Mettere insieme una squadra di governo. Cominciare a cancellare alcune delle misure imposte da Barack Obama. Scegliere un giudice conservatore per la Corte Suprema. Sono i punti in cima all’agenda del nuovo presidente Usa Donald Trump, che promette di portare l’America su una strada diametralmente opposta rispetto agli otto anni passati. Oggi Trump incontra alla Casa Bianca Barack Obama per mettere a punto tempi e modi del passaggio di poteri. Da settimane il suo transition team – circa ottanta persone, coordinate da Chris Christie e dal senatore Jeff Sessions – lavora per mettere insieme la lista dei possibili ministri. Trump si è sinora concentrato sulla campagna e il tema del futuro governo è passato in secondo piano.
A questo punto si tratta però di costruire la squadra dei prossimi quattro anni. Considerata l’estraneità pressoché totale di Trump al mondo politico di Washington, è possibile che ex-collaboratori della campagna di Mitt Romney – ma anche gente dell’amministrazione di George W. Bush – possano rientrare in gioco (il processo di selezione dei futuri ministri è stato condotto da William Hagerthy, che ha lavorato nel 2012 per Romney). Probabile che nella nuova amministrazione abbiano un ruolo il governatore Christie e Jeff Sessions (il primo senatore ad appoggiare Trump) oltre a Newt Gingrich, Ben Carson, Rudy Giuliani, che si sono spesi per Trump. Si fanno anche i primi nomi per posizioni chiave. Un repubblicano del Texas, Michael McCaul, che guida la Commissione sulla sicurezza nazionale della Camera, potrebbe diventare Homeland Security Secretary. Il generale Michael Flynn sarebbe destinato al Pentagono. E Mike Rogers, oggi opinionista a CNN, potrebbe occuparsi di intelligence.
Tutto il partito repubblicano, del resto, vede nella Casa Bianca di Trump – abbinata a un Congresso conservatore – una straordinaria e inaspettata possibilità di cancellare l’era Obama e riscrivere leggi e futuro dell’America. Paul Ryan, che ha più volte preso le distanze da Trump in campagna elettorale, dice ora: “Ho parlato con Donald due volte in 18 ore, lui guiderà un governo repubblicano unito”. Ted Cruz, il grande nemico delle primarie, esulta: “Queste sono le elezioni del cambiamento… E’ tempo di ribaltare il corso delle cose di Washington”. E Rand Paul, altro rivale delle primarie, spiega di essere elettrizzato “all’idea di poter cancellare una mezza dozzina di leggi che uccidono il lavoro americano e ci rendono meno competittivi nei confronti del resto del mondo”.
Ecco quindi alcuni dei settori in cui l’amministrazione Trump potrebbe agire da subito e con più forza.
Immigrazione – Per milioni di persone senza permesso, che da anni vivono e lavorano negli Stati Uniti, si apre un periodo di angoscia e pesante incertezza. Trump ha promesso di triplicare il numero di agenti dell’immigrazione e di creare una taskforce specializzata nella “deportazione” dei senza permesso. Sebbene, almeno inizialmente, la taskforce dovrebbe occuparsi degli immigrati “che rappresentano un pericolo”, tutti gli undocumented potrebbero essere coinvolti (più di sei milioni di persone, secondo i piani di Trump, sono a rischio deportazione).
C’è poi la questione del muro con il Messico, che Trump ha promesso di costruire e far pagare ai messicani. Cosa difficile, per due ragioni: i costi economici – circa 40 miliardi di dollari – che il governo messicano ha già detto di non voler sostenere; e i costi umanitari – si tratterebbe di alzare una barriera non solo nei confronti dei migranti economici ma anche di quelli che fuggono violenze e persecuzioni.
Resta poi il tema dei musulmani, con il bando che Trump ha promesso di imporre nei confronti degli arrivi da certi Paesi. Anche questa misura pare di difficile realizzazione, per ovvie ragioni di discriminazione su base etnica e di appartenenza religiosa: diversi gruppi hanno già promesso di metterne in dubbio la costituzionalità ricorrendo ai tribunali.
Sanità – E’ stata la promessa più ripetuta da Trump durante la campagna: “Non appena sarò presidente, cancellerò l’Obamacare”. Trump vorrebbe convocare una sessione speciale del Congresso per eliminare la legge nella sua interezza. Non è cosa fattibile. La legge ha comunque ricevuto il via libera della Corte Suprema e abolirla significherebbe aumentare il deficit federale di almeno 33 miliardi di dollari (verrebbero meno le tasse che la riforma porta con sé per assicurazioni e provider). Resta poi il tema di come sostituire l’Obamacare. La proposta repubblicana più esaustiva è quella elaborata da Paul Ryan, che però differisce in modo sostanziale da quella presentata in campagna elettorale da Trump, che prevede la possibilità di comprare assicurazioni su base statale, deduzioni fiscali e finanziamenti federali per il Medicaid. La riforma di Trump, ha calcolato il Commonwealth Fund, aumenterebbe a 25 milioni il numero di persone senza alcuna assistenza sanitaria negli Stati Uniti.
