Confindustria ha giocato con il Sole 24 Ore e si è bruciata. Le perdite dell’editrice mangiano anche il patrimonio dell’associazione, generando il malumore dei soci e il rischio di nuove defezioni, sulla falsariga di quanto accadde con Fiat nel 2011. Proprio ora che l’associazione degli industriali si è impegnata a “valutare positivamente” la partecipazione al necessario aumento di capitale dell’editrice già al centro di un’inchiesta della procura milanese che ipotizza il falso in bilancio. Ma Confindustria non ha in pancia la cassa necessaria per effettuare l’operazione e davanti a sé ha solo due ipotesi di lavoro: liquidare asset in portafoglio oppure aumentare le quote degli associati che nel 2015 hanno registrato un nuovo calo, di 645mila euro, a 37,62 milioni. In entrambi i casi, però, dovrà accusare il colpo in bilancio della svalutazione della quota del Sole (67,5%), detenuta attualmente al costo di 1,47 euro per azione per un totale di oltre 132 milioni di euro, oltre il 330% in più del valore – 0,34 euro – che attualmente la Borsa attribuisce alle azioni quotate dell’editrice.
Vendere quel che c’è di vendibile nel patrimonio di Confindustria sarebbe in teoria la strada più facile, ma non sufficiente a coprire l’aumento di capitale che, secondo le cifre circolate nei giorni scorsi, potrebbe costare tra i 60 e i 100 milioni, anche se non manca chi parla addirittura di 250 milioni. L’associazione ha un patrimonio che il bilancio 2015 valuta 290 milioni, tuttavia alla somma vanno sottratti i 132 milioni attribuiti alla partecipazione nel Sole, per altro destinata a una drastica svalutazione. Resta quindi un patrimonio netto di 158 milioni, ma bisogna vedere cosa ci può essere di liquidabile. Di quantificabile con sicurezza, stando sempre all’ultimo bilancio, c’è la cassa che ammonta a 15 milioni di euro oltre a 34,62 milioni liquidità investita in obbligazioni, titoli di Stato e polizze che potrebbero essere rapidamente venduti. Nella migliore delle ipotesi quindi mancherebbero comunque all’appello almeno una quindicina di milioni. E per salvare il salvabile, secondo indiscrezioni di stampa, ci sarebbe allo studio un convertendo che permetterebbe a Confindustria di rinviare di qualche anno il problema.
Il tutto per evitare di batter cassa presso le associazioni locali. Operazione per altro tutta in salita, vista la risicatissima maggioranza con cui Vincenzo Boccia è stato eletto ai vertici dell’associazione la scorsa primavera, complice il sostegno dell’uscente Giorgio Squinzi che dopo lo strappo sul Sole è venuto a mancare. Non a caso la stampa di settore nel finesettimana ha descritto un Boccia in forte difficoltà che sta facendo il giro delle associazioni locali per chiedere il necessario sostegno economico all’aumento di capitale del quotidiano senza ottenere grandi successi. Senza contare che anche in caso di esito positivo la questua rischierebbe di rivelarsi un’arma a doppio taglio dato che comporta una nuova ondata di malumori tra gli industriali, soprattutto in un momento economico così delicato dove tante aziende stentano a ripartire e a far quadrare i conti. Gli imprenditori si chiedono soprattutto se il Sole 24 Ore non rischi di essere un pozzo senza fondo: una volta terminato l’aumento di capitale, chi potrebbe infatti assicurare che l’azienda sarà in grado di decollare?
