi di disclosure dovrebbero essere affiancati da un enforcement da parte dello Stato”, cioè una “pressione” sugli evasori per convincerli ad aderire. Greco ha fatto l’esempio di “un patteggiamento con una banca svizzera chiuso a Milano con il pagamento di 113 milioni. Sotto la nostra guida Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate hanno fatto un controllo sui clienti che non avevano fatto la voluntary, su una lista di 15mila persone. Questi controlli hanno portato a un incasso ulteriore di 240 milioni”.
La prima preoccupazione del legislatore, dunque, dovrebbero essere i controlli. Che in Italia evidentemente scarseggiano: “I dati forniti dal rientro dei capitali sono stati poco esaminati. La scelta dell’autoliquidazione“, prevista dalla voluntary disclosure bis, cioè il fatto che chi aderisce dovrà calcolare in modo autonomo i soldi che deve al fisco e provvedere a versarli “è corretta se viene tenuto fermo l’obbligo di fornire i documenti. Il problema è: ma c’è qualcuno che li va a vedere questi documenti?“. In questo quadro “bisogna che lo Stato in tutte le sue articolazioni (Gdf, Entrate, procure) si adoperi per contrastare fenomeni di soldi clandestini“. Per far questo “non c’è bisogno di una norma, c’è bisogno di dare direttive precise alle forze dello Stato” e forse servirebbe una “raccomandazione” in questo senso da parte del Parlamento chiamato ora a convertire il dl.
Discorso simile per le “tante polemiche sull’emersione del contante“. Anche in questo caso, secondo Greco, il problema è un altro: “Facciamo i raffinati sul contante e non ci preoccupiamo di incentivare la moneta elettronica? Ricordiamoci che il contante è tracciabile e già nella prima voluntary disclosure era previsto il contante. Non è una novità questa”. “Capisco i mal di pancia ma mi chiedo perché non ci siano quando si analizzano i dati sulla circolazione del contante“, che sono “impressionanti per l’Italia, che è all’ultimo posto per uso della moneta elettronica e al primo per uso del contante con l’86,27% dei pagamenti fatti in contanti”. Non solo, i prelievi di contante “nel 2014 sono stati 377 miliardi di euro, di cui 206 tramite carte di pagamento e 171 miliardi allo sportello”.
Per quanto riguarda la chiusura di Equitalia, che sarà sostituita dal nuovo ente pubblico Agenzia delle Entrate – Riscossione, l’ex pm di Mani Pulite non ha risparmiato critiche al funzionamento della partecipata di Entrate e Inps. Ma ha anche aggiunto che i problemi dovevano essere affrontati e risolti prima. Non necessariamente sopprimendola: “Il problema di fondo è che negli anni il recupero da parte di Equitalia si è attestato al 4-5%, non al 10%, perché bisogna distinguere tra i micro e i macro crediti“, con questi ultimi che “rappresentano il 10% cartelle ma il 60% del non riscosso“. E “questo problema è stato segnalato più volte, anche dalla Corte dei Conti“, ma “non si è mai intervenuti per ristrutturare Equitalia da questo punto di vista. Mi sarei aspettato una presa in carico di questi problemi prima di realizzare questa operazione”.
Infine, una stoccata sul Fondo unico giustizia, quello in cui confluiscono le somme sequestrate e confiscate, che era gestito da Equitalia giustizia le cui azioni saranno ora cedute al Tesoro: lo Stato, ha detto Greco, lo usa “come un bancomat” da cui ha già prelevato 1,2 miliardi di euro. “In questo quadro – osserva Greco – sarebbe il caso di chiarire con quali compiti e sotto quale divisione” la struttura passerà a Via XX Settembre.
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Voluntary disclosure, Greco: “Quel che manca sono i controlli sugli evasori. E gli incentivi alla moneta elettronica”
Il procuratore di Milano, in audizione alla Camera, ha spiegato che la procedura per far emergere i capitali è diversa da "uno scudo o un condono" e "monitorata dall'Ocse". Il problema è come la si mette in pratica: "Qualcuno li guarda i documenti forniti da chi aderisce?". Idem per le polemiche sui contanti: "I mal di pancia dovrebbero venire quando si analizzano i dati sui pagamenti: in Italia l'86,27% sono cash"
Nulla da dire sulla voluntary disclosure, che di per sé è uno strumento neutrale e diverso da “condoni o scudi fiscali“. Inutile anche “fare i raffinati” sul fatto che possa esser fatto emergere anche il contante. Il problema è come tutto questo, in Italia, viene messo in pratica. Con pochi controlli e in un Paese che nel frattempo non fa nulla per incentivare la moneta elettronica, nel cui utilizzo “è all’ultimo posto”. Sono le valutazioni del procuratore di Milano Francesco Greco, che è stato audito alla Camera sul decreto fiscale collegato alla manovra. E ha ribadito: i piani di collaborazione volontaria per far emergere i capitali nascosti al fisco, come quello che il governo Renzi ha appena deciso di prorogare fino al prossimo settembre, “sono monitorati dall’Ocse, non sono invenzioni del legislatore domestico”. Nessuno scandalo, dunque.
