Dopo lo shock iniziale che ha visto tutti i mercati in rosso con la sola eccezione di Mosca, il bilancio borsistico dell’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America è stato nettamente positivo. La conferma arriva dalla chiusura di Wall Street con il Dow Jones a +1,39% e il Nasdaq a +1,11 per cento. La piazza americana dopo un avvio debole, ha girato decisamente in positivo tirando la volata al Vecchio Continente che nel pomeriggio ha definitivamente archiviato le perdite per poi chiuso in progresso con la sola eccezione di Milano e Madrid. La performance più positiva l’ha registrata però il listino di Mosca, che ha archiviato la seduta in crescita del 2,2%. E non è certo un caso: il presidente Vladimir Putin ha subito commentato la notizia della vittoria del tycoon, con cui ha notoriamente un ottimo rapporto, dicendo che “la Russia è pronta a far la sua parte e desidera ricostruire i rapporti a pieno titolo con gli Usa”. Putin spera tra l’altro nella fine delle sanzioni imposte al Paese in seguito alla crisi ucraina.

Francoforte ha chiuso a +1,56%, seguita da Parigi a +1,49% e Londra in progresso dell’1%. Invece il listino spagnolo e quello italiano, che erano arrivati a cedere più del 2%, hanno chiuso rispettivamente a -0,4 e -0,1%, appesantiti da debolezze strutturali più che dai timori per le conseguenze delle scelte economiche annunciate dal magnate. A Piazza Affari, infatti, hanno perso terreno soprattutto i titoli bancari. La maglia nera è andata a Italgas e Snam, ma è un discorso a parte legato allo scorporo della prima dalla seconda. Wall Street, che aveva aperto contrastata e con l’indice Nasdaq in rosso, nel tardo pomeriggio italiano ha girato decisamente in positivo confermando il trend in chiusura.

Sui mercati obbligazionari, il differenziale (spread) tra il rendimento dei titoli decennali italiani e quelli tedeschi ha superato in mattinata i 160 punti base rivedendo i massimi dal referendum sulla Brexit di giugno. La fiammata iniziale si è però ridimensionata con il passare delle ore e in chiusura il valore si è assestato a 156 punti base contro i 153 della chiusura di martedì, con il tasso del decennale italiano all’1,74% sul mercato contro l’1,72% di martedì.

Anche la corsa ai beni e ai titoli rifugio si è calmata nel corso della giornata. I rendimenti dei titoli di Stato statunitensi (Treasury), considerati un porto sicuro contro la volatilità, sono risaliti al 2% dopo essere scesi fino all’1,7 dall’1,8% di martedì. In mattinata gli acquisti di investitori in cerca di sicurezze hanno fatto impennare anche le quotazioni dell’oro, che hanno toccato gli 1,313 dollari all’oncia. Poi anche il bene rifugio per eccellenza ha ritracciato a 1,27 dollari l’oncia. Il petrolio, dopo il crollo registrato nella notte italiana, ha azzerato quasi del tutto le perdite.

Il peso messicano, che è stato un “termometro” dell’andamento della campagna elettorale, nella notte italiana è affondato di quasi il 13%, il calo maggiore da 19 anni. Il dollaro vale ora 19,7 pesos, contro i 18,3 di martedì. Trump, come è noto, ha sostenuto di voler costruire un muro per contrastare l’immigrazione clandestina e intende disconoscere il trattato di libero commercio Nafta che ha eliminato le barriere tariffarie tra Usa, Messico e Canada.

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