La questione non è peregrina, tanto che nei giorni scorsi è stata posta anche dai giornalisti del Sole che domenica 6 novembre hanno pubblicato un elenco di 10 domande all’editore sulla falsariga di quanto emerso dal verbale del consiglio generale di Confindustria del 12 ottobre svelato dal Fatto Quotidiano lo scorso 3 novembre. La risposta è attesa per l’assemblea dell’editrice del prossimo 14 novembre (il 21 in seconda). Resta il fatto che Emma Marcegaglia nel corso della stessa riunione ha messo sul piatto un piano tagli lacrime e sangue con un drastico taglio degli oltre 1200 dipendenti dell’editrice. L’operazione però, oltre che di dubbia utilità, non è affatto facile perché passa per i licenziamenti collettivi e necessita di sostegno politico per far scattare ammortizzatori sociali di cui, tra l’altro, l’azienda ha già ampiamente beneficiato in passato per abbattere il costo del lavoro. Tuttavia gli industriali restano scettici. Sanno bene che una cosa è la ristrutturazione con i tagli dei costi e ben altra è il rilancio che passa per gli investimenti e i progetti di sviluppo. Con il rischio che il ridimensionamento sia solo l’ennesima fase intermedia che porta scarsi risultati. Senza contare che sullo sfondo da anni si discute dell’eliminazione del vincolo obbligatorio della pubblicità economico-finanziaria su giornali nazionali per bandi pubblici e comunicazioni sociali di aziende quotate. Ipotesi che, con l’avvento di un nuovo scenario politico, potrebbe diventare realtà mettendo in ginocchio la fragile economia del Sole e dell’intera stampa nazionale.
Intanto i contorni del cavaliere bianco sullo sfondo restano sbiaditi. La possibilità di un matrimonio riparatore con il Corriere della Sera ormai nelle mani di Urbano Cairo è tramontata. L’avvento di una cordata di non meglio precisati imprenditori o investitori istituzionali interessati a rilevare una quota dell’editrice direttamente dalle mani di Confindustria, è osteggiata da alcuni, auspicata da altri e accettata come inevitabile da altri ancora. Tutta da capire, poi, la posizione della Luiss ventilata nei giorni febbrili dell’emersione del buco di bilancio del Sole e del violento scontro tra i consiglieri dell’editrice. Pur essendo stata smentita, l’ipotesi affonda le sue radici nell’intricato rapporto che unisce Confindustria all’università romana presieduta da Emma Marcegaglia, confermata nell’incarico lo scorso 22 luglio dallo stesso Boccia, e retta da Paola Severino, sostenuta dal direttore generale di Confindustria Manuela Panucci. Confindustria è socia infatti di ALUISS, Associazione per la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali, nel cui consiglio Boccia ha appena innestato il suo uomo di fiducia, l’editore napoletano Diego Guida. La ALUISS è il finanziatore dell’università romana che è anche sostenuta dagli Amici della Luiss, in cui non si muove foglia senza il benestare del costruttore editore Francesco Gaetano Caltagirone ed in cui è indirettamente presente anche il comune di Roma attraverso la partecipata Acea. Non secondario, poi, il peso nell’ateneo del banchiere editore Luigi Abete, che è anche storico consigliere del Sole 24 Ore tra i partecipanti di spicco al burrascoso cda di fine settembre.
Nel 1998 Confindustria, attraverso la partecipata Aedificatio, ha pensato bene di donare un immobile alla ALUISS che è stato offerto all’università in comodato d’uso gratuito insieme alla prestigiosa sede di via Pola a Roma. Tuttavia la ALUISS non naviga in buona acque e ha archiviato il 2014 con una perdita da 596mila euro. “Il patrimonio netto dell’associazione è, alla stessa data, di euro 17.894.996 milioni”, spiega il bilancio 2015 di Confindustria rammentando i dettagli dell’operazione immobiliare “ai fini di una corretta valutazione delle disponibilità di Confindustria”. E poi aggiunge che “in caso di scioglimento dell’Associazione, lo statuto prevede che i beni siano devoluti secondo le determinazioni che l’Assemblea riterrà di adottare”. Excusatio non petita, insomma, per ricordare che, in casi estremi, i due immobili torneranno nella disponibilità in toto o in parte di Confindustria. Senza peraltro nulla aggiungere sull’attuale situazione di bilancio di ALUISS relativamente a eventuali debiti o perdite pregresse, argomenti di indubbio interesse per una “corretta valutazione” della situazione di Confindustria.
