Nessuno cambia macchina per comprare un’auto con il motore sgangherato e i freni difettosi. Nessuno cambia casa per andare ad abitare peggio. Il nodo del referendum costituzionale sta tutto qui. Cambiare per avere una costituzione peggiore è sbagliato.
Lo possiamo dire tranquillamente ai nostri amici e conoscenti di qualsiasi orientamento politico. Contro le idiozie sprezzanti, che circolano sulla nostra Carta costituzionale, va ricordato che tutti sono d’accordo nel cambiare bene alcune parti, ma comunque con l’attuale Costituzione l’Italia è arrivata tra le maggiori potenze industriali del mondo. Il governo Renzi non è nemmeno riuscito a conquistare per un biennio un seggio nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Intanto, mai nella storia di una riforma si sono visti fautori del Sì dichiarare che il cambiamento di Costituzione proposto è una “puttanata” (Massimo Cacciari, filosofo) o che bisogna “votare Sì per disperazione … è una fiera delle confusioni, un minestrone” (Giuliano Urbani, ideologo della prima stagione berlusconiana). Dunque è giusto e necessario votare No, perché nessuna Nazione può permettersi una costituzione malfatta.
Questi sono i venti giorni decisivi e bisogna sapere che molti elettori indecisi sono frastornati dalla propaganda di generico “cambiamento” ripetuta alla nausea. Allora la cosa essenziale è chiarire nel discorso individuale i punti decisivi per cui votare No è un atto di saggezza.
1. Il Senato non viene abolito ma è trasformato in dopolavoro di consiglieri regionali e sindaci. Non è serio.
2. E’ un Senato non eletto dal popolo. Ci sono due modi razionali e trasparenti in Occidente per avere un sistema federale. O nel Senato siedono i governatori delle regioni (come in Germania) oppure i senatori sono eletti come negli Stati Uniti. La legge Boschi è un pasticcio.
3. Non è affatto abolita la navetta tra Camera e Senato. E’ una bugia. Ci sono dieci procedimenti diversi per cui una legge fa ping pong tra Camera e Senato. Un elemento di confusione
4. I sindaci e i consiglieri, che entrano in Senato, ottengono automaticamente l’immunità parlamentare. Uno scudo per qualsiasi porcheria avvenga a livello locale e regionale.
5. Il nuovo Senato non fa affatto risparmiare 500 milioni di euro. Se ne risparmiano solo poco più di 50. E bisognerà pagare spese di viaggio e soggiorno romano ai senatori.
6. La riforma costituzionale è strettamente legata alla legge elettorale, che nell’attuale scenario tripolare permette ad un partito che rappresenta un quinto degli italiani di avere una maggioranza spropositata alla Camera, eleggersi i giudici costituzionali e imporre il presidente della Repubblica. E mettere i propri uomini alla Rai.
7. Persino l’ex presidente Napolitano si è accorto che la legge elettorale è impresentabile e ha chiesto di cambiarla. Non ha senso lasciarsi fuorviare da un documentino preparato dal Pd. Il modo più sicuro di mandare in soffitta la legge-truffa oggi esistente è di bocciarla con il No al referendum.
8. Con l’attuale legge elettorale i capilista sono eletti obbligatoriamente a prescindere dalla volontà degli elettori
9. Si può essere capilista in 11 collegi diversi e quindi sarà deciso dall’alto anche chi sarà il secondo obbligatoriamente eletto senza tenere conto del parere del cittadino elettore. Un sistema che non esiste in nessun paese di democrazia matura in Occidente.
10. E’ già stato calcolato che due terzi della Camera saranno in tal modo imposti dalle segreterie dei partiti
Sono già pronti sia a destra che a sinistra progetti di legge che nell’arco di un anno possono cambiare il bicameralismo paritario in maniera pulita e razionale. Il Cnel si può abolire con una rapida legge costituzionale e lo stesso vale per altre modifiche tecniche su cui tutti sono d’accordo.
Per questi semplici motivi è giusto e necessario votare e far votare NO a una riforma pasticciata, messa insieme con superficialità, che ben undici ex presidenti della Corte costituzionale (trasversalmente di centrodestra e di centrosinistra) hanno giudicato cattiva, sottolineando che indebolisce anche il potere di controllo del parlamento. Un dettaglio rilevante in presenza di un governo come l’attuale, che non rispetta nemmeno le procedure per la presentazione della legge di Bilancio, l’atto più importante di un Paese.