Secondo Gustavo Zagrebelsky quando gli italiani dovettero decidere, nel 1946, tra monarchia e Repubblica il clima era più sereno di oggi. “Io, che sono anziano, non ricordo un referendum in un clima come questo, nemmeno quello del 2 giugno aveva spaccato così il Paese. La posta in gioco era rilevante, ma la Dc aveva lasciato libertà di voto ai propri elettori e questo aveva contribuito ad abbassare il tono del conflitto”. Il presidente emerito della Corte costituzionale ha partecipato al XXI congresso di Magistratura democratica a Bologna. Un congresso che ha preso apertamente posizione contro la riforma costituzionale voluta dal governo di Matteo Renzi e che ha voluto, come ospite d’onore, proprio il Zagrebelsky, che è anche presidente onorario del comitato per il No al referendum. “Il Paese è diviso in due “, ha detto il giurista. “Se vince il ‘Sì’, ci sarà una resa dei conti nei confronti di chi ha osteggiato questa politica, se vince il ‘No’, c’è il rischio di destabilizzazione costituzionale in una materia dove, viceversa, la concordia costituzionale dovrebbe essere il primo obiettivo a cui mirare”
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