La partita sul Sole è quindi politica prima ancora che finanziaria. E ha un impatto non indifferente sugli scheletri nell’armadio di Confindustria. Qualunque siano state le riflessioni attorno ad ALUISS, resta il fatto che, se Boccia sollecitasse un aiuto della Marcegaglia, sarebbe poi per lui difficile avallare in assemblea eventuali richieste di azioni di responsabilità e conseguenti risarcimenti per la gestione del Sole 24 Ore, che prima del tandem Squinzi-Benedini era in mano all’attuale presidente dell’Eni. E magari anche per quella di Confindustria, che sulla base della valutazione fatta da un “esperto indipendente” ha mantenuto nel 2015 la valutazione della partecipazione del Sole 24 Ore a “132.595 milioni che risulta superiore di oltre € 74.095 milioni rispetto alla quotazione di Borsa al 31 dicembre 2015 e di € 74.100 milioni rispetto alla quota corrispondente di patrimonio netto consolidato al 31 dicembre 2015”. Ha deciso cioè di posticipare la decisione sull’allineamento del valore della quota ai prezzi di mercato, che nel caso di una società invece che di una associazione, sarebbe obbligatorio.
Lo scontro sul Sole 24 Ore che ha già spezzato l’asse Boccia-Squinzi, rischia quindi di incrinare anche quello con la Marcegaglia compromettendo definitivamente il flebile accordo che ha portato all’elezione dell’imprenditore campano. Per non parlare degli ingenti danni economici e di immagine che rischiano di gravare sull’associazione degli imprenditori italiani che, lungi dall’essere un piccolo club, è a tutti gli effetti un’impresa con ben 253 dipendenti contando anche collaboratori e partecipate al 100%, dal costo complessivo di più di 20 milioni di euro l’anno e aprendo ad un piano di ristrutturazione e taglio costi ben più ampio da quello appena varato da Boccia.
Lobby
Confindustria ha giocato con il Sole e si è bruciata. Le perdite del quotidiano mangiano il patrimonio dell’associazione
La partita sul quotidiano è politica prima ancora che finanziaria. E ha un impatto non indifferente sugli scheletri nell’armadio del club degli imprenditori. Il possibile ruolo della Luiss di Emma Marcegaglia e di Francesco Gaetano Caltagirone
Confindustria ha giocato con il Sole 24 Ore e si è bruciata. Le perdite dell’editrice mangiano anche il patrimonio dell’associazione, generando il malumore dei soci e il rischio di nuove defezioni, sulla falsariga di quanto accadde con Fiat nel 2011. Proprio ora che l’associazione degli industriali si è impegnata a “valutare positivamente” la partecipazione al necessario aumento di capitale dell’editrice già al centro di un’inchiesta della procura milanese che ipotizza il falso in bilancio. Ma Confindustria non ha in pancia la cassa necessaria per effettuare l’operazione e davanti a sé ha solo due ipotesi di lavoro: liquidare asset in portafoglio oppure aumentare le quote degli associati che nel 2015 hanno registrato un nuovo calo, di 645mila euro, a 37,62 milioni. In entrambi i casi, però, dovrà accusare il colpo in bilancio della svalutazione della quota del Sole (67,5%), detenuta attualmente al costo di 1,47 euro per azione per un totale di oltre 132 milioni di euro, oltre il 330% in più del valore – 0,34 euro – che attualmente la Borsa attribuisce alle azioni quotate dell’editrice.
