Fedelissima di Ignazio Marino, ultima a “tradirlo” nei giorni che portarono alla sua caduta in Campidoglio, oggi stipendiata dal governo. È la parabola di Marta Leonori: giusto un anno fa, il 30 ottobre 2015, poche ore prima che i 26 consiglieri vibrassero nella schiena del marziano le famose “26 coltellate” depositando le loro dimissioni presso un notaio per far cadere il consiglio, anche l’assessore al Commercio abbandonava quello che più che per gli altri era stato il suo sindaco. Dopo quel tradimento, la Leonori ha trovato quasi subito un’altra poltrona. Anzi, due: sempre a Roma, ma al Ministero della Pubblica amministrazione. Alla corte di Marianna Madia, che con lei condivide anche l’appartenenza alla Fondazione Italianieuropei di Massimo D’Alema: prima come “esperta” (18mila euro per tre mesi di consulenza), poi come commissario del Formez Pa, uno dei tanti enti di incerta vocazione e dubbia utilità che si barcamena tra rigide esigenze di spending review e prospettive di chiusura.
DOPPIO INCARICO AL MINISTERO – Romana, 40 anni da compiere a novembre e laureata in economia aziendale, Marta Leonori orbita nell’universo della politica da molto prima di diventare una degli assessori più apprezzati dell’ultima giunta di Ignazio Marino, che aveva accompagnato già nella corsa alle primarie del Partito Democratico del 2009. Nel 2013 era stata anche eletta alla Camera, da cui però si era dimessa dopo pochi mesi per accettare la chiamata in Campidoglio del suo mentore. Una mossa forse avventata, considerato che quell’esperienza sarebbe terminata in maniera prematura. Ma la Leonori non è rimasta disoccupata a lungo: si è accasata subito a Palazzo Chigi, al Dipartimento della funzione pubblica, struttura della Presidenza del Consiglio che risponde al ministero della Madia.
Da qui sono partite non una, ma ben due lettere d’ incarico a suo nome. Prima, come riportato dal quotidiano La Notizia, la Leonori ha lavorato per tre mesi dal 30 maggio al 29 agosto in qualità non meglio precisata di “esperto” (interrogato a riguardo, il Dipartimento non ha voluto chiarirne la natura), per una retribuzione complessiva di 18.500 euro (una media di 6mila euro al mese). Ma la poltrona più importante è arrivata dopo: la Leonori è stata appena nominata nuovo commissario del Formez Pa. Incarico valido per tutta la durata del commissariamento, e che fruttava al suo predecessore 88mila euro l’anno. L’insediamento dovrebbe essere imminente: contattata più volte da IlFattoQuotidiano.it, la diretta interessata non ha voluto commentare la nomina.
IL “CARROZZONE” FORMEZ – Parliamo del Centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento della Pubblica Amministrazione. Ente nato nel lontano 1963 come strumento della vecchia Cassa del Mezzogiorno (da cui prende anche il nome) e che nel corso degli anni ha cambiato più volte missione; l’ultima nel 2010 per volere dell’ex ministro Brunetta, diventando principalmente una struttura di supporto alle amministrazioni pubbliche, in materia di innovazione e utilizzo dei fondi comunitari. Ciò che non è cambiato, invece, è la tendenza a spendere tanto in personale e consulenze: circa 50 milioni di euro all’anno, quasi il 70% di un fatturato che poggia su 19 milioni di euro di contributo statale.
Anche e soprattutto per questo l’associazione è stata commissariata nel 2014. Il progetto originario prevedeva proprio la liquidazione, ma l’assemblea straordinaria ha scelto di “auto-conservarsi”, stabilendo che “le esigenze di riordino non erano incompatibili con la continuità dell’ente”. Il primo commissario, l’avvocato Harold Bonura, ha comunque messo in atto un severo piano di spending review, che ha permesso di tagliare i costi di circa 8 milioni di euro, ridurre i finanziamenti pubblici e chiudere il bilancio 2015 in attivo. Ciononostante, la situazione resta critica: insieme alle spese, è calato anche il valore della produzione; le attività sono paralizzate e si rincorrono le voci di una chiusura, con alcuni dipendenti (ce ne sono ben 355 a libro paga, di cui 13 dirigenti) in fase di ricollocazione. Ora che l’ex commissario ha lasciato per motivi personali, la Leonori arriva per chiudere i conti.
