Per Eugenio Scalfari, parole sue, è stato il primo incontro con un “grillino in carne ed ossa”, un “parlatore importante” ma esponente di un Movimento che fa ridere: “Voi fate ridere”, ha scandito il fondatore del quotidiano La Repubblica aprendo il dibattito a “Otto e mezzo” su La7 con il deputato M5s Alessandro Di Battista. Da una parte il giornalista, uno che Di Battista ha detto di “aver letto tante volte” e che ha definito “un intellettuale che stima”, dall’altra il grillino simbolo dell’anima più di piazza del Movimento e abituato a svolgere le veci del leader M5s nelle piazze in quanto a carisma e foga. Nel mezzo una generazione di militanza politica che li pone agli antipodi, almeno nel risultato. “Perché non ha scelto la sinistra?”, la domanda. “Perché ha smesso di occuparsi delle persone”, la risposta. Lo schema è stato lo stesso per tutta la puntata: il fondatore di Repubblica sempre all’attacco, il deputato M5s in difesa, ma consapevole che il riuscire a non cedere alla bagarre lo avrebbe lasciato in vantaggio. “Non le sono sembrato rabbioso questa sera?”, ha chiuso Di Battista, tradendo quella che fin da subito è stata la strategia: dare un’immagine calma davanti a Scalfari evitando di alzare la voce.
Nello studio di La7 non c’è stato scontro aperto, ma una lunga serie di provocazioni. “Lei ha detto che facciamo ridere”, gli ha chiesto il deputato cercando di fargli ripetere la frase ancora una volta. E Scalfari si è spiegato meglio: “Sì fate ridere, avete un padrone ricco che è un comico e che ha creato un movimento comico”. Così Di Battista ha potuto esporre la difesa già nota alle cronache: “Io non prendo ordini da Beppe Grillo. Sono amico di Grillo ed ero molto amico di Casaleggio, ma questa storia del padrone deve finire perché non corrisponde alla verità. Nessuno mi ha dato il permesso di fare battaglie o, ad esempio di venire qui in tv”. E ha aggiunto: “Se la stessa foga lei l’avesse utilizzata con le persone che hanno preso il posto di Berlusconi, forse non ci sarebbe la macelleria sociale a cui dobbiamo assistere e che ha consentito il grande successo dell’M5s”.
Per Scalfari il Movimento rappresenta un’ipotesi “pessima” di governo, tanto che non ci ha girato troppo intorno: “La ragione per la quale dico a Renzi che deve abolire il ballottaggio è perché altrimenti finiremmo per mandare al governo il M5s”. Il fondatore di Repubblica non ha nascosto la sua opinione negativa su tutti i fronti per quanto riguarda i 5 stelle: “A loro”, ha detto, “non do alcun consiglio. Dovrei essere contemporaneamente di destra di centro e di sinistra per farlo. Il M5s è un partito che prende voti speculando sulla gente rabbiosa, un Movimento che vive sull’equivoco, cosa che può essere declinata in modo tragico o comico. Loro hanno scelto di vivere l’equivoco comicamente”. Scalfari ha quindi parlato dei problemi che, secondo lui, sorgono quando il Movimento ha a che fare con i problemi reali della politica: “L’affare Raggi dimostra quello che siete”. Di Battista ha replicato: “Stare a Roma è molto più difficile che fare il presidente del Consiglio. Non mi sembra che a Roma sono state fatte cose nefaste”.
Di Battista replicando a Scalfari ha chiesto “rispetto” per la forza politica che rappresenta: “Il Movimento ha incanalato la giusta rabbia dei cittadini. Si può essere d’accordo o meno con le nostre proposte di cui io sono fiero e chiedo quindi rispetto per una forza politica che rappresenta milioni di cittadini”. Anche rispetto al referendum “noi difendiamo la Costituzione perché quello che vedo in Parlamento è gente che mi dice a quattrocchi che questa riforma non gli piace ma che vota a favore altrimenti non verrebbe più rieletta”. Il fondatore di Repubblica ha poi chiesto a Di Battista perché abbia scelto il Movimento 5 stelle e non la sinistra: “Io non sono più di sinistra”, ha detto, “perché la sinistra ha smesso di occuparsi delle persone, degli operai. Neppure la sinistra di Vendola mi rappresenta e neanche quella di Civati. Noi ci siamo candidati perché nessuno ci rappresenta ed abbiamo preso 9 milioni di voti. Io ho scelto una forza politica che mi ha permesso di lasciarmi alle spalle partiti che sono ormai ottocenteschi”. Dove l’aggettivo “ottocentesco” sembrava una steccata proprio all’interlocutore più anziano.
Il deputato M5s si è concesso di alzare la voce solo parlando di Renzi che ha detto “Grillo scappa dal confronti tv”: “E’ più che corretto”, ha detto, “che il presidente del Consiglio accetti il confronto con chi sta in Parlamento: io, Di Maio, Fico, siamo disponibili. Ma niente che niente, non è che il presidente del Consiglio teme il confronto con i parlamentari che sono più giovani di lui? Che accettasse il confronto, anziché usare temi violenti e dire ‘Grillo scappa’”. Di Battista ha quindi chiuso dicendo che vorrebbe dibattere anche con la ministra Maria Elena Boschi e l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel merito della riforma. “Grillo è il garante e il confronto in tv spetta a noi”, ha concluso.