Vendere quel che c’è di vendibile nel patrimonio di Confindustria sarebbe in teoria la strada più facile, ma non sufficiente a coprire l’aumento di capitale che, secondo le cifre circolate nei giorni scorsi, potrebbe costare tra i 60 e i 100 milioni, anche se non manca chi parla addirittura di 250 milioni. L’associazione ha un patrimonio che il bilancio 2015 valuta 290 milioni, tuttavia alla somma vanno sottratti i 132 milioni attribuiti alla partecipazione nel Sole, per altro destinata a una drastica svalutazione. Resta quindi un patrimonio netto di 158 milioni, ma bisogna vedere cosa ci può essere di liquidabile. Di quantificabile con sicurezza, stando sempre all’ultimo bilancio, c’è la cassa che ammonta a 15 milioni di euro oltre a 34,62 milioni liquidità investita in obbligazioni, titoli di Stato e polizze che potrebbero essere rapidamente venduti. Nella migliore delle ipotesi quindi mancherebbero comunque all’appello almeno una quindicina di milioni. E per salvare il salvabile, secondo indiscrezioni di stampa, ci sarebbe allo studio un convertendo che permetterebbe a Confindustria di rinviare di qualche anno il problema.
Il tutto per evitare di batter cassa presso le associazioni locali. Operazione per altro tutta in salita, vista la risicatissima maggioranza con cui Vincenzo Boccia è stato eletto ai vertici dell’associazione la scorsa primavera, complice il sostegno dell’uscente Giorgio Squinzi che dopo lo strappo sul Sole è venuto a mancare. Non a caso la stampa di settore nel finesettimana ha descritto un Boccia in forte difficoltà che sta facendo il giro delle associazioni locali per chiedere il necessario sostegno economico all’aumento di capitale del quotidiano senza ottenere grandi successi. Senza contare che anche in caso di esito positivo la questua rischierebbe di rivelarsi un’arma a doppio taglio dato che comporta una nuova ondata di malumori tra gli industriali, soprattutto in un momento economico così delicato dove tante aziende stentano a ripartire e a far quadrare i conti. Gli imprenditori si chiedono soprattutto se il Sole 24 Ore non rischi di essere un pozzo senza fondo: una volta terminato l’aumento di capitale, chi potrebbe infatti assicurare che l’azienda sarà in grado di decollare?
La questione non è peregrina, tanto che nei giorni scorsi è stata posta anche dai giornalisti del Sole che domenica 6 novembre hanno pubblicato un elenco di 10 domande all’editore sulla falsariga di quanto emerso dal verbale del consiglio generale di Confindustria del 12 ottobre svelato dal Fatto Quotidiano lo scorso 3 novembre. La risposta è attesa per l’assemblea dell’editrice del prossimo 14 novembre (il 21 in seconda). Resta il fatto che Emma Marcegaglia nel corso della stessa riunione ha messo sul piatto un piano tagli lacrime e sangue con un drastico taglio degli oltre 1200 dipendenti dell’editrice. L’operazione però, oltre che di dubbia utilità, non è affatto facile perché passa per i licenziamenti collettivi e necessita di sostegno politico per far scattare ammortizzatori sociali di cui, tra l’altro, l’azienda ha già ampiamente beneficiato in passato per abbattere il costo del lavoro. Tuttavia gli industriali restano scettici. Sanno bene che una cosa è la ristrutturazione con i tagli dei costi e ben altra è il rilancio che passa per gli investimenti e i progetti di sviluppo. Con il rischio che il ridimensionamento sia solo l’ennesima fase intermedia che porta scarsi risultati. Senza contare che sullo sfondo da anni si discute dell’eliminazione del vincolo obbligatorio della pubblicità economico-finanziaria su giornali nazionali per bandi pubblici e comunicazioni sociali di aziende quotate. Ipotesi che, con l’avvento di un nuovo scenario politico, potrebbe diventare realtà mettendo in ginocchio la fragile economia del Sole e dell’intera stampa nazionale.