“È IL MONDO PD CHE SI AIUTA” – Il nuovo incarico è una “cambiale” per aver scaricato Marino? “Io non credo che ci sia stato un tornaconto di questo genere – spiega Alessandra Cattoi, altra ex assessora che decise di non abbandonare il sindaco – semplicemente per chi è iscritto al Pd l’affiliazione partitica conta più dei legami personali. E questo vale per la Leonori, come per altri. È più forte di loro, non ce la fanno proprio a disubbidire agli ordini di partito, perché il Pd è il loro mondo. Ed è un mondo che a volte ti facilita…”.
Quel che è certo è che molti degli autori di quelle “26 coltellate da parte di un unico mandante” sono caduti in piedi. Dei 19 consiglieri del Pd che firmarono le lettere di dimissioni, 10 sono stati ricandidati alle ultime amministrative: 5 sono stati rieletti (sarebbero stati molti più, se le elezioni non fossero state un naufragio per il Pd) e siedono tutt’ora in assemblea capitolina. Fra questi, anche Valeria Baglio (ex presidente del Consiglio) e Ilaria Piccolo, considerate nomi di fiducia del chirurgo. Mentre Svetlana Celli, ex lista Marino, ha trovato posto nella civica di Roberto Giachetti, diventandone anche l’unica eletta. “Ha vinto l’interesse per la città su quello personale”, disse allora l’ex capogruppo Pd, Fabrizio Panecaldo, al momento della caduta di Marino. Col senno di poi, si può dire che in certi casi se non altro le due cose sone coincise.
Twitter: @lVendemiale
Politica
Roma, fu l’ultima a “tradire” Marino: oggi Leonori è commissario del Formez
Il 30 ottobre 2015, poche ore prima che i 26 consiglieri del Pd depositassero le loro dimissioni presso un notaio per far cadere il consiglio, anche l'assessore al Commercio abbandonava il sindaco. Oggi è commissario di uno dei tanti carrozzoni dell' PA e tra maggio e agosto ha lavorato come "esperta" al ministero della Madia a 6mila euro al mese. L'ex collega Cattoi: "Ricompensa? No, nel Pd ci si aiuta"
Fedelissima di Ignazio Marino, ultima a “tradirlo” nei giorni che portarono alla sua caduta in Campidoglio, oggi stipendiata dal governo. È la parabola di Marta Leonori: giusto un anno fa, il 30 ottobre 2015, poche ore prima che i 26 consiglieri vibrassero nella schiena del marziano le famose “26 coltellate” depositando le loro dimissioni presso un notaio per far cadere il consiglio, anche l’assessore al Commercio abbandonava quello che più che per gli altri era stato il suo sindaco. Dopo quel tradimento, la Leonori ha trovato quasi subito un’altra poltrona. Anzi, due: sempre a Roma, ma al Ministero della Pubblica amministrazione. Alla corte di Marianna Madia, che con lei condivide anche l’appartenenza alla Fondazione Italianieuropei di Massimo D’Alema: prima come “esperta” (18mila euro per tre mesi di consulenza), poi come commissario del Formez Pa, uno dei tanti enti di incerta vocazione e dubbia utilità che si barcamena tra rigide esigenze di spending review e prospettive di chiusura.
DOPPIO INCARICO AL MINISTERO – Romana, 40 anni da compiere a novembre e laureata in economia aziendale, Marta Leonori orbita nell’universo della politica da molto prima di diventare una degli assessori più apprezzati dell’ultima giunta di Ignazio Marino, che aveva accompagnato già nella corsa alle primarie del Partito Democratico del 2009. Nel 2013 era stata anche eletta alla Camera, da cui però si era dimessa dopo pochi mesi per accettare la chiamata in Campidoglio del suo mentore. Una mossa forse avventata, considerato che quell’esperienza sarebbe terminata in maniera prematura. Ma la Leonori non è rimasta disoccupata a lungo: si è accasata subito a Palazzo Chigi, al Dipartimento della funzione pubblica, struttura della Presidenza del Consiglio che risponde al ministero della Madia.
