Scrutatori “lottizzati”, nominati per chiamata diretta dalla commissione elettorale comunale. E non più per sorteggio come avveniva fino al 2006. Quando una nuova norma ha riscritto le regole per la designazione degli addetti ai seggi. Un vero e proprio pasticcio, ma a norma di legge. Che a Pescara è diventato uno scandalo sollevato da un’inchiesta pubblicata oggi dal quotidiano Il Centro (qui il link per leggere)
MADRI, PADRI E FIGLI – Inchiesta nata dalla segnalazione di una lettrice che, domenica scorsa, ha scoperto di essere stata esclusa, insieme al figlio, dall’elenco dei 518 scrutatori che il 4 dicembre dovranno curare lo spoglio delle schede del referendum costituzionale. Ma scorrendo i nomi inseriti nella lunga lista si accorge anche di qualcos’altro. Che il “suo” politico di riferimento “a cui negli anni si è rivolta anche per problemi di bollette, di casa e di lavoro” in quell’elenco “ci ha messo la sua, di figlia”. Infuriata, la donna è piombata in Comune nel bel mezzo della commissione Grandi infrastrutture sfogando tutta la sua rabbia: “Ho fatto la scrutatrice per vent’anni e mi hanno fatto fuori per metterci la figlia di Del Vecchio (Enzo, il vicesindaco di Pescara, ndr)”. Cala il gelo e l’imbarazzo. Ed esplode la polemica. Il numero due della Giunta, contattato dal quotidiano abruzzese, conferma i fatti. “Ho segnalato all’ufficio elettorale otto persone. Tre disoccupati e cinque studenti tra cui, purtroppo, anche mia figlia e una sua amica”, ammette Del Vecchio. “Ho commesso una leggerezza – continua –. Quando mia figlia mi ha chiamato dall’Aquila, dove studia, chiedendomi di farle fare la scrutatrice, non ci ho trovato nulla di male. Da padre ho pensato che fosse una buona esperienza. Ora mi rendo conto che non era opportuno”. E la ragazza, alla fine, ha rinunciato.
PRONTO, PARLA D’ALFONSO – Ma non è tutto. Nell’intervista, il vicesindaco chiama in causa anche il governatore dell’Abruzzo, Luciano D’Alfonso (qui il link per leggere). Spiegando che il presidente della giunta regionale lo ha chiamato sia domenica che lunedì scorsi. Perché “evidentemente” la signora infuriata per l’esclusione aveva chiamato anche lui. E cosa ha chiesto D’Alfonso a Del Vecchio? “Mi ha detto ‘sistemami ‘sta cosa’. Io gli ho risposto: ‘Non la posso sistemare, la frittata è fatta’…”, racconta il vicesindaco. I componenti della commissione elettorale, Riccardo Padovano (socialista) e Francesco Pagnanelli (Pd), entrambi esponenti della maggioranza, oltre a Massimo Pastore (Pescara in testa), in quota opposizione, provano a buttare acqua sul fuoco. “Noi vediamo le persone sul territorio, quelli che hanno bisogno – si giustifica Padovano –. Ci sono delle richieste, prendiamo i nomi e li mettiamo in lista. È un sistema che funziona, anche perché il sorteggio a Pescara non c’è mai stato”. Dai banchi dell’opposizione, anche Pastore minimizza: “Come commissione ratifichiamo l’elenco che compone l’ufficio elettorale – spiega –. Ma non possiamo leggere tutti i nomi. Si presume che ogni consigliere che propone dei nomi lo fa sulla base del bisogno delle persone ben conoscendo il territorio”. E conclude: “Resta il fatto che tra i politici e i consiglieri c’è chi ne abusa e chi no”.
MANUALE CENCELLI – Secondo quanto riferito da diversi consiglieri e che, scrive Il Centro, il vicesindaco e l’assessora all’Ambiente Laura Di Pietro confermano, “c’è un regolamento non scritto sul numero delle segnalazioni concesse a ogni consigliere o assessore”. In pratica un vero e proprio manuale Cencelli della lottizzazione e della spartizione dei posti da scrutatore. “Diciamo che ogni assessore ne segnala 8-9”, conferma la Di Pietro. “Ogni consigliere ne indica dieci all’ufficio elettorale, ma già un mese prima delle elezioni ti iniziano a tartassare di telefonate”, ammette il consigliere di opposizione della civica dei Liberali, Giuseppe Bruno. Ma come si è arrivati ad un simile pasticcio? Grazie ad una legge del 2006 che ha di fatto rimosso l’obbligo di sorteggio per la designazione degli scrutatori e che consente alle commissioni elettorali di nominarli.
DUBBIA COSTITUZIONALITA’ – Una norma che, in un’intervista al quotidiano abruzzese, l’avvocato Gianluigi Pellegrino (qui il link), esperto di questioni elettorali, ha definito “criminogena”. Perché, spiega il legale che ottenne nel 2010 la conferma dell’esclusione delle liste di Forza Italia alle regionali del Lazio, “sollecita la distorsione e la contaminazione del voto piuttosto che prevenirle come accadeva con il sistema del sorteggio e accade tuttora nei comuni che continuano ad applicarlo”. Secondo Pellegrino “siamo di fronte ad una legge che istituzionalizza un meccanismo clientelare”, “codificando la spartizione e la lottizzazione”. Una norma, peraltro, “di dubbia costituzionalità” perché, nel caso degli scrutatori, “si tratta di nomine che richiedono il rispetto dei principi di trasparenza e imparzialità che questo sistema non assicura”. Il punto, conclude l’avvocato che nel 2011 ‘salvò’ con un altro celebre ricorso il referendum sul nucleare che il governo Berlusconi tentò in tutti i modi di scongiurare, è che “chi va a fare lo scrutatore non deve dire grazie a nessuno”. Ma, se invece la scelta è discrezionale, “qualcuno lo dovrà ringraziare, magari votando sì o no (nel caso del prossimo referendum, ndr) a seconda dell’indicazione ricevuta” da chi lo ha nominato.