Intanto i contorni del cavaliere bianco sullo sfondo restano sbiaditi. La possibilità di un matrimonio riparatore con il Corriere della Sera ormai nelle mani di Urbano Cairo è tramontata. L’avvento di una cordata di non meglio precisati imprenditori o investitori istituzionali interessati a rilevare una quota dell’editrice direttamente dalle mani di Confindustria, è osteggiata da alcuni, auspicata da altri e accettata come inevitabile da altri ancora. Tutta da capire, poi, la posizione della Luiss ventilata nei giorni febbrili dell’emersione del buco di bilancio del Sole e del violento scontro tra i consiglieri dell’editrice. Pur essendo stata smentita, l’ipotesi affonda le sue radici nell’intricato rapporto che unisce Confindustria all’università romana presieduta da Emma Marcegaglia, confermata nell’incarico lo scorso 22 luglio dallo stesso Boccia, e retta da Paola Severino, sostenuta dal direttore generale di Confindustria Manuela Panucci. Confindustria è socia infatti di ALUISS, Associazione per la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali, nel cui consiglio Boccia ha appena innestato il suo uomo di fiducia, l’editore napoletano Diego Guida. La ALUISS è il finanziatore dell’università romana che è anche sostenuta dagli Amici della Luiss, in cui non si muove foglia senza il benestare del costruttore editore Francesco Gaetano Caltagirone ed in cui è indirettamente presente anche il comune di Roma attraverso la partecipata Acea. Non secondario, poi, il peso nell’ateneo del banchiere editore Luigi Abete, che è anche storico consigliere del Sole 24 Ore tra i partecipanti di spicco al burrascoso cda di fine settembre.
Nel 1998 Confindustria, attraverso la partecipata Aedificatio, ha pensato bene di donare un immobile alla ALUISS che è stato offerto all’università in comodato d’uso gratuito insieme alla prestigiosa sede di via Pola a Roma. Tuttavia la ALUISS non naviga in buona acque e ha archiviato il 2014 con una perdita da 596mila euro. “Il patrimonio netto dell’associazione è, alla stessa data, di euro 17.894.996 milioni”, spiega il bilancio 2015 di Confindustria rammentando i dettagli dell’operazione immobiliare “ai fini di una corretta valutazione delle disponibilità di Confindustria”. E poi aggiunge che “in caso di scioglimento dell’Associazione, lo statuto prevede che i beni siano devoluti secondo le determinazioni che l’Assemblea riterrà di adottare”. Excusatio non petita, insomma, per ricordare che, in casi estremi, i due immobili torneranno nella disponibilità in toto o in parte di Confindustria. Senza peraltro nulla aggiungere sull’attuale situazione di bilancio di ALUISS relativamente a eventuali debiti o perdite pregresse, argomenti di indubbio interesse per una “corretta valutazione” della situazione di Confindustria.
La partita sul Sole è quindi politica prima ancora che finanziaria. E ha un impatto non indifferente sugli scheletri nell’armadio di Confindustria. Qualunque siano state le riflessioni attorno ad ALUISS, resta il fatto che, se Boccia sollecitasse un aiuto della Marcegaglia, sarebbe poi per lui difficile avallare in assemblea eventuali richieste di azioni di responsabilità e conseguenti risarcimenti per la gestione del Sole 24 Ore, che prima del tandem Squinzi-Benedini era in mano all’attuale presidente dell’Eni. E magari anche per quella di Confindustria, che sulla base della valutazione fatta da un “esperto indipendente” ha mantenuto nel 2015 la valutazione della partecipazione del Sole 24 Ore a “132.595 milioni che risulta superiore di oltre € 74.095 milioni rispetto alla quotazione di Borsa al 31 dicembre 2015 e di € 74.100 milioni rispetto alla quota corrispondente di patrimonio netto consolidato al 31 dicembre 2015”. Ha deciso cioè di posticipare la decisione sull’allineamento del valore della quota ai prezzi di mercato, che nel caso di una società invece che di una associazione, sarebbe obbligatorio.