Ambiente – Donald Trump ha detto che “i cambiamenti climatici sono una balla perpetrata dalla Cina”. In campagna elettorale, Trump ha anche spiegato che uno dei suoi primi atti di governo sarà il ritiro degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi. La mossa, se attuata, si concluderà tra quattro anni; quindi all’inizio di un eventuale suo secondo mandato o di un cambio di presidente. E’ chiaro che, senza gli Stati Uniti, l’obiettivo del contenimento del riscaldamento globale è irrealizzabile. Trump ha anche promesso di “farla finita con la guerra al carbone e ai minatori” e si è impegnato ad allargare le trivellazioni al largo delle coste americane. Uno dei suoi primi provvedimenti potrebbe essere quello di nominare Myron Ebell, che dal 2001 nega la realtà dei cambiamenti climatici e chiede un allargamento delle politiche fondate sul consumo di petrolio, a capo dell’Environmental Protection Agency.
Politica estera – E’ una delle maggiori incognite della futura presidenza Trump, che una volta ha detto di essersi fatto una cultura in politica estera “guardando la televisione”. Trump ha definito la Nato un’istituzione “obsoleta”, suscitando preoccupazione soprattutto nei governi dell’Europa orientale. Ha anche detto che chiederà agli alleati una “maggiore partecipazione militare ed economica” all’alleanza transatlantica, il cui destino pare ora seriamente in discussione. Trump ha anche spiegato di contare sulle sue “doti di leadership” per rinegoziare i trattati internazionali su basi bilaterali, ottenendo migliori condizioni per gli Stati Uniti.
I negoziati sulla Trans-Pacific Partnership e il TTIP con l’Europa verranno bloccati, ma il nuovo presidente repubblicano ha già detto di voler liquidare anche il Nafta. Resta aperta la questione Afghanistan, con 8400 militari Usa che rimangono nel Paese mentre i talebani riprendono l’iniziativa. Trump dovrà scegliere tra la gestione dell’esistente, il ritiro o l’escalation. Aperta anche la questione Isis. Sullo Stato Islamico, Trump ha espresso due punti di vista: da un lato, occupare le aree ora sotto il controllo dei militanti e “prenderci il loro petrolio” – ma la cosa è impossibile, a meno di un’occupazione militare che il Pentagono ha più volte escluso; dall’altro, Trump ha spiegato di voler “farli cagare a forza di bombe”.
Bombardamenti indiscriminati, oltre a costituire un problema di diritto internazionale, porrebbero gli Stati Uniti in rotta di collisione con la Siria e il suo alleato principale, la Russia. E la Russia di Putin è il tema forse più caldo e dibattuto tra gli analisti. Putin e Trump si sono scambiati reciproci complimenti e Mosca, durante queste presidenziali, ha fatto apertamente il tifo per il repubblicano. Un possibile riavvicinamento tra Washington e il governo russo potrebbe quindi essere all’orizzonte. Con una riserva: Trump è praticamente digiuno di politica internazionale, ma le sue idee sono in forte contrapposizione con la dottrina più in voga tra i repubblicani. Bisognerà capire se i rapporti internazionali verranno gestiti direttamente da Trump o dall’establishment più tradizionale del G.O.P.
Armi – Nel discorso della vittoria, Trump ha ringraziato la National Rifle Association (NRA). In effetti, la lobby delle armi è stata, son dall’inizio, uno dei suoi alleati più convinti e preziosi. Da candidato, il presidente-eletto ha detto di voler cancellare il divieto al porto d’armi negli edifici federali, nelle basi militari e anche intorno alle scuole. Tra le sue priorità, c’è anche una misura che la NRA chiede da tempo: rendere legale il porto d’armi in uno Stato diverso da quello dove si è ottenuta la licenza. Questo renderebbe vani i tentativi messi in atto in questi anni, in California, a New York, a Chicago, per limitare l’accesso alle armi.
Corte Suprema e diritti – Tocca ora a Trump scegliere il giudice che dovrà sostuire Antonin Scalia. La scelta di Obama, Merrick Garland, non ha ottenuto il gradimento dei repubblicani ed è certo che Trump si indirizzerà su un giudice che ridia ai conservatori la maggioranza. Tra le tante questioni relative ai diritti, c’è ovviamente Guantanamo, che Obama non è riuscito a chiudere e che ora Trump dice di voler riempire con “some bad dudes”. Trump si è anche dichiarato a favore di un regime di interrogatorio per i futuri terroristi “peggiore del waterboarding” e ha definito il racial profiling, l’identificazione di presunti terroristi sulla base della loro appartenenza etnica, come “una misura di senso comune”. Sui temi dei diritti riproduttivi, Trump ha detto che vuole de-finanziare Planned Parenthood ed è contrario alla copertura delle spese di aborto con il Medicaid. Questo potrebbe portare a molte difficoltà per le donne a basso reddito, che vogliono interrompere una gravidanza.