Via le slot machine dal centro storico di Roma: Virginia Raggi “dichiara guerra al gioco d’azzardo”, come annunciato sul blog di Beppe Grillo. La sindaca ha infatti deciso di limitare a precise fasce orarie e aree della città l’apertura di sale giochi, bingo e similari. Con un’iniziativa che il Pd rivendica essere stata “plagiata” da una sua proposta precedente. E che trova un corrispettivo in quanto già fatto recentemente da Chiara Appendino a Torino. Ma che per la Capitale è una novità assoluta. Il nuovo regolamento, previsto da una delibera consiliare che dovrà essere approvata dall’assemblea, prevede l’introduzione di “limiti di distanza di 500 metri dai luoghi ‘sensibili’ come scuole, centri sportivi, chiese, caserme e sportelli bancomat”. Le slot machine, ha detto la sindaca, saranno dunque vietate “nei perimetri del centro e nelle aree pedonali o comunque nelle zone interdette alla circolazione dei veicoli”. Si regolamentano anche gli orari di esercizio: sarà possibile l’utilizzo delle new slot e videolottery, dalle 10 alle 14 e dalle 18 alle 22 mentre nei giorni festivi non sarà consentito. Le sanzioni, aggiungendosi a quelle esistenti, prevedono in caso di violazioni reiterate sospensioni o in casi gravi revoche dell’autorizzazione da parte dell’amministrazione comunale.
A Roma secondo una ricerca della Camera di Commercio la ludopatia costa alla collettività tra i 5 e i 6 miliardi di euro ogni anno. Ci sono 294 sale, oltre 50mila slot machine (il 12% del totale in tutto il Paese), una ventina di bingo, centinaia di punti scommesse. Adesso molte di queste dovranno chiudere, traslocare o quantomeno ridurre la propria attività: il provvedimento del governo a 5 stelle, già messo nero su bianco in una delibera di iniziativa consiliare, stabilisce il divieto di gioco nel centro storico. Per intenderci: tutte le aree pedonali saranno off-limits per le macchinette. Ma proprio questa indicazione è stata uno dei principali motivi di attacco dell’opposizione, secondo cui la sindaca starebbe ignorando l’aspetto principale del problema: le periferie. “Il vero dramma sociale del gioco d’azzardo a Roma si consuma lontano dal centro: è qui che usura e organizzazioni criminali dedite allo spaccio e al controllo della prostituzione esercitano il loro dominio”, ha affermato Michela Di Biase, capogruppo in Comune del Partito Democratico.
E forse non a caso Paolo Ferrara, numero uno dei Cinquestelle in consiglio comunale, sul proprio profilo Facebook è tornato sul provvedimento per specificare che “la distanza di 500 metri dai luoghi sensibili è prevista in tutti i municipi” e non solo nel centro: “Fa piacere – ha aggiunto – constatare che i professionisti del benaltrismo che negli ultimi 20 anni hanno trasformato la Tiburtina in una sorta di Las Vegas del gioco d’azzardo oggi si siano ricordati dell’esistenza delle periferie. Stiano tranquilli: stiamo già lavorando per renderle protagoniste e restituire loro la vivibilità che i cittadini meritano. Con noi nessuno resta indietro”. Insomma la stretta sulle scommesse ci sarà un po’ ovunque, seppur per gradi differenti. La delibera, infatti, prevede anche delle fasce orario di utilizzo delle macchinette (dalle 10 alle 14 e dalle 18 alle 22, mentre nei giorni festivi non sarà consentito) e sanzioni aggiuntive a quelle della normativa nazionale, fino nei casi più gravi alla revoca dell’autorizzazione da parte dell’amministrazione comunale. “La Raggi ha fatto in 4 mesi quello che Alemanno, Rutelli e Veltroni non avevano fatto in vent’anni”, il commento del senatore del M5s, Giovanni Endrizzi: “Ricordiamo che società dell’azzardo hanno finanziato Alemanno e Gianni Cuperlo, che hanno ricevuto rispettivamente 60mila e 45mila euro da Snai, oltre a tantissimi altri politici e fondazioni, come denunciamo dal 2013″.
Il contrasto della ludopatia è uno dei temi da sempre più cari al Movimento 5 stelle, che in campo nazionale ha denunciato più volte i provvedimenti a favore dei concessionari. Mentre a Torino la sindaca Chiara Appendino aveva già approvato una delibera molto simile lo scorso agosto. Adesso la stessa linea passa anche a Roma. Almeno nel centro storico, in attesa di una soluzione anche negli altri quartieri della Capitale: dalla Casilina alla Tiburtina, dall’Appia alla Tuscolana, è soprattutto in periferia che si accendono le luci delle macchinette.