Lo scontro sul Sole 24 Ore che ha già spezzato l’asse Boccia-Squinzi, rischia quindi di incrinare anche quello con la Marcegaglia compromettendo definitivamente il flebile accordo che ha portato all’elezione dell’imprenditore campano. Per non parlare degli ingenti danni economici e di immagine che rischiano di gravare sull’associazione degli imprenditori italiani che, lungi dall’essere un piccolo club, è a tutti gli effetti un’impresa con ben 253 dipendenti contando anche collaboratori e partecipate al 100%, dal costo complessivo di più di 20 milioni di euro l’anno e aprendo ad un piano di ristrutturazione e taglio costi ben più ampio da quello appena varato da Boccia.
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Kiev, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - La Russia ha lanciato 267 droni contro l’Ucraina nella notte tra sabato e domenica, “un record” dall’invasione russa del 24 febbraio 2022, ha dichiarato l’aeronautica ucraina, alla vigilia del terzo anniversario dell’attacco russo su larga scala. "Sono stati avvistati nel cielo ucraino 267 droni nemici, il record per un singolo attacco" dall'inizio dell'invasione, ha scritto su Facebook il portavoce dell'aeronautica ucraina Yuri Ignat, secondo cui 138 sono stati intercettati dalla difesa aerea e altri 119 sono stati "persi" senza causare danni.
In un comunicato separato pubblicato su Telegram, l'esercito ha riferito che diverse regioni, tra cui Kiev, sono state "colpite", senza fornire ulteriori dettagli. Un attacco missilistico russo ha ucciso un uomo e ne ha feriti cinque a Kryvyi Rig, città natale del presidente ucraino Volodynyr Zelensky nell'Ucraina centrale, hanno reso noto le autorità regionali.
Beirut, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - I media statali libanesi hanno riferito di attacchi israeliani in Libano, a circa 10 chilometri dal confine meridionale, mentre i fedeli si riunivano a Beirut per il grande funerale del leader di Hezbollah assassinato, Hassan Nasrallah. "Aerei nemici hanno lanciato due raid contro la zona tra Qleileh e Sammaaiyah, nel distretto di Tiro", ha affermato l'agenzia di stampa nazionale ufficiale.
Tel Aviv, 23 feb. (Adnkronos) - Le Idf confermano di aver effettuato attacchi aerei nel Libano meridionale. Uno degli obiettivi era un sito militare di Hezbollah contenente lanciarazzi e altre armi, dove l'esercito afferma di aver individuato attività da parte del gruppo terroristico.
Secondo l'esercito, l'attività di Hezbollah nel sito costituisce una "violazione degli accordi tra Israele e Libano". Inoltre, le Idf affermano di aver colpito diversi altri lanciarazzi di Hezbollah nel Libano meridionale, "che rappresentavano una minaccia per i civili israeliani".
Berlino, 23 feb. (Adnkronos) - Urne aperte in tutte la Germania per le politiche. Quasi 60 milioni di persone voteranno oggi fino alle 18 per scegliere un governo che dovrà fare i conti con il crollo dell'alleanza transatlantica sotto Donald Trump e con le nuove minacce alla sicurezza europea, proprio mentre il modello economico del Paese sta entrando in crisi. Secondo gli ultimi sondaggi, sarà il capo dell'opposizione conservatrice (Cdu/Csu) Friedrich Merz il nuovo cancelliere: dovrebbe vincere con il 29,5% di voti favorevoli. "Le grandi aspettative rispecchiano le grandi sfide che dovrà affrontare fin dal primo giorno del suo probabile mandato di cancelliere", ha affermato il settimanale tedesco Der Spiegel. "Una Russia aggressiva, un'America ostile e un'Europa che si sta allontanando: Merz potrebbe essere messo alla prova più duramente di qualsiasi cancelliere della repubblica del dopoguerra".