Il vero nodo invece è che “tutti i programmi di disclosure dovrebbero essere affiancati da un enforcement da parte dello Stato”, cioè una “pressione” sugli evasori per convincerli ad aderire. Greco ha fatto l’esempio di “un patteggiamento con una banca svizzera chiuso a Milano con il pagamento di 113 milioni. Sotto la nostra guida Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate hanno fatto un controllo sui clienti che non avevano fatto la voluntary, su una lista di 15mila persone. Questi controlli hanno portato a un incasso ulteriore di 240 milioni”.
La prima preoccupazione del legislatore, dunque, dovrebbero essere i controlli. Che in Italia evidentemente scarseggiano: “I dati forniti dal rientro dei capitali sono stati poco esaminati. La scelta dell’autoliquidazione“, prevista dalla voluntary disclosure bis, cioè il fatto che chi aderisce dovrà calcolare in modo autonomo i soldi che deve al fisco e provvedere a versarli “è corretta se viene tenuto fermo l’obbligo di fornire i documenti. Il problema è: ma c’è qualcuno che li va a vedere questi documenti?“. In questo quadro “bisogna che lo Stato in tutte le sue articolazioni (Gdf, Entrate, procure) si adoperi per contrastare fenomeni di soldi clandestini“. Per far questo “non c’è bisogno di una norma, c’è bisogno di dare direttive precise alle forze dello Stato” e forse servirebbe una “raccomandazione” in questo senso da parte del Parlamento chiamato ora a convertire il dl.
Discorso simile per le “tante polemiche sull’emersione del contante“. Anche in questo caso, secondo Greco, il problema è un altro: “Facciamo i raffinati sul contante e non ci preoccupiamo di incentivare la moneta elettronica? Ricordiamoci che il contante è tracciabile e già nella prima voluntary disclosure era previsto il contante. Non è una novità questa”. “Capisco i mal di pancia ma mi chiedo perché non ci siano quando si analizzano i dati sulla circolazione del contante“, che sono “impressionanti per l’Italia, che è all’ultimo posto per uso della moneta elettronica e al primo per uso del contante con l’86,27% dei pagamenti fatti in contanti”. Non solo, i prelievi di contante “nel 2014 sono stati 377 miliardi di euro, di cui 206 tramite carte di pagamento e 171 miliardi allo sportello”.
Per quanto riguarda la chiusura di Equitalia, che sarà sostituita dal nuovo ente pubblico Agenzia delle Entrate – Riscossione, l’ex pm di Mani Pulite non ha risparmiato critiche al funzionamento della partecipata di Entrate e Inps. Ma ha anche aggiunto che i problemi dovevano essere affrontati e risolti prima. Non necessariamente sopprimendola: “Il problema di fondo è che negli anni il recupero da parte di Equitalia si è attestato al 4-5%, non al 10%, perché bisogna distinguere tra i micro e i macro crediti“, con questi ultimi che “rappresentano il 10% cartelle ma il 60% del non riscosso“. E “questo problema è stato segnalato più volte, anche dalla Corte dei Conti“, ma “non si è mai intervenuti per ristrutturare Equitalia da questo punto di vista. Mi sarei aspettato una presa in carico di questi problemi prima di realizzare questa operazione”.
Infine, una stoccata sul Fondo unico giustizia, quello in cui confluiscono le somme sequestrate e confiscate, che era gestito da Equitalia giustizia le cui azioni saranno ora cedute al Tesoro: lo Stato, ha detto Greco, lo usa “come un bancomat” da cui ha già prelevato 1,2 miliardi di euro. “In questo quadro – osserva Greco – sarebbe il caso di chiarire con quali compiti e sotto quale divisione” la struttura passerà a Via XX Settembre.