Da qui sono partite non una, ma ben due lettere d’ incarico a suo nome. Prima, come riportato dal quotidiano La Notizia, la Leonori ha lavorato per tre mesi dal 30 maggio al 29 agosto in qualità non meglio precisata di “esperto” (interrogato a riguardo, il Dipartimento non ha voluto chiarirne la natura), per una retribuzione complessiva di 18.500 euro (una media di 6mila euro al mese). Ma la poltrona più importante è arrivata dopo: la Leonori è stata appena nominata nuovo commissario del Formez Pa. Incarico valido per tutta la durata del commissariamento, e che fruttava al suo predecessore 88mila euro l’anno. L’insediamento dovrebbe essere imminente: contattata più volte da IlFattoQuotidiano.it, la diretta interessata non ha voluto commentare la nomina.
IL “CARROZZONE” FORMEZ – Parliamo del Centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento della Pubblica Amministrazione. Ente nato nel lontano 1963 come strumento della vecchia Cassa del Mezzogiorno (da cui prende anche il nome) e che nel corso degli anni ha cambiato più volte missione; l’ultima nel 2010 per volere dell’ex ministro Brunetta, diventando principalmente una struttura di supporto alle amministrazioni pubbliche, in materia di innovazione e utilizzo dei fondi comunitari. Ciò che non è cambiato, invece, è la tendenza a spendere tanto in personale e consulenze: circa 50 milioni di euro all’anno, quasi il 70% di un fatturato che poggia su 19 milioni di euro di contributo statale.
Anche e soprattutto per questo l’associazione è stata commissariata nel 2014. Il progetto originario prevedeva proprio la liquidazione, ma l’assemblea straordinaria ha scelto di “auto-conservarsi”, stabilendo che “le esigenze di riordino non erano incompatibili con la continuità dell’ente”. Il primo commissario, l’avvocato Harold Bonura, ha comunque messo in atto un severo piano di spending review, che ha permesso di tagliare i costi di circa 8 milioni di euro, ridurre i finanziamenti pubblici e chiudere il bilancio 2015 in attivo. Ciononostante, la situazione resta critica: insieme alle spese, è calato anche il valore della produzione; le attività sono paralizzate e si rincorrono le voci di una chiusura, con alcuni dipendenti (ce ne sono ben 355 a libro paga, di cui 13 dirigenti) in fase di ricollocazione. Ora che l’ex commissario ha lasciato per motivi personali, la Leonori arriva per chiudere i conti.
“È IL MONDO PD CHE SI AIUTA” – Il nuovo incarico è una “cambiale” per aver scaricato Marino? “Io non credo che ci sia stato un tornaconto di questo genere – spiega Alessandra Cattoi, altra ex assessora che decise di non abbandonare il sindaco – semplicemente per chi è iscritto al Pd l’affiliazione partitica conta più dei legami personali. E questo vale per la Leonori, come per altri. È più forte di loro, non ce la fanno proprio a disubbidire agli ordini di partito, perché il Pd è il loro mondo. Ed è un mondo che a volte ti facilita…”.
Quel che è certo è che molti degli autori di quelle “26 coltellate da parte di un unico mandante” sono caduti in piedi. Dei 19 consiglieri del Pd che firmarono le lettere di dimissioni, 10 sono stati ricandidati alle ultime amministrative: 5 sono stati rieletti (sarebbero stati molti più, se le elezioni non fossero state un naufragio per il Pd) e siedono tutt’ora in assemblea capitolina. Fra questi, anche Valeria Baglio (ex presidente del Consiglio) e Ilaria Piccolo, considerate nomi di fiducia del chirurgo. Mentre Svetlana Celli, ex lista Marino, ha trovato posto nella civica di Roberto Giachetti, diventandone anche l’unica eletta. “Ha vinto l’interesse per la città su quello personale”, disse allora l’ex capogruppo Pd, Fabrizio Panecaldo, al momento della caduta di Marino. Col senno di poi, si può dire che in certi casi se non altro le due cose sone coincise.