Merz ha recentemente ammesso che l'effettivo abbandono da parte di Trump delle promesse di difesa europee e l'aggressivo sostegno del suo vicepresidente JD Vance all'estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) annunciavano "cambiamenti tettonici nei centri di potere politico ed economico del mondo". La Germania, ha detto, non ne sarebbe uscita indenne. L'indebolimento della Nato da parte di Trump e il tradimento dell'Ucraina sono "un pugno straziante allo stomaco", ha affermato Ursula Münch, direttrice del think tank dell'Accademia per l'educazione politica in Baviera, in particolare per l'Unione cristiano-democratica (Cdu) di Merz, che ha "solidarietà e amicizia con gli Stati Uniti nel profondo del suo Dna". "La sfida più grande per la Germania sarà quella di mettere insieme una dimostrazione di forza unita da parte dell'Ue e del Regno Unito".
Secondo i sondaggi, i socialdemocratici del cancellieri Olaf Scholz, si attestano al 15% dei consensi, 10 puntiin meno delle preferenze ricevute 4 anni fa, mentre l'Afd si attesta al 21%, oltre il doppio (era al 10,3%) rispetto al 2021.
Londra, 23 feb. (Adnkronos) - Il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha dichiarato che domani annuncerà un nuovo importante pacchetto di sanzioni contro la Russia. Lo riporta ITV News. "Domani ho intenzione di annunciare il più grande pacchetto di sanzioni contro la Russia dall'inizio del conflitto, per indebolire la sua macchina militare e ridurre le entrate con cui si sta accendendo il fuoco della distruzione in Ucraina", ha affermato il ministro, aggiungendo che Londra "lavorerà con i partner americani ed europei per raggiungere una pace giusta e sostenibile", riconoscendo chiaramente l'Ucraina dev'essere coinvolta".
E' "un momento critico nella storia dell'Ucraina, della Gran Bretagna e dell'intera Europa" - ha detto ancora - Il sostegno all'Ucraina dovrebbe essere "raddoppiato" e si dovrebbe ricercare "la pace attraverso la forza". "Sul campo di battaglia, Londra resta impegnata a fornire un supporto militare di 3 miliardi di sterline all'anno per mettere l'Ucraina nella migliore posizione possibile e siamo pronti a contribuire con truppe britanniche alle forze di mantenimento della pace, se necessario".
(Adnkronos) - “La notte è trascorsa tranquilla, il Papa ha riposato”. Lo fa sapere oggi 23 febbraio il Vaticano aggiornando sulle condizioni di Papa Francesco ricoverato al Gemelli da venerdì della scorsa settimana.
Ieri sera l’ultimo bollettino diramato dalla Santa Sede sulle condizioni di salute di Bergoglio avevano restituito una situazione in aggravamento con una serie di criticità che i bollettini precedenti non avevano mai evidenziato. Nel dettaglio ieri il bollettino ha riferito che le “condizioni del Santo Padre continuano ad essere critiche, pertanto, come spiegato" dall’équipe medica che lo ha in cura, “il Papa non è fuori pericolo”.
Ieri mattina, si spiegava, “Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoriaasmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi. Gli esami del sangue odierni hanno inoltre evidenziato una piastrinopenia, associata ad un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua ad essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri. Al momento la prognosi è riservata”. Per Francesco è scattata una maratona di preghiere nelle chiese di tutto il mondo.
Kiev, 23 feb. (Adnkronos) - La Russia ha lanciato un attacco missilistico sulla città di Kryvy Rih, nell'oblast' di Dnipropetrovsk, nella tarda serata di ieri, uccidendo una persona e ferendone altre cinque. Lo ha riferito Oleksandr Vilkul, capo dell'amministrazione militare della città dove è nato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Tra i feriti ricoverati in ospedale, una donna sarebbe in condizioni critiche.
L'attacco ha inflitto gravi danni alle infrastrutture civili della città, ha detto Vilkul. Dodici edifici residenziali, una struttura infrastrutturale, una casa di riposo e una chiesa hanno subito danni. L'attacco ha inoltre colpito edifici sociali e industriali, una stazione di servizio e numerosi veicoli.