Un’altra bambina potrebbe aver subìto abusi al Parco Verde di Caivano (Napoli), dove sono morti nel 2013 Antonio Giglio di tre anni e, l’anno dopo, Fortuna Loffredo, di sei anni. Il processo in corso stabilirà se sia stata uccisa perché si era ribellata all’ennesima violenza. Entrambi i bambini sono precipitati nel vuoto dai piani più alti dello stesso edificio. Nei giorni scorsi, secondo quanto riporta il quotidiano ‘Il Mattino’ una donna, in fase di separazione dal marito, ha denunciato violenze nei confronti della figlia da parte del nonno paterno e dello zio. Se le accuse fossero confermate, si tratterebbe di un altro caso. A quanto pare la donna aveva notato alcuni strani comportamenti nella bambina e, dopo averle parlato, ha avuto conferma dei suoi sospetti. La piccola le ha raccontato di episodi particolari avvenuti durante le sue visite a casa dei parenti del padre. L’esposto è stato trasmesso alla Procura di Napoli Nord, coordinata dal procuratore Francesco Greco ma, al momento, non ci sono indagati. La vicenda, però, richiama alla necessità di una riflessione. Al di là delle vicende giudiziarie a cui hanno portato le morti di Antonio Giglio e Fortuna Loffredo. Una riflessione alla quale non si sottrae il garante dell’Infanzia e dell’adolescenza della regione Campania, Cesare Romano, che a ilfattoquotidiano.it commenta: “L’indagine deve fare il suo corso, ma francamente non sono meravigliato che continuino a spuntare denunce su casi di abusi su minori. Dobbiamo fare qualcosa, altrimenti ci saranno ancora altri bambini vittime di violenze”.
LA NUOVA INDAGINE – Per quanto riguarda la nuova denuncia, le indagini sono coordinate dal pubblico ministero Paola Izzo. In via precauzionale, dato che le presunte violenze sarebbero avvenute tra le mura domestiche, il Tribunale dei minori ha stabilito alcune misure per tutelare la tranquillità della bimba e garantirle un’assistenza da parte di esperti. Nelle prossime settimane saranno loro a valutare i suoi racconti e i suoi comportamenti per cercare di capire se la denuncia della madre è attendibile o meno. Si tratterebbe dell’ennesimo caso di abuso. Poche settimane fa è stato condannato per violenze sessuali sulla figlia di 12 anni Salvatore Mucci, l’inquilino di Parco Verde che per primo soccorse Fortuna Loffredo dopo il volo di otto piani, poi arrestato per pedofilia nel dicembre 2014.
A GIORNI IL PROCESSO – Il tutto accade in un clima delicato. Dopo più di due anni dalla morte di Fortuna Loffredo, vittima di violenze e secondo l’accusa scaraventata dalla terrazza di un palazzo del Parco Verde, mercoledì 16 novembre entrerà nel vivo il processo, davanti alla Corte d’Assise di Napoli, a carico di Raimondo Caputo, detto Titò, accusato di aver ucciso la bambina il 24 aprile 2014 e di aver violentato lei e le figlie della convivente Marianna Fabozzi. Anche lei sul banco degli imputati, perché ritenuta complice di aver nascosto le violenze ai danni delle sue tre figlie. Invece è stato proprio grazie alla testimonianza delle bambine che si è potuto costruire un quadro accusatorio. Durante la prima udienza, a inizio novembre, è stata rigettata la richiesta di unire i procedimenti sull’omicidio di Fortuna e quello sulla morte di Antonio Giglio, deceduto in circostanze analoghe il 27 aprile 2013, nel quale è indagata per omicidio volontario proprio la madre, Marianna Fabozzi. La Corte d’Assise di Napoli ha infatti sottolineato come “i processi non sono nello stesso stato di grado”, dato che per quanto riguarda il piccolo Antonio si è ancora nella fase delle indagini. La Corte ha anche precisato che, durante il dibattimento nel processo sulla morte di Fortuna, non saranno ammesse telecamere in aula e non verranno riascoltate le testimonianze delle tre figlie di Marianna Fabozzi.
L’ANALISI DEL GARANTE – Ora gli inquirenti dovranno accertare che quello denunciato nei giorni scorsi sia effettivamente un altro caso di abuso su minore. Di fatto quando ad aprile scorso Caputo fu arrestato con l’accusa di aver ucciso Fortuna, il procuratore aggiunto di Napoli Nord Domenico Airoma, parlò di un giro di pedofilia a Parco Verde con almeno quattro casi di minori residenti vittime di violenze sessuali da parte degli adulti. Anche il Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza Cesare Romano, che negli ultimi mesi sta lavorando ad alcuni progetti proprio nel Parco Verde, spiega che “non ci sarebbe da meravigliarsi”. E ricorda i risultati di una ricerca sull’abuso intrafamiliare in Campania, in seguito alla quale c’è stata anche un’aspra polemica con la Curia di Napoli: “Su un campione del 12% delle amministrazioni locali campane, in 45 Comuni, trovammo 200 casi di violenze. Basta moltiplicare per avere un quadro”. In alcuni quartieri le devianze sono elevate a normalità. “In alcune aree è facile incontrare ragazze che raccontino abusi subìti in prima persona, piuttosto che dalle sorelle e dalle amiche, sempre da parte di familiari” spiega Romano. Il problema della devianza sessuale si alimenta in un ambiente dove regnano degrado, ignoranza, illegalità: “Dove non ci sono servizi, non c’è un presidio di polizia, ma piuttosto una piazza di spaccio”. Qui un paio di mesi fa il Garante ha promosso la costituzione dell’associazione ‘Rimuoviamo il degrado’. “In questi mesi molti sono venuti da queste parti a fare passerella – racconta Romano – mentre noi abbiamo chiesto e ottenuto dal sindaco la concessione di alcuni locali per aprire un centro polifunzionale che accolga bambini, donne e famiglie”. Ci saranno una ludoteca, il doposcuola, il consultorio, ma anche una biblioteca e un piccolo presidio sanitario. “Noi iniziamo da qui – conclude il Garante – e lanciamo un appello al governo centrale, alla chiesa e a chi lavora nel sociale. È inutile meravigliarsi davanti a queste vicende, bisogna intervenire perché non possano verificarsi”.