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Politica
Tajani: “L’Italia non userà fondi di coesione per comprare armi”. Si spacca il Pd: chi sta con Schlein
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "I fondi di coesione sono fondamentali per ridurre i divari e le disuguaglianze nel nostro paese e in tutta Europa, non possono e non devono essere usati per spese militari. Il Pd oggi ha difeso questa impostazione. Un’Europa forte e sicura e’ innanzitutto un’Europa più coesa. Elly Schlein e Giuseppe Provenzano hanno detto anche questo oggi al vertice socialista a Bruxelles. Dobbiamo essere tutti uniti per la tutela di questo strumento necessario a garantire protezione sociale e opportunità per una crescita giusta". Così in una nota Marco Sarracino, responsabile Coesione territoriale, Sud e aree interne nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Un episodio grave e inaccettabile che deve essere condannato con forza e determinazione: la sofferenza del popolo palestinese non può e non deve essere strumentalizzata da delinquenti intenzionati a spargere nelle nostre città odio antisemita profanando un luogo nato per coltivare la memoria dell’orrore della Shoah". Lo dice all'Adnkronos il deputato del Pd Andrea Casu a proposito della vicenda del museo della Shoah di Roma.
Milano, 6 mar. (Adnkronos) - La Procura di Milano ha chiesto al Comune - nell'ambito dell'inchiesta sull'urbanistica - la consegna delle dichiarazioni e delle comunicazioni (previste per legge) concernenti "l'assenza di conflitti di interesse, anche potenziali", sottoscritte da Giovanni Oggioni (arrestato ieri per corruzione), sia riguardo l'incarico di direttore del Sportello unico per l'edilizia (Sue), che per quello di componente della Commissione per il paesaggio; dell'ex dirigente Franco Zinna; degli indagati Andrea Viaroli e Carla Carbone e "di tutti i membri delle Commissioni per il paesaggio, a partire almeno dal 2015 in poi", ossia delle quattro commissioni (compresa l'attuale) che si sono succedute nel corso degli ultimi dieci anni.
Per la procura, si legge nel provvedimento, è "altrettanto necessario completare (aggiornandole sino alla data odierna) le acquisizioni dei 'verbali delle riunioni cosiddette di staff', nonché i verbali della Commissione attuazione nuovo Pgt e la relativa determina del 23 luglio 2020, nonché del 'Gruppo di lavoro' istituito in seno all'Area Rigenerazione Urbana", a partire dal primo giugno 2024 a oggi.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "In un mutato e minaccioso quadro internazionale, il piano Ue per la difesa è per i Socialisti e Democratici europei un primo importante passo per assicurare il necessario sostegno all’Ucraina e la sicurezza dei nostri cittadini. A Bruxelles siamo al lavoro perché dal Parlamento venga una spinta forte nella direzione della condivisione e del coordinamento degli investimenti, verso una vera difesa comune europea". Lo scrive sui social l'eurodeputato Pd, Giorgio Gori.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La linea del Partito Socialista Europeo è chiara, netta ed inequivocabile: il ReArm Europe è un atto iniziale importante per la creazione di una difesa comune europea". Lo scrive la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno del Pd, sui social.
"Non c’è nessuna rincorsa bellicista, nessuna distruzione del welfare e di quanto con fatica abbiamo costruito dopo la pandemia ma solo la necessità di rendere più sicuro il nostro continente e le nostre democrazie. Cosi come fu per il NextGenerationEu siamo davanti ad una svolta storica per l’Unione Europea che punterà su indipendenza strategica, acquisti comuni e innovazione".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “Per la difesa europea servono investimenti comuni in sicurezza, una sola politica estera, economia forte e società coesa, serve un vero salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa. Di fronte alle minacce che si profilano bisogna sostenere le nostre capacità di difesa nel modo più credibile, senza frammentare le spese tra gli Stati e neanche dando ancora soldi all’America come vorrebbe Trump. Il punto di vista portato dalla segretaria Schlein al vertice del Pse è stato ascoltato ed è positivo l’accordo dei socialisti europei sui fondi di coesione. Il Pd indica una strada di fermezza, consapevolezza e responsabilità sociale, senza farsi distrarre da alcun richiamo”. Lo dichiara Debora Serracchiani, componente della segreteria nazionale del Partito democratico.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.