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Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “Per la difesa europea servono investimenti comuni in sicurezza, una sola politica estera, economia forte e società coesa, serve un vero salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa. Di fronte alle minacce che si profilano bisogna sostenere le nostre capacità di difesa nel modo più credibile, senza frammentare le spese tra gli Stati e neanche dando ancora soldi all’America come vorrebbe Trump. Il punto di vista portato dalla segretaria Schlein al vertice del Pse è stato ascoltato ed è positivo l’accordo dei socialisti europei sui fondi di coesione. Il Pd indica una strada di fermezza, consapevolezza e responsabilità sociale, senza farsi distrarre da alcun richiamo”. Lo dichiara Debora Serracchiani, componente della segreteria nazionale del Partito democratico.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "L’Unione Europea si trova a un bivio: o si presenta unita o rischia la marginalità politica. La guerra in Ucraina, e l’attuale voltafaccia americano, hanno reso evidente l’urgenza di una politica di difesa comune che non può essere frenata dagli interessi delle singole nazioni". Così l'eurodeputato Pd, Pierfrancesco Maran. "Una Difesa progressivamente comune perché, agendo come 27 eserciti nazionali, rischiamo l’impotenza".
"Oggi è necessario un passaggio di fase che aumenti gli investimenti volti a garantire una deterrenza da nuova aggressioni russe dopo il disimpegno americano ma anche a rendere più omogenea la difesa europea, con forniture simili, riducendo le duplicazioni di spese tra paesi e le inefficienze. L’Unione Europea deve dotarsi di una propria architettura di sicurezza, capace di garantire responsività e affermarsi come attore decisivo nello scenario internazionale".
"L’iniziativa della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al di là del nome infelice 'RearmEU', è un primo passo in questa direzione. Va tuttavia integrata e sviluppata identificando con chiarezza quali sono le linee di spesa utilizzate, in che modo questo aiuto può supportare immediatamente l’Ucraina, come si intende sostenere una crescente produzione industriale europea nell’ottica di arrivare ad una vera interoperabilità e difesa comune".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Penso che sia l’ennesimo episodio di antisemitismo che vuole legare la guerra in Medio oriente all’insulto alla memoria della Shoah. È terribile". Lo dice all'Adnkronos il segretario di Sinistra per Israele Emanuele Fiano a proposito del ritrovamento nel cantiere del museo della Shoah a Roma di escrementi, una testa di maiale e scritte che ricordano i morti a Gaza oltre ad alcuni volantini pro Palestina sono. Sull'episodio indaga la Digos.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "La sinistra". Lo scrive su Twitter il senatore del Pd Filippo Sensi rilanciando un post di Pedro Sanchez in cui, a margine del Consiglio europeo straordinario, il premier spagnolo tra l'altro dice: "Oggi dobbiamo mandare un messaggio chiaro ai cittadini: l’Europa è molto più potente di quanto pensiamo. Nessuno minaccerà la nostra pace, la nostra sicurezza o la nostra prosperità".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Per i socialisti e democratici europei, il piano della UE per la difesa comune è un primo passo avanti che ne richiede molti altri. Di fronte a una crisi si risponde con il coraggio. Insieme". Lo scrive su Twitter la deputata del Pd Marianna Madia.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - La transizione energetica passa anche attraverso la semplicità dei pagamenti. Fortech, azienda attiva nelle soluzioni di automazione e pagamento per la mobilità, è presente a Key - The Energy Transition Expo per mostrare le sue soluzioni tecnologiche per rendere la ricarica elettrica più accessibile, efficiente e integrata.
Due sono le soluzioni presentate in fiera, per il pagamento e la gestione delle ricariche elettriche: Optcompact ed e-smartOpt. Optcompact è un terminale compatto, versatile ed efficiente, dotato di lettore di carte con chip, banda magnetica, Nfc e Qr code. Disponibile in tre configurazioni (Embedded, Wall Mount e Stand Alone). E-smartOpt è un terminale multifunzione, progettato per gestire contemporaneamente più punti di ricarica e parcheggi.
Con questi dispositivi, Fortech offre agli operatori un’infrastruttura di pagamento sicura, flessibile e adatta a qualsiasi contesto di ricarica, semplificando l’esperienza per gli utenti finali.
Oltre a innovare il pagamento, Fortech presenta in fiera una piattaforma all-in-one che permette agli operatori di gestire l’intera rete di ricarica da un’unica interfaccia. Fortech offre, poi, soluzioni avanzate per la fatturazione elettronica e la gestione dei corrispettivi telematici, garantendo agli operatori della ricarica elettrica massima trasparenza e conformità normativa.
“Il nostro obiettivo è semplificare la ricarica elettrica per utenti e operatori. La nostra tecnologia consente di gestire pagamenti e infrastrutture in modo intuitivo, senza barriere e con la massima efficienza. Ci definiamo Mobilty Makers e questo significa che vogliamo offrire strumenti concreti per accelerare la transizione alla mobilità sostenibile”, dichiara Luca Banci, Ev Charge Development Manager.